AUTRICE

 

GIUSEPPINA CATTANEO

         

 

http://giusicopioni.altervista.org/   

 

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

 

Codice opera Siae 906004A

 

TITOLO

 

IL CENSIMENTO,

LA SERVA DEL PARROCO E LA CAMERA D’ARIA

 

ATTO UNICO

 

 

Personaggi

 

GINA

RINA

PINA

MINA

PARROCO

CICLISTA PILETI’

 

 

 

 

TRAMA

 

Il censimento, la serva del parroco e la camera d’aria cosa mai avranno a che fare fra loro? In effetti i fraintendimenti saranno molteplici e impensabile la conclusione.

 

 

ATTO PRIMO

 

In casa della sorelle Gina e Rina.

 

SCENA I

Gina

 

GINA. (Entra in scena da destra) sono disperata! È mai possibile essere così sfortunata? Già ne ho una in casa di disgrazia, mia sorella! Ed ora anche la bicicletta più bella, quella che si intona ai miei occhi, è bucata! Il mio ciclista, il Piletì, ha ordinato da giorni la camera d’aria nuova ma purtoppo non gli è ancora arrivata. E cosa faccio intanto che l’aspetto? Devo gonfiare a bocca quella vecchia tutta bucata. Otto buchi ha! E detto fra noi, ho il sospetto che sia mia sorella che me le buca perché, non è possibile che ogni settimana debba andare dal ciclista per una foratura! (Pensando) e se invece fosse il ciclista che me le buca per lavorare? Come farò a vivere senza la mia bici preferita! (Esce a destra).

 

SCENA II

Rina

 

RINA. (Entra dal fondo ansimante) non è ancora arrivata! E si che il parroco mi ha detto e giurato che sarebbe arrivata oggi! “Ti avviso io” mi ha detto! Ah, ma, per questo il parroco domani mi sente. E io, furba, la in prima fila per vederla bene. Per vedere chi? La nuova serva del parroco! E per essere una delle prime a vederla, ci sono rimasta anche se pioveva, come potete vedere. Guardate che l’ombrello io lo avevo portato con me, ma mentre stavo aspettando è arrivato un vecchietto … non che io sia giovane, certo …  e questo vecchietto era senza ombrello e mi ha chiesto gentilmente se potevo prestargli il mio. Ho avuto il sospetto che fossi io a interessarlo e quella dell’ombrello fosse una scusa per conoscermi e così glielo ho prestato e lui mi ha assicurato che sarebbe tornato a casa e che poi me l’avrebbe riportato. Lo avete visto voi? Ecco, l’ho visto anch’io. Ed è stato da lì che ho capito che era l’ombrello che gli interessava e non la mia persona. Insomma, alla fine della fiera, non è arrivata la serva del parroco, sono rimasta senza ombrello e sono qui tutta bagnata!

 

SCENA III

Rina e Ciclista

 

CICLISTA. (Entrando dal fondo contento) Gina, Gina, una bella notizia. (Si accorge che invece è Rina, cambiando espressione) ah, sei tu Rina. 

RINA. Cosa credi che questa sia “la casa del viandante”? Non si suona entrando in casa d’altri?

CICLISTA. Casa d’altri? Questa è la casa della mia amica Gina.

RINA. Questa non è la casa della “tua amica” Gina ma è la mia. La sua è quella a fianco, quella bellissima casa alla quale al prossimo temporale il tetto cadrà giù del tutto. (Al pubblico) si, ma ci metto mia sorella sotto prima però.

CICLISTA. (Volendo circuirla) Rina … ho in negozio una bicicletta che sembra fatta apposta per te.

RINA. (Sempre scorbutica) perché cos’ha di diverso dalle altre? Le rotelline?

CICLISTA. No Rina, è per il colore che si intona ai tuoi occhi.

RINA. Piletì, con me non attacca come succede invece a tutte le persone che hai circuito e a cui sei riuscito a vendere almeno una bici. A mia sorella Gina sei riuscito a vendergliene addirittura tre. Una per il colore degli occhi, una per il colore dei capelli e una per il colore dello smalto che aveva alle unghie dei piedi. Io la bicicletta non la voglio perché io non mi muovo in bici. Mi hai capito bene Piletì!?

CICLISTA. Si, ho capito. Peggio per te, retrograda.

RINA. Retrogada a me? Ti ricordo che io, guido l’auto.

