AUTRICE
GIUSEPPINA CATTANEO
http://giusicopioni.altervista.org/
POSIZIONE S.I.A.E.
N° 193077
Codice opera Siae
914805A
TITOLO
I TRE TESTAMENTI
COMMEDIA IN TRE ATTI
Personaggi
LAZZARO
LAURA moglie Lazzaro LAURA
DIEGO dottore DIEGO
VALENTINA moglie Diego
VITTORIA amica
VERGILIA amica
DON LURIO parroco
VENUSIA vicina di casa
SANTINA perpetua
ROCCO corteggiatore
TRAMA
Laura, è stanca di avere un marito pensionato e a suo
dire, un nullafacente e un perdigiorno. Lazzaro, il marito di Laura, volendo
verificare se la moglie avrebbe cambiato idea sul suo conto, si finge morto, grazie
all’aiuto dell’amico medico. Infatti, con il defunto a fianco, la moglie descrive
il marito ricco di pregi e senza difetti. Lazzaro però, non ha pensato ai
possibili propositi della moglie, condizionata dalle amiche: regalare i suoi
vestiti, trovarsi un nuovo marito e cremare il defunto. Per questo motivo, il
povero Lazzaro, sempre con l’aiuto del fidato amico, escogita un piano: far
ritrovare alla moglie ben tre testamenti con i quali spera di ostacolarla.
ATTO PRIMO
Casa di Laura e Lazzaro. In scena parecchie cianfrusaglie.
SCENA I
Laura
LAURA. (Sta spolverando un mobile) sono veramente stanca di fare pulizie! Fortunate
sono coloro che si possono permettere la cameriera! Sapete che fanno le signore
di casa? Si trovano un lavoro solo per mantenere la domestica. Se potessi,
andrei anch’io a lavorare pur di non pulire casa, ma con la fortuna che mi
ritrovo, troverei un lavoro … come cameriera! E poi, guardate, guardate quante
cianfrusaglie mi ritrovo per casa! Ora che mio marito è in cassa integrazione,
trascorre gran parte del suo tempo in discarica e porta a casa, tutti questi …
e questi … che, come vedete non so nemmeno come definirli!
SCENA II
Laura e Vergilia
VERGILIA. (Entra dal fondo) ciao Laura. Il tuo
campanello è ancora rotto?
LAURA. Ciao Vergilia. Non girare
il coltello nella piaga. È da tempo che sto chiedendo a mio marito di
sistemarlo, ma lui, da quando è in cassa integrazione ha contratto la
lazzaronite.
VERGILIA. Capisco ciò che
vuoi dire anche se non sono sposata. (Al
pubblico) e me ne guardo bene.
LAURA. Vergilia, siediti e
fa' come se fossi a casa tua.
VERGILIA. (Si siede sul divano, si spoglia le scarpe e
si stende).
LAURA. (La guarda in modo strano) scusa Vergilia, che stai facendo?
VERGILIA. Non mi hai appena
detto di fare come se fossi a casa mia? Io a casa mia faccio così.
LAURA. Si, immagino … il mio
però era solo un modo di dire … una frase di cortesia, insomma.
VERGILIA. Beh, se era solo un
modo di dire, forse avresti dovuto evitarlo.
(Al pubblico) le amiche! Tutte
così! Dicono una cosa ma ne intendono un'altra. A proposito di tuo marito, lo
sai che oggi l'ho incontrato? Però lui non mi ha visto.
LAURA. Sì, lo so, me lo ha
detto.
VERGILIA. Stava con lui il
figlio del dottor Diego. Laura, che bell’uomo …
LAURA. (Preoccupata) chi? Mio marito?
VERGILIA. Non tuo marito, il
figlio del dottore! Vuoi che sia bello tuo marito?! A proposito di bellezza,
sai che il signor Belessa è andato alle Moldive in viaggio di nozze?
LAURA. Lo so, lo so. Me l'ha
detto sua moglie che sarebbero andati alle “Maldive”.
VERGILIA. Maldive? Non si
chiamano Moldive?
LAURA. No, quelle sono le Moldave
che si trovano in Moldavia. Queste invece sono le Maldive che si trovano alle Maldive.
Non chiedermi però in che parte del mondo sono perché non lo so.
VERGILIA. Tu ci sei andata
alle M-oa-ldive in viaggio di nozze?
LAURA. No. Preferisco non
rivelare la meta del mio viaggio di nozze.
VERGILIA. Dove ti ha portato?
A Salto Domingo?
SCENA III
Laura, Vergilia e Lazzaro
LAZZARO. (Entra dal fondo con qualcosa preso dalla discarica) ciao tesoro.
VERGILIA. Lazzaro, piano con
le parole.
LAZZARO. Alludevo a mia
moglie, “zitellona”. (Al pubblico) “tesoro”
quella? Di "tesoro" quella può avere soltanto il conto in banca.
LAURA. E basta! Porta via da
casa tutta questa … spazzatura.
LAZZARO. Questa non è
spazzatura. Sono oggetti che hanno un loro valore.
VERGILIA. Per esempio?
LAZZARO. Queste sono faccende
che non ti riguardano.
LAURA. Lazzaro, non ne posso
più di te!
VERGILIA. (Ride).
LAZZARO. Non capisco che ci
sia da ridere. In casa mia gli ospiti non devono ridere!
LAURA. Lazzaro, non essere
sgarbato con Vergilia o oggi per te va a finire male. Cerca di cambiare
atteggiamento o io … o io … non so che faccio!
LAZZARO. Non capisco perché
ti lamenti. Da quando ci siamo sposati, non ti ho fatto mai mancare nulla. Guarda,
guarda quante belle cose ti porto a casa. E chissà quante altre ne porterò
ancora. (Mostra le cianfrusaglie della
discarica).
LAURA. Provaci e io … e io …
ti spedisco in discarica! Perché invece di tutta questa robaccia non mi porti a
casa un aspirapolvere moderno? Una lavatrice nuova e perché no anche un’asciugatrice?
Un frigorifero di quelli americani … e perché no, un forno a microonde di
ultima generazione?
LAZZARO. E perché non una
bella… sedia elettrica? Vergilia, tu sarai la prima a provarla.
VERGILIA. Smetti che mi fai
paura.
LAURA. Non so come riesca a sopportarti!
Se potessi ritornare indietro … io … io …
LAZZARO. Che faresti?
SCENA IV
Laura, Vergilia, Lazzaro e Venusia
VENUSIA. (Entra dal fondo) ciao a tutti.
LAZZARO. (Al pubblico) ora sono quasi al completo. E suonare il campanello è
troppo disturbo?
LAURA. (Illudendo) suonerebbe se qualcuno si decidesse ad aggiustarlo.
LAZZARO. Ma come? L'ho
aggiustato due anni fa.
LAURA. E da allora non ha più
funzionato. Lazzaro, non hai altro di meglio da fare ora?
LAZZARO. No. (Si siede lontano dalla tre) fate pure,
non vi disturbo. (Prende il giornale e
finge di leggere).
VENUSIA. Ragazze, ho una
notizia bomba: Sandra non sopporta più suo marito e sono ormai ai ferri corti.
LAURA. (Guardando suo marito, ironica) solo lei?
LAZZARO. (Alza il giornale come per coprirsi e finge di leggerlo più
interessato).
VENUSIA. A parer mio Eugenio ha
vita breve in quella casa. Questa volta, divorziano.
LAURA. (Guardando suo marito, ironica) divorziano?
LAZZARO. (Alza il giornale di nuovo come per coprirsi e finge di leggerlo più interessato).
VERGILIA. Condivido appieno!
Eugenio è persona molto dispettosa. Lo sapete che bugie racconta? Una volta mi
aveva fatto credere che c'era un uomo che mi faceva la corte.
LAURA. Perché a te nessuno ha
mai fatto la corte?
VENUSIA. Nemmeno Lucio che ha
fatto la corte a quasi tutte le donne del paese?
LAZZARO. (Al pubblico) Lucio, non è uno stupido!
VERGILIA. Che c’entra Lucio!?
Ora stiamo parlando di Eugenio e non di me!
LAURA. Anche a me Eugenio non
piace.
LAZZARO. (Al pubblico) e meno male …
VENUSIA. Nemmeno a me. Parli
con lui ed è d’accordo con quello che dici, poi te ne vai, e con chi rimane,
contesta tutto quello che hai detto.
LAURA. (Guardando suo marito, ironica) mio marito invece ti dice subito
che hai torto!
VENUSIA. Sandra dice che da
quando è in cassa integrazione, in casa non sposta nemmeno una sedia. Sapete
che è arrivata ad augurarsi di essere vedova?
LAZZARO. (Sistema subito una sedia) questa sedia non è nella posizione
giusta. E come mai questi portafoto sono disposti male? (Li sistema).
VERGILIA. Io sono fortunata a
non avere uomini per casa. (Ironica)
ringrazio Dio di non avermi fatto incontrare “l’anima gemella” come Lazzaro e
come Eugenio.
VENUSIA. Sandra è disperata perchè
non riesce a farlo cambiare.
VERGILIA. Dopo tanti anni, è
impossibile riuscire a cambiare un marito. Così mi dicono.
LAURA. Hai ragione Vergilia,
quei mariti li (indica il marito) non
cambiano il loro carattere.
VENUSIA. Sandra intendeva dire
che non riesce proprio a cambiarlo-cambiarlo: indossa sempre gli stessi abiti e
non se li cambia mai sebbene siano sporchi. E ultimamente non si lava nemmeno
più.
LAZZARO. (Dopo essersi guardato i vestiti, si odora) dopo andrò a farmi una
bella doccia.
VERGILIA. È vero, mi sono
accorta anch’io che non si cambia d'abito perché quando si avvicina puzza in
modo impressionante.
LAZZARO. (Si guarda e si odora).
LAURA. Dite pure quello che
volete, ma uomini così ci portano alla tomba.
VENUSIA. Io ho dato gli anni
più belli della mia vita a mio marito Gianpiero, e lui, che mi ha dato in
cambio?! Solo tribolazioni. Ieri per esempio, come sapete ho compiuto gli anni,
e da Gianpiero, nessun regalo. Non so … un fiore, un bacetto … niente di
niente!
LAZZARO. Ieri era il giorno
del tuo compleanno?
VENUSIA. Sì, ieri era il giorno
del mio compleanno e ho festeggiato con le mie amiche. (Indica Vergilia e Laura).
LAZZARO. (Al pubblico ironico) che amiche! E … si può sapere quanti anni hai
compiuto?
LAURA. Lazzaro, non si
chiedono gli anni ad una signora.
LAZZARO. Davvero? (Guardandosi in giro) e dov’è?
LAURA. Spiritoso. Venusia,
ignoralo.
VENUSIA. Non ho ninte da nascondere
e perciò posso dire tranquillamente la mia età. Ho compiuto ... anni.
LAZZARO. ... anni? Anche
l'anno scorso se non sbaglio hai detto che avevi ... anni!
VENUSIA. Certo, per chi mi
hai presa? Una che oggi dice una cosa e domani ne dice un'altra? Io, non cambio
il mio parlare. Vero Laura e Vergilia?
VERGILIA. Parole sante.
Anch’io faccio come te.
LAURA. Esatto! (Alle tre) andiamo a fare quattro passi.
Andiamo a prendere aria. Qui non si respira! (Escono al fondo).
LAZZARO. Andate, andate! Così
avrò pace senza di voi!
SCENA V
Lazzaro e Diego
DIEGO. (Entra dal fondo) la casa era piena di gente a quanto pare ...
LAZZARO. Si, e le ho dovuto
sopportare da solo. Potevi arrivare prima?!
DIEGO. Dopo mia moglie avrei
dovuto sopportare anche loro? Scusa, ma no, grazie.
LAZZARO. (Vede il cappello) che cos'è quel coso lì?
DIEGO. È un elefante! Non
vedi che è un cappello?
