AUTRICE
GIUSEPPINA CATTANEO
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POSIZIONE
S.I.A.E. N° 193077
Codice opera
Siae 913170A
TITOLO
E’ TUTTO UN CIRCO
COMMEDIA IN DUE ATTI
Personaggi
LADRA Priscilla
LADRO Arsenico
LE CENERI sindaco
DIRETTORE DEL CIRCO
PAGLIACCIO
PRISCILLO fratello ladra
DOMATORE DI ANIMALI INVISIBILI
MAGO Silvan_a
LANCIATRICE DI FORCHETTE
CARTOMANTE
TRAMA
La casa del sindaco è invasa letteralmente da strani personaggi:
ladri che vogliono svaligiare la casa e personaggi circensi “originali”.
ATTO PRIMO
La scena si svolge nello studio del sindaco. Due porte in fondo,
una a destra, una a sinistra e una laterale a destra. Finestra in fondo più a
sinistra. In scena c’è anche un leggio.
SCENA I
Ladra
LADRA. Sta entrando dalla finestra. Indossa un vestito, ed una maschera di
colore BIANCO. Ha con sé un sacco. È un ladro molto impacciato. Mentre entra
dalla finestra, di spalle, fatica a scendere per paura dell’altezza. Quando
sembra abbia preso coraggio, torna indietro. Dopo alcuni tentativi, finalmente
entra. Inizia a camminare e inciampa. Sta per prendere UN OGGETTO quando SUONO
DI TELEFONO. Entra velocemente nella
porta in fondo a sinistra. La sinistra dalla parte del pubblico. I
SACCHI SARANNO SEMPRE CON I LADRI
SCENA II
Sindaco e voce Direttore del
Circo
SINDACO. (Entra nello studio da destra e alza il
ricevitore) si pronto?
DIRETTORE CIRCO. Si, sono
pronto. E lei?
SINDACO. Io … cosa?
DIRETTORE CIRCO. Lei … è
pronta?
SINDACO. Si, sono pronta. Se
ho risposto, vuol dire che sono pronta.
DIRETTORE CIRCO. Se allora è pronta, inizi con un po’ di
riscaldamento e poi si metta sulla linea pronta per la partenza.
SINDACO. (Inizia a saltare) mi sento veramente in
forma e so che arriverò prima.
DIRETTORE CIRCO. Sta eseguendo il riscaldamento?
SINDACO. Si certo.
DIRETTORE CIRCO. Allora è
giunto il momento di mettersi sulla linea di partenza.
SINDACO. (Lascia il telefono e si posiziona come i
velocisti che gareggiano, piegata con mani appoggiate a terra) sono pronta.
DIRETTORE. Tre, due, uno … (Viene interrotto).
SINDACO. (Si alza) cosa ci faccio qui per terra?!
Bambini, mi dite che sto facendo? Non stavo rispondendo al telefono?
DIRETTORE CIRCO. Allora lì, partiamo?
SINDACO. (Arrabbiata, riprende il telefono) qui
non si va da nessuna parte! O mi dice il motivo per cui mi ha chiamata, oppure chiudo
qui la telefonata.
DIRETTORE CIRCO. Il mio
Circo è pronto per arrivare a Brusartopoli.
SINDACO. Come?
DIRETTORE CIRCO. Mi spiego
meglio. Io sono il Grande Direttore del Circo “Morfeio” e vorrei portare il mio
Circo nel suo paese.
SINDACO. Lei vuole mettere
un circo qui a Brusartopoli?
DIRETTORE CIRCO. Proprio
così. Un circo nella sua città.
SINDACO. Senta, questa cosa è
assurda. A Brusartopoli nessun circo è mai venuto e nessun circo verrà mai finché
io ne sarò il sindaco.
DIRETTORE CIRCO. Ma come … non
può prendere questa decisione … così senza pensarci …
SINDACO. Ha ragione. (Pensa qualche secondo) ho pensato. Il
circo non impianterà mai le sue tende a Brusartopoli
DIRETTORE CIRCO. Non faccia
così! Il circo è un arricchimento per il paese, ne gioverebbero i bambini … i
bambini … e i bambini.
SINDACO. Finché io sarò
sindaco, lei e i suoi ... saltimbanco, non sosterete qui. Parola di sindaco Le
Ceneri.
DIRETTORE CIRCO. Prego? Come
si chiama?
SINDACO. Le Ceneri.
DIRETTORE CIRCO. (Ride) come ha detto che si chiama?
SINDACO. (Alterata) Le Ceneri. Le Ceneri come il
giorno dopo carnevale! E non c’è nulla da ridere!
DIRETTORE CIRCO. (Ride) chi sta ridendo? Bambini,
qualcuno sta ridendo? (Ride).
SINDACO. Che ridete! Io non
ho colpa se i miei genitori hanno scelto il mio nome dal calendario, pensando
che Le ceneri fosse un nome di santo.
DIRETTORE CIRCO. Genitori
proprio originali. Senta, bando alle ciance, il mio circo si fermerà nella sua
città e qui non ci piove.
SINDACO. Si, qui non ci
piove perché sono al coperto (alza le
mani) ma il circo non si fermerà.
DIRETTORE CIRCO. Il circo si
fermerà, si fermerà. A più tardi. (Chiude
la telefonata).
SINDACO. A più tardi un
corn … netto gelato. Qui a Brusartopoli
un circo verrà solo passando sulle mie Ceneri! Volevo dire … sul mio cadavere! (Esce a destra).
SCENA III
Ladra
LADRA. Dopo qualche secondo di scena vuota, Priscilla spia dalla porta per
controllare che non ci sia nessuno. Subito dopo esce piano, piano. Credevo
non se ne andasse più. È dura al giorno d’oggi fare il mio lavoro e siamo
rimasti in pochi. Per fortuna. Prende
L’OGGETTO DI PRIMA CHE E’ ……………… e lo fa cadere facendo un rumore esagerato.
Dalla paura, rientra nella sua porta a sinistra con il sacco. Dopo tre secondi,
spia dalla porta e controlla che nessuno abbia sentito e così rientra di nuovo.
Prende L’OGGETTO IN QUESTIONE e piano piano lo infila nel sacco. Vede poi un
carillon e lo prende, ma inavvertitamente apre il coperchio e parte la
musichetta. Per la paura, toglie L’OGGETTO DI PRIMA e lo sistema al suo posto,
poi chiude il carillon e rientra nella porta a sinistra con il sacco vuoto.