CICLISTA. (Volendo tagliare corto perché sa di non riuscire ad uscirne) … e comunque sono qui per dire a Gina che  … è arrivata finalmente.

RINA. (Contenta) davvero è arrivata? (Fra sè) ecco, sarà arrivata quando stavo tornando a casa accidenti. Va beh, la vedrò domani, ormai. (Pensando) scusa un attimo, ma perché non è venuto il parroco a dirmelo e ha mandato te?

CICLISTA. Il parroco? Cosa vuoi che ne sappia il parroco?!

RINA. (Al pubblico) ecco, i soliti pettegoli! Lo hanno saputo e via ad avvisare tutto il paese. (Al ciclista) dato che saprai tutto ovviamente, si è già stabilita in casa?

CICLISTA. In casa? Mah, in verità, non sapevo fosse così importante … comunque, si è in casa, non potevo certo lasciarla sotto l’acqua anche se era imballata.

RINA. Imballata? (Al pubblico) volete vedere che la serva nuova del parroco è una a cui piace andare a ballare? Non ci sono più le serve di una volta. Va beh, facciamo un po’ di pettegolezzo. Che Dio mi perdoni per questo. Senti Piletì, tu che l’hai vista, come è?!

CICLISTA. Come può essere Rina … nera!

RINA. Nera!! (Al pubblico) avete sentito? La serva del mio parroco è nera! Madonna santissima di Loreto e di Oropa! (Al ciclista) non pensi anche tu Piletì che questi parroci al giorno d’oggi siano un po troppo … all’avanguardia? Ma perché non tornare alle radici? Perché non richiederla “bianca”?!

CICLISTA. Rina, ormai di bianche non ce ne sono più e da anni, ora arrivano tutte nere.

RINA. Davvero? (Al pubblico) ora tutte le serve dei parroci sono nere! Non che io abbia qualcosa con le persone di colore …  è solo che io sono rimasta ancora al vecchio stampo di serva. (Al ciclista) vedi Piletì a non girare il mondo? Vedi? Poi non ci si aggiorna con le abitudini d’oggi.  

CICLISTA. (Al pubblico) Gina, mi aveva avvisato che sua sorella era un po’ strana, ma non avrei mai pensato fino a questo punto. (A Rina) ora devo andare Rina, mi raccomando dì a Gina di stare tranquilla che è arrivata. Ti saluto. (Esce dal fondo).

RINA. Devo riferire a mia sorella che … è arrivata? Ma cosa interesserà a mia sorella se la serva del parroco è arrivata! Lei pensa solo alle sue biciclette! Però anche il parroco, avrebbe potuto avvisarmi lui. Con tutti i favori che gli faccio! Farmi sapere che è arrivata la sua serva … nera  … e addirittura dal ciclista! Roba da matti! (Esce a sinistra).

 

SCENA IV

Gina

 

GINA. (Entra da destra. Al pubblico) ho cercato di annegare il mio dolore della mia bici bucata, bevendo un bicchierino di vino. Si, uno dopo l’altro. Ma sempre uno alla volta, sia ben chiaro.

SCENA V

Gina e parroco

 

PARROCO. (Entra dal fondo) è permesso?

GINA. Entri pure. (Al pubblico) entri pure … è già entrato!

PARROCO. Io sono qui perché vorrei che lei… (viene interrotto).

GINA. La avviso, se è venuto da me per convertirmi, poteva evitarlo.

PARROCO. So benissimo signora Gina che lei è … atea.

GINA. Non so chi le ha detto questo, ma il tè, io, lo bevo senza nessun problema. (Al pubblico) sarà stata mia sorella a dirglielo, lei è una fanatica di parroci e di chiese.

PARROCO. Comunque, ho suonato al suo campanello solo perchè volevo … (viene interrotto).

GINA. Signor parroco, primo: lei non ha suonato nessun campanello e terzo: non ho nessuna intenzione di frequentare la chiesa.

PARROCO. Scusi signora Gina, lei ha detto: primo, io non ho suonato nessun campanello e terzo che non ha nessuna intenzione di venire in chiesa. Non ha forse tralasciato il secondo motivo?

GINA. Non c’era nessun secondo motivo ed è per questo che sono passata subito al terzo. Non le va forse bene che non ci sia un secondo motivo?

PARROCO. No certo, poteva esserci un secondo motivo ma se non c’è, le assicuro, meglio così.

GINA. Bene.