LAZZARO. E che cappello!
DIEGO. E’ quello di mia
moglie.
LAZZARO. (Ironico) davvero? Pensavo fosse tuo.
DIEGO. Per carità! Non ho
nulla contro i cappelli, ma questo non posso vederlo indossato a mia moglie. E
a proposito di questo, dato che tu trascorri molto tempo in discarica, ti
volevo chiedere se lo potevi buttare in qualche cassonetto. Ti raccomando solo
di non farne parola con mia moglie altrimenti mi metti nei guai.
LAZZARO. (Glielo mette in testa) sei un figurino.
DIEGO. (Se lo toglie e lo mette a Lazzaro) secondo me sta molto meglio indossato
a te che a me. (Con voce femminile tutte
le volte che parlerà in italiano) Come sei bella … Giorgia.
LAZZARO. (Parlando e muovendosi come una donna) grazie. Il colore poi mi
dona.
SCENA VI
Lazzaro, Diego e Valentina
VALENTINA. (Entra dal fondo e assiste alla scena. Ha
con sé shampoo, bagno schiuma, deodorante, crema da corpo, ecc).
LAZZARO. Che dici se mi
mettessi una gonna?
DIEGO. Staresti una
meraviglia …
LAZZARO. Grazie. E se indossassi
poi una camicetta?
DIEGO. … scollata?
LAZZARO. Scollatissima …
VALENTINA. Si può sapere che succede
qui?
DIEGO. (Affrettandosi) Valentina, stavamo scherzando. Un gioco innocente.
LAZZARO. Cose da ragazzi.
VALENTINA. (A Diego) tu sei un uomo e io lo so
perchè che sono tua moglie, altrimenti me ne sarei accorta. Per quanto riguarda
te Lazzaro, invece, non posso dire nulla.
LAZZARO. Con ciò che vorresti
dire? Io sono un uomo a tutti gli effetti, hai capito?
DIEGO. (Si accorge che ha con sé tutte le cose del bagno) Valentina, perché
hai con te lo schiampo, il bagno schiuma, il deodorante e … tutto il resto?
VALENTINA. Ecco … avevo paura
che li usasse Mirella.
DIEGO. Ti sei portata tutta
quella roba perché avevi paura che Mirella te li usasse?
VALENTINA. Mirella usa tutti
i miei prodotti e sai bene quanto io sia gelosa delle mie di cose.
DIEGO. Anch'io sono geloso
della mia cantina ma non la porto in giro con me!
VALENTINA. Però ti lamenti
quando il marito di Mirella beve una tua bottiglia d’annata.
DIEGO. E cosa dovrei fare
secondo te allora?
VALENTINA. Portarti appresso
tutte le bottiglie come faccio io con le mie cose.
LAZZARO. Caro il mio dottore,
secondo me la tua mogliettina ha bisogno di una bella curettina. E fa anche rima.
VALENTINA. Tu taci che non
c'entri in questa storia. A proposito, che fai col mio cappello?
LAZZARO. (Scordandosi di avere il cappello in testa) il tuo cappello? Quale
cappello?
VALENTINA. Il cappello che stai
portando in testa. É mio.
DIEGO. (Affrettandosi) è vero! Come mai indossi il cappello di mia moglie?
LAZZARO. Sei tu che me l'ha dato
... perché io lo… (viene interrotto).
SCENA VII
Lazzaro, Diego, Valentinae Laura
LAURA. (Entra dal fondo e vede suo marito col cappello da donna).
DIEGO. (Parlandogli sopra e facendogli cenno di assecondarlo) io ora esigo
una spiegazione e fa che sia convincente. Perchè indossi il più bel cappello di
mia moglie? Perchè?
LAURA. Sono curiosa anch’io
di sapere come mai hai il cappello di Valentina in testa.
LAZZARO. Veramente, non è mia
la colpa ... ma è di … (v.i.).
DIEGO. (Interrompendolo) Lazzaro, vieni al dunque! Come mai indossi quel
fantastico e meraviglioso cappello che appartiene a mia moglie! (Piano a Lazzaro) non farmi scoprire Lazzaro,
o altrimenti è la fine per me … (Ad alta
voce) parla!
LAZZARO. Il fatto … è che … io…
VALENTINA. Vuoi parlare? E
toglilo subito dalla testa!
LAZZARO. Si, scusa. (Se lo toglie).
LAURA. E stai attento a
quello che dici, altrimenti non metti più piede in questa casa.
LAZZARO. La verità … è che … Diego
…
DIEGO. (Sovrapponendosi) ti sbrighi a illuminarci?! (Piano a Lazzaro) ti prego, non incolpare me. Salvami. E io farò un
modo di farti avere tutte le ricette che vuoi e ti pagherò anche il ticket.
LAZZARO. (Proseguendo) la verità è che … (a
Diego) tutte le ricette che mi servono?
DIEGO. Sì, tutte le ricette di
cui hai bisogno.
VALENTINA. Stiamo aspettando!
LAURA. E dobbiamo aspettare
ancora per molto?
VALENTINA. Se tu hai a che
fare con questa storia Diego, ti puoi scordare … (viene interrotta).
LAZZARO. Diego non ha nulla a
che fare con il cappello.
VALENTINA. Buon per te.
LAURA. Se Diego non ha nulla
a che fare con questa storia, rimani solo tu.
LAZZARO. (Prende paura) ecco … non è proprio così … (guarda Diego).
DIEGO. (Piano a Lazzaro) e in più ti accompagno alla discarica con la mia auto
che è più grande della tua e così la puoi riempire di tutto quello che vuoi.
LAZZARO. (Al pubblico) non posso rinunciare a questa offerta. (Ai tre) ho in testa il cappello di Valentina
perché …
VALENTINA.LAURA. Perché?
LAZZARO. Perché … perché … Diego
…
DIEGO. (Deluso perché pensa stia raccontando tutto).
LAZZARO. Perché Diego mi
parlava sempre bene del cappello di sua moglie … che anch'io… anch'io… lo
volevo per te Laurina mia.
VALENTINA.LAURA. (Non sembrano convinte).
DIEGO. (Gli viene in aiuto) vero! Non faccio altro che parlargli bene del
tuo cappello Valentina. E come ricorderai te l’ho detto in più occasioni che mi
piace tantissimo.
VALENTINA. In effetti… a
volte me lo hai detto … anche se io, ho sempre pensato che lo facessi solo per
prendermi in giro.
DIEGO. Io prendere in giro il
tuo cappello? E perché dovrei? È così ... ha una linea che ... il colore poi è
...
LAURA. Io non ho ancora ben
capito come il cappello sia finito in testa a te.
LAZZARO. (Silenzio e deglutisce) ecco… stamattina mi sono recato a casa di Diego
per la ricetta della mia medicina per la pressione ... sai, non volevo
disturbarlo in studio.
LAURA. E vai a casa a
disturbarlo!?
DIEGO. Il mio amico non mi
disturba mai.
LAZZARO. E … senza che lui se ne accorgesse,
io … io …ebbene si! Ho rubato questo favoloso e meraviglioso cappello.
LAURA. Che hai fatto?
VALENTINA. Rubato? Ma io ti
denuncio!
DIEGO. Ma figuriamoci! Niente
denuncia! Mi ha poi confessato che l'ha fatto solo perché … gli piaceva e che …
gli serviva come modello per poi andare a comprarne uno uguale ... al mercato.
VALENTINA. Al mercato? Al
mercato il mio cappello? Questo cappello viene da una boutique di alta moda!
LAZZARO. Niente mercato! Sono
andato subito nella boutique di elevata moda ma ...
DIEGO. (Piano a Lazzaro) lascia perdere o non ne esci più. Lazzaro, io ti
perdono per questo gesto perché so che hai fatto tutto ciò solo per far felice tua
moglie. E tutti sanno che al cuore non si comanda. Vedi Laura come ti vuole
bene?
LAURA. Non capisco perché lo
ha dovuto rubare e non chiedere.
VALENTINA. È quello che mi
chiedo anch’io. Però si sa che quando una cosa fa gola, come il mio cappello,
non si può resitere.
LAURA. Lazzarone e per giunta
ora anche ladro.
VALENTINA. Laura, non essere
così severa, non voleva altro che farti un regalo. A proposito di regalo … (fra sé) se Lazzaro, ha rubato il mio
cappello, vuol dire che è un cappello ambito. Diego, domani andiamo a comprare
un altro cappello, ma di colore diverso.
DIEGO. (Per nulla contento) come? Ancora … uno?! (Al pubblico) che penitenza! Vi lascio in buona compagnia perchè devo
fare una commissione e poi aprire l’ambulatorio.
VALENTINA. Caro, la mia
compagnia viene con te.
DIEGO. (Preoccupato) in ambulatorio?
VALENTINA. No, io vado ad
applicare un antifurto al mio armadio. I miei cappelli devono stare al sicuro.
Ciao a tutti.
LAZZARO. Ciao. Ciao Diego.
DIEGO. Ciao. (Piano a Lazzaro) grazie. (Escono al fondo).
LAURA. Io non so che ti passa
per quella testa!
LAZZARO. L'ho fatto solo per
te, tesoro.
LAURA. Per me? Se fosse
almeno un bel cappello! Fa paura al solo vederlo!
LAZZARO. Lo devo dire a Valentina?
LAURA. (Subito) no! No, meglio di no.
LAZZARO. Bene. Io vado a
sistemare il mio ultimo acquisto.
LAURA. Dalla boutique che si
chiama discarica?
LAZZARO. Esatto. (Esce a destra).
LAURA. Devo decidermi ... (v.i.) prima o poi a ...
SCENA VIII
Laura e Rocco
ROCCO. (Entra
dal fondo) Laura, buongiorno.
LAURA. Buongiorno Rocco.
ROCCO. (Timido) stavo percorrendo la strada quando mi sono detto: “Perché
non salutare Laura, la mia cara amica d’infanzia”?
LAURA. Ricordo volentieri
quei tempi. Molto volentieri, non conoscevo ancora mio marito.
ROCCO. E sempre mentre
percorrevo la strada mi sono detto: “Perché non portarle un regalo”? (Le da un pomodoro).
LAURA. (Meravigliata) un pomodoro?
ROCCO. Si, un pomodoro che ho
raccolto personalmente nella mia tenuta in campagna.
LAURA. Immagino il buon succo
che conterrà. (Al pubblico) certo che
poteva portarmene un chilo.
ROCCO. Avrei voluto
portargliene di più, ma temevo di offenderla.
LAURA. Offendermi? Non mi
sarei di certo offesa se me ne avesse portato un chilo. Anche con due chili non
mi sarei offesa, sa?
ROCCO. E mentre percorrevo di
nuovo la strada mi sono detto ... (viene
interrotto).
LAURA. È sicuro che stava
percorrendo la mia strada? Non sapevo fosse così lunga.
ROCCO. “Perché non omaggiare Laura
di qualcosa di splendente?”.
LAURA. (Al pubblico) non pensavo di fare questo effetto agli amici
d’infanzia. Sarà sicuramente un gioiello che brillerà a cento carati.
ROCCO. Eccolo!
LAURA. (Laura guarda a destra, a sinistra, davanti e dietro).
ROCCO. Le posso chiedere che
sta facendo?
LAURA. Dov’è? Dove lo ha
messo?
ROCCO. Che cosa?
LAURA. Quella cosa splendente.
ROCCO. Sono io!
LAURA. (Delusa) lei?
ROCCO. (Rattristato) si io. Pensava forse a qualcosa di materiale?
LAURA. (Non volendolo offendere) no! Niente di materiale. Stavo solo ...
stavo solo guardandola ... bene ... in tutto il suo spendore.
ROCCO. (Felice) davvero? È per quello che mi girava intorno? Perchè voleva
vedermi in tutti i miei angoli nascosti?
LAURA. Si certo. (Al pubblico) e io che mi vedevo già al dito
un gioiello da mostrare alle amiche!
