AUTRICE
GIUSEPPINA CATTANEO
http://giusicopioni.altervista.org/
POSIZIONE
S.I.A.E. N° 193077
Codice opera
Siae 909741A
TITOLO
DON GIUDA
E IL
SINDACO SANTO
COMMEDIA IN DUE ATTI
Personaggi
DON GIUDA parroco
ILLUMINATA serva del parroco
SANTO sindaco
NATALE sagrestano
INES parrocchiana volontaria
GIUDITTA parrocchiana volontaria
TANCREDI allenatore comune
FELICE allenatore oratorio
LINDA parrocchiana
DIO solo voce
TRAMA
Nella sagrestia di una parrocchia, il
parroco Don Giuda è alle prese con i quotidiani problemi dei parrocchiani
confusi sull’idea di volontariato, sui rituali religiosi e sui Sacramenti. A
tutto ciò si aggiunge la storica disputa col sindaco e l’immancabile “braccio
di ferro” fra il potere politico e quello religioso. A far da paciere, niente
meno che Dio.
.
ATTO PRIMO
In sagrestia.
SCENA I
Don Giuda
PARROCO. (E’ inginocchiato a terra, gira le spalle al
pubblico e sta cercando i suoi occhiali. Nonostante ciò indossa gli occhiali)
dove saranno andati a finire! Li ho cercati dappertutto!
SCENA II
Don Giuda, Illuminata e
Dio
ILLUMINATA. (Entra da destra) Don Giuda, se lei è
d’accordo per pranzo le preparerei … (si
ferma perché lo vede inginocchiato e pensa che controlli come lei pulisca il
pavimento) che sta facendo? Sta per caso controllando che il pavimento sia
pulito?
PARROCO. Che
vai a pensare … io sto cercando … (viene
interrotto).
ILLUMINATA. (Risentita)
se non le va bene come pulisco il pavimento, la prossima volta e tutte le altre
volte, lo faccia lei! Lei sarà sicuramente più bravo di me! (Al pubblico) si, con la lingua però!
PARROCO. Illuminata, smetti
di parlare a vanvera e renditi utile invece a cercare gli occhiali.
ILLUMINATA. Ah! Sta cercando
gli occhiali! Meglio per lei sa? Si ricordi che se anche le sfiorasse solo il
pensiero che il pavimento non sia pulito come dovrebbe … (Viene interrotta).
PARROCO. (Deciso) Illuminata, aiutami a trovare gli occhiali per favore!
ILLUMINATA. Subito Don Giuda.
(Si mette in ginocchio e voltandosi verso
il pubblico, anche lei cerca per terra) scusi Don Giuda, le posso chiedere
dove pensa di averli persi?
PARROCO. Illuminata, non
pensi che se lo sapessi, li avrei già ritrovati? (Si volta con il viso verso il pubblico).
ILLUMINATA. Vero, vero, non
fa una piega. (Si accorge che il parroco
indossa un paio di occhiali) Don Giuda! Gli occhiali sono al loro posto!
PARROCO. E dove sarebbe
questo posto che io non lo so?
ILLUMINATA. Sopra il suo
naso!
PARROCO. (Ironico) Illuminata … non pensi che per cercare gli occhiali,
abbia bisogno di un paio di occhiali?
ILLUMINATA. Vero, vero, anche
questo non fa una piega.
PARROCO. Ecco. Allora aiutami
a cercarli.
ILLUMINATA. Le chiedo scusa
Don Giuda, ma da quando lei possiede "due" paia di occhiali?
PARROCO. Possiedo due paia di
occhiali da quando tu usi continuamente i miei.
ILLUMINATA. (Si ferma, guarda il pubblico e fa capire
che li ha presi lei).
PARROCO. (Si ferma perché ricorda quello che ha appena detto) Illuminata,
non è che me li ha mai preso tu?
ILLUMINATA. (Mette le mani in tasca e toglie la
custodia, poi la rimette via subito senza farsi vedere da lui) io? E perché
avrei dovuto prenderli io?!
PARROCO. Ricorda che se
racconti frottole io poi vengo sempre a saperlo.
ILLUMINATA. (Al pubblico) questa volta invece mi
faccio furba, vado a confessarmi dal parroco di Collepiano. (Il paese limitrofo).
PARROCO. Illuminata, ti ho
sentita sai? E io ti ricordo che il parroco di Collepiano poi viene a
confessarsi da me.
ILLUMINATA. (Meravigliata) come? Anche i parroci si
confessano?!
PARROCO. Ovvio. SUONO DI
CAMPANELLO.
ILLUMINATA. Davvero? Mi sta
dicendo che anche voi preti raccontate frottole?
PARROCO. (Preso in castagna) Illuminata … hanno suonato al campanello, vai a
vedere chi c'è.
ILLUMINATA. Vado, vado. (Al pubblico mentre esce dal fondo) avete
visto come cambia il discorso quando qualcosa gli fa male?
PARROCO. (Solo) se domani la mia serva non va dall'oculista, mi sente!
ILLUMINATA. (Rientra dal fondo spedita) Don Giuda, fuori
c'è il sindaco e chiede di lei.
PARROCO. (Rassegnato) ci siamo, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato
questo momento.
ILLUMINATA. Se vuole posso
anche dire al sindaco che lei non c'è e che è dovuto uscire perché … (Viene interrotta).
PARROCO. Un'altra frottola,
Illuminata?! Fallo entrare, via il dente, via il dolore.
ILLUMINATA. Come lei comanda.
(Esce dal fondo).
PARROCO. (Solo. A Dio) Dio, ti chiedo di essere al mio fianco ora più che
mai.
DIO. Don Giuda, sai bene che
è difficile essere al tuo fianco per ciò che hai fatto.
PARROCO. Come lei ben sa non
avevo altra scelta.
DIO. Tu sai molto bene Don
Giuda che le strade di Dio sono infinite.
PARROCO. Certo … ma io non
possiedo … uno stradario.
DIO. Non fare lo spiritoso e
cerca invece di risolvere la questione correttamente … e come Dio comanda!
SCENA III
Don Giuda, Illuminata,
sindaco Santo e Dio
ILLUMINATA. (Entra dal fondo) il signor sindaco
Santo!
SINDACO. (Entra dal fondo leggermente irritato) buongiorno.
PARROCO. (Freddo) buongiorno.
SINDACO. Penso conosca il
motivo per cui sono qui da lei …
PARROCO. (Sempre freddo) le ricordo sindaco Santo che io sono un prete e non
un indovino.
SINDACO. Le sue battute non
mi fanno ridere e nutro del risentimento nei suoi confronti. Non prova nessun
rimorso a non impartire lezioni di catechismo hai ragazzi che giocano nelle
squadre comunali di calcio?
ILLUMINATA. Davvero quei
ragazzi non seguono il catechismo? E come mai Don Giuda?
PARROCO. Come? Ora sono io
che non voglio fare il catechismo ai ragazzi? Le ricordo che io non ho mai
allontanato nessuno dal catechismo. Sono loro che non si presentano alle
lezioni di catechismo quando devono.
ILLUMINATA. Davvero quei
ragazzi non vanno a catechismo? E come mai sindaco Santo?
SINDACO. Non rimescoli le
carte per favore. I ragazzi non vengono a catechismo nel giorno che lei ha prestabilito,
perché, come lei ben sa, hanno l'allenamento di calcio.
ILLUMINATA. Ah be, se non vengono
come ha detto lei sindaco Santo, Don Giuda non ha nessuna colpa.
SINDACO. Illuminata, i miei
ragazzi hanno sempre partecipato alle lezioni di catechismo quando c'era il
vecchio parroco.
ILLUMINATA. Davvero?
SINDACO. Certo! Andavano a
catechismo la domenica mattina.
ILLUMINATA. Davvero? Ora si,
ricordo, è vero, il catechismo c’era anche di domenica mattina per qualche
ragazzo.
PARROCO. Il catechismo per i
ragazzi, ora è il venerdì pomeriggio.
SINDACO. Al venerdì loro non
possono, hanno l’allenamento di calcio come da anni a questa parte! Per loro
deve cambiar giorno!
PARROCO. Ehi! Si calmi signor
sindaco! Io non vengo a comandare in casa sua!
DIO. Don Giuda, Don Giuda.
PARROCO. (Si allontana e parla con Dio) quando ci vuole, ci vuole.
SINDACO. Senta signor
parroco, lei si rende conto che se non impartisce il catechismo ai miei
ragazzi, questi saranno costretti ad andare a svolgerlo in un altro paese?!
ILLUMINATA. Poveri ragazzi,
andare a catechismo in un altro paese … d'inverno!
PARROCO. Io ho le mani legate
e non posso far nulla.
ILLUMINATA. (Si guarda le mani) a me non sembra.
PARROCO. (Scocciato) Illuminata! Non hai nulla da fare in canonica?!
ILLUMINATA. Fatto tutto!
SINDACO. Si ricordi Don Giuda
che se non cambierà atteggiamento, scoppierà una guerra.
ILLUMINATA. Una guerra? Una
guerra qui a Villamontana? Corro subito ad avvisare il sagrestano per far
suonare le campane! (Si avvia per uscire
dal fondo).
PARROCO. Illuminata fermati!
Dove stai andando? Il sindaco non diceva sul serio.
SINDACO. E no signor parroco,
se lei non farà nulla per cambiare la situazione, le cose andranno sicuramente a
finire male.
ILLUMINATA. (Al pubblico) vi immaginate voi la terza
guerra mondiale solo qui a Villamontana?!
PARROCO. Le ho appena detto
che non posso far nulla, e che il catechismo di domenica non si può fare perché
non ho catechiste sufficienti.
ILLUMINATA. (Al sindaco) … se non ha catechiste a
sufficienza …
SINDACO. (Al parroco) è naturale che nessuno voglia insegnare catechismo,
lei fa scappare tutti col suo atteggiamento prepotente!
ILLUMINATA. (Al pubblico) il parroco fa scappare
tutti? E come mai io ci sono ancora?
PARROCO. Io non faccio
scappare proprio nessuno. Chi è scappato lo ha fatto solo perché era stanco di
prestare volontariato dopo averlo svolto per tanti anni e così ha colto
l'occasione del cambio del parroco per allontanarsi.
ILLUMINATA. Io … mai!
SINDACO. Non mi venga a
raccontare fesserie! Se solo volesse, potrebbe trovare tutte le catechiste che
vuole … ma dato che a lei non interessa di risolvere la questione, non muove un
dito.
ILLUMINATA. Ha ragione signor
sindaco Santo, Don Giuda, nel mese di gennaio dell’anno scorso è riuscito a trovare
tante di quelle persone che ospitassero i missionari nelle loro case!
PARROCO. Ne hai ancora per
molto Illuminata?
ILLUMINATA. (Schietta) in canonica è tutto
sistemato!
PARROCO. Signor sindaco, le
ripeto di nuovo che io non la posso aiutare.
SINDACO. Don Giuda, lei si
rende conto che io in qualità di sindaco non ho il potere che possiede lei?
PARROCO. Nessuno le vieta di
diventare prete.
DIO. Don Giuda! Pensa prima
di parlare!
PARROCO. Diventare prete,
ovviamente dopo aver sentito la chiamata dall'alto.
ILLUMINATA. Certo che per
farsi prete serve la chiamata dall'alto. (Al
sindaco) anche per fare il sindaco serve la chiamata?
PARROCO. (Ironico) la chiamata?! (Imitando
di avere un telefono in mano) tante chiamate!
SINDACO. La smetta di fare lo
spiritoso altrimenti sono capacissimo di non versarle più nessun contributo per
… (pensa) il centro ricreativo
estivo!
PARROCO. Per quell’elemosina posso
farne anche meno.
DIO. Don Giuda! Attento a
quello che dici!