Dopo tre secondi, spia di nuovo della porta e vedendo che niente si muove,
rientra in scena ma con paura. Va a prendere il carillon e lo prende con
delicatezza. Sente poi un rumore provenire dalla finestra e lascia tutto. Fugge
di nuovo col sacco nella porta a sinistra.
SCENA IV
Ladro
LADRO. Entra dalla finestra vestito e con la maschera color ROSSO. Ha con sé
un sacco. Entra con un po’ di fatica perché non sa se entrare coi piedi o con
la testa. Lo farà in modo divertente e strampalato. La finestra rimarrà un po’ aperta per tutti e due gli atti. Si guarda in giro e la sua attenzione viene attirata
da una RADIO. La prende ma inavvertitamente tocca qualcosa e questa fa partire
una MUSICA. Cercherà velocemente in tutti i modi di farla zittire e quando sarà
riuscito scapperà nella porta a destra del fondo.
SCENA V
Ladro e ladra
LADRO. LADRA. Aprono
la porta, la spalancano e rientrano subito quando sentono le voci.
SCENA VI
Sindaco, Direttore del Circo, Ladro e Ladra
SINDACO. (Fuori scena) senta, lei non può entrare
in casa mia senza presentarsi.
DIRETTORE CIRCO. Ma se ho detto tutto
per filo e per segno al suo pinguino!
SINDACO. (Entrano) pinguino? Di quale pinguino
sta parlando?
DIRETTORE CIRCO. Ma si, quel signore che
mi ha aperto!
SINDACO. Quello non è un
pinguino, è Lino, il mio maggiordomo.
DIRETTORE CIRCO. Il suo maggio … lino?
SINDACO. No, Lino il
maggiordomo.
DIRETTORE CIRCO. Maggiordomo
perché è nato in maggio?
SINDACO. No, Lino è nato a
marzo.
DIRETTORE CIRCO. Allora si deve chiamare
“marzordomo”.
SINDACO. Senta, non mi
faccia perdere tempo, si presenti o la faccio accompagnare subito alla porta.
DIRETTORE CIRCO. Io sono il Grande Direttore del Circo “Morfeio”. (Appoggia il cappello sulla scrivania ma questo cade).
SINDACO. Oddio, il matto al
telefono di prima.
DIRETTORE CIRCO. E parlo con Le sue
Ceneri immagino.
SINDACO. Io sono qui in
carne ed ossa e mi chiamo Le Ceneri e basta!
DIRETTORE CIRCO. Senta Le Ceneri e
basta, lo vogliamo impiantare questo circo allora?
SINDACO. Come le ho già
detto al telefono, no.
DIRETTORE CIRCO. (Cerca il suo cappello) il mio cappello! Dov’è finito il mio
cappello?! (Cerca a destra e a sinistra
ma non lo trova) bambini, avete visto dov’è il mio cappello? (Dovrebbero indicare il cappello e il
direttore se lo mette in testa). Grazie.
SINDACO. Senta, se ne vada
per favore che … sto aspettando gente.
DIRETTORE CIRCO. Io non ho casa se non
il circo che lei non vuole qui a Brusartopoli. E perciò l’unica casa che
conosco ora è la sua. E così ho invitato qui i miei amici circensi. (Appoggia il cappello su un mobile in fondo
vicino alla porta di sinistra).
SINDACO. Ci mancherebbe
altro. Se ne vada immediatamente.
DIRETTORE CIRCO. Bene, vado a impiantare
le tende del circo “Morfeio”.
SINDACO. Lei da qui non si
muove.
DIRETTORE CIRCO. Come? Prima mi manda
via e ora non devo muovermi?
SINDACO. Volevo dire che può
muoversi per andare via ma non per portare il circo a Brusartopoli.
DIRETTORE CIRCO. Il mio cappello! (Lo cerca) è mai possibile che il mio
cappello sparisca sempre? Che ci siano dei ladri?!
LE PORTE IN FONDO SI
APRONO, E DUE LADRI SI FANNO VEDERE DAL PUBBLICO E INDICANO IL “NO” E POI
RICHIUDONO LE PORTE
SINDACO. Ladri in casa mia?
Me ne sarei accorta.
DIRETTORE CIRCO. (Al pubblico) bambini avete visto dov’è finito il mio cappello? (Dovrebbero indicare il cappello. Il
direttore si dirige in quella direzione).
SINDACO. (Guardando il pubblico e non il direttore)
senta, ora se ne vada per favore.
DIRETTORE CIRCO. (Guarda e parla al sindaco mentre con la mano sta cercando di prendere
il cappello ma non ci riuscirà) come le ho detto ora dovrebbe arrivare il
mio amico Paglia.
LADRA. (Apre la porta appena-appena,
prende il cappello e lo porge al Direttore).
DIRETTORE CIRCO. (Lo prende e lo indossa) grazie.
SINDACO. Qui non verrà nessun suo amico né di paglia, né di carta
e né di … pane!
DIRETTORE CIRCO. Il mio amico Paglia non
è di paglia, nemmeno di carta e nemmeno di pane. Lui è …
PAGLIACCIO. (Entra in scena da destra con una valigetta).
DIRETTORE CIRCO. … un pagliaccio. Ciao
Paglia!
PAGLIACCIO. Saluta i bambini con le mani. Si avvicina al Direttore e vorrebbe
stringergli le mani ma non riesce mai perché quando Paglia gli porge la mano
destra, il Direttore gli porge la mano sinistra e così per qualche volta. Poi si
avvicina al sindaco e gli stringe la mano destra e al sindaco rimane in mano il
guanto. Lo stesso con la mano sinistra. Va prendere la sua valigetta quando
finge di incontrare qualcosa per terra che lo fa cadere. Ritorna indietro, rifà lo stesso percorso e inciampa di nuovo.
Allora prova un altro percorso ma quando arriva sempre nello stesso punto,
inciampa di nuovo. Cambia percorso, ma inciampa sempre. A questo punto pensa,
pensa, capisce che gli rimane una sola cosa da fare: spostare quel masso, o
quel che sia, che ostruisce il suo passaggio. Si abbassa e con tanta fatica
alza quell’enorme peso. Barcolla un po’ a destra e un po’ a sinistra e poi lo
passa al Direttore che a sua volta, barcollando lo passa al sindaco. Il sindaco
facendo fatica, si avvicina a Paglia e facendolo apposta gli lascia cadere
quella cosa enorme sul piede. Paglia dal dolore fa smorfie una dopo l’altra.
Prende poi dalla valigetta una bottiglietta d’acqua e inizia a bere. Toglie
dalla valigia una bottiglietta di acqua la beve e poi, ogni qualvolta si tocca
l’orecchio, la sputa un poco. Così per alcune volte. Poi beve ancora e guarda
sindaco e direttore. Fa capire al pubblico che la vuole sputare a loro due. Gli
si avvicina, loro capiscono ciò che vuole fare e iniziano a scappare.