ROCCO. E mentre percorrevo di
nuovo la strada mi sono detto ... (viene
interrotto).
LAURA. Ancora? Quanto è lunga
questa strada?
ROCCO. “Perché non deliziare
una donna così geniale e creativa con un qualcosa di metallizzato? E che esalti
ai suoi bei occhi” ?!
LAURA. Metallizzato? (Al pubblico) mi ha regalato un’auto! (Esce di corsa. Rientra di corsa) non mi
dica che l’ha parcheggiata in fondo alla strada che stava percorrendo perché altrimenti
è impossibile trovarla.
ROCCO. Non capisco di cosa stia
parlando.
LAURA. Ma si, quella cosa
metallizzata.
ROCCO. Eccola. Le ho portato
questo barattolo di pittura rossa metallizzata per i suoi lavori artistici.
LAURA. Pittura? Sono anni che
non dipingo più! A dir il vero, ho smesso dopo le elementari. (Affrettandosi per non volerlo offendere)
però! Però mi fa piacere questo suo pensiero. Chi può dire che prima o poi io
non riprenda a dipingere e ad usare questa pittura rossa metalizzata?
SCENA VIII
Laura, Rocco e Lazzaro
LAZZARO. (Entra da destra).
ROCCO. Ho scelto
appositamente quel colore per lei: rosso, il colore dell’amore.
LAURA. Il verde invece è il
colore della speranza.
LAZZARO. E il giallo è il
colore della gelosia.
ROCCO. Buongiorno.
LAZZARO. Buongiorno.
LAURA. Lazzaro, ti ricordi di
Rocco, il mio amico di infanzia?
LAZZARO. “Il mio amico”? Tu
mi hai sempre detto che era “un” tuo amico e non “il”!
LAURA. Il, un, lo, le, la, è
indifferente per me.
ROCCO. Penso sia ora di
togliere il disturbo.
LAURA. Rocco, lei non
disturba mai.
ROCCO. Si che disturba,
invece.
LAURA. Mio marito ha
l’abitudine di scherzare, non gli badi.
ROCCO. Arrivederci Laura. (Esce al fondo).
LAURA. Arrivederci Rocco.
ROCCO. Addio, Rocco.
LAURA. Ma è questo il modo di
trattare un amico?
LAZZARO. Quello non è un
amico, quello è un avvoltoio.
LAURA. Lazzaro smettila! Mi
vede solo come amica e non c’è altro. Ci diamo ancora del lei! Quando ti
comporti così, io ... io ... ti ammazzerei!
SCENA VIII
Lazzaro, Laura, Valentina, Vittoria, Vergilia
e Venusia
VITTORIA. VERGILIA. VENUSIA. (Entrando dal fondo preoccupate) Laura! È
morto!
LAURA. (Sempre alludendo a suo marito) a me non sembra.
VERGILIA. No, no, è morto
davvero.
LAURA. Mio marito è ancora
vegeto purtroppo.
VITTORIA. VERGILIA. VENUSIA. Eugenio!
È morto Eugenio!
LAURA. Eugenio?
LAZZARO. Eugenio? Eugenio di Sandra?
(Al pubblico) e un altro se n'è
andato. Guardatele bene, sono le mogli come quelle lì che fanno morire gli
uomini della terra!
LAURA. Davvero è morto Eugenio?
Proprio poche ore fa parlavamo di lui ... ed ora ... Chissà in che condizioni
sarà Sandra.
LAZZARO. (Al pubblico) sarà contenta, ecco come sarà.
VITTORIA. È nella più
assoluta disperazione! Ripete solo: “Perché proprio il mio Eugenio che era la
mia vita”!
LAZZARO. (Al pubblico) la sua vita? Ma se voleva il divorzio e si augurava
vedova?!
VERGILIA. Povero Eugenio, come
mi dispiace! Era veramente una persona per bene, onesta, mai una bugia in tutta
la sua vita!
LAZZARO. (Al pubblico) per bene?! Ma se fino a poco fa era dispettoso?!
Neanche una bugia? Non era Eugenio che diceva che Lucio la corteggiava e che non
era vero?!
LAURA. Veramente una gran
bella persona e a me è sempre piaciuto.
LAZZARO. (Al pubblico) avete sentito? Ma se prima diceva il contrario!
VENUSIA. Con tutte le cattive
persone che ci sono, perché proprio lui? Di qualunque argomento si discutesse,
ti dava sempre ragione per non ferirti. Era proprio un brav'uomo.
LAZZARO. (Al pubblico) a questo punto penso che tutte e quattro abbiano
bevuto. Oppure sto sognando!
VITTORIA. Una persona che non
litigava mai con nessuno.
VENUSIA. Una persona meravigliosa!
LAZZARO. Ma se solo poche ore
fa ne parlavate male, anzi malissimo! Non capisco perché ora lo stiate …
santificando!
LAURA. Lazzaro tu non capisci
come sono le persone. Eugenio, aveva un carattere particolare, ma non si può
certo dire che fosse una cattiva persona.
LAZZARO. Ma se hai detto: “Uomini
così ci portano alla tomba” ?!
LAURA. Questa è una falsità. Di
Eugenio, io ne ho sempre parlato bene. Non capisco che t’inventi a volte.
Signore, perché non ti sei fermato cinque case prima di quella di Eugenio?
VITTORIA. Eugenio mancherà molto
a Sandra, era di grande aiuto in casa.
VERGILIA. Eugenio era un uomo
da sposare.
LAZZARO. (Si da un pizzicotto e si fa male) sono sveglio, eccome se sono
sveglio!
VENUSIA. E poi, profumava
sempre come una rosa!
LAZZARO. E no, ora basta! Mi
state prendendo in giro? Ma se solo fino a poche ore fa dicevate che Eugenio
non si cambiava mai d’abito e che puzzava in modo esagerato!?
LAURA. Vuoi smettere Lazzaro
di offendere quel santo di Eugenio? Che direbbe di te se ti sentisse Sandra?
VITTORIA. Non ha più nemmeno
la forza di vivere. Riesce solo a svenire.
VERGILIA. Povera donna!
VENUSIA. Che pena mi fa!
LAURA. Dove troverà la forza
per andare avanti, io non so.
LAZZARO. Se fossi tu a
svenire, farei in fretta a farti rinvenire. Basterebbe dirti che è arrivata la
sarta a provarti il vestito nuovo, e faresti in fretta ad alzarti.
LAURA. Lazzaro, ora hai
proprio toccato il fondo! Non farti trovare quando torno perché probabilmente
non risponderò più di me stessa. Andiamo ragazze a consolare Sandra.
VITTORIA. Andiamo. (A Lazzaro) non è rimasto nessun uomo come
Eugenio.
VERGILIA. (A Lazzaro) vero, sono tutti morti. Quelli
tremendi sono ancora in vita.
VENUSIA. (A Lazzaro) sono sempre i più buoni che ci lasciano. I più cattivi
invece non li vuole nessuno, nemmeno il Padre Eterno. (Le quattro sono uscite dal fondo).
LAZZARO. (Al pubblico) voi mi siete testimoni di tutto quello che hanno
detto di male su Eugenio. E ora hanno cambiato opinione su di lui! (Pensa) non capisco, non capisco ... allora
... ricapitolando. Eugenio è vivo, sua moglie e le amiche di sua moglie non lo
sopportano. Come non sopportano me. Ora Eugenio è morto e loro che fanno? (Pensa) ne parlano bene! Ne parlano bene
perché è morto! Da vivo non lo sopportano e da morto lo adorano. Mi è venuta
un’idea! Sapete che faccio? Fingo di essere morto anch’io e così vedo se anche
mia moglie si comporta come Sandra e le altre amiche come nei confronti di
Eugenio. Che fantastica idea! Le voglio mettere alla prova! Si ma, come posso
fare? (Pensa) ma certo! Chiamo il mio
amico medico e mi faccio dichiarare morto. Lo chiamo subito. (Si avvicina al telefono quando Diego entra
dal fondo).
DIEGO. (Entra dal fondo) Lazzaro ...
LAZZARO. Parli del diavolo
...
DIEGO. Prima di andare ad
aprire l'ambulatorio volevo ringraziarti per prima.
LAZZARO. Figurati Diego, ho solo
aiutato un amico.
DIEGO. Grazie. Comunque i
favori vanno sempre ripagati. Dimmi di quali medicine hai bisogno che te le
prescrivo.
LAZZARO. Ma no, non è il
caso.
DIEGO. No, no, mi hai salvato da morte sicura e
quindi ... due ricette? Sono forse poche?
LAZZARO. Se tu pensi che due
ricette siano poche, posso chiederti qualcosa di più?
DIEGO. Quattro ricette? Si,
mi sembra più che giusto.
LAZZARO. Ma … io direi … che
forse ...
DIEGO. Ne vuoi cinque? Se ne
hai bisogno, te ne prescrivo anche cinque.
LAZZARO. In verità a me
servirebbe che ... tu mi faccia ...
DIEGO. Sei ricette sembrano
un prezzo più che giusto.
LAZZARO. Il fatto è che ...
si sono cose che ...
DIEGO. La discarica! È vero! Lazzaro,
ogni promessa è debito. Chiamami ogni qualvota hai bisogno della mia auto per
il traposto di oggetti dalla discarica.
LAZZARO. Il fatto è che … io
stavo pensando ...
DIEGO. E vieni al dunque! Non
ho molto tempo! Di quante ricette hai bisogno?
LAZZARO. Nessuna.
DIEGO. Nessuna? Lascia che te
ne faccia almeno due!
LAZZARO. Non voglio ricette, ma
altro.
DIEGO. (Preoccupato) altro? Per esempio?
LAZZARO. Devi stendere un
certificato dove dichiari la mia morte.
DIEGO. (Esterrefatto) come? Hai bevuto? (Gli tocca la fronte) o hai la febbre?
LAZZARO. Niente bevuta e
niente febbre. Devi dichiarare che sono deceduto.
DIEGO. Lazzaro non scherzare.
Tu sei vivo e vegeto ed è una fortuna.
LAZZARO. Hai visto come mia
moglie mi tratta? Se io morissi, cioè se fingessi di morire, mia moglie,
cambierebbe atteggiamento e idea su di me. I vivi parlano male dei vivi ma
parlano bene dei morti. Sta succedendo così ad Eugenio, da vivo se ne parlava
male e ora invece che è morto, la moglie e le altre persone ne parlano bene.
Hai capito ora perché ti chiedo di dichiararmi morto?
DIEGO. So di Eugenio
purtroppo. Però, sarà anche come dici ma io ... io non posso fare quello che mi
stai chiedendo. C’è di mezzo il giuramento di Ippocrate.
LAZZARO. A me non importa se tu
hai giurato a quell'ipocrita lì. Io ho bisogno che tu mi faccia questo favore e
se non lo farai, andrò subito da tua moglie a dirle che avevi l'intenzione di
buttar via il suo cappello.
DIEGO. Tu non farai nulla del
genere o altrimenti io ... (Si
rincorrono).
LAZZARO. Invece lo farò eccome
se tu non mi scrivi quel certificato.
DIEGO. Raccontale del
cappello ed è l’ultima cosa che farai su questa terra.
LAZZARO. E bravo il mio
amico, ora si che parliamo la stessa lingua!
SIPARIO
ATTO SECONDO
A destra la bara con Lazzaro, separata da alcuni mobili o da un separè.
SCENA I
Laura
LAURA. (Sta piangendo) il mio Lazzaro non c’è più! Il mio Lazzaro mi ha
lasciato! Come potrò vivere senza di lui? Era un uomo cosi buono! Amavo tutto
ciò che faceva. Tutto! Anche quello che portava a casa! Che dolore! Che dolore insopportabile!
SCENA II
Laura, Don Lurio e Santina.
DON LURIO. (Entranda dal fondo) permesso. Laura, le
porgo le mie più sentite condoglianze.