SINDACO. Bene! Allora si
scordi il contributo per il Cre di quest'anno. E sa cosa faccio? Quasi quasi
non le riconosco nemmeno più il contributo per le squadre di calcio
dell'oratorio. Perché dovrebbero essere importanti per me le sue squadre di
calcio quando le mie non vengono prese minimamente in considerazione da lei?! E
se lei non sa, glielo rammento io ora, alcuni giocatori che giocano nelle
squadre comunali, spesso vengono presi in prestito dalle sue squadre
oratoriali. Ecco, allora si scordi anche questi giocatori.
ILLUMINATA. Non ha tutti i
torti il sindaco Santo.
PARROCO. Illuminata!
ILLUMINATA. Ma non ha nemmeno tutte le ragioni!
PARROCO. Santo, faccia come
crede ma si ricordi che il concerto di Natale in chiesa se lo può scordare. Ma
non solo per quest'anno, per molti Natali futuri.
DIO. Don Giuda, rimedia
subito!
PARROCO. Dato che alcune mie
parrocchiane cantano nel coro, voglio essere buono e le vengo incontro: il
concerto di Natale non si farà in chiesa solo quest’anno.
ILLUMINATA. (Al pubblico) anch'io faccio parte del
coro. Come voce bianca.
SINDACO. (Ironico) molto gentile da parte sua. E sa cosa farò io allora? Non
verserò nemmeno un centesimo per il contributo ordinario alla sua scuola
materna e toglierò anche il contributo per le rette del nido. (Ironico) stia tranquillo solo per
quest'anno.
ILLUMINATA. Ah beh, se è solo
per quest'anno …
PARROCO. Illuminata! Vai
subito in canonica per favore a … a … lavare calzini!
ILLUMINATA. I calzini? Li ho già
lavati questa mattina.
PARROCO. (Si toglie quelli che indossa) questi ancora no!
ILLUMINATA. (Li prende con una mano mentre con l’altra
si chiude il naso) se non lo avessi visto indossarli stamattina, non ci
crederei. (Esce a destra).
PARROCO. Faccia pure come
crede, se ne pentirà quando poi sarà troppo tardi. Magari quando nessuno la
voterà l’anno prossimo al termine del suo mandato.
SINDACO. E lei come fa a
sapere tutto questo dato che dice di non essere un indovino?
PARROCO. Qualcuno dall'alto
mi illumina.
DIO. Don Giuda! Io ti
illumino si, ma tu dove sei?
SINDACO. (Arrabbiato) Don Giuda … Don Giuda … lei è … lei è … un Giuda! E si
ricordi che questa storia non finisce qui! Non finisce qui! (Esce dal fondo).
PARROCO. Per l'inaugurazione
della sua nuova biblioteca, chiami pure il parroco di Collepiano! (Cammina avanti e indietro) ed ora che
faccio? È davvero capace di privarmi dei contributi quel … sindaco! SUONO DI
TELEFONO. (Don Giuda risponde) sì? … Dimmi
Don Alfio … Come? … Ti ha appena riferito l'allenatore delle nostre squadre che
alcuni giocatori in prestito dalle squadre comunali non possono più giocare nelle
nostre squadre?! … E ora? … Senti, manda da me il nostro allenatore e vediamo
come risolvere la questione … L’allenamento dei ragazzi termina fra un'ora?! Va
bene, lo aspetto qui da me fra un'ora … Ciao Don Alfio. (Chiude il telefono) l'ha detto e l'ha già fatto! Come ha potuto
quel … quel … mostro!
DIO. Piano con le parole Don
Giuda.
PARROCO. Hai sentito cosa mi
ha detto il curato!?
DIO. Si, ho sentito quello
che il curato ti ha detto. Come ho sentito che tu non vuoi tenere il catechismo
ai ragazzi che giocano a calcio nelle squadre comunali.
PARROCO. (Affrettandosi) ora devo
andare. (Esce a destra).
DIO. Ma non finisce qui Don Giuda!
SCENA IV
Sagrestano
SAGRESTANO. (Entra dal fondo con alcune candele) non
faccio in tempo a mettere le candele in chiesa che spariscono subito. O c'è
qualcuno che le ruba oppure in paese c'è tanta gente piena di disgrazie.
SCENA V
Sagrestano e Ines
INES. (Entra da sinistra) ancora candele, Natale?
SAGRESTANO. No, ho comprato
lampadine questa volta.
INES. E allora ti hanno imbrogliato,
non vedi che hai con te candele?
SAGRESTANO. Ines, ti sembra
che io non sappia cosa vado a comprare? Certo che ho comprato candele. E non
riesco a capire come mai vanno via come il pane.
INES. Andranno anche via come
il pane, ma io lì in mezzo, il salame non ce lo metterei.
SAGRESTANO. Ines, per favore.
Non stavi pulendo la Chiesa?
INES. Si, stavo pulendo i
banchi della chiesa e non ho ancora finito.
SAGRESTANO. E che ci fai qui allora?
INES. Pensavo di trovarci Don
Giuda. Non siamo forse in sagrestia? E chi pensi di trovare in una sagrestia?
Un dottore?
SAGRESTANO. (Al pubblico) per lei servirebbe davvero
un dottore, ma quello dei matti! Ines, e cosa vorresti da Don Giuda?
INES. A te non deve
minimamente interessare quello che io devo dire a Don Giuda.
SAGRESTANO. Dai Ines, non
sarà un segreto di Stato?
INES. E se anche fosse? A te
non deve interessare. Curiosone di un curiosone!
SAGRESTANO. Ti ricordo,
carissima mia Ines che dopo Don Giuda, come gradi, ci sono io in sagrestia.
INES. Tu non sei un Don, ma
un Giuda si.
SAGRESTIA. (Dolcemente) Ines, dai raccontami tutto.
Magari che mi venisse voglia di portarti al cinema.
INES. Sì, come l'ultima
volta. (Al pubblico) sì, mi ha
portato al cinema, ma poi non mi ha più riportata indietro.
SAGRESTANO. Ce l'hai ancora
con me per quella volta? Mi sono già scusato e poi ti ho spiegato il motivo per
cui non ti ho più riportato a casa, mi ero confuso e ho portato a casa
un'altra.
INES. (Al pubblico) un’altra e anche un fiasco di quello nero, vuoto.
SAGRESTANO. Ines, ti prometto
che questa volta non berrò. (Al pubblico)
non berrò un fiasco, ma una bottiglia si. Guardatela. Ci vuole coraggio a
portare al cinema una così! E dato che quel coraggio io non lo avevo, allora avevo
bevuto. (A Ines) Ines, racconta. Su,
racconta al tuo Natalino.
INES. Va bene, te lo
racconto, ma sappi che nessuno ne sa ancora nulla. Tu sei il primo. Ecco … io
mi sono stancata di fare la volontaria per l'oratorio e per la Chiesa perché
vedo solo cose che non vanno.
SAGRESTANO. (Guarda prima Ines e poi il pubblico) e
questo sarebbe il segreto di Patina? Ma se ti lamenti sempre di questo con
tutti!
INES. E con ciò? Non posso
ribadirlo ancora una volta?
SAGRESTANO. Ines, sentimi
bene, se sei una volontaria, perché ti lamenti allora?
INES. Mi lamento come tutti
quelli che si lamentano, con la bocca.
SAGRESTANO. Certo Ines con la
bocca. Però io intendevo che una volontaria si chiama volontaria appunto perché
sceglie lei di fare la volontaria. Come per esempio te che sei volontaria
perché pulisci l'oratorio e la Chiesa. Tu svolgendo il volontariato sei una
volontaria. Hai capito?
INES. Ho capito che non c'ho
capito nulla.
SAGRESTANO. (Sospirando al pubblico) vedete queste
candele? Ecco queste non bastano da accendere per lei. Ines, mi dici il motivo
per cui tu sei una volontaria?
INES. Un giorno ho incontrato
Don Giuda e mi ha chiesto di diventare volontaria per la parrocchia e io non ho
avuto il coraggio di rifiutare. Però ora essere volontaria mi fa star male.
SAGRESTANO. Basta che tu
smetta di fare la volontaria.
INES. Mi manca il manca il
coraggio. Come mi manca il coraggio di dirlo a Don Giuda. E se poi Dio mi
mandasse qualche disgrazie per questo?
SAGRESTANO. (Al pubblico) come può non accorgersi
che Dio le ha già mandato delle disgrazie!
INES. Ora io sto pregando
Dio, che faccia in modo che il sindaco dia in fretta a Don Giuda il permesso di
sistemare l'oratorio.
SAGRESTANO. Ines, non
nominare quel nome in questo luogo!
INES. Dio?
SAGRESTANO. No, il sindaco! Scusa,
ma perché tu preghi affinché sia sistemato l'oratorio?
INES. Natale, mi raccomando
non dirlo a nessuno perché nessuno al mondo sa nulla. Prego che si sistemi in
fretta l'oratorio così sarò almeno un paio d’anni in cassa integrazione da
volontaria. Certo, mi resterebbe ancora la Chiesa da pulire, però confido nel
fatto che chiudendo l'oratorio, le volontarie, vadano a svolgere il servizio in
Chiesa e il mio turno venga diluito nel tempo.
SCENA VI
Sagrestano, Ines e
Giuditta
GIUDITTA. (Entra da sinistra) ecco dove sei! È
un’ora che ti sta cercando!
INES. Ti avevo detto che
sarei andata dal Don Giuda a dirgli che non voglio più essere volontaria!
SAGRESTANO. (Al pubblico) per fortuna non lo sapeva
nessuno!
GIUDITTA. E hai trovato invece
il sagrestano Natale.
SAGRESTANO. Perché, io non ti
vado bene? Ti ricordo che il sagrestano sta in sagrestia. (Alza la voce) sono le volontarie che non dovrebbero stare qui.
GIUDITTA. Natale, non usare
quel tono con me sai? E io ti ricordo che le volontarie stanno anche in
sagrestia a pulire. Anche se non è il mio caso dato che io faccio la barista
dell'oratorio. (A Ines) hai parlato
con Don Giuda?
INES. No, non l'ho ancora
visto e non ho ancora trovato il coraggio di dirgli quello che penso. Sono qui solo
perché tu mi hai convinta a venirci altrimenti io non ci sarei venuta.
SAGRESTANO. Ines, ma tu non
puoi pensare e ragionare per conto tuo? (Al
pubblico) che domanda le faccio a volte!
GIUDITTA. Ines, io sono con
te, non preoccuparti. Ti aiuto io.
SAGRESTANO. (Al pubblico) è arrivata la Donna Biotica!
GIUDITTA. Anch'io ho qualcosa
da dire a Don Giuda che non va in oratorio. Sono stanca di essere comandata da
qualcuno che è volontaria da meno tempo di me.
SAGRESTANO. Ma voi conoscete
il significato della parola volontariato?
INES. Certo! Tu mi chiedi il
significato della parola volontariato? (A
Giuditta) Giuditta, vuole sapere da noi il significato della parola
volontariato. Come se noi non sapessimo il significato della parola
volontariato. Giuditta, diglielo tu.
GIUDITTA. Ines, accontentalo
e spiegagli tu il significato della parola volontariato.
INES. No Giuditta, lascio a
te l'onore.
GIUDITTA. Scusa Ines ma da
amica non voglio privarti della soddisfazione di rispondere a questa domanda.
INES. Giuditta, non mi
offendo, rispondi pure tu.
GIUDITTA. Ines, non preoccuparti,
non mi offendo affatto, rispondi pure tu.
SAGRESTANO. (Al pubblico) lo avete capito anche voi
che non sanno il significato della parola volontariato?
SCENA VII
Sagrestano, Ines, Giuditta
e Illuminata
ILLUMINATA. (Entra da destra) che cosa sta succedendo
qui? Scusate, ma se non vi siete accorti, qui non siamo al bar.
INES. Illuminata, lo so
perfettamente che non siamo al bar.
GIUDITTA. Anch'io vedo che
qui non siamo al bar, non vedo nulla da bere.
SAGRESTANO. E no, vino bianco
c’è sempre in sagrestia.