SINDACO. Aiuto! Fermati!
DIRETTORE. Paglia, io sono il tuo
Direttore!
SINDACO E DIRETTORE ESCONO
DI SCENA A DESTRA
PAGLIACCIO. Ride di ciò che ha fatto. Inizia a cantare e parte una voce maschile.
Dopo qualche secondo, si intromette una voce maschile o un’altra voce femminile
e questo infastidisce il pagliaccio. Continuando a cantare, estrae dalla sua
valigetta un martello di plastica e lo lancia dietro le quinte a destra. Si
sentirà la voce emettere un grido di dolore e terminare di cantare. Dalla
valigetta toglie il naso rosso, se lo mette e la sua voce cambia e canta con
una voce femminile. Lo toglie e la sua voce ritorna come prima, voce maschile.
E così per altre due volte. Mentre canta, toglie dalla valigetta alcuni
spartiti che posizionerà sul leggio, ne strappa uno e canta un’altra canzone e
così via per quattro canzoni. Poi, prenderà tutte le sue cose, le metterà nella
valigetta e uscirà di scena salutando i bambini.
SCENA VII
Ladro e ladra e sindaco
LADRO. LADRA. Apre poco la porta e spia all’interno. Poi apre
un po’ di più.
LADRO. LADRA. Ha ormai
aperto quasi tutta la porta, sente lo scricchiolio della porta dell’altro, si
spaventa e rientra subito.
LADRO. Apre poco la porta e spia all’interno. Poi apre un po’ di più. Esce e
comincia a rubare gli oggetti che si trovano alla sua destra, dando le spalle
al centro della stanza. Li mette nel sacco.
LADRA. Nello stesso tempo anche Priscilla esce dalla sua porta e si comporta
come Arsenico, lei però ruba gli oggetti che si trovano alla sua sinistra dando
le spalle al centro della stanza e perciò ad Arsenico. Li mette nel sacco. Quando sentono la voce del sindaco fuori
della porta a destra, i due rientreranno nelle rispettive porte.
NESSUNO DEI DUE SI E’ACCORTO DELL’ALTRO.
SINDACO. (Voce fuori scena)
le ho detto di andarsene! Il suo circo non mi interessa!
LADRA-LADRO. Dopo qualche secondo di silenzio, i due, in
contemporanea, aprono poco la porta e
spiano. Poi l’aprono un po’ di più. Escono e si posizionano di spalle, al centro della scena. Tutti e due fanno un passo indietro e si
toccano con la parte posteriore del corpo. I due si bloccano all’istante e spaventati
inizieranno a toccare l’altro con le mani, da dietro. Poi pensando di essere
stati colti in flagrante dal proprietario, alzano tutti e due le mani in alto.
Dopo qualche secondo, capiscono che non succede nulla e allora piano, piano si
girano e quando si vedono, scappano rientrando ognuno nella loro solita porta.
Si spiano di nuovo dalla porta, poi la richiudono di nuovo. Escono di qualche
passo dalla porta e quando si vedono, rientrano di nuovo. Poi, usciranno, col
sacco, sempre timorosi e questa volta si fermeranno in mezzo la scena.
LADRO. Ma… ma… tu chi sei?
LADRA. Io? Tu… tu… chi sei!
LADRO. E no! L’ho chiesto prima io!
LADRA. Ma io sono una donna
e perciò sono io che ho la precedenza.
LADRO. E chi mi dice che tu sei una donna?
LADRA. Io!
LADRO. Bene. Anch’io sono
una donna allora.
LADRA. E come so io che è vero?
LADRO. Devi fidarti di me.
LADRA. La tua voce è da uomo e non puoi essere donna.
LADRO. (Fa la
voce da donna) non è vero, io ho una voce femminile. A volte, diventa un
po’ rauca a causa dello scompiglio dell’ugola.
LADRA. Lo scompiglio di che?
LADRO. (Voce
normale da uomo) dell’ugola. (Accorgendosi
e facendo la voce da donna) dell’ugola.
Vedi, è successo ancora.
LADRA. Se tu sei una donna
io sono … (sta pensando).
LADRO. Un uomo. Nella commedia i ladri sono due: un
uomo e una donna e se la donna sono io, tu non puoi che essere l’uomo.
LADRA. Ma smettila, si vede anche dalla fisionomia che io sono una
donna.
LADRO. (Con
voce femminile) questo lo dici tu. (Si
mette a camminare ondeggiando) che dici della mia fisionomia, ora?
LADRA. (Si mette anche lei a camminare ondeggiando) e che dici adesso
della mia di “fisionomia”?
LADRO. (La
guarda ammirato. Fischia e poi con voce normale) che fisionomia!
LADRA. Senti uomo e maschio
che di più non si può, mi dici chi sei e che fai qui?
LADRO. (Non sa che dire) ecco io … io …
LADRA. (Ironica) non mi dirai che sei Babbo Natale?! (Alludendo al sacco).
LADRO. (Serio) esattamente. Io sono Babbo Natale in persona. Come vedi, ho
con me il sacco che contiene doni.
LADRA. Ma se siamo a
novembre! Ti ricordo che Babbo Natale arriva la notte del 25 dicembre. Non è
vero bambini?
LADRO. Lo so anch’io che
dovrei arrivare a Natale, il fatto è che sono un po’ in anticipo perché …
perché … ho tante consegne da fare e così … mi sono portato avanti. (SE DOPO
NATALE = il fatto è che ho avuto tante consegne e sono leggermente in ritardo).
LADRA. Ma smettila di
raccontare stupidaggini! Io e i bambini qui presenti non ti crediamo. Noi lo
conosciamo il vero Babbo Natale. Vero bambini?
LADRO. E tu allora? Chi sei
e che ci fai qui?
LADRA. Io?
LADRO. Si, tu.
LADRA. Ecco io … io … sono …
(si guarda) sono … il pupazzo di
neve! (Si mette immobile).
LADRO. Pu … pu … pupazzo di
neve? Ma se non c’è neve?!
LADRA. Lo dici tu che non
c’è neve. Io sono fatto di neve. Scusa, altrimenti come potrei chiamarmi
pupazzo di neve se non fossi di neve.
LADRO. (La guarda meglio e le gira intorno) e … la sciarpa?
LADRA. La sciarpa si mette
solo all’aperto. Scusa, vuoi che metta la sciarpa qui dentro così mi sciolgo
più in fretta?
LADRO. (Le fissa il naso).