SANTINA. Le porgo le mie più
sentiteeeee condoglianze.
LAURA. Grazie Don Lurio.
Grazie ...
DON LURIO. Lei è Santina, la
mia nuova perpetua.
SANTINA. Piacere, Santina la
nuova perpetuaaaa.
DON LURIO. Mi dica, come è
successo?
SANTINA. Come è succeeeesso?
LAURA. Non so con esattezza
cos’è successo, stamane sono uscita di casa per andare a far compere e quando
sono tornata era già lungo e disteso nella cassa da morto.
DON LURIO. Lungo e disteso?
SANTINA. Luuungo e disteeeso?
LAURA. Si. Diego, il nostro
medico, mi ha detto che il mio caro e amato Lazzaro, in punto di morte gli ha
chiesto di fare tutto lui per non procurarmi fastidi. Capisce?
DON LURIO. E di cosa è morto?
SANTINA. Di cosa è mortooo?
LAURA. Di cappellunite.
DON LURIO. Di cappellunite?
SANTINA. Cappelluniteeee?
LAURA. È una malattia rara e
poco conosciuta. Il dottore mi ha detto che Lazzaro non ha sofferto e questo mi
consola. Ma non troppo! Lazzaro, perchè proprio a te!
DON LURIO. Posso solo
immaginare il dolore che sta provando. E so che questo non è il momento, ma ...
dobbiamo decidere il giorno del funerale.
SANTINA. Il giornoooo del
funerale.
LAURA. Dobbiamo deciderlo proprio
ora? Non possiamo deciderlo fra un mese? Sono troppo presa a disperarmi per mio
marito.
DON LURIO. Immagino e capisco
il suo stato d'animo ma la regola dice che non si può.
SANTINA. Non si puòòòòòò.
LAURA. Don Lurio, ha ragione,
non ho pensato che dopo un mese un morto puzza. Beh, celebriamo il funerale
questa sera stessa così siamo sicuri di non correre questi rischi.
DON LURIO. Mi scusi, ma
stasera è un pò troppo presto, meglio dopodomani.
SANTINA. Si, si, meglio
dopodomaniiii.
LAURA. Come vuole. Non mi
sembra vero di vederlo ... morto. Sembra che dorma.
DON LURIO. Laura non faccia
così, deve reagire. Il funerale lo vuole al mattino o al pomeriggio?
SANTINA. Mattino o
pomeriggioooo? Ha capitoooo?
DON LURIO. Santina, Laura
capisce perfettamente. Stai tranquilla.
SANTINA. Va beneee, va
beneee.
LAURA. Mah, non saprei ... e
se piovesse? Quando piove i funerali vengono male.
DON LURIO. Nessuno di noi può
comandare il tempo.
LAURA. Don Lurio, se piove al
mattino, spostiamo il funerale al pomeriggio e se invece piove nel pomeriggio, lo
spostiamo al mattino. È una buona soluzione.
DON LURIO. Benissimo. E per
quanto riguarda la funzione, immagino voglia i cantori della nostra parrocchia.
SANTINA. Nostra ... (viene interrotta dallo sguardo di Don
Lurio).
LAURA. Non si offenda ma quei
cantori non sono adatti per il mio amato Lazzaro. Non voglio che si ricordi il funerale
del mio Lazzaro solo per le stonature dei cantori invece che per le belle
parole che lei dirà.
DON LURIO. È sicura?
LAURA. Si, non voglio
rovinare l'unico funerale di mio marito.
DON LURIO. Va bene, faremo la
messa senza cantori. Spero che acconsenta almeno la veglia di domani sera.
LAURA. (Al pubblico) la sveglia? E che sarà mai? Si, si, la sveglia
funebre va benissimo.
DON LURIO. Arriverò alle
otto.
SANTINA. Arriveremoooo alle
ottoooo. (I due escono).
LAURA. Vi aspetto. (Al pubblico) avete visto che disgrazia mi
è successa? Voi mi siete testimoni voi di quanto lo amavo. Mi sento male. Non
riesco a vederlo così! (Esce a sinistra).
SCENA III
Lazzaro
LAZZARO. (Si alza dalla bara. È vestito a festa e ha il viso molto pallido) che
vi avevo detto? “Amavo tutto ciò che faceva. Tutto! Anche quello che portava a
casa”! Ma insultava in continuazione! “Era un uomo così buono”! Se avesse
potuto mi avrebbe ucciso con le sue stesse mani! È la normalità, quando sei
vivo nessuno può vederti, quando sei morto, manchi a tutti. Sono proprio forti
queste donne, vero? Sta tornando. (Entra
nella bara).
SCENA IV
Laura
LAURA. (Entra da sinistra) volevo mangiare qualcosa ma ho lo stomaco ristretto
dal dolore. (Sta per piangere) ieri
sera Lazzaro aveva mangiato un piatto enorme di pasta perchè, aveva detto, voleva
morire con la pancia piena. Ed è proprio successo cosi! Il destino! (Piange).
SCENA V
Laura, Rocco, voce Lazzaro con mimica e gesti
ROCCO. (Entra con una scatola gigante di cioccolatini e con un mazzo di fiori)
Laura, ho saputo solo ora. (E
l’abbraccia).
LAZZARO. Ehi, non così
forte, quella è mia moglie!
LAURA. Ha detto qualcosa?
ROCCO. No, io no. A me
sembrava la voce di suo marito.
LAURA. Anche a me sembrava la
sua. Oddio, la sua voce aleggia ancora in casa.
ROCCO. A me sembrava proprio
lui.
LAURA. Magari. Venga, le mostro
il mio povero Lazzaro. (Si avvicinano
alla bara).
ROCCO. Eh no, non può essere
lui. Per fortuna.
LAURA. Per fortuna? Perchè mi
dice questo?
ROCCO. No, nel senso che è
una fortuna vederlo ... (non sa che dire)
... sorridente.
LAURA. Lei dice che sorride?
ROCCO. Si, si, penso che sia
contento di essere morto.
LAURA. Lei dice?
ROCCO. Dico proprio di si. Il
sorriso parla.
LAZZARO. (Si fa triste).
LAURA. (Guardando Lazzaro) ma ... ma ... non le sembra che ora sia triste?
ROCCO. Vero. Ora si. E sa
perchè? Perchè sa che l’ha lasciata sola e la vorrebbe accanto a qualcuno.
LAURA. Lei dice?
ROCCO. Dico si. Laura, questi
sono per lei (cioccolatini).
LAURA. Grazie. E quelli (indicando i fiori) sono per mio marito?
ROCCO. No, anche questi sono
per lei.
LAURA. Grazie.
ROCCO. Ha delle labbra
stupende. (Parlando di Laura).
LAURA. L’ho sempre pensato
anch’io. (Guardando Lazzaro perchè pensa
stia parlando di lui).
ROCCO. Il nasino è alla
francesina come piace a me.
LAURA. (Al pubblico) alla francesina? (Guarda
Lazzaro e poi al pubblico) ha un nasone che sembra non finire più.
ROCCO. I capelli lunghi e
ondulati mi ricordano le onde del mare e io adoro andare al mare con la donna
amata.
LAURA. (Al pubblico) capelli lunghi e ondulati? Parlerà del ciuffo.
ROCCO. E poi come muove gli
occhi è un piacere da guardare.
LAURA. Gli occhi di Lazzaro? Rocco,
Lazzaro ha gli occhi chiusi, come può muoverli?
ROCCO. Lazzaro?
LAURA. Eh si Lazzaro ... il
mio povero Lazzaro ha gli occhi chiusi.
ROCCO. Lei ... lei pensava
che io stessi parlando di ...
LAURA. Perchè non è cosi?
ROCCO. Si si io parlavo di Lazzaro.
Io mi complimentavo del suo Lazzaro.
LAURA. Grazie Rocco, lei è un
vero amico.
ROCCO. Amico ... potrei
essere anche qualcosa di più se lei solo lo volesse.
LAURA. Davvero?
ROCCO. (Felice) si davvero. Che mi dice Laura?
LAURA. Dico di si.
ROCCO. Laura, lei mi fa
l’uomo più felice di questa terra.
LAURA. Grazie Rocco. Grazie
per essersi proposto come mio fratello.
ROCCO. Fra ... tello?
LAURA. Si, grazie per essermi
vicino in questo momento di dolore come un fratello.
ROCCO. Fratello ... sorella
... (rassegnato) si, sorella, le sono
vicino.
LAURA. Grazie Rocco. Grazie
infinitamente.
ROCCO. Ora la lascio sorella Laura,
ma tornerò presto.
LAURA. Grazie fratello-Rocco.
La mia casa è sempre aperta per lei. (Rocco
esce al fondo).
SCENA V
Laura, Vergilia e Venusia
VERGILIA. VENUSIA. Laura!
VERGILIA. L'abbiamo saputo
solo ora!
VENUSIA. Come è successo?
LAURA. Non faccio altro che
piangere.
VERGILIA. Proprio ieri
stavamo parlando di Eugenio …
VENUSIA. … e oggi stiamo
parlando del tuo Lazzaro. Una bravissima persona.
LAURA. Come troverò la forza
per andare avanti? Era lui che si occupava di tutto! Se solo chiedevo qualcosa,
lui si faceva in quattro per accontentarmi.
VERGILIA. In dieci, non in
quattro.
VENUSIA. E di cosa è morto? È
morto di quella Lazzaronite di cui dicevi soffriva?
LAURA. No. È morto per colpa
della Cappellunite.
VERGILIA. Di che?
VENUSIA. Di che malattia si
tratta? (Ritraendosi) è forse
contagiosa?
LAURA. No. Il dottore mi ha
detto è una malattia rara ma che colpisce solo gli uomini.
VERGILIA. Per fortuna.
VENUSIA. È di la.
LAURA. Si è di la. (Si avvicinano a Lazzaro) sembra ancora
così bello!
VERGILIA. Sembra che sorrida.
VENUSIA. Sembra che un occhio
sia leggermente aperto.
LAURA. Io invece ho avuto
l'impressione che per un attimo respirasse! Questa disgrazia mi sta facendo
impazzire, ho paura che mi venga un esaurimento nervoso.
VERGILIA. Non fare così Laura.
Vedrai che presto starai meglio.
VENUSIA. (Si guarda in giro) ora potrai liberarti di tutta questa robaccia
che ti dava fastidio.
LAURA. Stai scherzando? Sono
tutti oggetti di Lazzaro e di qua non si muovono. Oltre ad essere graziosi da
vedere, ora mi faranno compagnia come faceva Lazzaro con me.
VERGILIA. Se penso che solo
ieri era seduto lì, su quella sedia ... mi vien da piangere.
VENUSIA. Invece ora è qui
sdraiato in questa cassa con le mani giunte. (Gliele tocca e poi si stacca subito) sembrano ancora calde!
LAURA. È normale per Lazzaro,
lui aveva il (alludendo) “sangue
caldo”! E il dottore mi ha detto che chi ha il “sangue caldo”, rimane caldo ancora
per qualche giorno.
VERGILIA. Veramente? Mi è
nuova questa.
VENUSIA. Mio marito dopo la
morte gelerà all'istante. Lui non ha nulla di caldo, il sangue poi .... ora
devo andare Laura. Verrò più tardi a tenerti compagnia.
VERGILIA. Anch'io devo andare.
Sono molte addolorata Laura. Non doveva succedere.
LAURA. Grazie amiche, grazie.
VERGILIA. VENUSIA. (Escono al fondo).
LAURA. Che cosa mi è
capitato! Che cosa mi è capitato! (Esce a
sinistra).
SCENA VI
Lazzaro
LAZZARO. (Si alza) quel marpione di Rocco! Ancora un poco e l’avrei
strozzato! E per fortuna che queste due oche si sono allontanate perchè stavo
scoppiando. Non è semplice fingere di essere un morto, sapete? Che vi dicevo?