ILLUMINATA. Posso sapere cosa
ci fate qui voi tre?
SAGRESTANO. Io ho portato le
candele che Don Giuda mi ha mandato a comperare.
INES. Io invece sono qui
perché … vorrei parlare a Don Giuda di tante cose che vedo non vanno da
volontaria, ma non ne ho il coraggio.
GIUDITTA. (A Ines) ma se ti ho appena detto che te
lo do io il coraggio!
INES. Lo so Giuditta però il tuo
coraggio non lo sento ancora dentro di me.
ILLUMINATA. Ecco allora,
andate da un'altra parte a trovare questo coraggio perché Don Giuda ha altri
problemi a cui pensare.
SAGRESTANO. Io vado in chiesa
a sistemare queste candele. (Esce a
sinistra).
INES. E io, se proprio devo,
me ne andrò a casa mia.
GIUDITTA. E io, se proprio
devo verrò a casa tua con te.
INES. Giuditta, nessuno ti
obbliga a venire a casa mia e perciò faremo “solo” la strada insieme e poi
ognuno andrà a casa propria. (Escono dal
fondo).
ILLUMINATA. (Al pubblico) tutti i luoghi sono buoni
per far salotto. Quelle due le ho incontrate persino in banca che … (Viene interrotta).
SCENA VIII
Illuminata e Tancredi
TANCREDI. (Entra dal fondo). Buongiorno. C'è Don
Giuda?
ILLUMINATA. Chi lo sta
cercando?
TANCREDI. Chi pensa lo stia
cercando? Ci sono solo io qui!
ILLUMINATA. Senta, a volte
può essere che io abbia bisogno di occhiali …
(al pubblico) quelli del
parroco … (A Tancredi) ma in questo
momento la mia vista è perfetta.
TANCREDI. Se la sua vista è
perfetta in questo momento, perché mi ha chiesto: chi lo cerca?
ILLUMINATA. È un modo di
dire! Lei avrebbe dovuto rispondermi con il suo nome, cognome e professione. Va
bene?
TANCREDI. Devo farmelo andare
bene dato che è lei che decide in casa di altri.
ILLUMINATA. In casa di altri?
TANCREDI. Questa forse non è
la casa di Don Giuda?
ILLUMINATA. Si certo, di Don
Giuda. E anche la mia! Io sono la sua serva e ho la residenza in questa casa. Vada
pure a controllare dove deve. (Al
pubblico) ma guarda se io devo star qui a perdere tempo con uno che mi fa
solo arrabbiare.
TANCREDI. E dove dovrei
andare a controllare la sua residenza?
ILLUMINATA. Senta, mi vuol
dire sì o no chi è lei? Le consiglio di cambiare atteggiamento perché se
prosegue di questo passo il parroco, lo vedrà solo dal buco della serratura!
TANCREDI. Io sono Tancredi,
l'allenatore di calcio dei ragazzi del … (Viene
interrotto).
ILLUMINATA. (Contenta) lei sarebbe l'allenatore dei
ragazzi? Chissà come sarà contento il parroco di fare la sua conoscenza.
TANCREDI. Lo sperò anch'io.
Sappi che io sono qui in pace.
ILLUMINATA. In pace? Lo credo
bene che è in pace! Come non potrebbe essere in pace l'allenatore della squadra
dei ragazzi dell'oratorio.
TANCREDI. Squadra
dell'oratorio?! In verità io sono l'allenatore della squadra dei ragazzi … ma
delle squadre del comune.
ILLUMINATA. Sacrilegio! (Si allontana) Satana! Via! Con che
coraggio viene in casa di quel bravo uomo che è il parroco!? Non si vergogna?
TANCREDI. Come ho già detto
io sono qui in pace e voglio parlare con Don Giuda perché voglio sapere anche
da lui come stanno veramente le cose. E poi le ricordo che io sono al di fuori di
ogni cosa perché io sono un dipendente e come dipendente devo stare agli ordini
se non voglio essere licenziato.
ILLUMINATA. Bene! Anche
ruffiano! Vado subito chiamare Don Giuda e così la sistemerà come si deve. (Esce a destra).
TANCREDI. (Al pubblico) spero che qui in sagrestia
qualcuno (guarda in alto) mi aiuti.
ILLUMINATA. Venga Don Giuda,
venga a vedere chi la cerca.
SCENA IX
Illuminata, Tancredi e Don
Giuda
PARROCO. (Entra da destra). Buongiorno. (Affrettandosi,
vedendo la tenuta sportiva) scommetto che sei l'allenatore.
TANCREDI. Si … sono io …
PARROCO. Ti stavo aspettando.
TANCREDI. Mi stava
aspettando?
ILLUMINATA. Lo stava
aspettando?
PARROCO. Certo. Ne ho parlato
poco fa con il curato. Illuminata, se vuoi lasciarci soli …
ILLUMINATA. Don Giuda, guardi
che questo l’allenatore di calcio del … (Viene
interrotta).
PARROCO. Illuminata, per
favore. Ti prego di lasciarci soli perché abbiamo tante cose di cui parlare.
ILLUMINATA. Don Giuda, mi
ascolti, questo ragazzo non è chi pensa lei.
PARROCO. E così io non sarei
più nemmeno capace di pensare secondo te? Illuminata basta per favore! Vai in
canonica a far qualche lavoro. D’accordo?
ILLUMINATA. In canonica è
tutto a posto. (Piano al parroco) Don
Giuda non è l'allenatore che lei stava aspettando …
PARROCO. Illuminata ora
basta! (A Tancredi) prego siediti
pure.
ILLUMINATA. Ma non vede che …
(Viene interrotta).
PARROCO. (Al limite della pazienza) Illuminata per favore vai in canonica e
lavami … quei calzini che prima ti ho dato.
ILLUMINATA. Li ho già lavati
PARROCO. (Si toglie il fazzoletto dalle tasche) allora lava questo!
ILLUMINATA. (Prende il fazzoletto. Al pubblico) prima
si è tolto i calzini, ora si è tolto il fazzoletto, poi sarà la volta di cosa? (Pensa con paura) credo sia meglio che
mi trovi qualcos’altro da fare dopo aver lavato questo fazzoletto. (Esce a destra).
PARROCO. Bene. Raccontami e
dimmi come vanno le cose con i nostri ragazzi.
TANCREDI. Devo dire che con i
ragazzi le cose vanno bene però come lei sa c'è un po' di maretta fra lei e il
sindaco e appunto per questo volevo sapere se … (Viene interrotto).
PARROCO. Non devi ascoltare
il sindaco ma soltanto me. Per i ragazzi di cui mi ha parlato il curato, stai
tranquillo, torneranno ancora. Qualche telefonata e vedrai che tutto si
risolverà. Anzi, ne verranno anche di più e non avremo mai più bisogno di
ragazzi in comproprietà.
TANCREDI. Il curato?
PARROCO. Sì, il curato mi ha
raccontato tutto. E non ti devi preoccupare né aver paura del sindaco, stando
dalla mia parte sei dalla parte giusta, ricordati.
TANCREDI. Moralmente, le
posso anche dare ragione, però le ricordo che il mio stipendio a fine mese lo
ricevo.
PARROCO. Come? Tu vieni
pagato? (Al pubblico) il curato non
mi ha mai detto nulla di tutto questo. (Pensa)
d’altra parte, si vede che è un bravo allenatore. Sicuramente.
TANCREDI. Allora lei mi conferma
che tutto si sistemerà?! Non ha risentimento nei miei confronti, vero?
PARROCO. Perché dovrei
avercela con te? Se vieni pagato vuol dire che te lo meriti. Stai tranquillo,
non devi temere nulla da me, siamo nella stessa squadra.
TANCREDI. Squadra? A me non
risulta … (Viene interrotto).
PARROCO. Ho detto “squadra”
nel senso che ognuno di noi ha un proprio modo di prestare servizio al prossimo
e a Dio.
TANCREDI. E anche al …
sindaco.
PARROCO. (Al pubblico) ma perché mai parla del sindaco, io non lo capisco.
Vuoi vedere che il sindaco lo sta
terrorizzando?! (A Tancredi) tu non
devi pensare a quello che fa o dice il sindaco, tu devi solo ascoltare me e io
ora ti dico di proseguire come stai facendo che va benissimo.
TANCREDI. (Felice) grazie Don Giuda sono molto
contento di quello che mi ha detto. Corro subito a riferirlo al sindaco. (Mentre sta uscendo dal fondo) saluti
Don Giuda e grazie ancora.
PARROCO. (Al pubblico) povero ragazzo, sconvolto dal sindaco che non sa
nemmeno più quello che dice. Spero di averlo tranquillizzato con le mie parole.
SCENA X
Don Giuda, Ines, Giuditta
e Dio
INES-GIUDITTA. (Entrano dal fondo).
PARROCO. Buongiorno.
INES. Dopo quello che le dirò,
non credo sarà ancora un buongiorno per lei.
PARROCO. Davvero? E come mai
Ines?
GIUDITTA. Ines deve dirle
qualcosa ma dato che lei non ha il coraggio, io sono qui per infonderglielo.
PARROCO. (Al pubblico) secondo me il coraggio serve ad andare in giro con
Giuditta. Guardate come è conciata!
DIO. Don Giuda, sono qui! Ora
ti metti anche a giudicare?!
PARROCO. (A Ines) e così Ines, non hai il coraggio di parlare con me …
GIUDITTA. No Don Giuda, il
coraggio per parlare con lei ce l’ha, le manca solo il coraggio di parlarne.
PARROCO. Lei ha il coraggio
di parlare con me ma non ha il coraggio di … parlarne a me?! Qui c'è qualcosa
che mi sfugge.
GIUDITTA. Don Giuda, i fatti stanno
così: Ines, per parlare con lei, lo può fare senza nessun problema. Il problema
nasce quando Ines deve dirle quello che deve dirle. È tutto chiaro ora?
PARROCO. (Ironico e non ha capito) Giuditta, ora ti sei spiegata benissimo.
E come possiamo fare in modo che Ines si sblocchi a parlare con me?!
GIUDITTA. Come può dire di
aver capito quando dicendo così dimostra che non ha capito nulla! Non sono qui
“io” a infondere il coraggio ad Ines? (Al
pubblico) non esistono più i preti di una volta.
INES. Vede Don Giuda, io
volevo dirle che … (Si ferma).
GIUDITTA. (Al parroco piano) ha visto? Le manca il
coraggio di proseguire. Ma ora ci sono io. Ines voleva dirle che all'oratorio
ci sono delle cose che non vanno bene. (A
Ines) Ines, ora prosegui pure tu.
INES. Giuditta non ne ho il
coraggio!
GIUDITTA. Ines, riprovaci per
favore!
PARROCO. Ines, riprova …
INES. Ecco … ecco … come ha
detto Giuditta, all'oratorio ci sono delle cose che non vanno. (Ora tutto d'un fiato) si deve cancellare
la festa di carnevale e si deve allontanare il nuovo cuoco.
PARROCO. (Al pubblico) e per fortuna non aveva il coraggio di dirmi certe!
GIUDITTA. Brava Ines! Hai
visto che con me vicino hai ritrovato il coraggio?!
PARROCO. E che coraggio!
INES. Signor parroco, io sono
stanca di essere una sua volontaria a causa di queste situazioni.
GIUDITTA. Anch'io sa Don
Giuda?! O le cose cambiano oppure proseguono senza di me.
INES. E senza me.
PARROCO. Ascoltatemi bene e
fatemi capire esattamente quello che mi state dicendo. (Sottolineandolo) non che io non abbia capito ovviamente.
INES. La festa di carnevale
per esempio.
GIUDITTA. Così come viene svolta
non va assolutamente bene.
PARROCO. Presumo che sia per
il numero elevato di partecipanti. Beh, effettivamente in quell’oratorio c’è un
sacco di gente. Però, piuttosto di perdervi, sono disposto a spostarla di domenica.