LADRA. Cosa stai guardando?
LADRO. Sto guardando il tuo
naso. Di solito ai pupazzi di neve si mette una carota bella lunga. Ma devo
dire che con te non serve, sei già attrezzata. (Mima il suo naso).
LADRA. Spiritoso!
LADRO. Smettila di
raccontare storie, io e i bambini qui presenti in sala, sappiamo molto bene
come è fatto un “vero” pupazzo di neve. Vero bambini?
LADRA. Senti sbruffone, mi
vuoi dire chi sei?
LADRO. (Ironico) dimmelo tu chi sei, prima che ti sciolga.
LADRA. Io non ci penso
nemmeno
LADRO. E io non te lo dico se non lo dici tu per
prima.
SUONO DI
TELEFONO
LADRO – LADRA. Si spaventano
e vogliono scappare ma si incrociano e così perdono tempo e non fanno in tempo
a nascondersi nelle porte dietro loro. I sacchi vengono spinti in un angolo.
ENTRA IL SINDACO
LADRO – LADRA. Vedono le pareti che sono colorate come i
loro vestiti e così si posizioneranno lì nella speranza che il sindaco non li
noti. Mimeranno con il corpo e con la mimica facciale ciò che succede.
.
SCENA VIII
Sindaco e Priscillo solo voce, ladra e
ladro.
SINDACO. (Entra) spero non sia ancora quel pazzo
di Direttore di Circo! (Risponde al
telefono) si, pronto? Cioè, non sono pronta … volevo dire che … rispondo al
telefono e basta.
PRISCILLO. Buongiorno, mi
chiamo Priscillo e volevo chiederle se … (viene
interrotto).
SINDACO. Scusi, come si
chiama?
PRISCILLO. … Priscillo.
SINDACO. (Ridendo) Priscillo? Avete sentito
bambini? Si chiama Priscillo.
PRISCILLO. Posso parlare con
mia sorella?
SINDACO. Sua sorella?
PRISCILLO. Si, mia sorella.
SINDACO. Deve aver sbagliato
numero perché qui ci sono solo io. (Si
avvicina dove si trova Priscilla e vuol prendere una sigaretta ma non guarda e
allunga solo la mano).
LADRA. (Per paura che la veda, prende la sigaretta del pacchetto e gliela
porge).
SINDACO. (Prende la sigaretta e va dalla parte opposta dove si trova Arsenico perché
sa che vi troverà l’accendino).
PRISCILLO. Casa sua è quella
del sindaco?
LADRO. (Per la paura che lo veda, prende l’accendino glielo porge).
SINDACO. Si, io sono il
sindaco.
PRISCILLO. Allora mia
sorella si trova da lei. È vestita di BIANCO.
SINDACO. (Al pubblico) questo è matto da legare!
Senta, ho già la casa infestata da pazzi, ci mancherebbe di avere altre
persone. (Appoggia sigaretta e accendino
sul tavolo).
PRISCILLO. Mia madre mi ha
detto che mia sorella avrebbe dovuto farle “una visitina” e a quest’ora
dovrebbe già essere lì.
SINDACO. No so che dirle,
avrà cambiato idea oppure indirizzo. Scusi, ma ora devo andare… (viene interrotta).
PRISCILLO. Mia madre ha
insegnato tutto a mia sorella e io devo verificare che stia volgendo bene il
suo lavoro, nonostante sia per lei la prima volta.
SINDACO. (Adirata) bene il suo lavoro?! Che lavoro?
Non per essere scortese, ma io non conosco lei, non conosco sua sorella, sua
madre, sua nonna e sua … zia suora! Ha capito!!?? Buongiorno! (Chiude il telefono nervosa) oggi è una
giornata da cancellare! (Esce a destra).
LADRO. Quello … quello era
tuo fratello? Tuo fratello ti sta cercando?
LADRA. Ecco io … il fatto è
che … (Sentono la voce del sindaco fuori
della porta a destra).
SINDACO. (Fuori scena solo voce) e lei chi è? Chi
l’ha fatta entrare? Ora Lino mi sente. Si fermi, non può entrare lì!
LADRO – LADRA. Si spaventano e scappano nelle porte sul
fondo, ma questa volta si sbaglieranno: Priscilla entrerà in quella a destra e Arsenico in quella a sinistra. Poi ne
usciranno subito e rientreranno a gran velocità nella loro solita: Priscilla a sinistra
e Arsenico a destra.
SCENA IX
Sindaco e domatore
SINDACO. (Fuori scena solo voce) le ho detto di
fermarsi! Chi l’ha fatta entrare? Si fermi, non può entrare lì!
DOMATORE. (Entra da sinistra con un guinzaglio con
collare grande e con una frusta).
SINDACO. (Entra dopo di lei) posso sapere chi è
lei? Che vuole da me?
DOMATORE. (Deciso) io sono il domatore di animali
… (viene interrotto).
SINDACO. Animali? E dove
sarebbero questi animali! Senta, non mi prenda in giro e mi dica chi è.
DOMATORE. Le ripeto che io
sono il domatore di animali … (viene
interrotto).
SINDACO. Senta, io so per
certa che lei è stato mandato da quel Direttore di circo, ma non mi dica che
sia un domatore di animali perché io di animali non ne vedo. Li vedete voi,
bambini?
DOMATORE. Io sono domatore
di animali … (viene interrotto).
SINDACO. Ancora con questa
storia, ora … (viene interrotta).
DOMATORE. (Alzando la voce) sono il domatore di
animali invisibili! (Frustata).
SINDACO. (Guarda prima il pubblico, poi il domatore e
poi il finale del guinzaglio) animali invisibili? (Frustata).
DOMATORE. Si, io sono il
domatore di animali invisibili del circo Morfeio.
SINDACO. Bambini, avete
sentito, animali invisibili. A voi piacciono? A me si. (Si avvicina al guinzaglio finale e lo accarezza) che cos’è? Un
cagnolino? Ciao bel cagnolino, come ti chiami?
DOMATORE. È un leone.
SINDACO. (Si allontana di corsa) un … leone! Lo
tenga lontano da me allora. Voi avete paura dei leoni bambini? Io si.
DOMATORE. (Frustata) Leon, su le zampe! Vede come
è bravo.
SINDACO. (Guarda ma non vede nulla. Ironico)
vedo, vedo, eccome se vedo!
DOMATORE. E ora Leon, muovi
la coda! (Frustata) guardi come muove
bene la coda.
SINDACO. (Ai bambini, andando vicino al palco) ma
voi, vedete la sua coda muoversi? (In
base a cosa rispondono, dice ANCH’IO oppure
IO NO).