Ora sono la persona più brava che ci sia mai stata su questa terra. E come avete
sentito, questi oggetti, (mostrando gli
oggetti in scena) ora sono diventate reliquie, quando prima erano cianfrusaglie.
Non capisco perché si vuole molto più bene alle persone morte che non a quelle
vive! Che idiozia! Arriva gente! (Entra nella bara).
SCENA VII
Laura e Vittoria
VITTORIA. (Entrando dal fondo) Laura! (Non vede nessuno) Laura! Dove sei?
LAURA. (Entra a sinistra) son qui Vittoria. Dove vuoi che vada con un
morto in casa? (Piangendo) hai visto
quello che mi è successo?
VITTORIA. Non sai quanto sono
dispiaciuta.
LAURA. Lazzaro, era una
persona che sapeva farsi volere bene e io ho avuto la fortuna di stargli
accanto per tanto tempo.
VITTORIA. Un uomo dalle mille
qualità.
LAURA. Si, lui non aveva
difetti.
VITTORIA. Un uomo puro di
cuore. Laura, non vorrei sembrare indiscreta, posso chiederti che cosa ne farai
ora degli abiti di tuo marito?
LAURA. Mah, non saprei, non
ho ancora avuto modo di pensarci.
VITTORIA. Sandra ha regalato tutti
i vestiti più eleganti del suo Eugenio, a lei non servivano più.
LAURA. Davvero?
VITTORIA. Si, li ha regalati
tutti quanti ed ora è contenta perché ha più spazio nell’armadio per i suoi
vestiti.
LAURA. Non mi sembra una
brutta idea ... Vittoria, tuo marito Marco, non ha forse la taglia del mio
povero Lazzaro?
VITTORIA. Si, mi sembra di si.
LAURA. Cosa ne diresti se ora
ti regalassi alcuni completi per tuo marito?
VITTORIA. Direi che Marco
sarebbe contento. (Al pubblico) gli
abiti di Lazzaro sono eleganti! E firmati!
LAURA. Vieni a scegliere ciò
che ti piace. (Escono a sinistra).
SCENA VIII
Lazzaro
LAZZARO. (Si alza) come? Mia moglie vuole regalare i miei vestiti? E io che
indosserò poi? Non può farmi questo! Non mi hanno ancora sepolto e lei si vuole
disfare già dei miei abiti! Qui devo fare qualcosa e anche in fretta ... devo
trovare subito una soluzione. E come posso fare dato che sono ... morto?!
Arrivano (Entra nella bara).
SCENA X
Laura e Vittoria
LAURA. (Rientrando da sinistra con un borsone colmo di abiti) spero che ti
piacciano.
VITTORIA. Eccome se mi
piaccono! Sono molto eleganti e Marco farà un figurone indossandoli. Grazie.
LAURA. Sono io che ringrazio
te, perché così ...
VITTORIA. … hai posto nell'armadio
da poter riempire con i tuoi abiti.
LAURA. (Ridendo) brava Vittoria era quello che volevo dire. (Accorgendosi che sta ridendo) sono in
lutto e non posso ridere.
VITTORIA. Un dubbio mi sta
assalendo. E se Marco si rifiutasse di indossarli?
LAURA. E perché dovrebbe?
VITTORIA. Sai, sono gli abiti
di un ... morto.
LAURA. Si, ma di un morto che
prima era vivo. Non penserai a queste sciocchezze!?
VITTORIA. Ecco ...
LAURA. Ecco ... niente. Ora
tu ti porti a casa quegli abiti, (la
spinge verso l’uscita) li dai a tuo marito e io mi tengo il mio armadio quasi
vuoto.
VITTORIA. A più tardi. (E’ uscita).
LAURA. Quanti problemi
inutili. (Vicino a Lazzaro) guardatelo,
sembra ancora vivo.
SCENA XII
Laura e Valentina
VALENTINA. (Piangendo) ciao Laura. Perchè è
successo proprio a te? Perchè il cielo ha voluto questo per te?!
LAURA. Valentina, soffro già di mio per ciò che mi è
successo ma tu dicendomi così mi uccidi del tutto.
VALENTINA. Hai ragione, scusami. Rimedio subito. C'è
il signor Palmi in agonia da molto tempo, però purtroppo è spirato prima tuo
marito. Ora va un pò meglio?
LAURA. (Ironica) si certo. Valentina, se ti fa
piacere, vorrei regalarti dei vestiti di Lazzaro, per Diego.
VALENTINA. Come può non farmi piacere. Sono sicura che
Diego ne sarà felice.
LAURA. Ne ho già dati alcuni anche a Vittoria per suo
marito. Vieni. (Escono a sinistra).
SCENA XIII
Lazzaro e Diego
LAZZARO. (Si alza) anche a Valentina miei
vestiti! Ci vorrà un patrimonio a ricomprarli tutti!
DIEGO. (Entra dal
fondo) Laura.
LAZZARO. (Morendo di paura) ah! Sei tu per
fortuna.
DIEGO. Lazzaro, rimettiti subito nel tuo habitat
naturale.
LAZZARO. Una bara è il mio habitat naturale ... ma
fammi il piacere! (Agitato) ora non
ho tempo per questo. Diego, Diego, mi devi aiutare. Mia moglie ... mia moglie
...
DIEGO. Tua moglie parla bene di te ora. Dovresti
essere contento.
LAZZARO. Si sono contento, ma io ti volevo invece dire
che ... non so ...
DIEGO. … oltre a lei anche tutte le altre parlano bene
di te. Giusto?
LAZZARO. Si certo, però il fatto è che ... la cosa ...
DIEGO. È che … tu ora vorresti ...
LAZZARO. (Interrompendolo) è che mia moglie sta
regalando tutti i miei vestiti! Alcuni li ha già dati a Vittoria ed ora è di la
con tua moglie a sceglierne altri.
DIEGO. (Preoccupato) tua moglie sta regalando a
me ... i tuoi ... vestiti?
LAZZARO. Ti rendi conto? Sono appena morto, ancora
caldo nella cassa e lei regala i miei vestiti!
DIEGO. (Non ha sentito ciò che Lazzaro ha detto
perché preoccupato del fatto) io ... io ... dovrei mettere ... i tuoi ...
vestiti? (Al pubblico) dovrei indossare i vestiti di un morto?
LAZZARO. Quanto sei stupido! Io sono vivo!
DIEGO. (Sospirando) è vero, non me lo ricordavo
già più!
LAZZARO. Devi aiutarmi a trovare una soluzione a questo
problema, altrimenti dovrò spendere un capitale se mia moglie continua a
regalare i miei vestiti. Che si può fare?
DIEGO. E che si può fare?
LAZZARO. “Che si può fare” te l'ho chiesto io.
DIEGO. (Pensa) il testamento! Devi scrivere un
testamento!
LAZZARO. Un testamento? Non sono morto ancora e non
sto morendo per fare testamento. Cioè, sono morto ... ma non del tutto.
DIEGO. Ascoltami attentamente Lazzaro. Tu ora stendi
un testamento nel quale scrivi che tutti i tuoi vestiti devono rimanere nel tuo
armadio per sempre.
LAZZARO. Idea grandiosa!
DIEGO. Lo mettiamo in un cassetto e poi dobbiamo solo fare
in modo che tua moglie lo trovi. Che dici?
LAZZARO. Diego, cosa farei senza di te? Sei la mia
salvezza!
DIEGO. Mi ringrazierai un'altra volta, ora scrivi
questo testamento.
LAZZARO. Subito. (Prende foglio, busta, penna da un
cassetto).
DIEGO. Scrivi. Io Lazzaro Valenti nel pieno delle mie facoltà
fisiche e mentali, voglio che i miei abiti rimangano tutti al loro posto. 15 marzo
2017. Lazzaro Valenti.
LAZZARO. (Dopo aver scritto) ed ora lo mettiamo
in questo cassetto che contiene fazzoletti. Vuoi che non prenda un fazzoletto
per asciugarsi le lacrime?!
DIEGO. Stanno tornando.
LAZZARO. (Si sdraia velocemente).
SCENA XIV
Laura, Valentina e Diego
VALENTINA. (Rientrando da sinistra con una borsa. A
Diego) ho appena detto a Laura che
mi sembrava di aver sentito la tua voce.
LAURA. (Si guarda in giro) con chi stavi
parlando?
DIEGO. Con chi? … parlavo da solo! Recitavo ... il
rosario.
VALENTINA. Recitavi il rosario senza ... rosario?
DIEGO. Ora per recitare il rosario, serve il rosario!
È come se per guidare il carro funebre che si porterà via Lazzaro, serva un
autista.
VALENTINA. E chi deve guidare il carro funebre per Lazzaro
se non un autista?
LAURA. Il
carro funebre per il mio Lazzaro! (Piange a dirotto e soffia il naso).
DIEGO. (Piano)
Valentina, forse Laura ha bisogno di un fazzoletto nuovo.
VALENTINA. Laura, forse dovresti cambiare il
fazzoletto. Il tuo è inzuppato e capisci che se arriva gente ...
LAURA. Hai ragione. (Piangendo si avvicina al
cassetto, prende il fazzoletto e si accorge della lettera) ma … e questa
cos'è? (La toglie).
VALENTINA. Una lettera? E di chi è? Leggila.
DIEGO. (Fingendosi
meravigliato) una lettera? Che ci farà mai una lettera nel cassetto?
LAURA. Non è questo il momento Valentina. (La sta
risistemando nel cassetto).
VALENTINA. Scusamii Laura, dimenticavo che sei in
lutto.
DIEGO. Eh no! Questo è il momento! E se fosse ... un
ricordo di Lazzaro?
VALENTINA. Lazzaro scriveva? Quando mai!
DIEGO. E tu che ne sai? Io fossi in Laura la leggerei,
poi vedete voi.
LAURA. Va
bene. Ma solo perchè sei il suo migliore amico ... (La prende e
legge) “Io Lazzaro Valenti nel pieno delle mie facoltà fisiche e mentali,
voglio che i miei abiti rimangano tutti al loro posto. 15 marzo 2017. Lazzaro
Valenti”. È il testamento del mio povero Lazzaro! Le sue ultime volontà! (Guarda
Valentina che ha la borsa con gli abiti) questi, non si muovono da questa
casa.
VALENTINA. LAURA. (Una tira la borsa e l’altra fa
lo stesso. Così per qualche secondo).
VALENTINA. (Rassegnata lascerà gli abiti) se
queste sono le ultime volontà di Lazzaro, non posso fare altrimenti. (Al pubblico) però mi dispiace, erano dei
bei vestiti!
LAURA. Grazie Valentina che hai rispettato senza esitare
il volere di Lazzaro.
DIEGO. E gli abiti che hai dato a Vittoria?
LAURA. Vittoria, Certo! (Sta per uscire quando si
ferma) e tu come sai degli abiti che ho dato a Vittoria se non eri
presente?
DIEGO. Io ... come lo so? Il fatto è che ... è che ...
mentre venivo a casa tua, l'ho vista uscire e ho capito subito che quelli che
teneva nlla borsa erano abiti di Lazzaro, perché gli abiti del mio amico io li
conosco. (Prendendo coraggio e accusando) o tu pensi forse che io non
conosca gli abiti del mio migliore amico che (fingendo di commoversi)
ora è lì, disteso in quella cassa di rovere ...
LAURA. Noce.
DIEGO. Noce certo, l'ho comprata io.
VALENTINA. Noce, rovere e pioppo, intanto però Vittoria
si è portata via i vestiti di Lazzaro.
LAURA. Hai ragione, vado subito a riprendermeli.
VALENTINA. Vengo anch'io. Facciamo a staffetta, così la
rincorriamo prima. (Tutte e due escono dal fondo).
DIEGO. (Le segue fino alla porta mentre escono).
SCENA XV
Diego e Lazzaro
LAZZARO. (Rientra da destra) Diego grazie, mi
hai salvato anche questa volta.
DIEGO. Ho salvato solo i tuoi abiti.