Di domenica si svolge anche la festa di carnevale organizzata
dall’Amministrazione Comunale e perciò i partecipanti si divideranno. Che ne dite?
INES. Ci sta forse prendendo
in giro? La festa di carnevale all'oratorio va e-li-mi-na-ta!
GIUDITTA. E-li-mi-na-ta!
Cancellata dal calendario! Abolita! Soppressa! Ha capito ora?
PARROCO. Scusate un attimo,
ma perché la volete eliminare?
INES. Ma non vede quanti
coriandoli ci sono il giorno dopo da raccogliere? Il giorno dopo, quell'altro
ancora e l'altro ancora.
GIUDITTA. Il giorno dopo,
quell'altro ancora e l'altro ancora?! A Natale stiamo ancora raccogliendo
coriandoli!
PARROCO. Quello che mi state
chiedendo, scusatemi, è una cosa assurda. Il carnevale si è sempre festeggiato
come voi lo avrete sicuramente festeggiato da piccole.
GIUDITTA. Noi? Quando io ero
piccola, il carnevale era solo per i ricchi.
PARROCO. Non posso abolirla, subirei
una miriade di lamentele da parte di tanti parrocchiani.
INES. E lei, per quella parte
di parrocchiani, lascerebbe allontanare me e Giuditta?
PARROCO. (Al pubblico) scommetto che anche voi state pensando che sarebbe un
affare questo.
DIO. Don Giuda, attento a
quello che dici, ti sto ascoltando.
PARROCO. No, io non vi voglio
perdere e perciò dobbiamo trovare un compromesso. (Gesticola al pubblico facendo capire l'opposto).
DIO. Don Giuda, ti ho visto
sai?
GIUDITTA. Beh, se lei pensa
questo veramente e non ci vuole perdere, non ci resta che venirle incontro. Che
dici Ines?
INES. Beh, se ha bisogno di
noi … (Guarda il parroco per incalzalo a proseguire).
PARROCO. … e anche parecchio!
(Alza gli occhi al cielo).
DIO. Don Giuda, ti ricordo …
le pecorelle smarrite …
GIUDITTA. Ho trovato! Ines,
Don Giuda, sapete che facciamo? Festeggiamo la festa di carnevale … senza
coriandoli!
INES. E brava Giuditta, mi
hai letto nel pensiero. Cosa dice Don Giuda?
PARROCO. (È contrariato ma non sa come dirlo loro) non saprei … il fatto è
che …
GIUDITTA. Le dico subito che
le stelle filanti, quelle le possono usare!
PARROCO. (Ironico) a beh, se le stelle filanti si possono lanciare allora le
cose cambiano. Però, come sapete ogni decisione va portata e poi decisa in
Consiglio Parrocchiale.
INES. È vero. Dato che porta
in consiglio parrocchiale questo fatto del carnevale, allora le dica anche che
io e Giuditta …
GIUDITTA. Io e Ines …
INES. Ecco noi, non vogliamo ci
stia un cuoco in cucina per i pranzi e le cene della comunità.
PARROCO. Come mai?
GIUDITTA. E ha il coraggio di
chiedermelo? Ma lei non sa che da quando c'è il cuoco io e Ines non riusciamo
più a portare a casa nessun avanzo?!
INES. Brava Giuditta! Il
cuoco compra cibo misurato e così noi, dopo aver lavorato una giornata intera
in cucina e servire ai tavoli, non rimane nulla da portare a casa per la cena
della sera.
GIUDITTA. Don Giuda, quando
non c'era il cuoco, ma cucinavamo noi, portavamo a casa cibo che ci bastava per
almeno tre giorni.
INES. (Pensando) hai ragione Giuditta, è da tempo che non lo faccio più
che quasi me lo stavo scordando.
PARROCO. (Al pubblico) e questo dovrebbe essere lo spirito di volontariato
che anima le mie parrocchiane.
DIO. Sei tu Don Giuda che le
devi guidare bene
PARROCO. (A Dio) con loro due è una causa persa.
DIO. Ricorda … le pecorelle …
PARROCO. … smarrite. (Alle due) quando voi svolgete
volontariato nei pranzi o nelle cene, mangiate quel giorno lì in oratorio vero?
GIUDITTA. E ci mancherebbe
altro!
INES. Eccome se mangiamo!
PARROCO. E quello non vi
basta? L’arrivo di un cuoco, è stato deciso sempre dal Consiglio Parrocchiale perché
troppo cibo andava sprecato.
GIUDITTA. Cosa? Il cibo
andava sprecato?
INES. Sei contenta? Quante
volte di dicevo di portare a casa più avanzi! Ma tu no! E così il cibo andava
sprecato!
GIUDITTA. Scusa, è stata la
mia onestà che mi ha fregato. E quando dico onestà, c'è dentro tutto. Però
possiamo rimediare subito. (Si avvicina a
Ines e le parla in un orecchio).
DON GIUDA. Quando fanno così
mi fanno paura.
GIUDITTA. Io e Ines …
INES. Che sarei io …
GIUDITTA. Ecco, io Ines ci
proponiamo di andare ad acquistare il cibo, nella quantità giusta per tutti e
per i cinque giorni successivi. I cinque giorni successivi, ovviamente solo per
noi due. In questo modo risparmierebbe i soldi da dare al cuoco. Che dice?
INES. Non le sembra una
proposta ragionevole? Così anche non ci perderà come volontarie.
PARROCO. (Meravigliato dalla proposta) ecco … ecco …
INES. Signor parroco, pensi
pure con calma che noi non abbiamo fretta.
GIUDITTA. L'importante è che
prenda la decisione giusta.
PARROCO. Ecco … vi farò
sapere.
GIUDITTA. Prenda pure tutto
il tempo di cui ha bisogno Don Giuda. Noi ora ce ne andiamo mentre lei pensa
alla nostra proposta. Don Giuda la saluto.
INES. Buongiorno Don Giuda. (Escono tutte e due dal fondo).
PARROCO. (Al pubblico) le avete sentite? Le avete sentite? Ditemi voi come posso
risolvere questa situazione?!
DIO. Devi mostrare loro il vero
significato di essere "volontario".
PARROCO. Come se fosse una
cosa facile avere a che fare con Ines e Giuditta. (Fra sé) devo guidare, devo mostrare il significato di volontario …
ma non dovrebbe nascere dal cuore?
SCENA XI
Don Giuda e Felice
FELICE. (Entra dal fondo con la tuta) buongiorno Don Giuda.
PARROCO. Buongiorno.
FELICE. Mi ha mandato a
chiamare?
PARROCO. Io? E lei chi
sarebbe?
FELICE. Io sono il suo
allenatore.
PARROCO. (Pensando sia l'allenatore del sindaco) attento a quello che dice
sa? Il mio allenatore io so chi è!
FELICE. In verità è la prima
volta che vengo da lei.
PARROCO. E sarà anche
l'ultima! (Al pubblico) quel sindaco!
Ha mandato da me il suo allenatore per cercare di farmi cambiare idea. (A Felice) io non mi faccio fregare.
FELICE. Non capisco …
PARROCO. Lei capisce molto
bene invece. Ricordi "compare", al suo compare, che io non ho
cambiato idea.
FELICE. Don Giuda, io sono
Felice.
PARROCO. E invece io sono
infelice, va bene? (Al pubblico)
spudorati che non sono altro! Uno peggio dell'altro!
DIO. Don Giuda!
FELICE. Capisco bene che non è
una bella situazione questa, però, le ricordo che … (Viene interrotto).
PARROCO. (Alzando la voce) la smetta per favore. Se ne vada e non si faccia
più vedere da me!
DIO. Don Giuda, controllati!
FELICE. Credo che lei abbia
frainteso, io la penso come lei Don Giuda.
PARROCO. (Sempre più arrabbiato) non cerchi di circuirmi sa? E non creda di
lusingarmi facendosi vedere a messa domani!
DIO. Don Giuda! Don Giuda,
stai superando il limite!
FELICE. Mi scusi Don Giuda ma
perché mi dice tutto questo? Non capisco. Perché è così alterato con me?
PARROCO. Se sta pensando che
ho bevuto non è certo così! (Esce a
destra mentre sta entrando Illuminata).
ILLUMINATA. (Entra da destra) che sta succedendo qui?
FELICE. Non so quello che sta
succedendo, lo chieda al parroco. Non capisco perché mi stia trattando male dato
che io sono l'allenatore dei ragazzi di calcio dell'oratorio. Il curato poi, mi
ha detto che è stato lui a cercarmi …
ILLUMINATA. Allora tu sei
Felice?!
FELICE. Si, sono io.
ILLUMINATA. E il parroco ti
ha trattato male?
FELICE. Si, diceva cose senza
senso, come per esempio di ricordare al mio compare che lui non aveva cambiato
idea. (Avvicinandosi per non essere
ascoltato da orecchie indiscrete) che il nostro parroco abbia cominciato a
bere?
ILLUMINATA. Ma no, che dici! Persino
quando celebra messa mette un solo goccio di vino! Mi dispiace per quello che è
successo ma questo per il parroco è un periodo di stress, tanto stress.
FELICE. Posso solo immaginare
quanto possa essere alto lo stress per avermi trattato a quel modo. Ora però, devo andare.
ILLUMINATA. Vai pure e sono
sicura che la prossima volta che vedrai il parroco sarà più calmo. Vedrai.
FELICE. Lo spero anch'io. In
caso contrario dovrà trovarsi un altro allenatore. Buongiorno. (Esce dal fondo).
ILLUMINATA. Ciao Felice e
cerca di non pensare troppo a quello che è successo. (Pensando e fra sé) cosa può essere successo al parroco?! cosa può
essere successo al parroco?! (Ricordandosi)
ho capito! (Al pubblico) se ora vado
di là non so che gli faccio! Come avrà potuto scambiare i due allenatori? Avrà
trattato con i guanti bianchi l'allenatore del sindaco perché pensava fosse
quello dell'oratorio e ha trattato male Felice, l'allenatore dell'oratorio
perché invece pensava fosse l'allenatore del sindaco. Non capisco come abbia
potuto fare questo sbaglio. Se almeno mi avesse lasciato dare spiegazioni sul
il primo allenatore che è arrivato qui in sagrestia …. No! Lui deve andare sempre
per la sua strada! (Alza gli occhi al
cielo) Dio dove sei? Veglia su di lui!
DIO. Se solo mi ascoltasse …
ILLUMINATA. Che periodaccio è
questo! Prima i volontari dell'oratorio che si lamentano per non so cosa, ma
sicuramente per il nulla … ora il parroco che mette malumore nell'allenatore ...
Manca solo di perdere parrocchiani alle funzioni e siamo a posto. (Alza gli occhi al cielo) Dio, ti prego,
aiutaci almeno tu da lassù, perché altrimenti, quaggiù, andremo tutti in rovina.
DIO. È una parola con Don
Giuda …
FINE PRIMO ATTO
ATTO SECONDO
In sagrestia.
SCENA I
Don Giuda
PARROCO. (Ha terminato di celebrare messa ed entra da sinistra. Al pubblico)
c'è sempre meno gente a questa celebrazione di prima mattina. Il mese scorso
avevo 22 fedeli poi Spirlonga ha avuto un infarto. E così ne sono rimasti 21. Una
settimana fa Locatelli ha investito con la sua auto, un palo della luce. E così
ne sono rimasti 19. Sì, so contare, so che 21 meno Locatelli da 20, ma conto 19
perché lui e sua moglie sono finiti in ospedale dove sono tuttora ingessati.
Lui la gamba sinistra e lei la gamba destra. Stamane poi, mancava anche Linda.
E non so il perché.
SCENA II
Don Giuda, Sindaco e Don
Giuda
SINDACO. (Entra da sinistra) fortuna l'ho trovata. Pensavo se ne fosse già
andato. Buongiorno Don Giuda, mio parroco preferito.
PARROCO. (Serio) posso sapere che vuole?