DOMATORE. (Avvicinandosi) e bravo il mio Leon.
Vede come si lascia accarezzare? È così docile.
SINDACO.
Sarà, ma non se lo lasci scappare per favore.
DOMATORE. (Tocca il guinzaglio e il leone gli scappa)
dove vai, vieni qui! (Lo insegue).
SINDACO. Come? È scappato il
leone?! (Corre per il palco) aiuto!
Aiuto! E’ scappato il leone!
DOMATORE. (Esce di scena correndo e deve dare
l’impressione che il leone esca davanti a lui).
SINDACO. (Si ferma ansante) che spavento mi sono
presa! Mai avrei pensato di avere per casa un leone! Fortuna che se ne sono
andati tutte e due. (Mentre esce a
sinistra) vado a chiudere la porta d’entrata prima che ... (torna indietro seguita dal domatore).
DOMATORE. (Entra con un cerchio e con il guinzaglio
alla fine del quale ci sarà una boccia trasparente).
SINDACO. E lei che fa di
nuovo qui! Pensavo se ne fosse andato. (Vede
la boccia) bambini, mi sapete dire che tipo di animale invisibile porta ora
a guinzaglio?
DOMATORE. Due pesci. Uno rosso
e uno nero.
SINDACO. Ed era quello che
noi stavamo dicendo. Vero bambini? (Assieme
ai bambini) due pesci, uno rosso e uno nero.
DOMATORE. Quello rosso è una
femmina e si chiama …
SINDACO. Rossina?
DOMATORE. No.
SINDACO. (Pensa) Bianchina?
DOMATORE. No.
SINDACO. Azzurra?
DOMATORE. Nemmeno. Si chiama
Violetta.
SINDACO. Violetta, bellissimo
nome. E l’altro pesce come si chiama?
DOMATORE. L’altro pesce si
chiama Zorro.
SINDACO. Violetta e Zorro,
che coppia.
DOMATORE. Ed ora Violetta e
Zorro faranno il salto triplo mortale.
SINDACO. E dove lo faranno?
DOMATORE. Dove lo faranno …
dove vuole che lo facciano?
SINDACO. Lo facciano dove
vogliano ma non in casa mia.
DOMATORE. (Prepara il cerchio davanti alla boccia)
silenzio, si stanno preparando. Oooooooooo (chiede
anche ai bambini di sostenere l’oooooo e quando i pesci saltano, il domatore
alzerà il tono dell’ooooooo) e il salto triplo è riuscito!
SINDACO. Ne è sicuro? A me
sembravo un salto doppio e non un salto triplo.
DOMATORE. Salto triplo le
dico.
SINDACO. Io insisto invece che
si sia trattato di un salto doppio e non triplo.
DOMATORE. È triplo le dico.
Vede tutta questa acqua per terra? Esce dalla boccia solo col salto triplo.
SINDACO. (Furente) cosa? È uscita dell’acqua? Hanno
bagnato casa mia? Ora io la prendo a pesci in faccia. Anzi, la faccio diventare
muto come un pesce. Se ne vada o altrimenti le faccio due occhi da pesce lesso!
DOMATORE. Va bene, va bene,
tolgo il disturbo. (Mentre esce a destra).
SINDACO. E non si faccia più
vedere! (Mentre esce a destra) se
prendo quel suo Direttore del circo io …
io … Ma avete visto bambini che manicomio è diventata la casa del sindaco? E
non è ancora finita. A tra poco.
SIPARIO
ATTO SECONDO
La scena si svolge nello studio del sindaco. Due porte in fondo,
una a destra, una a sinistra e una laterale a destra. Finestra in fondo più a
sinistra. In scena c’è anche un leggio.
SCENA I
Mago Silvan_a
MAGO. (Entra con le spalle al pubblico. Ha con sé una scatola) c’è
qualcuno? non c’è nessuno? (Si gira e vede
il pubblico) mamma mia quanta gente vedo! Ciao bambini, lo sapete chi sono
io? Sono il mago Silvan_a. So far apparire tutto, sapete? Tutto, proprio tutto.
Volete … un cerchio? (Si gira e prende
dalla scatola un cerchio e lo mostra al pubblico) eccovi un cerchio. So far
anche apparire cose più difficili, sapete? Come per esempio … la luna. (Si gira e prende dalla scatola una luna e
la mostra al pubblico) ecco qui, con la mia magia, la luna! (Estrae dalla scatola quattro carte piccole)
ed ora scegliete una carta. Forse sono un pò piccole e non le vedete. (Estrae dalla scatola quattro carte di
dimensioni normali) scegliete una carta. Queste sono un pò più grandi di
quelle di prima, ma sempre piccole per voi. (Estrae
dalla scatola altre cinque carte già più grandi. Le guarda) va beh, ho
capito non vanno bene nemmeno queste. (Estrae
allora dalla scatola quattro carte da gioco, grandi-grandi e le tiene in mano
mostrandole al pubblico. Davanti ci sono i segni e dietro ogni carta ha un
colore diverso) vedete queste carte? Indicatene una e io ve la indovino. (Alza una carta a caso) va bene questa? (Le mescola, mostrando al pubblico i colori
del retro delle carte e poi mostrerà la carta scelta al pubblico) è questa
vero? Sono o non sono un mago? (Prende un
foulard grande e mette sotto una mano) bambini, ditemi ora un numero da uno
a cinque. (Muove le dita sotto il foulard
e dice le parole magiche) abracadabra! Sim sala bim! (Toglie il foulard e con le dita compone il numero scelto) ecco qui
il NUMERO. E dopo questo numero di elevata difficoltà, ora vi presenterò un
numero eccezionale che in pochi sono riusciti a fare. (Prende dalla borsa una corda) ora io camminerò su questa corda e
lo farò senza rete di protezione. Mi raccomando gradirei del silenzio perché è
un numero molto pericoloso. (Sdraia la
corda per terra per lungo e poi piano piano ci cammina sopra. Al termine della
corda, per scendere farà un salto) e voilà!
SCENA II
Maga Silvan_a e sindaco
SINDACO. (Entra da destra) come ha fatto ad
entrare in casa mia?
MAGO. Buongiorno. Io sono il
mago Silvan_a.
SINDACO. Io invece sono il
sindaco di questo paese e dato che questa è casa mia, prenda la sua valigia e levi
le tende. (Indica con le mani di
andarsene).
MAGO. Le tende?
SINDACO. Si, le tende. (Indica sempre con le mani di andarsene).
MAGO. Oltre alla mia
valigetta devo levare anche le tende?