PARROCO. Bene.

GINA. Bene cosa?

PARROCO. Bene … bene.

GINA. Però che se mi sforzo un secondo motivo lo posso anche trovare. E anche in fretta.

PARROCO. No, no. Vanno bene due-tre motivi! Per me si è fatto tardi, se mi facesse la cortesia di avvisare sua sorella Rina che, chi lei sa, è arrivata. Buongiorno. (Se ne sta andando).

GINA. (Contenta, fra sè) arrivata? La mia camera d’aria è arrivata! Come sono felice! (Lo riporta al centro della scena) signor parroco, come è frettoloso oggi! Si accomodi. Mi dica … quando sarebbe arrivata?

PARROCO. È arrivata da poco e volevo farlo sapere a sua sorella Rina.

GINA. Scusi, perché a mia sorella e non a me?

PARROCO. Perché, dato che lei è atea, non credevo le potesse interessare.

GINA. Signor parroco, sicuramente non berrò lo stesso tè che beve lei, però io …vado in bici. E come vede la cosa non può che interessarmi.

PARROCO. In bici?

GINA. Ma si certo. Voglio sperare che me l’abbia portata. (Al pubblico) però com’è strano che non me l’abbia portata il mio ciclista.

PARROCO. Non è con me perché è arrivata da poco. Sono solo venuto a farlo sapere a sua sorella perché sono giorni che mi tartassa.

GINA. Mia sorella la tartassava per sapere quando arrivava? (Al pubblico) mia sorella non sa nemmeno che io l’aspetto! (Al parroco) prendo atto che non me l’abbia portata, ma quando pensa di farmela avere?

PARROCO. Scusi, in che senso “fargliela avere”!? Se non le dispiace sono io che ne ero senza e perciò da casa mia non si muove.

GINA. (Risentita) poteva anche dirlo subito senza farmi perdere tutto questo tempo sa? Poteva dirmi subito che anche lei l’aveva ordinata e che a lei è arrivata prima di me! Sapevo che eravamo in tre ad aspettarla e ora so che uno degli altri due è lei. Poteva benissimo evitare di fare tanta strada per nulla, a questo punto.

PARROCO. (Alzandosi) mi scusi se la correggo, ma sono più di tre persone che la stavano aspettando, anche se qualcuno era solo curioso.

GINA. A me il ciclista ha detto che eravamo in tre del paese. Se lei è sicuro di ciò che dice, gli altri saranno stati sicuramente di fuori paese perché il Piletì non è uno che racconta storie.

PARROCO. Perché lei pensa che io le racconti?

GINA. Io non dico nulla su di lei perché non la conosco.

PARROCO. Mi raccomando riferisca tutto a sua sorella. E spero ne sia contenta.

GINA. Senta signor parrroco, mia sorella non ne sa nulla, e poi, lei non ha nemmeno la bici.

PARROCO. La bici?

GINA. Purtroppo si signor parroco, è dura da credersi ma mia sorella non ha la bici.

PARROCO. (Al pubblico) che cosa c’entrerà la bici io non capisco. Gina mi aveva messo al corrente che sua sorella era un po’ strana, ma non pensavo fno a questo punto. (A Gina) allora, lo dice lei a Rina che è arrivata?

GINA. Si, si, glielo dico io, si fidi di me.

PARROCO. Grazie e arrivederci. (Esce).

GINA. Figuriamoci se vado a dire a Rina che è arrivata la camera d’aria dal parroco! Cosa ne farebbe di questa notizia, io non so!

 

SCENA VI

Gina e Rina

 

GINA. Ciao Rina.

RINA. (Entra da sinistra) ciao Gina.

GINA. Guarda che oggi non è giornata.

RINA. Non preoccuparti, non è giornata nemmeno per me oggi.

 

SCENA VII

Rina, Gina e Pina

 

PINA. (Entrando di corsa dal fondo) è arrivata!

RINA. Che se ne torni al suo paese!

GINA. Si, si, che vada a quel paese!

PINA. (Meravigliata) scusate, com’è che sapete che doveva arrivare?

RINA. Se lo sa tutto il paese che doveva arrivare!

GINA. Esagarata! Tutto il paese … io so che eravamo in tre ad aspettarla qui in paese.

PINA. Tutto il paese? Come può sapere tutto il paese che doveva arrivare quando lo ha detto solo a me.