SINDACO. Stamattina non ho
potuto essere presente alla messa, ma le assicuro che da domani mattina mi
troverà sempre.
PARROCO. Per quel che
interessa a me della sua presenza in chiesa …
DIO. Don Giuda, non
ricominciare.
SINDACO. (Lo tocca amichevolmente) cos’ha questa mattina il nostro Don
Giuda?!
PARROCO. (Al pubblico) secondo me non ci sta con la testa. (Al sindaco) Santo, per favore non mi
tocchi.
SINDACO. (Si stacca) mi scusi ma sono troppo contento che abbia trovato una
soluzione per le mie squadre di calcio.
PARROCO. (Lo guarda arrabbiato) co-cosa? Cosa ha detto?
SINDACO. Ho detto che sono
contento che si sia tutto sistemato. Lei farà catechismo ai miei ragazzi del
calcio.
PARROCO. Che farò io?
SINDACO. Catechismo …
dottrina! Ai miei ragazzi di domenica! Me l'ha detto il mio allenatore!
PARROCO. Io non so cosa le
abbia detto il suo allenatore ma le dico ora che io non ho cambiato idea: io
non farò mai il catechismo di domenica né per i suoi ragazzi né per i miei.
SINDACO. Ma come? Come può dirmi
ora una cosa del genere quando il mio allenatore mi ha riferito che lei ha
detto che era tutto sistemato?!
PARROCO. Io non so cosa le
abbia detto il suo allenatore ma io non ho mai detto nulla del genere.
SINDACO. Non le credo. Nega
anche il fatto di averlo intrattenuto amichevolmente?
PARROCO. Amichevolmente io ? Come
non posso vedere lei, così non posso vedere i suoi affiliati!
SINDACO. Inizia a insultarmi?
PARROCO. In casa mia faccio e
dico quello che voglio.
DIO. Don Giuda, lo sai che
non è casa tua.
SINDACO. Io con lei non voglio
parlare. Mi faccia parlare … con un suo
superiore!
PARROCO. (Ironico) chi? Dio forse?
DIO. Se potessi scendere Don
Giuda! Preferisco non sentire come va a finire.
PARROCO. Qui comando io caro
il mio sindaco Santo.
SINDACO. (Ironico) davvero? Buon per lei. E dato che lei comanda qui, allora
sa cosa farò? La manderò in galera. E sa come? Le manderò la finanza e i vigili
del fuoco a controllare che tutto sia a norma, l'oratorio, la chiesa e anche la
casa dove lei vive.
PARROCO. (Furente) lei faccia quello che vuole ma si ricordi che la
celebrazione del "Natale dello sportivo" dovrà andare a farla
celebrare da un'altra parte perché io celebrerò messa soltanto per i “miei”
sportivi.
SINDACO. (Furente e pure lui) lei … lei … è un Giuda! (Esce a sinistra).
PARROCO. Se io sono un Giuda
lei non è … un Santo!
SCENA III
Don Giuda e Illuminata
ILLUMINATA. (Entra da destra) cosa succede? Perché
queste urla!
PARROCO. Succede che io non
ne posso più di quel sindaco prepotente! (Esce
a destra).
ILLUMINATA. Ma cosa è
successo di nuovo? È mai possibile litigare per dei ragazzini che tirano una
palla? Ma non hanno nulla da fare di più importante quei due?
SCENA IV
Illuminata e Linda
LINDA. (Entra dal fondo) ciao Illuminata.
ILLUMINATA. Ciao Linda. Come
mai non ti ho vista a messa questa mattina?
LINDA. Illuminata, non dirmi
nulla. Ho una croce addosso …
ILLUMINATA. Ecco, allora sei nel posto giusto.
LINDA. Illuminata, io ho dei problemi.
ILLUMINATA. (Al
pubblico) e anche tanti.
LINDA. Vorrei parlarne a Don
Giuda.
ILLUMINATA. Don Giuda è fuori
… (Al pubblico) ma dalle orbite però!
LINDA. Vorrà dire che ne
parlerò con te.
ILLUMINATA. Sono tutta per te.
LINDA. È meglio sederci.
ILLUMINATA. Sono tanto grossi
i problemi che mi devi raccontare?
LINDA. Abbastanza.
ILLUMINATA. Comincia allora.
LINDA. Ecco, non saprei da
dove cominciare.
ILLUMINATA. E se tu provassi
ad iniziare dal principio?
LINDA. Grazie Illuminata,
non lo avevo pensato. Il fatto è che
ultimamente, anche prima di ultimamente, io vengo a messa … malvolentieri.
ILLUMINATA. Davvero? E come
mai?
LINDA. Il fatto è che quando
vengo messa mi sento colpevole.
ILLUMINATA. Colpevole? Cosa
mai avrai fatto di così colpevolizzante? Non avrai ucciso qualcuno spero.
LINDA. Ma che vai a pensare! In
verità mi sento in colpa per tanti motivi ed il primo è che … quando ripeto il
ritornello del Salmo Responsoriale io … (Viene
interrotta).
ILLUMINATA. Linda, non devi
temere nulla, ti si sente fino in sagrestia che lo ripeti!
LINDA. Certo che lo ripeto!
Ogni qualvolta continuo a ripetermi il ritornello nella mente per far modo di
non scordarmelo e per impararmelo a memoria. Però nel frattempo non ascolto
quello che viene letto.
ELIMINATA. Vorresti dire che
non ascolti nessuna frase del Salmo Responsoriale perché tu sei lì che ripeti a
mente sempre il ritornello per poi ripeterlo a voce?
LINDA. È proprio così.
ILLUMINATA. beh, non mi
sembra poi una cosa grave. (Al pubblico)
chissà quanti lo fanno ma non lo dicono a nessuno.
LINDA. E poi … c'è altro.
ILLUMINATA. Raccontami
allora, raccontami.
LINDA. Quando si avvicina il
momento del sacramento della comunione io sono sempre indecisa se comunicarmi o
meno.
ILLUMINATA. E come mai?
LINDA. Non so mai se sono
"coperta" o no.
ILLUMINATA. (Al pubblico) non ho mai saputo che si
prendesse freddo a prendere la comunione. (A
Linda) Linda, se hai freddo in chiesa perché non ti metti un maglione in
più!?
LINDA. Un maglione in più? E
perché mai?
ILLUMINATA. Se in chiesa non
ti senti "coperta" a sufficienza, copriti di più!
LINDA. Cos’hai capito? Io non
capisco se sono coperta “dalla confessione”! Non riesco mai a capire fino a che
punto l'ultima confessione che ho fatto, vale per potermi comunicare. Illuminata,
tu non sai quanto tempo tiene una confessione? Sicuramente Don Giuda a te lo
avrà detto.
ILLUMINATA. (Al pubblico) ora la confessione vale
quanto il cartellino rosa dell'esenzione della mutua! (A Linda) Linda, la confessione vale finché tu pensi di essere in
pace con te stessa e con Dio.
LINDA. E comunque oltre a
questo ci sono altre due cose che mi fanno stare male.
ILLUMINATA. Racconta senza
timore, ormai sono diventata la tua confidente.
LINDA. Si tratta ancora della
comunione. Il fatto è che quando vado a ricevere la comunione, a volte non ci
vorrei andare.
ILLUMINATA. Sempre per il
fatto che non sai se sei "coperta"?
LINDA. No, sto parlando di
ricevere la comunione quando sono coperta!
ILLUMINATA. (Al pubblico) fingiamo che io abbia
capito. Dimmi allora.
LINDA. Il fatto è che non
vorrei andare a ricevere la comunione quando si cantano le canzoni che a me
piacciono tanto. Lo sai che a me piace cantare!
ILLUMINATA. Sì, lo so. Ma
scusa, non puoi cantarle mentre vai a ricevere la comunione?
LINDA. Certo che potrei, ma
non posso, non conosco le canzoni a memoria e per questo motivo ne perderei più
della metà a causa del tempo che impiego a mettermi in fila, ricevere la
comunione e ritornare al mio posto. Non capisco come mai ci sono sempre così
tante persone a ricevere la comunione! Nei giorni feriali va un attimino
meglio.
ILLUMINATA. E come ti
comporti allora?
LINDA. Faccio le corse!
ILLUMINATA. In che senso
"fai le corse"?
LINDA. Mi preparo in fila
prima che Don Giuda scenda dal pulpito e poi dopo aver ricevuto la comunione
faccio le corse per ritornare al mio posto per poter cantare.
ILLUMINATA. (Al pubblico) vuol dire che la iscriveremo
nella squadra di atletica del paese.
LINDA. Facendo così, perdo
solo un po' di inizio di canzone.
ILLUMINATA. (Al pubblico) chissà se fa le corse solo
lei oppure c'è ancora qualcuno che le fa! Da domani controllerò.
LINDA. Avevo anche pensato di
prendere con me il libretto dei canti mentre vado a ricevere la comunione però
mi dava l'impressione he non fosse un bel gesto.
ILLUMINATA. (Al pubblico, ironica) con le corse
invece, è perfetta ...
LINDA. E poi … e poi … c'è
un'altra cosa che mi fa trattenere il fiato.
ILLUMINATA. Linda, non
correre se poi devi trattenere il fiato!
LINDA. Ma no! Non è quello!
Quando mi trovo davanti Don Giuda, mi sento a disagio.
ILLUMINATA. Che vorresti dire?
A te piace Don Giuda? Non sai che è un peccato mortale?
LINDA. Illuminata, come può
piacermi Don Giuda?! Ma tu lo hai visto?
ILLUMINATA. (Risentita) perché cos’ha Don Giuda che
non va? Non è forse un bell’uomo?
LINDA. Certo Illuminata,
certo. (Al pubblico) le serve sono
come le mamme, vedono solo il bello di chi accudiscono. (A Illuminata) stavo dicendo che quando mi trovo davanti a Don
Giuda nel ricevere la particola, fatico a rispondere “Amen” da tanto che sono distratta.
ILLUMINATA. Distratta? Ma tu
non devi essere distratta, ma concentrata a ricevere la comunione!
LINDA. Infatti, sono
concentratissima.
ILLUMINATA. Concentratissima o distratta? Deciditi.
LINDA. Concentrata nella
distrazione nello stare attenta a non toccare le dita del parroco con la mia
lingua.
ILLUMINATA. (Silenzio. Guarda il pubblico, poi Linda per
due volte) non ho parole.
LINDA. Lo sapevo che tu non
mi avresti capita! Tu sei una di quelle “moderne” che si fa mettere l’ostia consacrata in mano!
ILLUMINATA. E rimodernati
anche tu così risolvi questo tuo problema vitale.
LINDA. Mai! Finché vivrò, io
prenderò l’ostia in bocca come si è sempre fatto. E non mi rimodernerò mai! Io
tengo alle tradizioni.
ILLUMINATA. Capisco, ma sappi
che non c'è nulla di male a farsela mettere nelle mani.
LINDA. Illuminata per favore
lascia perdere. A proposito di mani, c'è ancora una cosa che mi sta torturando
quando sono a messa: lo scambio della pace.
ILLUMINATA. (Stanca) cosa succede ora allo scambio
della pace?! Non mi dirai che alcuni parrocchiali ti mostrano la mano sinistra
invece di quella destra!?
LINDA. No, non è quello.
Possibile che tu non abbia mai pensato a quello che sto per dire?
ILLUMINATA. Linda, io non
sono intelligente come te.
LINDA. Questo si sa. Allora,
tutte le volte che entro in chiesa per ascoltare messa, cerco di sedermi vicino
a persone con cui non ho litigato o a persone con cui non ho avuto problemi.
ILLUMINATA. Scusa Linda se ti
interrompo, ma se dove tu sei seduta c'è un posto libero e questo viene
occupato da qualcuno che a te non va, che fai? Cambi posto?