SINDACO. Si, esatto. E dica
al suo Direttore che può mandarmi anche la … lanciatrice di coltelli che non
cederò mai.
MAGO. Va bene. Allora, levo
le tende.
SINDACO. E cosa sta aspettando?!
MAGO. Vado, vado. (Si avvicina alle tende della finestra e si
accinge a toglierle).
SINDACO. Cosa sta facendo?
MAGO. Sto levando le tende.
Me lo ha detto lei.
SINDACO. (Arrabbiata) per favore, lasci le tende
al suo posto.
MAGO. Vado senza … tende?!
SINDACO. Vada senza tende!
MAGO. Scusi, avevo capito
che dovevo levare le tende. Un attimo
… (Estrae dalla tasca tanti fazzoletti
colorati e alla fine appare un paio di mutande con i cuoricini) ciao
bambini, fra poco per voi un’altra sorpresa divertente.
SINDACO. Che cosa ha detto
ai miei amici bambini?
MAGO. Niente! (Strizza l’occhio ai bambini e poi esce a
destra).
SINDACO. A voi piacciono
questi personaggi da circo? Io li trovo così … strani. (Esce a destra).
SCENA III
Ladro e ladra
LADRO. LADRA. Sbirciano
dalla propria porta ed escono piano, piano. Ognuno di loro pensa che l’altro se
ne sia andato. Invece, si vedono di nuovo.
LADRO. Ancora qui? Pensavo che te ne fossi andato!
LADRA. Andata! Ti ho già
detto che io sono una donna!
LADRO. Fa lo stesso, tanto sei ancora qui!
LADRA. Quindi anche tu … sei
un ladro?
LADRO. Come? Come osi accusarmi?
LADRA. Perché forse non lo
sei?
LADRO. (Ironico
imitando la telefonata) tu invece sei una ladra che ha bisogno di essere
controllata dal fratellino e dalla mammina.
LADRA. Perché tu … tu sei un
ladro professionista?
LADRO. Si certo! Cioè volevo
dire … ecco … insomma … anch’io come te … è la prima volta.
LADRA. Lo avevo immaginato,
comunque qui qualcuno se ne deve andare.
LADRO. È quello che penso anch’io.
LADRA. E no, tesoro (al pubblico) tesoro… ma l’avete visto?
Io sono arrivata prima di te e questa casa è mia.
LADRO. E no, carina (al pubblico) carina… lasciamo perdere. Quando tu sei arrivata io
ero già nascosto dietro la porta.
LADRA. Io non ti ho visto e
perciò non ti credo!
LADRO. Non è un problema mio allora …
DIRETTORE CIRCO. (Fuori scena solo voce) buongiorno
sindaco, che mi dice allora dei miei circensi?
SINDACO. (Fuori scena solo voce) devo dire che
sono tutti alquanto originali.
LADRO. LADRA. (Entreranno
di corsa tutti e due nella porta in fondo di sinistra. Poi Arsenico uscirà ed
entrerà nella porta di destra).
SCENA IV
Direttore circo e Sindaco
DIRETTORE CIRCO. Sono
contenta che le siano piaciuti.
SINDACO. Non è proprio così
che la penso.
DIRETTORE CIRCO. Come sono
felice che lei abbia cambiato idea.
SINDACO. Io non ho cambiato
niente.
DIRETTORE CIRCO. Sapevo che
dopo averli visti al lavoro ne sarebbe rimasto affascinato.
SINDACO. Ma lei, capisce
quando parlo?
DIRETTORE CIRCO. Benissimo.
Infatti ho invitato un’altra mia circense qui a casa sua.
SINDACO. Ancora qui a casa
mia?
DIRETTORE CIRCO. Eh si, qui
conosco solo casa sua. Certo che se avessi il mio circo, allora si esibirebbero
tutti là.
SINDACO. Se lo scordi!
SCENA V
Direttore circo, Sindaco e Lanciatrice di
forchette
LANCIATRICE DI FORCHETTE. (Entra con la schiena volta al centro del
palco. Ha con sé una valigetta che contiene forchette, cucchiai, cucchiaini.
Una tovaglia apparecchiata con incollati 4 piatti, 4 bicchieri, 4 tovaglioli e le 8
posate, il tutto in plastica). Salve, io sono la lanciatrice di … (viene interrotta).
SINDACO. (Si allontana in preda alla paura) cosa?
Una … una … una lanciatrice di coltelli? Una vera lanciatrice di coltelli? Ma
io scherzavo prima!
LANCIATRICE DI COLTELLI. Ecco,
non proprio quella lanciatrice lì …
DIRETTORE CIRCO. Stia
tranquillo signor sindaco, il nostro è un circo all’avanguardia e da noi
lanciare coltelli è ormai superato.
SINDACO. Si, capisco, ma se non lancia coltelli … cosa lancia?
LANCIATRICE DI FORCHETTE.
Ebbene io lancio …
SINDACO. (Nascondendosi sotto il tavolo)! No! Non
mi dica che lancia spade! O pugnali! Aiuto bambini, salvatemi voi!
DIRETTORE CIRCO. Non spade e
nemmeno pugnali.
LANCIATRICE DI FORCHETTE. Io
lancio … (estrae dalla valigetta, alcune
forchette di plastica) forchette.
SINDACO. (Alzandosi) come? Forchette?
DIRETTORE CIRCO. Si lei è la
lanciatrice di forchette … in platica. Mostra al nostro sindaco come fai. Rimanga
immobile.
LANCIATRICE DI FORCHETTE. (Si mette in posizione).
SINDACO. No, no. Non ci
penso nemmeno, anche se sono forchette.
LANCIATRICE DI FORCHETTE.
Non deve aver paura. (Lancia le forchette
in modo divertente in direzione del direttore del circo). E voilà! Ha visto
che bel numero?
SINDACO. (Ironico) un numero eccezionale. (Al pubblico) però non è per nulla pericoloso
vero bambini?
LANCIATRICE DI FORCHETTE. E
poi, mi sto specializzando nel lancio (va
a prenderli dalla valigetta) di cucchiai e di cucchiaini.
SINDACO. (Ironico) non ci credo!
LANCIATRICE DI FORCHETTE.
Si, si, deve crederci. Questo è un po’ pericoloso e perciò bambini non fatelo
mai: lancerò cucchiai e cucchiaini … bendato.
SINDACO. Sempre di plastica?
DIRETTORE CIRCO. Ovviamente.
(Si avvicina, la benda e si allontana ).
LANCIATRICE DI FORCHETTE. (Inizia a lanciare alternati, prima
cucchiaino e poi cucchiaio. Essendo bendato, si muove e lancerà le posate però
in direzione del sindaco).