LAZZARO. I miei abiti e anche me: mia moglie mi
avrebbe ucciso quando avesse saputo che dovevo ricomprarmi tutti i vestiti.
VENUSIA. (Voce fuori al fondo) Laura.
DIEGO. Arriva ancora
qualcuno.
LAZZARO. Perchè tutto questo andirivieni!?
DIEGO. Vengono a trovare il defunto che è in te.
LAZZARO. Ma che vadano a trovarne un’altro.
DIEGO. Ma Lazzaro, sono le amiche di tua moglie!
LAZZARO. (Entra nella bara) se sono le
"sue" amiche perchè vengono a trovare me!?
SCENA XVI
Diego e Venusia
VENUSIA. (Entrando, triste) ciao Diego. Dov'è
il morto?
DIEGO. Si è appena disteso.
VENUSIA. Si è appena disteso? Ma non è morto?
DIEGO. (Affrettandosi) si certo! (Commuovendosi)
il fatto è che mi sembra sempre di vederlo andare avanti e indietro.
VENUSIA. Sapessi che dolore quando ho saputo della sua
morte! Solo ieri mi aveva fatto gli auguri per il mio compleanno. Era stato
così gentile. Posso vederlo?
DIEGO. Certo. Lazzaro ti chiama Venusia, vieni.
VENUSIA. Come? I morti ... si muovono?
DIEGO. (Rendendosi conto) ma no … stavo solo scherzando.
Vieni. (Vanno vicini alla bara).
SCENA XVII
Laura
LAURA. (Rientra dal fondo ansimante e con i vestiti
di Lazzaro) lei e la sua staffetta!
Ho dovuto correre il doppio. Però ne è valsa la pena, gli abiti del mio
povero Lazzaro sono ancora a casa. E da dove si trovi ora, inferno o ... paradiso,
non potrà che essere contento di sua moglie. (Esce a sinistra).
SCENA XVIII
Laura, Venusia e Diego
VENUSIA. Perchè è successo proprio al marito della mia
migliore amica?! Perchè non è capitato a ... a ... a (lo guarda) a te?
DIEGO. Al destino non si comanda.
VENUSIA. Hai ragione. Ma non si diceva che era al
cuore che non si comandava?
DIEGO. Al cuore e al destino.
VENUSIA. Vero anche questo.
DIEGO. Lazzaro io ora vado in ambulatorio e se hai bisogno
di aiuto mi trovi là.
VENUSIA. Diego, stai bene? Presumo che tu sappia che i
morti non possono sentire.
DIEGO. (Accorgendosi
della gaffe) si certo, ovvio che lo so, è solo ... l'abitudine! Si, è proprio
l'abitudine di confidarmi con Lazzaro come quando era vivo.
LAURA. (Rientra da destra) ciao Venusia. Hai
visto che mi è successo? (Si abbracciano).
DIEGO. A più tardi. (Esce dal fondo).
LAURA. Grazie Diego, grazie di tutto.
VENUSIA. (Commuovendosi) che tragedia ti è
capitata!
LAURA. Venusia ti rendi conto? Io vedova! Così giovane
già vedova!
VENUSIA. Vedova come tutte le vedove! Ma non sai
quante vedove ci sono “sulla piazza”?
LAURA. (Interessata all’inizio) davvero? Si, ma
a me non interessa essere sulla piazza.
VENUSIA. A proposito, mentre venivo da te ho
incontrato Rocco.
LAURA. È venuto stamattina a trovare mio marito e mi
ha colpita molto la sua gentilezza. Ha portato dei cioccolatini e un mazzo di
fiori.
VENUSIA. I cioccolatini per Lazzaro?
LAURA. No, per me.
VENUSIA. Che stupida, ai morti si portano i fiori.
LAURA. Anche i fiori erano per me.
VENUSIA. C’era da immaginarselo. Sai quante domande mi
ha fatto su di te!?
LAURA. Su di me?
VENUSIA. Si, e mi ha chiesto se anche tu avevi
dell'interesse per lui.
LAURA. Per lui … chi?
VENUSIA. Per lui, Rocco.
LAURA. E ... perchè te lo ha chiesto?
VENUSIA. Perché … ma non lo hai ancora capito? Mi ha
confidato che gli piaci. (Affrettandosi) non dirlo a Lazzaro però.
LAURA. Ti ricordo che mio marito Lazzaro è morto (Con
interesse) davvero ti ha detto che gli piaccio?
VENUSIA. Si e anche parecchio.
LAURA. (Lasciandosi andare) io piaccio a Rocco.
Ma non so se posso …
VENUSIA. Ti ricordo che è ricchissimo. Ti farebbe vivere
da vera signora.
SCENA XVIII
Laura, Venusia e Rocco e Lazzaro
ROCCO. (Da
fuori) permesso?
VENUSIA. È Rocco. Vi lascio soli.
LAURA. Venusia, non lasciarmi sola con lui.
VENUSIA. Non sei sola, c’è Lazzaro.
LAURA. Appunto!
VENUSIA. Tu non devi più pensare a Lazzaro. Lui ha
pensato a te? No, altrimenti non sarebbe morto.
ROCCO. (Entrando
dal fondo) posso entrare?
VENUSIA. Entri Rocco. Io me ne stavo andando. (Piano a Rocco) tutto sistemato. Se la
lavori un pò e le dirà di si.
ROCCO. Grazie. La ricompenserò a dovere.
VENUSIA. Lo so. A più tardi. (Esce al fondo).
ROCCO. Buongiorno Laura. (Timido) Venusia le ha detto ...
LAURA. Si, mi ha detto ...
ROCCO. Allora appena lei vuole, noi ...
LAURA. Io ... si … (rendondosi conto) no, non
posso pensare questo, non ho ancora sepolto il mio primo marito!
ROCCO. Vede, ha appena detto "il mio primo
marito" vuol dire che il suo cervello sta già pensando ad un altro marito.
LAURA. Non
saprei. Non ho mai tradito mio marito da vivo, e non so se posso
cominciare ora.
ROCCO. Ma io non le chiedo di tradire suo marito. Laura,
come può cornific ... volevo dire ... tradire una persona che non c’è più?
Parliamo di noi vivi, Laura.
LAURA. Si parliamo.
ROCCO. Per il viaggio di nozze ... (viene interrotto) avevo pensato ...
LAURA. Viaggio di nozze?
ROCCO. Si, la vorrei portare in Giamaica per il
viaggio di nozze.
LAURA. (Estasiata)
Giamaica? Lazzaro in viaggio di nozze mi ha portato a Salò.
LAZZARO. (Al pubblico irritato) e anche a Sirmione.
LAURA. Ha detto altro?
ROCCO. No. Per Natale, la vorrei portare nella mia
tenuta a Manchester. In Inghilterra.
LAURA. In inghilterra? Perchè mi dice queste cose?
LAZZARO.
Perchè gli dice queste cose?!
LAURA. Prego?
ROCCO. E per Pasqua la vorrei portare in crociera per
un mese.
LAZZARO. No,
la crocera no!
LAURA. Si, la crociera si! E dove mi porterebbe?
ROCCO. Nel Mediterraneo, nell’Atlantico, nel Pacifico,
nell’Indiano! Ovunque lei voglia.
LAZZARO. Nel
Serio!!
ROCCO. Laura, lei mi sposi e tutto ciò che è mio sarà
suo.
LAURA. La tentazione è forte. (Al pubblico) sono anni che sogno una vacanza in crociera, ma Lazzaro
mi diceva che aveva paura di non riuscire ad aprire gli oblò!
LAZZARO. (Al pubblico, piano) era una scusa! Non
sapete quanto costa una crociera?
ROCCO. E poi io, ho tanti, tanti soldi.
LAURA. Tanti soldi?
ROCCO. Si, tanti soldi e tante case.
LAURA. Tante case?
ROCCO. Si, tante case e tante navi.
LAURA. Tante navi?
ROCCO. Si, tutto tanto e tanto di tutto e tutte navi.
LAZZARO.
Navi no! Sono rovinato, questa accetta.
LAURA. (Al pubblico) voi che dite? Un po di
felicità, la merito anch'io o no?
ROCCO. Mi dica di si Laura e mi farà l’uomo più felice
di questa terra.
LAURA. Avrei bisogno di bere qualcosa. Mi può scusare?
ROCCO. L’accompagno.
LAURA. Grazie
ROCCO. Tutto ciò che è mio è suo.
LAURA. (Al
pubblico) io quasi quasi gli dico di si. E quando mi capiterà un’altra
occasione del genere? (Escono a
sinistra).
SCENA XIX
Lazzaro
LAZZARO. (Si alza) sono ancora caldo e lei ha
già trovato qualcuno con cui consolarsi. Io … io che non le ho mai fatto
mancare nulla. Andavano al mare tutti gli anni ... in tenda. E andavamo sempre sul
mare ... col pedalò. Devo trovare una soluzione altrimenti questa si sposa
davvero e poi va a finire anche in galera per bigamia dato che sono vivo. Quando
sente parlare di crociera non ragiona più! (Pensa) che posso fare? Che
posso fare? Un altro testamento! Certo! Si, questo sarebbe il secondo
testamento ma dato che si tratta delle mie ultime volontà, mia moglie non ci
farà caso. (Prende foglio, penna, occhiali e busta e inizia a scrivere)
“Io Lazzaro Valenti nel pieno delle mie facoltà fisiche e mentali, voglio che
la mia adorata Laura mi rimanga fedele per sempre. 15 marzo 2017. Lazzaro
Valenti” Perfetto. E dove glielo faccio trovare? (Controlla l’ora) è
l'ora in cui prende il farmaco per la pressione. (Apre un altro cassetto)
eccole qui le sue pastiglie, e qui accanto metto il mio testamento. (Corre a
destra).
SCENA XX
Laura e Rocco
ROCCO. (Rientra da sinistra).
LAURA. (Rientra da sinistra) ho deciso Rocco, celebriamo
il funerale e poi le do il mio consenso a sposarla.
ROCCO. Brava Laura è così che la voglio!
LAURA. (Guarda l’orologio) devo prendere la
pastiglia per la pressione. (Si avvicina al cassetto dove tiene le pastiglie).
ROCCO. Per il pranzo ho già prenotato Da Vittorio a
Brusaporto. (Si avvicina a Laura).
LAURA. Magari incontriamo qualche vips (apre il
cassetto e prende le pastiglie e nello stesso tempo si accorge della lettera.
La prende).
ROCCO. (Non la
guarda) e ci sposeremo in Duomo in Città Alta. Che ne dice?
LAURA. (Apre la lettera e la legge e non da nessuna
risposta a Rocco).
ROCCO. (Si accorge che non le risponde) non le
piace Città Alta? Troviamo un altra chiesa allora.
LAURA. (Meravigliata) Rocco, un testamento di Lazzaro!
ROCCO. Come? (Si gira).
LAURA. (Triste) Rocco, non posso ... non posso
…
ROCCO. Se non può, lo leggo io.
LAURA. Non posso …
ROCCO. Stia tranquilla, glielo leggo volentieri io.
LAURA. Non posso ... non posso ...
ROCCO. Lo so che non può, leggo io il testamento e lei
ascolta.
LAURA. Rocco, non la posso sposare!
ROCCO. Come? Non mi può più sposare? E per quale
motivo?
LAURA. Legga ... legga ...
ROCCO. (Prende la lettera e legge) “Io Lazzaro
Valenti nel pieno delle mie facoltà fisiche e mentali, voglio che la mia
adorata Laura mi rimanga fedele per sempre. 15 marzo 2017. Lazzaro Valenti”.
LAURA. Sono le seconde ultime volontà di Lazzaro. Rocco,
non posso.
ROCCO. Come, le “seconde volontà”?
LAURA. Si, questo è il suo secondo testamento.
ROCCO. Il secondo? (Al pubblico) Lazzaro ha
proprio fatto le cose in grande.