LINDA. Ti ricordo Illuminata
che ogni qualvolta abbia avuto problemi con qualcuno, gli ho sempre ricordato
di non sedersi vicino a me qualora ci fossimo trovati a messa insieme. Come
vedi Illuminata, il problema non sussiste. Allora, ritornando al discorso di
prima stavo dicendo che non mi siedo di proposito vicino a persone, diciamo
"scomode", perché altrimenti non potrei fare lo scambio della pace.
ILLUMINATA. E perché non puoi
scambiare il segno della pace?
LINDA. Ma ti sembra logico
fare lo scambio della pace con chi ho litigato? In chiesa poi!
ILLUMINATA. (Al pubblico) non ci credo. Dovrebbe
essere una ragione in più per far pace… e invece …
LINDA. Oltre a questo, cerco
anche di evitare di stringere la mano con persone che l'hanno appena usata per
ripararsi la bocca da un colpo di tosse o uno starnuto. Possono essere
contagiose! Ma io dico, usare la mano sinistra no è? Non stringo neppure la
mano a chi si soffia il naso col fazzoletto, figurati!
ILLUMINATA. (Ironica) sono veramente dei problemi da
non sottovalutare.
LINDA. Come vedi io sono una
molto precisa. E non vedo l'ora che la messa finisca in fretta per correre a
casa a lavarmi le mani. E tu che mi vorresti far prendere la particolare sulle
mani! Ma smettila!
ILLUMINATA. (Al pubblico) devo inventarmi qualcosa
per sbarazzarmi di lei. (A Linda) Linda,
appena arriva Don Giuda gli racconterò tutto quello che mi hai detto e sono
sicura anzi, sicurissima che lui ti aiuterà.
LINDA. Grazie Illuminata, mi
fai veramente un grosso favore perché non saprei come risolvere questi miei
problemi.
ILLUMINATA. Non devi
preoccuparti di nulla Linda, ci penserò io ora.
LINDA. Allora io vado. Mi
raccomando raccontagli tutto con precisione. Grazie Illuminata. Ciao.
ILLUMINATA. Ciao Linda ciao. (Sola) sono più quelli fuori che
quelli dentro.
SCENA V
Illuminata, Sindaco e
Tancredi
SINDACO. (Dal fondo) si può? (Entra
con l'allenatore Tancredi) c'è Don Giuda?
ILLUMINATA. (Fredda) si. (Riconosce Tancredi) ah, è lei. Vado subito ad avvisare Don Giuda. (Esce a destra).
SINDACO. (A Tancredi) hai notato la freddezza con cui ci ha accolto? E
questa dovrebbe essere la casa di Dio?
SCENA VI
Illuminata, Sindaco,
Tancredi e Don Giuda
PARROCO. (Entra da destra) che ci fa ancora qui? (Vede Tancredi e pensa sempre che sia l'allenatore delle squadre di
calcio dell'oratorio) e tu che ci fai qua con il sindaco?
SINDACO. Che c'è di strano?
Perché non dovrebbe stare con me?
PARROCO. Te lo dice lui ora
il perché. Vero?
TANCREDI. (Non sa che dire) ecco … io … cioè … io
…
SINDACO. Scusi, ma perché non
dovrebbe stare con me l'allenatore delle mie squadre di calcio?
PARROCO. Non dica
stupidaggini!
SINDACO. E perché dovrei dire
stupidaggini? Lui è l'allenatore delle mie squadre di calcio. Ci crede o la
devo invitare ad assistere ad una mia partita?
PARROCO. Come? Mi sta dicendo
che lui è il suo allenatore? (A Tancredi,
arrabbiato) tu sei il suo allenatore? Tu sei l'allenatore delle squadre del
sindaco? Tu ti sei venduto al nemico?
TANCREDI. Venduto? Ma io … (Viene interrotto).
PARROCO. Bravo signor
sindaco! Bell'esempio per il nostro pubblico, rubare gli allenatori degli
altri! (A Tancredi) ti paga almeno bene?
SINDACO. Che cosa avrei
fatto? Io avrei rubato il “suo allenatore”? Farnetica?
PARROCO. Via! Andate via
dalla mia vista. Prendere in giro me è come prendere in giro Dio!
SINDACO. Dio avrebbe fatto
catechismo la domenica ai miei ragazzi.
PARROCO. (Guardando in alto, sta in ascolto e poi al pubblico) non è ancora
arrivato fortunatamente (rivolgendosi a
Dio).
TANCREDI. Don Giuda, io non capisco
perché dice che mi sono venduto al nemico quando invece … (Viene interrotto).
PARROCO. Non mi interessa ciò
che dici! E lei Signor sindaco, si scordi il catechismo di domenica finché qui a
Villamontana ci sarò io.
SINDACO. Allora, dato che le
cose stanno così, si ricordi che dovrà aspettare a lungo i permessi per
sistemare l'oratorio, finché io sarò sindaco.
PARROCO. Nessun problema
sindaco Santo. L'anno prossimo ci saranno le elezioni e grazie al mio aiuto,
lei, potrà scordarsi di essere rieletto!
SINDACO. (Arrabbiatissimo) questa storia non finisce qui! (I due escono dal fondo).
PARROCO. E nel frattempo, se
non lo ha ancora fatto, si ricordi di chiamare un altro parroco per inaugurare
la sua biblioteca! (Solo) che
coraggio! Prima ha comprato il mio allenatore e ora ha provato a comprare anche
me.
SCENA VII
Don Giuda e Felice
FELICE. (Entra da destra) buongiorno Don Giuda. Illuminata mi ha detto che
l’avrei trovata qui.
PARROCO. (Al pubblico) ci mancava solo l'allenatore del Comune. Ormai tutti
gli allenatori sono del Comune. (Freddo) buongiorno.
Come mai qui?
FELICE. Ecco io sono qui da
lei perché …
PARROCO. (Al pubblico) e se io facessi quello che il sindaco ha fatto a me? (Gentile) si metta comodo. (Gli porge una sedia) prego, si sieda.
FELICE. Ma … non vorrei
disturbare.
PARROCO. Nessun disturbo, non
si preoccupi questa è la casa di Dio e perciò è casa di tutti. (Al pubblico) ci voleva Dio ad
ascoltarmi in questo momento!
FELICE. Io sono qui da lei,
perché l'altra volta lei ha … (Viene
interrotto).
PARROCO. L'altra volta …
l'altra volta … l'altra volta! L'altra volta era l'altra volta ed ora non conta
più. Quello che conta ora è ora. O sbaglio?
FELICE. Beh, se lo dice lei …
PARROCO. Senta signor
allenatore del Comune di Villamontana …
FELICE. Allenatore del Comune
di Villamontana?
PARROCO. Si! Non sarà forse
l'allenatore del Comune di Collepiano!?
FELICE. No, no certo.
PARROCO. Senta, cosa direbbe
lei se io … la pagassi il doppio di quello che le danno?
FELICE. Il doppio? (Al pubblico) il curato a me non dà
nulla! E il doppio di nulla è … (Al
parroco) signor parroco, è sicuro di volermi dare il doppio?
PARROCO. (Al pubblico) com’è furbo! Vuole alzare il prezzo. (A Felice) e se io le dessi il triplo? (Al pubblico) spero accetti, altrimenti
manda in fallimento l'oratorio.
FELICE. Se devo essere
sincero, a me andava bene anche prima …
PARROCO. Allora? Affare
fatto? (Guardando in alto) Dio, ti
prego, fa che accetti! (Ricordandosi, al
pubblico) spero proprio che non mi stia a sentire altrimenti sono nei guai.
(A Dio) ti prego vai avanti a fare
quello che stai facendo ancora per un po'.
FELICE. (Al pubblico) che io prenda il doppio o dieci volte tanto, non mi
cambia nulla, ma se il parroco ci tiene tanto... (Al parroco) se a lei fa piacere, accetto.
PARROCO. (Contento) certo che mi fa piacere! (Al pubblico) come potrebbe non essere così? Il sindaco, ha il mio
allenatore e io ora ho il suo! (A Felice)
qua la mano. (Si stringono la mano).
FELICE. (Controllando l'orario) devo andare, si è fatto tardi per me.
PARROCO. Vada pure e stia
tranquillo, parlerò io con il curato e poi sarà lui che le dirà i giorni di
allenamento, l'orario e tutto il resto.
FELICE. Io saprei già quello
che devo fare.
PARROCO. Certo il lavoro di
allenatore è sempre il lavoro di allenatore.
FELICE. (Al pubblico) a volte penso che il parroco non ci stia più così
tanto con la testa.
SCENA VIII
Don Giuda, Felice e
Sagrestano
SAGRESTANO. (Entra da sinistra) ciao Felice.
FELICE. Ciao Natale.
SAGRESTANO. Allora? Come
stanno andando i ragazzi?
PARROCO. (Al pubblico) il mio sagrestano si interessa dei ragazzi delle
squadre del comune?!
FELICE. In complesso non c'è
male. Qualche squadra meglio e qualche squadra meno, però, siamo contenti così.
Ciao Natale, devo scappare perché è tardi.
SAGRESTANO. Ciao Felice.
FELICE. (In quello stesso momento, entra Illuminata da destra).
SCENA IX
Don Giuda, Sagrestano,
Illuminata e Dio
ILLUMINATA. Ciao Felice.
FELICE. Ciao Illuminata. (Esce dal fondo).
PARROCO. (Al sagrestano) non sarai anche tu dalla parte del nemico ora?
SAGRESTANO. Dalla parte del
nemico? Che dice signor parroco?
ILLUMINATA. E chi sarebbe il
nemico?
PARROCO. Il giovanotto che è
appena uscito. Ma ora non ci dobbiamo più preoccupare perché sono riuscito ad
averlo dalla nostra parte.
SAGRESTANO. (Meravigliato) è riuscito ad averlo …
dalla nostra parte?!
ILLUMINATA. (Meravigliata) il giovanotto che è
uscito, ora è … dalla sua parte?!
PARROCO. Si certo! Dovete
sapere che quel disgraz … quel ladrun … quel sindaco, ha avuto la faccia tosta
di rubarci il nostro allenatore.
SAGRESTANO. È impossibile!
ILLUMINATA. Io stento a crederci.
PARROCO. Ma se ve lo dico io! Sono venuti da me tutt'e
due assieme ieri.
ILLUMINATA. Io non li ho visti.
PARROCO. E io vi dico che sono venuti tutti e due ieri
da me.
ILLUMINATA. Non ci capisco più nulla di tutta questa
faccenda.
PARROCO. (Al
pubblico) come sempre d’altronde.
SAGRESTANO. Nemmeno io non ci
capisco nulla. Signor parroco, lei sta dicendo che il sindaco e Felice sono
stati qui a casa sua?
PARROCO. Io non so chi sia
questo Felice. Dico solo che ieri, sindaco e allenatore delle squadre di calcio
del nostro oratorio, sembravano molto affiatati.
ILLUMINATA. L'allenatore delle
squadre di calcio del nostro oratorio? Felice è venuto col sindaco ieri? Ieri,
qui col sindaco c’è stato Tancredi, l'allenatore delle squadre del Comune. Loro
due si che li ho visti qui da lei, non Felice.
PARROCO. Ma chi è questo
Felice?
ILLUMINATA. Felice è quel
giovane che è appena uscito ed è l'allenatore delle squadre di calcio
dell'oratorio.
PARROCO. Certo che ora è
l'allenatore delle squadre di calcio dell'oratorio! L’ho convinto io con … (gesticola per far capire che l’ha pagato
caro).
SAGRESTANO. Come
"ora" è l'allenatore delle squadre di calcio dell'oratorio?!
PARROCO. Dato che il sindaco
ha corrotto il nostro allenatore e lo ha fatto suo, allora io ho corrot … cioè
… volevo dire … ho acquistato il suo allenatore. E scusate ma se l'è meritato
il nostro primo cittadino.
ILLUMINATA. (Al pubblico) non riesco a capire.
Questa storia mi sta facendo impazzire. (Al
parroco) signor parroco, lei si rende conto che ha acquistato per la
seconda volta il suo allenatore. Il suo, dell'oratorio!