SINDACO. (Spostandosi più volte e abbassandosi quando
serve). Stia attenta! Guardi dove lancia.
LANCIATRICE DI FORCHETTE.
Come faccio se sono bendata?
DIRETTORE CIRCO. Cosa dice
allora sindaco?
SINDACO. Le dico che si è
fatto tardi e vi prego di andarvene.
LANCIATRICE DI FORCHETTE. E
no, non ce ne andiamo senza averle fatto vedere il finale.
SINDACO. Spero solo bambini
che ora non si metta a lanciare bicchieri, piatti e tovaglioli… (guarda in direzione della lanciatrice).
LANCIATRICE DI FORCHETTE. (Toglie dalla valigetta la tovaglia già
imbandita e la mostra al pubblico) niente lancio, eccoli qui tutti insieme!
DIRETTORE CIRCO. Ed ora
possiamo anche andarcene. Spero bambini vi siate divertiti. (Esce di scena a destra).
LANCIATRICE DI FORCHETTE.
Ciao bambini. (Esce di scena a destra).
SINDACO. (Al pubblico) li accompagno al cancello,
casomai si perdessero nel cortile.
SCENA VI
Ladro e ladra
LADRO. LADRA. Sbirciano
dalla propria porta ed escono piano, piano. Ognuno di loro due pensa di nuovo
che l’altro se ne sia andato.
LADRO. Non ho mai visto una casa più caotica di
questa.
LADRA. Nemmeno casa mia a
Natale è così affollata.
LADRO. Ci sei ancora … a
quanto pare la mia preghiera non è stata ascoltata.
LADRA. Ciò vuol dire che non
hai pregato abbastanza.
LADRO. Te ne vuoi andare e lasciare il campo a me?
LADRA. Non ci penso nemmeno.
Io di qui non mi muovo.
LADRO. Va bene, dividiamo tutto a metà allora e
facciamola finita. Il comando però è affidato a me.
LADRA. (Ironica e sull’attenti) agli ordini Grande Capo …
LADRO. Mi chiamo Arsenico.
LADRA. (Ride).
LADRO. (Gli fa
una boccaccia) e tu come ti chiami?
LADRA. Priscilla.
LADRO. (Al
pubblico) e lei ha il coraggio di ridere del mio nome! Senti “Priscilla” ora
tu seguirai passo per passo ciò che ti dirò di fare.
LADRA. (Ironica) signor si, Grande Capo! (Segue Arsenico che cammina. Lui inciamperà e lei farà lo stesso).
LADRO. (Apre un
cassetto) guarda quel portafoglio.
LADRA. (Lo guarda intensamente).
LADRO. (Si sposta
un passo avanti e si accorge che Priscilla non prende il portafoglio)
allora?
LADRA. Allora cosa? Devo
guardarlo ancora per molto invece?
LADRO. Che stai facendo?!
LADRA. Tu, mi hai detto: “Guarda
quel portafoglio”. Ed io lo sto guardando.
LADRO. (Adirato)
si, ma guardare “dentro” al portafoglio! Controllare se ci sono dei soldi! Noi
siamo dei ladri ti ricordi vero?
LADRA. (Guarda nel portafoglio e non c’è nulla).
LADRO. Ora controlla se c’è altro nel cassetto.
LADRA. (Guarda e trova un orologio) ho trovato un orologio!
LADRO. Controllalo bene.
LADRA. (Controlla se l’orario e la data dell’orologio coincidano col suo. Al
pubblico) questo orologio porta la data sbagliata. (Pensando, sempre al pubblico) per forza, il mese scorso era solo
di trenta giorni! (Sistema l’orologio e
lo rimette nel cassetto e poi lo chiude).
LADRO. (Di
spalle) hai controllato l’orologio?
LADRA. Perfettamente!
LADRO. Era d’oro?
LADRA. Ah, non lo so.
LADRO. Come non lo sai? Non ti avevo detto di
controllarlo?
LADRA. Infatti, l’ho
controllato e dopo aver visto che la data era sbagliata, l’ho sistemata.
LADRO. (Al
pubblico) ditemi voi, che devo fare io con una così! È mai possibile che
tu…
CARTOMANTE. (Voce fuori scena a destra) bambini, sto
arrivando.
LADRO. LADRA. (I due rientrano
subito nella porta sul fondo a destra. Poi Priscilla uscirà e andrà nella sua
porta a sinistra).
SCENA VII
Cartomante
CARTOMANTE. (Entra in scena da destra con una borsa che
contiene carte, calendario, giornali programmi tv e altri giornali) ciao
bambini. Sapete chi sono io? Si, sono la cartomante perché leggo le carte, ma
sono anche una giornamante perché leggo i “giornali”. Riesco anche a leggere i
calendari e anche i programmi tv sapete? Non mi credete? Non mi credete? Vi
darò una prova allora. Leggo i giornali (prende
un giornale e inizia a leggere). Avete visto come sono brava! (Fa un gesto divertente ogni qual volta: gira
il collo due volte a destra e due volte a sinistra) come mi piaccio! Come
mi piaccio! Leggo poi anche i calendari (prende
il calendario) lunedì 17 novembre santa Elisabetta. Vedete, vedete bambini
come non sbaglio un colpo. Come mi piaccio! Come mi piaccio! Ora vi mostro come
leggo bene i programmi tv. Questo è un po’ difficile perché riesco a prevedere
fino a venerdì i programmi. (Prende il
giornale) domani, alle ore … so dirvi anche l’orario! Come mi piaccio! Come
mi piaccio! Domani alle ore …… andrà in onda il cartone animato ……….. . Come mi
piaccio! Come mi piaccio! E per ultimo leggo le carte.
SINDACO. (Entra da destra con le mani ai fianchi).
CARTOMANTE. Ecco qui il
nostro bravo sindaco a cui ora noi leggeremo le carte. (Le prende ed hanno una dimensione grande).
SCENA VIII
Cartomante e sindaco
SINDACO. (Guardandosi in giro) noi … chi? Vi
prego bambini ditemi che non c’è nessun altro.
CARTOMANTE. Io e i bambini,
naturalmente. Ora mescolo le carte (SPADE
4 e 10. BASTONI 1,8 e 9 e lo farà in modo divertente: prende un sacco che terrà
nella borsa, mette le carte e le mescola con un cucchiaio che sarà sempre nella
borsa. Poi toglie le carte mettendole in fila come da numero e poi le gira, una
ad una). Vediamo cosa le riserverà il futuro … l’asso di bastoni! Si inizia
male, un bel bastone … l’otto di bastoni, sempre botte … quattro di spade …
dopo la bastonata, passiamo alle spade … devo dire che non è un periodo di
salute buona per lei questo. Ecco un bel dieci di spade che fa coppia col nove
di bastoni. Carte molto interessanti, le converrebbe far parcheggiare
un’ambulanza, fuori casa sua, visto tutte queste spade che la trafiggeranno e
tutte queste bastonate che prenderà.