LAURA. Se Lazzaro mi vuole tutta per sé per sempre,
non posso negarglielo, è sempre mio marito. Rocco ... mi dispiace!
ROCCO. Ma ... si è già dimenticata delle crociere in
tutto il mondo? Il viaggio di nozze? Le vacanze di Natale e di Pasqua?
LAURA. Non mi
sono dimenticata e non me lo dimenticherò mai. Ma sono cose che a me non
devono interessare, sono e sarò sempre una donna sposata.
ROCCO. Voleva forse dire ... sposata con un morto e
perciò ... vedova.
LAURA. Vedova ma sposata nell'anima con un grande
uomo.
ROCCO. È sicura Laura?
LAURA. Si, ho amato e amo ancora Lazzaro. Per me lei
sarà sempre un amico.
ROCCO. (Al
pubblico) sempre la solita storia. Abbandonato senza essere sedotto. (Esce al fondo).
LAURA. (Al pubblico) avete visto quanto bene mi
voleva Lazzaro? Solo ad una persona che ami profondamente lasci due testamenti.
(Esce a sinistra).
SCENA XXI
Lazzaro
LAZZARO. (Si alza) e anche questa è fatta. Sono
riuscito a salvare, oltre ai miei vestiti, anche il mio matrimonio. E spero sia
finita qui. (Toccandosi lo stomaco) ho una fame bestiale, è da stamane
che non tocco cibo. Quando scenderà la notte potrò andare in cucina a mangiarmi
qualcosa. Chi ha detto che l'appetito vien mangiando era proprio uno stupido.
Si, perchè non sapeva quanto appetito viene a chi non mangia!
VOCE FUORI SCENA. È permesso ... si può? È aperto,
entriamo a trovare il povero Lazzaro.
LAZZARO. Ancora qualcuno! Un morto, non ha un attimo
di tempo per riposare! (Entra nella bara).
SIPARIO
ATTO TERZO
SCENA I
Laura
LAURA. Non riesco ancora a crederci ... il mio Lazzaro
… lì … in quella bara ... morto. È morto da ieri mattina ma mi sembra
un'eternità. È trascorso un giorno dalla sua perdita e sono già dimagrita di
ben 15 grammi. Vi rendete conto che se vado avanti di questo passo fra una
settimana avrò perso un etto? A proposito di peso, ieri sera ho lasciato nel
frigorifero un intero salame e stamattina ce n’era solo metà. Che lo abbia
mangiato senza accorgermene? E se stessi impazzendo?
SCENA II
Laura, Venusia, Vergilia e Valentina
VENUSIA. (Con Valentina, entra dal fondo) pazza
lo sei a non aver accettato la proposta di Rocco.
VERGILIA. Se l’avesse fatta a me avrei quasi
sicuramente sacrificato la mia libertà. Con uno così ci si sistema per tutta la
vita.
LAURA. Le notizie volano a quanto pare. Come potevo
accettare con mio marito appena morto? Per fortuna non mi sono lasciata
convincere.
VALENTINA. (Con i detersivi da bagno).
LAURA. C'è Mirella a casa tua?
VALENTINA. Si, ma non parliamo di Mirella ora è
importante pianificare il tuo atteggiamento al funerale di domani.
SCENA II
Laura, Venusia, Vergilia, Valentina e Diego
DIEGO. (Entra dal fondo) sono qui per Lazzaro,
casomai si trovasse in difficoltà.
VENUSIA. In difficoltà? È difficile che nelle sue
condizioni abbia bisogno di aiuto.
DIEGO. Cioè … volevo dire che ... magari gli serve
qualcosa ...
VERGILIA. Uno stoccafisso non ha certo bisogno di
aiuto!
LAURA. Ragazze, è pur sempre mio marito.
DIEGO. Intendevo che potrebbe avere ... bisogno di ...
di ... essere aiutato ad andare in paradiso più in fretta. E questo succede con
tante preghiere. Lazzaro, prego per te perchè tu vada diretto in paradiso senza
fermate. (Va vicino).
LAURA. Che pena mi fa! (Alle amiche) erano così
amici!
VALENTINA. Pover uomo, dice cose senza senso e pare
che lo veda ancora vivo. (Sospira) comunque,
tornando a noi Laura, devi prepararti per il funerale di domani.
LAURA. In che senso devo prepararmi? C’è forse un protocollo?!
VENUSIA. Si, un regolamento nostro. E il tutto per
evitare figuracce con parenti e amici. Laura, non si va ad un funerale del
proprio marito tutti i giorni!
VERGILIA. Primo punto del regolamento: indossare un
abito scuro ma che non sia nero perché il nero porta male.
LAURA. Essere al funerale del proprio marito, non pensi
sottintenda che qualcosa sia già andato storto?
VALENTINA. Nel corteo che andrà in chiesa, dovrai metterti
dietro la bara e stare a braccetto con tua sorella e con tuo fratello.
LAURA. Non credo che verranno al funerale, dieci anni
fa hanno litigato con Lazzaro.
VENUSIA. Non ti devi preoccupare di questo, li ho
invitati io e mi hanno detto che verranno. Ho fatto questo per non farti sfigurare
agli occhi di tutti. Sempre nel corteo che andrà in chiesa chiesa, devi piangere
disperatamente. A metà corteo invece, dovrai indossare gli occhiali da sole.
LAURA. Ma io non ho occhiali da sole.
VERGILIA. (Le mostra un paio di occhiali scuri) eccoli.
Te li abbiamo comprati come regalo per il funerale.
VALENTINA. Quando invece sarai arrivata in chiesa,
dovrai avere delle crisi di pianto.
LAURA. Crisi di pianto?
VENUSIA. Si, una decina possono bastare.
VERGILIA. Dopo la funzione invece, quando sarai
arrivata al cimitero, dovrai avere un bello svenimento.
LAURA. Non credo di essere capace di svenire!
VALENTINA. Ti mostro io come si fa! (Le mostra tutto,
in modo simpatico, facendosi poi sostenere da Vergilia).
LAURA. E se mia sorella non mi trattiene e mi lascia cadere
a terra?
VENUSIA. Meglio! Chissà che figurone farai! Anzi, facciamo
che cadi subito per terra.
LAURA. Secondo me voi siete tutte matte.
VERGILIA. Assolutamente no. Noi lo facciamo solo per
il tuo bene.
VALENTINA. E poi quando sarai in casa mortuaria e lo
porteranno via per cremarlo, dovrai invece … (viene interrotta) avvicinarti e toccargli le mani ...
LAURA. Cre ... cre ... cremarlo?
VENUSIA. Eh si. Non ricordi l'anno scorso al funerale di
Giuseppe Rossi che Lazzaro disse che voleva essere bruciato?
VERGILIA. E non ricordi che gli hai risposto che
saresti stata tu stessa a dargli fuoco?!
LAURA. È vero! Me l’ero scordata!
DIEGO. (Va vicino alle 4, spinto da Lazzaro) anch'io
non lo ricordavo.
VALENTINA. Normale, tu non c’eri!
DIEGO. È vero ... però si sa che io sono l'amico
intimo di Lazzaro e se lui avesse voluto farsi cremare, sono sicuro che me lo
avrebbe detto.
VENUSIA. Quel giorno ero presente anch'io e Lazzaro
disse che il suo corpo fosse bruciato. Non credo si debba andare contro le sue
volontà.
VERGILIA. Lazzaro va cremato. Le volontà sono sacre.
DIEGO. (Va vicino a Lazzaro a chiedere che può fare).
LAURA. Esatto. La volontà di Lazzaro non si tocca, lo
farò cremare.
VALENTINA. I morti vengono cremati a Novara.
VENUSIA. Si, ma anche a Venezia.
LAURA. Come? Così lontano? Pensavo si potessero
cremare anche a Bergamo.
DIEGO. (Ritorna vicino alle 4, spinto da Lazzaro)
io so che a Lazzaro non è mai piaciuta Venezia e nemmeno Novara.
LAURA. E tu come lo sai?
DIEGO. Me lo ha appena detto ... cioè volevo dire che
... me lo aveva detto quando era in vita.
VERGILIA. Non è vero perché in gita è andato a
Venezia. E c’ero anchio.
VALENTINA. Ti conviene andare a pregare ancora per la
sua anima.
DIEGO. (Va vicino Lazzaro).
VENUSIA. Laura, se io fossi in te, lo farei cremare a
Venezia, è bella da visitare. Potresti rimanerci anche tre giorni.
LAURA. Tre giorni?
VERGILIA. Almeno due, qualcosa si riesce a visitare
anche in due giorni.
LAURA. Due? Me ne resterò là almeno una settimana.
Dovrò pur riprendermi dalla tragedia.
VALENTINA. Brava, è così che mi piaci.
VENUSIA. Don Lurio è al corrente della cremazione di
tuo marito?
LAURA. No, come potrebbe se lo abbiamo deciso solo
ora.
VERGILIA. Allora dovresti avvisarlo.
LAURA. Vado immediatamente a telefonargli.
VALENTINA. Ci vediamo per la sveglia. Ciao. (Escono).
LAURA. A più tardi. (Si salutano tutte. Esce a
sinistra).
SCENA III
Lazzaro e Diego
LAZZARO. (Si alza) sei proprio di aiuto! Per ben due volte non sei riuscito
a farle desistere dal loro intento di farmi cremare!
DIEGO. Avevo paura di imbrogliarmi
e di far scoprire tutto.
LAZZARO. Cosa posso fare con
quelle che hanno deciso di cremarmi!? Io sono vivo e quelle mi vogliono
uccidere!
DIEGO. Lo so … avresti dovuto
pensarci prima però!
LAZZARO. Maledizione a quando
ho parlato della cremazione! E poi l’ho detto così per dire!
DIEGO. Dobbiamo trovare una
soluzione caro il mio Lazzaro altrimenti, povero te … (mima di accendere un fiammifero e di dar fuoco a Lazzaro).
LAZZARO. Per favore, pensa a
qualcosa o davvero quella cassa sarà la mia morte.
DIEGO. (Pensando) perché non fare un altro testamento?
LAZZARO. Un altro testamento?
Ma sei pazzo? Tu non lo sai ma sono stato costretto a farne un secondo quando
tu non c’eri.
DIEGO. Un secondo?
LAZZARO. Si, era per non
perdere mia moglie. Un suo amico me la voleva portare via.
DIEGO. Avresti dovuto
lasciargliela! Scrivi in fretta questo testamento prima che arrivi.
LAZZARO. Sei sicuro che ci
crederà ancora? (Si mette a scrivere).
DIEGO. Scrivi prima che arrivi!
LAZZARO. (Scrive) “Io Lazzaro Valenti nel pieno delle mie facoltà fisiche e
mentali, voglio che la mia adorata Laura dia disposizione affinchè si celebri
un funerale tradizionale e senza cremazione. 15 marzo 2017. Lazzaro Valenti”. E
dove lo metto?
DIEGO. Mettilo … mettilo… (si guarda in giro) mettilo … mettilo … nella
credenza vicino alla bottiglia del whisky. Sbrigati perchè sento che sta
arrivando qualcuno.
LAZZARO. Nella credenza del whisky?
Ma mia moglie non beve! (Infila il
testamento nella credenza e velocemente entra nella cassa).
DIEGO. (Si mette vicino a Lazzaro).
SCENA IV
Laura, Don Lurio e Santina
LAURA. (Rientrando da sinistra) fra poco arriverà. Mi auguro non ci siano
problemi per la cremazione.
DON LURIO. (Entrano dal fondo) eccomi, ho fatto più
in fretta che ho potuto. Mi dica.
SANTINA. Mi dicaaaa ...
LAURA. Grazie signor parroco.
L’ho chiamata per dirle che una volontà di mio marito era quella di essere
cremato.
DON LURIO. Se era una sua
volontà, non ho nulla in contrario. Domani celebreremo il funerale e giunti al
cimitero lo depositeremo nella camera mortuaria, aspettando che venga portato a
cremare …
DIEGO. (FA UN RUMORE CON
QUALCOSA).