SAGRESTANO. Felice, quel
giovane che è appena uscito è l'allenatore dei ragazzi di calcio dell'oratorio!
E non si è ami venduto! Prima che venissi qui, ho visto con i miei occhi che
stava facendo l'allenamento con i ragazzi.
PARROCO. (Preoccupato) stai dicendo sul serio? E se tu avessi visto male?
ILLUMINATA. Allora siamo in
due che abbiamo visto male.
PARROCO. Illuminata, di te
non mi fido perché so che hai problemi di vista.
ILLUMINATA. Sì, da vicino ma
non da lontano. (I due lo guardano).
PARROCO. Voi due, vorreste dirmi
che ho scambiato i due allenatori?
SAGRESTANO. No, lei ha solo
scambiato Felice per l'allenatore delle squadre del sindaco e basta.
ILLUMINATA. E basta? Non
“basta”! Il signor parroco non che Don Giuda, ha scambiato ieri Tancredi per il
nostro allenatore. Non è forse vero? (Vede
il parroco che non dice nulla) se le dicessi "calzini", le
ricorda qualcosa?
PARROCO. Si, potrebbe essere
che mi sia confuso …
ILLUMINATA. Confuso? Si è
sbagliato di grosso a quanto pare!
PARROCO. (Sconsolato) questa faccenda col sindaco, mi sta facendo impazzire.
Come ho fatto a confondere i due allenatori, io non capisco. (A Illuminata) anche se sono sicuro che
un po' di colpa è anche tua Illuminata.
ILLUMINATA. Io?
PARROCO. Certo! Perché non hai
detto nulla ieri?
ILLUMINATA. Ma se ho cercato
in tutti i modi di dirglielo! Ma lei, non ha voluto saperne e mi ha mandato a lavare
i suoi calzini.
PARROCO. Tu hai sempre delle
scuse buone per tutto!
SAGRESTANO. Ormai quello che
è fatto è fatto. Ma cosa si può fare adesso?
PARROCO. E come posso fare
ora?
SAGRESTANO. Per me c'è solo
una cosa da fare, trovare un accordo col sindaco e le cose sono sistemate.
PARROCO. Non se ne parla
nemmeno. Io non torno indietro, quello che ho detto, ho detto e quello che ho
fatto, ho fatto. E se il sindaco non mi vuole dare i contributi e il permesso
per sistemare l'oratorio, in qualche modo si riuscirà ad andare avanti.
ILLUMINATA. Sicuramente i
suoi parrocchiani l’aiuterebbero perché sono brave persone e la Chiesa e l'oratorio
è come se fossero una seconda casa per loro. E poi, cosa molto importante di
cui lei Don Giuda e tutti i parroci non tenete conto, è che i parrocchiani, nei
loro paesi ci vivranno per sempre. È facile per voi decidere per conto di altri
e poi andarvene dopo una decina di anni. Si rende conto Don Giuda che lei col
suo comportamento cocciuto, avrebbe il coraggio di chiedere sacrifici
importanti ai suoi parrocchiani per anni, quando le basterebbe trovare due
catechiste?
PARROCO. Le cose non stanno
proprio così Illuminata, devi sapere che … (Viene
interrotto).
DIO. Sono arrivato giusto in
tempo. Don Giuda, Illuminata ha ragione, ascolta la tua gente.
SAGRESTANO. Don Giuda, come
lei ben sa ma non lo vuole ammettere, la chiesa non può fare a meno del Comune
come il Comune non può fare a meno della chiesa.
PARROCO. (Non sa che dire) ora … ora … ora devo andare a casa di un malato
per la confessione. (Esce a destra).
ILLUMINATA. Non ho mai visto
un testone come lui! Eppure ho fatto la serva a tre parroci prima di lui! Che
ci vuoi fare Natale, qui comanda lui, anche se poi quando lui se ne andrà, saremo
noi che dovremo portare avanti il tutto. Ciao Natale devo andare a fare un po'
di spesa perché il frigorifero piange. Se fosse per me, lo farei morire di fame
per come si sta comportando. (Esce a
destra).
SCENA X
Sagrestano, Ines e
Giuditta
INES-GIUDITTA. (Entrano da sinistra).
SAGRESTANO. E a me non resta
che andare a pulire le nostre campane.
INES. Per quello che servono,
potresti anche legarle.
GIUDITTA. Hai proprio ragione
Ines, per le volte che suonano …
SAGRESTANO. Ma voi ci sentite
bene? Vi ricordo che le campane suonano perfettamente. Svegliatevi!
INES. Il nostro udito è
ancora intatto come quando avevamo 10 anni e siamo sempre molto sveglie.
GIUDITTA. Esatto Ines! Siamo
sveglie di giorno e anche di notte
INES. Proprio così Giuditta!
Anche di notte … ed è proprio di notte che le campane non suonano.
SAGRESTANO. Di notte, non si
possono suonare a causa di una legge del governo.
INES. Si stava così bene
quando le sentivo di notte.
SAGRESTANO. Come? Non è forse
meglio ora che non vieni svegliata dai continui rintocchi?
INES. Cosa stai dicendo? Io
preferivo prima quando le campane suonavano a tutte le ore del giorno e della
notte.
GIUDITTA. E tutte le
mezz'ore.
SAGRESTANO. Io non vi capisco
…
INES. Su questo non c'erano
dubbi. Comunque, per me è stato un dramma non poter più sentire i rintocchi
delle campane di notte dato che io mi sveglio spesso.
GIUDITTA. Anch'io di notte faccio
come Ines, anche se mi sveglio meno volte di lei.
SAGRESTANO. Va beh, non mi
sembra la fine del mondo non sentire i rintocchi delle campane.
INES. Questo varrà per te, tu
pensa a me che tutte le notti mi devo alzare e andare in sala a vedere che ore
sono. Se questa non è la fine del mondo!
SAGRESTANO. Scusa, e perché
non ti porti una sveglia o un pendolo in stanza?
INES. Stai scherzando?
Natale, guarda che io tengo alle tradizioni: da una decina d'anni le campane
non suonano di notte?! Bene da una decina di anni io mi alzo e vado in sala a
controllare l'orario.
GIUDITTA. Tutto fila liscio
come l'olio, Ines. Anch'io mi comporto così: le tradizioni vanno rispettate,
sarebbe come andare a messa in chiesa e sedersi in un altro posto rispetto a
quello a cui si è abituati.
SAGRESTANO. Scusa? Cosa vuol
dire?
GIUDITTA. Voglio dire che io
in chiesa ho il posto fisso dove sedermi. Io al mio, con Ines vicino a me.
INES. Proprio. Io seduta
sempre vicino alla mia amica Giuditta.
GIUDITTA. Poi, c'è mia cugina
Bettina seduta di fronte a me, poi c'è Linda che si siede all'inizio del terzo
banco, perché altrimenti le “manca il respiro” se sta in mezzo. Poi c'è Sandro
e Sandra che si siedono sulle sedie vicino all’ingresso della chiesa perché lui
soffre di glaustrobofia. Poi c'è Maria che si mette sempre al primo banco
davanti all'altare perché lei … (Viene
interrotta).
SAGRESTANO. (Meravigliato) scusa, scusa Giuditta, voi
e tutte queste persone vi sedete sempre nello stesso posto in chiesa?
INES-GIUDITTA. Si, certo.
SAGRESTANO. Scusate è mai
successo che qualcuno si sia seduto prima di voi al vostro posto?
INES. Si.
GIUDITTA. E anche più di
volta.
SAGRESTANO. E voi vi sarete
andate a sedere in un altro posto ovviamente …
INES. Assolutamente no.
GIUDITTA. Ma se ti abbiamo
appena detto che noi ci sediamo sempre al nostro posto!
SAGRESTANO. Ma come avete
fatto se c’era qualcun altro!
INES. Come avremmo fatto? Li
abbiamo fatti alzare.
GIUDITTA. E per fortuna
eravamo noi quelle non sveglie! Andiamo da quelle persone, le facciamo alzare,
mostriamo loro il nostro nome inciso sotto il loro … (Al pubblico) scusate, (al
sagrestano) … sedere.
SAGRESTANO. Voi fate alzare
le persone in chiesa? Voi avete inciso il vostro nome sul banco?
INES. (Gongolandosi) siamo molto intelligenti vero? Non avresti mai
pensato questo di noi giusto?
SAGRESTANO. (Al pubblico) non c'è più religione.
INES. Natale, ti faccio
notare che quando in chiesa c'è tanta gente, noi ci stringiamo e facciamo posto
a chi sta in piedi.
GIUDITTA. È vero, spesso siamo
in sei nel banco. E questo per merito nostro.
INES. Pensa che a volte succede
che io mi debba sedere sopra il nome di Giuditta!
GIUDITTA. Non siamo forse
delle brave parrocchiane? Don Giuda di noi non può certo lamentarsi.
INES. Lamentarsi di noi in
chiesa? Ci mancherebbe altro anche se a volte non mi piace quando Gina si siede
nei paraggi.
SAGRESTANO. Quale Gina?
INES. Ma sì, la Gina dei
Musici! Sapessi come mi dà fastidio quando c'è lei!
SAGRESTANO. E come mai?
INES. Lei, risponde al
parroco in chiesa, correndo. Tutti i parrocchiani recitano il padre nostro e
siamo arrivati a metà?! Lei no, lei lo ha già finito.
GIUDITTA. Ah ma, io prima o
poi glielo dico. Senza parlare del fatto che ripete tutto sottovoce ciò che dice
il parroco. Dalla prima parola all’ultima. E così noi sentiamo la messa in
stereofonia.
SAGRESTANO. Adesso che mi ci
fate pensare anche Irene ha questo vizio.
INES. Corre persino quando
dobbiamo rispondere "ascoltaci Signore" alle preghiere dei fedeli. A
proposito della preghiera dei fedeli, sai Giuditta che il parroco, alla fine di
queste preghiere dice di rivolgere una nostra preghiera al Signore… ecco io ho sempre tante di quelle cose da
chiedere che alla fine non riesco a chiedere mai nulla.
GIUDITTA. Ines, anch'io ho
avuto il tuo stesso problema. Ora però io ho imparato a portarmi una lista di
tutte le cose che desidero per me e per gli altri ovviamente. Però c'è un
problema, non faccio in tempo a leggerla. È da un mese a questa parte che non
faccio altro che chiedere sempre le prime cose. E non so come fare.
INES. Come non sei furba! Parti
dalle ultime la prossima volta?
GIUDITTA. È vero, hai
ragione! Che stupida a non pensarci ed aver sprecato un mese di grazie.
SAGRESTANO. (Al pubblico) spero che come queste due
non ce ne siano sul resto della terra.
SCENA XI
Sagrestano, Ines, Giuditta
e Illuminata
ILLUMINATA. (Entra da destra) come siamo tanti oggi
nella casa di Dio!
SAGRESTANO. Io tolgo il
disturbo perché le campane mi stanno aspettando. (Si salutano).
ILLUMINATA. (Mentre Natale esce a sinistra) credevo
le avessi già pulite! (Alle due)
scommetto che siete state voi a fargli perdere del tempo?!
SCENA XII
Ines, Giuditta,
Illuminata, sindaco Santo, Tancredi e Felice
SINDACO-TANCREDI-FELICE. (Entrano dal fondo. Si salutano).
ILLUMINATA. (Al pubblico) ecco, ci siamo! Qui un
quarantotto non ce lo toglie nessuno oggi!
SINDACO. Illuminata, per
favore potrebbe chiamare Don Giuda?
ILLUMINATA. E perché proprio
io? Ines va a chiamarlo per favore.
INES. Io? Non ci penso
nemmeno! Giuditta, il sindaco ha detto di andare a chiamare il parroco.
GIUDITTA. Lo so, ma lo ha chiesto
ad Illuminata e non a me.
SINDACO. Che qualcuno lo vada
a chiamare per favore!