SINDACO. Bambini, ma per voi
questa è una vera cartomante? Per me no. Senta, quella è la porta. (La spinge alla porta a destra).
CARTOMANTE. Ma non ho
terminato con le carte … (mentre sta
uscendo).
SINDACO. Vada e non si
faccia più vedere. (Al pubblico) certo
che di fantasia con le carte ne aveva gran poca …
SCENA IX
Sindaco e Priscillo
SINDACO. (Sta per uscire quando arretra) e chi è questo
…
PRISCILLO. (Entra vestito di un colore unico, diverso
dalla sorella) io non sono nessuno, sto solo cercando mia sorella.
SINDACO. Sua sorella era la
cartomante, il pagliaccio, il mago Silvan_a o la lanciatrice di stoviglie?
PRISCILLO. Ma … non saprei …
non so come è uscita stamane. Però, se le stoviglie della lanciatrice erano
d’oro, potrebbe essere lei. (Mima con le
cinque dita, l’arraffare).
SINDACO. Se sua sorella era
quella pazza, si porti via questa allora (prende
la tavola imbandita e gliela da in modo simpatico).
PRISCILLO. (La prende e sembra che gli scappi di mano,
il tutto in modo divertente) ma … cosa devo farne! Senta, mi dica invece dove
tiene mia sorella. (Preoccupato) non
avrà chiamato la polizia vero?
SINDACO. Per una lanciatrice
di stoviglie?! Figuriamoci!
PRISCILLO. Bene. Mia mamma
sarà sollevata sicuramente. Allora dov’è?
SINDACO. Senta,
sorella-dipendente, dica al suo Direttore di circo che sta superando il limite.
PRISCILLO. Il limite? Cartelli
stradali non ne vedo. Bambini, voi forse li vedete?
SINDACO. Senta, se ne vada
per favore. (L’accompagna ad uscire)
e non sono nemmeno riuscita a capire che ruolo lei ha nel circo.
PRISCILLO. (Quasi fuori) nel circo?
SINDACO. (Mentre esce) non finga ora di non
sapere di che stiamo parlando.
SCENA X
Ladro e ladra
LADRA. (Uscendo sbalordita ) quello … quello era … mio fratello …
LADRO. (Esce e
si ferma) come? Tuo fratello? Quello della telefonata?
LADRA. Si, quello.
LADRO. Mi stai dicendo che è venuto a cercarti qui
dove tu stai rubando?
LADRA. Sembra proprio di si.
LADRO. Roba da pazzi! La tua famiglia … altro che
tutti questi strani personaggi da circo che girano in questa casa!
LADRA. La mia famiglia mi
vuole bene e si preoccupa per me.
LADRO. (Sta per
andare a prendere il sacco dentro la porta, quando si sentono dei rumori dalla
finestra. Arsenico e Priscilla si nascondono in fretta sotto la scrivania).
SCENA XI
Ladro,
ladra e Priscillo
PRISCILLO. (Entra dalla finestra con la tovaglia e lo
farà in modo buffo. Piano) Priscilla … Priscilla … sei qui?
LADRA. Questa … questa … è
la voce di mio fratello Priscillo. (Si
alza).
PRISCILLO. (Felice) Priscilla! Per fortuna stai
bene! (L’abbraccia) lo sapevo che
c’eri e che la padrona di casa mentiva.
LADRO. (Si
alza) ma io dico, come è possibile far visita alla sorella che sta rubando?
PRISCILLO. Prego, mi sorella
“sta lavorando”. (A Priscilla) lui …
chi è?
LADRA. Questo è Arsenico e
ci siamo trovati a “lavorare” nello stesso posto e nello stesso orario.
PRISCILLO. (Ad Arsenico) come si è permesso lei di
lavorare in una casa già occupata da mia sorella?!
LADRO. Io non sapevo che sua sorella avesse fatto la
mia stessa scelta.
PRISCILLO. Anche questo è
vero. (A Priscilla) Priscilla, la
prossima volta ti converrebbe mettere un cartello fuori con scritto “casa occupata”!
SCENA XII
Ladro,
ladra, Arsenico, e sindaco.
SINDACO. (Inizia a parlare fuori scena) ho chiuso
tutto bene e perciò nessun circense metterà più … (vede i tre) e no, ora basta! Chi siete voi e come avete fatto ad
entrare?
LADRO. Noi? Noi chi siamo? (Ai due vicino) chi siamo noi?
PRISCILLO. Noi siamo … noi
siamo … (Al fratello) noi siamo …
LADRA. Noi siamo … siamo …
dei … mimi! (Decisa) siamo dei mimi
del circo “Morfeio”!
I TRE INIZIANO A FARE DEL MIMO COME SE
STESSERO DAVANTI ALLO SPECCHIO. POI LA LADRA PRENDE LA TOVAGLIA APPARECCHIATA E
MIMANDO SEMPRE, I TRE FINGERRANNO DI BERE E DI MANGIARE.
SINDACO. Basta! Non ce la
faccio più! Tre circensi tutti insieme in casa mia … questo è troppo! Dite al
vostro Direttore di circo che acconsento alla venuta del suo circo qui a
Brusartopoli! E io non ci metterò piede, questo è sicuro! Ed ora, fuori tutti!
LADRO. Ma noi …
LADRA. … non siamo …
ARSENICO. … circensi …
SINDACO. E cosa siete? Ladri
forse?
LADRO. LADRA. PRISCILLO.
Nooo! Noi ladri? Nooo. Noi siamo dei … mimi.
MIMANO DI NUOVO
SINDACO. Allora via di qua,
andate nel vostro circo.
LADRO. LADRA. PRISCILLO. (Escono facendo i mimi).
SINDACO. E lo spettacolo è
finito. (Esce da destra).
IL SIPARIO
STA PER CHIUDERSI MA POI SI FERMA E SI RIAPRE
PRISCILLO. LADRO. LADRA. Sssssssssss
(Entrano da destra, vanno a prendersi i
sacchi nella porte in fondo e ci mettono degli oggetti, poi se ne vanno dalla
finestra) spero che lo spettacolo vi sia piaciuto. Ciao bambini. Ora si che
lo spettacolo è terminato.
SIPARIO