DON LURIO. ... e quando
ritornerà nell’urna …
DIEGO. (FA UN RUMORE CON
QUALCOSA).
LAZZARO. (FA CADERE QUALCOSA
DALLA RABBIA).
DIEGO. (Dal separè) scusate, sono io e non Lazzaro che ho fatto cadere ...
(Più piano) stai calmo!
DON LURIO. E quando arriverà
l’urna la benedirò.
SANTINA. La benedirò.
DON LURIO. Io la benedirò.
SANTINA. Io la benediròòòò.
DON LURIO. Io!
SANTINA. Iooooo.
LAURA. Ma come si spegne
questa?
DON LURIO. Eh ... non si
spegne. Ora ... (v.i.) devo correre a
...
LAURA. Don Lurio, mi perdoni,
ma posso chiederle quanto mi verrà a costare tutta la funzione?
DON LURIO. Non vi è tariffa,
è ad offerta libera.
SANTINA. Offerta liberaaaa
...
LAURA. Immaginavo. Don Lurio,
non potrebbe fare uno sconticino a me?
DON LURIO. Ma se le ho appena
detto che è a offerta libera! (Indica a Santina
di tacere).
LAURA. Appunto. Non potrei
avere uno sconto su quella offerta libera?
DON LURIO. (Stanco) va bene, tutto lo sconto che
vuole! Mi aspetti per la veglia. A più tardi
SANTINA. A più tardiii ... (Escono).
LAURA. Dove vuole che vada
con un morto in casa!
DIEGO. (FA CADERE QUALCOSA).
DIEGO. (Alzando la voce) scusa, sono sempre io che sbadatamente ho fatto
cadere … sempre l’oggetto di prima.
LAURA. Diego, potresti
smettere di rompermi oggetti? (Va da Lazzaro.
Con tristezza) guarda Diego come è bello il mio Lazzaro. Sembra persino che
la morte gli giovi.
LAURA. Ma … ma … ma perché ha
la cravatta allentata?
DIEGO. Perchè ... ha caldo!
Cioè, volevo dire che … siccome qui dentro fa un pò caldo, temevo che …
sudasse. E se poi suda … ecco … non si presenta bene … e allora …
LAURA. Diego, credo tu stia molto
peggio di me. Ti ricordo che è morto!
SCENA VI
Laura, Vittoria e Diego alternato
VITTORIA. (Entra dal fondo) ciao Laura.
LAURA. Ciao Vittoria. (Rientra).
VITTORIA. Vogliamo starti
vicino in questo momento di dolore.
LAURA. Grazie. Lo sai che Lazzaro
voleva farsi cremare?
VITTORIA. No, non lo sapevo.
LAURA. Si, sono le sue
volontà.
VITTORIA. Io ho già detto a
mio marito invece che non voglio essere cremata! Pensa se fossi ancora viva in
quella cassa!
DIEGO. (FA UN RUMORE CON QUALCOSA)
LAURA. Diego! Ora basta! Ti
ricordo che io ci devo vivere ancora in questa casa.
VITTORIA. C’è Diego vicino a
Lazzaro?
LAURA. Si, sono ore che è di
là, non riesce a star lontano dal suo migliore amico.
DIEGO. (Va vicino alle due) perdonami Laura, oggi sono un po’ distratto.
LAURA. Si certo, non
preoccuparti, capisco.
DIEGO. Forse qualcosa di
forte mi aiuterebbe a sollevare per un attimo, ma solo un attimo, il morale.
LAURA. Certo. Posso offrire
del whisky anche a te Vittoria?
VITTORIA. No, io no, grazie.
LAURA. Vado in cucina a
prenderlo.
DIEGO. In cucina? (Rincorrendola) Laura … non fare così
tanta strada … per me.
LAURA. Andare in cucina … non
è poi così tanta strada …
VITTORIA. Appunto. Perché ti
preoccupi della strada che Laura deve fare? È forse in stato interessante?!
LAZZARO. (FA CADERE QUALCOSA)
DIEGO. (Affrettandosi) devo aver sistemato male … l’oggetto di prima … ed
è caduto per terra.
LAURA. Io non sono in stato
interessante! E poi non sono cose da dire ad una vedova novella.
VITTORIA. Perdonami Laura.
Non so perchè ho detto quella cosa.
DIEGO. Laura … ho visto che qui
tieni una bottiglia di whisky.
LAURA. Ma quello è vecchio di
cento anni. Ti offro qualcosa di meglio.
DIEGO. Non importa Laura, a
me la roba vecchia piace.
LAURA. Ci mancherebbe. Arrivo
subito. (Sta per uscire a sinistra).
DIEGO. Questo whisky, è stato
bevuto dal mio amico Lazzaro?
LAURA. Si, ciò che manca lo
ha bevuto lui.
DIEGO. E allora berrò da questa
stessa bottiglia. La bottiglia che il mio amico Lazzaro ha bevuto quando ancora
era in vita.
LAURA. (Commuovendosi) mi fa piangere vedere quanto gli vuoi bene. (Sta per prendere la bottiglia di whisky
nella credenza) eccolo (Si accorge
della lettera) ma … ma … cos’è questa? (Lascia
il whisky e prende la lettera) una lettera? Ma chi l’ha scritta?
VITTORIA. Aprila e lo sapremo.
LAURA. (Legge) “Io Lazzaro Valenti nel pieno delle mie facoltà fisiche e
mentali, voglio che la mia adorata Laura dia disposizione affinchè si celebri
un funerale tradizionale e senza cremazione. 15 marzo 2017. Lazzaro Valenti”. Un
altro testamento!
VITTORIA. Ho saputo che ci
sono già stati due testamenti e con questo, arriviamo a tre. (Al pubblico) se mio marito scrive più
di un testamento lo strozzo. Anche dopo morto!
LAURA. Le ultime-ultime-ultime
volontà di Lazzaro!
VITTORIA. Ti auguro che siano
davvero le ultime!
LAURA. Devo subito far sapere
al parroco che non lo posso più cremare.
DIEGO. E si, a questo punto
non puoi più cremarlo … che dispiacere.
LAURA. Il volere ultimo di
mio marito è sacro.
VITTORIA. Se ti fa piacere ti
accompagno.
DIEGO. Ma si certo che le fa
piacere, penso io a gestire la casa e Lazzaro.
VITTORIA. Lazzaro ormai non
lo gestisce più nessuno.
LAURA. Facciamo in fretta Vittoria.
Non voglio perdere nemmeno un minuto di più con mio marito dato che poi non lo
vedrò più. (Escono).
SCENA VII
Lazzaro e Diego
LAZZARO. (Esce dalla bara) ci siamo rusciti per un pelo.
DIEGO. Ci siamo rusciti? Ci sei
riuscito tu! Eri tu quello che doveva andare a Vanezia ed essere cremato, non
io.
LAZZARO. È dura rimanere in
vita da morto.
DIEGO. Si, ma è molto più
dura tenere in vita un morto!
SCENA VIII
Lazzaro, Laura, Diego, Valentina, Vergilia
e Venusia
LAURA. (Entrando all’improvviso dal fondo) entrate! Ho preferito mandare Vittoria
ad avvisare il parroco perchè voglio stare vicina a … (Vede il marito vivo) mio marito ...
VALENTINA. VERGILIA. VENUSIA.
(Entrano dal fondo) Lazzaro …
LAURA. (Quasi svenendo) ma … ma … Lazzaro … tu sei … tu … sei … vivo?!
LAZZARO. (Non sa che fare) io? Io sono vivo? Io … io … sono vivo! Prima ero
morto e ora … sembra che io … sia vivo.
LAURA. Tu … tu …
LAZZARO. Io …
LAURA. Tu … non sei … morto?
LAZZARO. (Toccandosi e titubante) e … no … sembrerebbe che io sia … proprio
vivo.
DIEGO. (Venendo in suo aiuto) Laura, Lazzaro è vivo! Lazzaro è qui vivo
vicino a te. Sei contenta? È ritornato il tuo Lazzaro!
LAURA. (Si riprende e si fa seria).
LAZZARO. Ma … ma Laurina mia
… non sarai arrabbiata col tuo Lazzarino vero?! Dovresti essere contenta invece
…
LAURA. Sono più che
arrabbiata!
LAZZARO. Dovresti essere felice
invece. Felice di avermi ancora tutto per te.
LAURA. Chi è quello stupido
che ha detto che eri morto?
LAZZARO. (Affrettandosi) il dottor Diego De las Vegas! E’ lui che mi ha
detto che io ero morto!
DIEGO. Io?
LAZZARO. Si tu, proprio tu mi
hai fatto credere che fossi morto. E io mi sono lasciato condizionare e ho iniziato
a pensare e a comportarmi come un morto vero. È tutta colpa tua.
DIEGO. Mia? Ma io non ho
fatto nulla, sei stato tu che …
LAURA. Come hai potuto fare
questo al tuo migliore amico? Come hai potuto mettergli in testa che era morto
quando invece non lo era! Non hai pensato alla sofferenza che gli avresti
causato? E alla mia di sofferenza?
DIEGO. Ecco … la verità è che
… non è stata proprio tutta colpa mia …
LAURA. (Abbracciando Lazzaro) chissà quanta sofferenza avrai provato da
morto.
LAZZARO. Altro che! Sapeste
come si soffre da morto! Sei li che sei vivo ma devi fare il morto. E tutto per
colpa di quello lì … che si spaccia per medico!
VENUSIA. Diego, domani vado all’Asl
e mi cancello da tuo assistito. Caso mai ti venga voglia di farmi morire prima
del dovuto.
DIEGO. Patriza stai
esagerando …
VERGILIA. Tu hai esagerato.
Da doman non sarai più il mio medico di base.
VALENTINA. Sei mio marito, e
a questo non posso scampare, ma come medico, ti posso cambiare.
LAURA. Piuttosto di averti
come medico, rimango senza!
DIEGO. Vi giuro che non è
colpa mia! Io ho fatto tutto questo solo perché …
LAZZARO. Vergognati! (Piano a Diego) Diego, ricordati “il
cappello” di tua moglie. Tranquillo, sistemeremo tutto in fretta.
SCENA IX
Lazzaro, Laura, Diego, Valentina, Vergilia,
Venusia, Don Lurio e Santina
DON LURIO. Son qui per la
veglia … (Vede Lazzaro vivo) Lazzaro
… ma tu … ma tu … sei vivo …
SANTINA. Vivooo?
LAZZARO. Si Don Lurio, sono
vivo ora. Anche prima lo ero però. Il fatto è che sono stato convinto da
qualcuno di esser morto e allora mi comportavo come un morto.
VERGILIA. Noi lo vedevamo
morto mentre lui era vivo.
VENUSIA. E lo credevamo anche
morto.
DON LURIO. Ho capito che non
c’ho capito nulla.
SANTINA. Anch’io nullaaaa.
LAURA. Si, è vivo. Ma ora che
sei vivo, cerca di portare via tutta questa robaccia da casa.
LAZZARO. Ma hai detto che ti
piaceva!
LAURA. Si, mi piaceva quando
sapevo che eri morto. Ora non mi piace più. Domani riporta tutto alla
discarica. E cerca di trovarti un’occupazione perchè non ti voglio vedere bighellonare
in giro.
DON LURIO. Scusate, scusate …
e la veglia?
LAURA. La sveglia non suona
perché non c’è nessun morto per cui farla suonare. E ovviamente anche il
funerale è stato annullato.
DON LURIO. Anche il funerale?
Anche il funerale … annullato?
TUTTI. Don Lurio, vorrebbe
forse celebrare un funerale ad un vivo!?
DON LURIO. Ho annullato
matrimoni, battesimi, ricorrenze, ma mai mi era capitato di annullare un
funerale!
SANTINA. Annullare funeraleeeee.
SIPARIO