ILLUMINATA. Felice, vai tu a
chiamarlo se non ti dispiace. (Affrettandosi)
no! È meglio che tu non vada, già ti ha confuso per l'allenatore dei ragazzi di
calcio del Comune, non vorrei si inventasse qualcos’altro.
SINDACO. Come? Felice il mio
allenatore?
TANCREDI. (Pensando) ecco perché Don Giuda mi ha
trattato bene la prima volta … pensava che fossi l'allenatore dei suoi
ragazzi di oratorio!
SCENA XIII
Ines, Giuditta,
Illuminata, sindaco Santo, Tancredi, Felice e Don Giuda
PARROCO. (Entra da destra). Confessione veloce.
TANCREDI. Ed ecco perché mi
ha dato del venduto quando mi ha visto col sindaco.
PARROCO. (Ironico) che bel quadretto!
SINDACO. Senta Don Giuda, è ora
di smettere di fare i bambini dell'asilo.
INES. Bambini dell'asilo voi
due?
GIUDITTA. Sì, ma nei grandi
però, vero?
INES. (Al pubblico) e pensare che io ho sempre creduto di aver a che fare
con il sindaco e col parroco di Villamontana.
ILLUMINATA. Secondo me sono
degli anticipatari, sono troppo piccoli.
PARROCO. Illuminata, starei più
attenta a quello che dici per non dover andare a far la serva al parroco di un
altro paese.
INES. Come mai? Non ha più
soldi per pagarla Don Giuda?
PARROCO. No, perché la licenzio!
E con lei licenzio anche tutte voi.
GIUDITTA. Ci licenza da
volontarie o da parrocchiane?
INES. Come parrocchiane, mi
dispiace ma non può e come volontarie invece lo può fare, ma sarà dura trovare
qualcun altro al suo servizio dopo quello che sta combinando.
ILLUMINATA. Ragazze, Don
Giuda è talmente stanco che sta dicendo delle cose che non pensa. Vero Don
Giuda? (Gli porge la sedia per sedersi) vero
che è molto stanco oggi?
PARROCO. (Che non ha capito) stanco io? Io non sono per nulla stanco. Anzi!
ILLUMINATA. (Piano a Don Giuda) si segga per favore e
dica che è stanco altrimenti queste due sono capaci di lasciarla davvero come
parrocchiane. Come volontarie, capisco che è meglio perderle che trovarle.
PARROCO. Illuminata … (A malincuore si lascia convincere) pensandoci
bene, un po' di stanchezza me la sento. (Si
siede).
ILLUMINATA. (Alle due) che vi avevo detto? Sedetevi
anche voi che sarete tanto stanche per il vostro, importante, insostituibile,
impagabile lavoro come volontarie per Don Giuda.
INES. (Si siede) grazie Illuminata, tu si che ci capisci.
GIUDITTA. (Si siede vicino a Ines) se non me ne
sono ancora andata è solo grazie a te Illuminata.
PARROCO. (Piano a Illuminata) perché le hai fatte sedere che io ora devo parlare
di una questione importante con il sindaco e gli allenatori?
ILLUMINATA. (Piano a Don Giuda) ha ragione, non
c'avevo pensato. (Ironica) è forse
scomodo avere delle testimoni per lei?
PARROCO. Testimoni?
ILLUMINATA. Si testimoni alle
sue mancanze di apostolo di Dio! (Alle
due) se avete qualcosa da fare ragazze, nessuno vi trattiene più.
INES. No, no io mi trovo bene
qui che se non vi dispiace ci rimango ancora un po’.
GIUDITTA. Anch’io non ho
proprio nulla da fare oggi.
PARROCO. (Ironico) proprio oggi non avete nulla da fare! (A Illuminata piano) Illuminata, mandale
via o io non so che faccio!
ILLUMINATA. (A Don Giuda piano) non si può Don
Giuda, io non faccio queste cose.
SINDACO. Ora posso prendere
parola io?
ILLUMINATA. (In direzione del regista) regista,
tocca al sindaco parlare ora? (Aspetta
due secondi) sì, il regista ha detto che ora tocca a lei. Parli pure.
SINDACO. Bene. Don Giuda,
come possiamo sistemare tutti i nostri rancori?
PARROCO. Si possono sistemare
solo se lei ritira quello che ha detto e cambia idea su quello che vuol fare
contro gli interessi della Chiesa e dell’oratorio.
DIO. Don Giuda, ora ci sono e
ti sto ascoltando. Passo più tempo da te che con tutti gli altri parroci del
mondo!
SINDACO. Eh no, così non va.
Per cominciare ora lei dovrà chiedere scusa ai due allenatori perché loro non c’entrano
con le nostre faccende e lei, non so per quale motivo, li ha coinvolti.
PARROCO. Io non chiedo scusa
a nessuno!
DIO. Don Giuda!
PARROCO. (Sospirando) chiedo scusa a i due allenatori. Anche se devo dire
che hanno messo tanto del loro per confondermi.
TANCREDI. Ma come? Ha fatto
tutto lei?
FELICE. Non mi ha mai dato
modo di parlare!
PARROCO. Comunque … vi chiedo
scusa.
TANCREDI. Don Giuda, scuse
accettate. Ora io me ne devo andare perché ho l'allenamento con i ragazzi. I
ragazzi del comune. Ma non per questo sono ragazzi differenti.
FELICE. Anch'io vi devo
lasciare perché ho l'allenamento con i ragazzi dell'oratorio. Ragazzi
dell'oratorio che sono uguali a quelli del comune. (Si salutano ed escono dal fondo).
SINDACO. Ed ora siamo rimasti
soltanto noi due.
ILLUMINATA. Io sono
trasparente?
GIUDITTA-INES. Ehi, ci siamo
anche noi!
PARROCO. Non fatemelo nemmeno
ricordare! Comunque sindaco Santo non si aspetti delle scuse da me.
DIO. Don Giuda, ti ricordo
chi sei.
SINDACO. Proprio un
bell'esempio questo per i suoi parrocchiani. (Indica le due).
PARROCO. Come mai io darei il
brutto esempio ai miei parrocchiani e invece lei ai suoi cittadini, no?
SINDACO. Il motivo è
semplice, la chiesa fa da coscienza ed è quello che conta di più nella vita.
PARROCO. Davvero? Lo vada a
dire a chi paga l’Ici o Imu, la Tarsu o la Tares. Lo vada a dire a chi fatica
ad arrivare alla fine del mese perché le vostre leggi non lo aiutano!
ILLUMINATA. E bravo il nostro
Don Giuda!
INES. (Applaude).
GIUDITTA. (Applaude).
SINDACO. (Non sa che dire) questi sono argomenti che non hanno a che fare
con i nostri conflitti personali. Noi siamo qui per risolvere un'altra
questione, quella del catechismo di domenica per i ragazzi che giocano nelle
mie squadre e per quelli che praticano altri sport in settimana.
PARROCO. Ancora? Le ho già
detto che non ho catechiste volontarie per la domenica.
SINDACO. (Guarda Giuditta ed Ines. Poi guarda di nuovo il parroco. Poi di nuovo
Giuditta ed Ines e poi di nuovo il parroco) e … loro?
GIUDITTA-INES. (Stanno facendo altro e non hanno sentito
ciò che il sindaco sta alludendo).
ILLUMINATA. (Piano al parroco) è proprio una bella
idea!
PARROCO. (Al sindaco) non se ne parla nemmeno.
DIO. Don Giuda, sai benissimo
anche tu che stai sbagliando. Io ti chiedo di essere giusto, te lo chiedo Io ma
te lo chiede anche la legge degli uomini.
ILLUMINATA. Don Giuda, non
faccia così. Dio, vorrebbe che lei trovasse un accordo con il sindaco. E lo
dice anche la legge degli uomini.
PARROCO. (Meravigliato di sentire le stesse cose che ha appena detto Dio)
Illuminata! Non sentirai anche tu ora!
ILLUMINATA. Lo sa benissimo
Don Giuda che io non sono sorda.
INES. Anch'io lo so che
Illuminata non è sorda.
GIUDITTA. È solo un po’ cecata.
SINDACO. Cerchiamo di non
divagare. Allora, cosa facciamo per il catechismo di domenica?
PARROCO. (Messo alle strette non sa che fare. Guarda Ines e Giuditta e poi il
pubblico. Così per un paio di volte).
INES. Don Giuda, non guardi
noi, perché come lei sa molto bene, siamo appena state licenziate dal nostro
volontariato.
ILLUMINATA. Che state
dicendo? Come vi ho detto prima Don Giuda non diceva sul serio … era solo per
la stanchezza! (Al parroco) non è
forse vero Don Giuda che lei non le ha licenziate?
PARROCO. Ecco … ecco … non
dicevo sul serio prima.
GIUDITTA. E le scuse?
ILLUMINATA. Ragazze,
accontentatevi lo sapete che il nostro Don Giuda è di poche parole.
INES. Di poche parole solo
quando non gli interessa di essere di tante parole! Va bè, tutto come prima.
GIUDITTA. Anche per me tutto
come prima, come se non fosse successo nulla.
SINDACO. (Contento) allora, se tutto è come prima, abbiamo trovato le
catechiste di domenica!
PARROCO. Piano con le parole.
INES. (Meravigliata e inorgogliosita) io … Catechista?
GIUDITTA. (Meravigliata e inorgogliosita) io …
Catechista?
PARROCO. Voi … Catechiste …
non credo che si possa fare!
ILLUMINATA. Certo che si può
fare1 Sindaco Santo abbiamo trovato le catechiste per i suoi ragazzi! I suoi
ragazzi ma che sono sempre ragazzi della nostra comunità.
INES. (Felicissima) Giuditta, noi catechiste! Ti rendi conto?
GIUDITTA. (Felicissima) si Ines, noi catechiste!
Siamo salite di grado!
PARROCO. Ecco … non
saprei …
SINDACO. A questo punto il
problema è risolto dato che tutto dipendeva dalle catechiste. Allora lei impartirà
catechismo ai miei ragazzi e io continuerò a versare il contributo per il Cre
estivo e per le sue squadre di calcio. Di qualsiasi giocatore di calcio delle
mie squadre lei abbia bisogno non deve far altro che contattare il mio allenatore
e lui glieli presterà. Nessun controllo verrà effettuato in chiesa e
all'oratorio e vedrò di aumentare il contributo per la scuola materna e per il
nido. Che dice? Le può andar bene? Dimenticavo, permessi per il nuovo oratorio
a breve.
PARROCO. (Non vuole ammettere di aver ceduto) ecco … non saprei …
ILLUMINATA. Tutto a
meraviglia! Non è vero Don Giuda? Più di così cosa vogliamo chiedere a Dio?
DIO. I cittadini e i
parrocchiani non dovrebbero mai subire per quello che si decide a causa della propria
voglia di protagonismo e di potere. Ogni sindaco e ogni parroco di tutti i
paesi, non può fare a meno di ciò che uno rappresenta per l’altro. Si è mandati
per essere al servizio della gente e non per lasciare un segno.
PARROCO. Sindaco Santo,
metterò a sua disposizione chiesa, oratorio e tutto quello che è in mio
possesso per i suoi cittadini.
SINDACO. E io farò in modo di
poter aiutare i miei cittadini, compreso lei, per quello che le risorse del
Comune e la legge mi permettono.
GIUDITTA-INES. (Applaudono e piangono) è proprio bravo
il nostro Don Giuda.
ILLUMINATA. Si dovrebbe
proprio fare Santo. Cosa dice signor sindaco?
SINDACO. Dico solo che di
Santo, qui, per il momento ci sono solo io.
PARROCO. La lezione mi è
servita, ma mi dia qualche anno e poi ne riparleremo. Chissà dove potrò
arrivare …
INES. A fare il parroco di Collepiano
forse?
PARROCO-SINDACO. (Si stringono le mani).
ILLUMINATA-GIUDITTA-INES.
Evviva il nostro parroco. Evviva il nostro sindaco! Evviva!
SIPARIO