RINA. Pina, cosa dici?! E poi, come posso dirlo se non con ... la bocca.

PINA. Che spiritosona! (Al pubblico) non fa ridere nemmeno i polli.

RINA. Pina, stavo scherzando! (Al pubblico) è tanto limitata che non capisce l’ironia.

GINA. Sapevo che era arrivata nonostante il mio ciclista non mi abbia detto ancora nulla.

PINA. (Meravigliata) il ciclista? Il Piletì? Cosa vuoi che ne sappia il Piletì?

GINA. Beh, se non lo sa lui, chi altro poteva saperlo? Il parroco? È già, il parroco!

RINA. Certo, il parroco!

PINA. Il parroco?

RINA. Come non poteva saperlo il parroco?! È a lui che serve in fondo.

GINA. (Al pubblico) che mia sorella sapesse già che anche il parroco aspettava la camera d’aria?! (Pensa) no, che vado a pensare io non ho mai visto il parroco in bici. (Ride) che sciocca! Per forza, come farà ad usare la bici con la ruota bucata! Servirà al sagrestano.

PINA. (Al pubblico) che passi che possa andare in chiesa ma che faccia volontariato per lui, questo è tutto da vedere. Perlomeno io non so nulla di questo.

PINA. E comunque ora arrivarà da voi perché gli ho detto che mi avrebbe trovata qua.

RINA. Qui … poi!?

GINA. Anche se mi scoccia di non averla ricevuta per prima, la prendo volentieri, mi serve.

PINA. (Al pubblico) oggi sembrano ubriache perché entrambe mi danno risposte che non hanno nulla a che fare col mio discorso.

 

SCENA VIII

Rina, Gina, Pina e Mina

 

MINA. (Da sinistra, solo voce) eccomi!

PINA. (Le va incontro).

RINA. La serva del parroco … qui a casa mia?

GINA. Una camera d’aria … che parla?

PINA-MINA. (Entrano. Mina ha con sè due buste).

PINA. Eccola qui!

GINA. Ma questa non è la mia camera d’aria! È tua sorella!

RINA. Ma questa non è la serva del parroco! È tua sorella!

MINA. (Al pubblico) da quando sono nata, me ne hanno dette di tutti i colori, ma mai nessuno mi aveva paragonata ad una camera d’aria o alla serva del parroco.

PINA. Scusate ragazze, è questo il modo di ricevere mia sorella? Che razza di amiche!?

RINA. Scusa Mina e scusami anche tu Pina. È tutto il giorno che sono presa con la storia della serva del parroco che quando, Pina, hai detto che era arrivata, ho subito pensato appunto alla serva del parroco.

MINA. Rina, non preoccuparti ti sei spiegata perfettamente.

PINA. (A Gina) ora invece sono molto curiosa di sapere la storia della camera d’aria.

PINA-MINA-RINA. Anch’io! (Guardano Gina).

GINA. Perché mi fissate così?! Mia sorella aspettava la serva del parroco come io aspettavo la camera d’aria per la mia bici.

MINA. Ora tu vuoi farci credere che le camere d’aria … camminano?

GINA. No di certo. Vanno in giro … in bici! (Ride) proprio bella questa battuta!

RINA. (Seria e ironica) infatti sto morendo dalle risate! (Al pubblico) avete per caso un appartamentino da affittare a mia sorella così me ne disfo?

GINA. (Al pubblico e alle tre) avete visto? La serva del parroco come spiegazione andava bene, ma la mia della camera d’aria no! Ho una sorella e due amiche, razziste!

RINA. Smetti di raccontare sciocchezze! Mina, non ascoltarla. Purtroppo non riesco a svendere mia sorella e perciò me la devo tenere com’è. In questa vita si deve prendere il bello (indicando se stessa) e il brutto (indicando la sorella Gina).

GINA. E tu saresti “il bello” della vita? Povera Itaglia! Siamo proprio messe bene!

PINA. Ragazze, tornando a noi, perdonate se ho detto a mia sorella di venire da voi senza avvisarvi.

MINA. In verità è stata una mia idea pensando gradiste di rivedermi dopo tanto tempo.

GINA. Hai fatto bene Mina, avevo proprio desiderio di rivederti dopo che ci siamo viste a Pasqua.  

MINA. A … Pasqua?

RINA. E’ vero, ci siamo viste a Pasqua …

GINA. (Al pubblico) perché ripeterà le mie parole io non capiso! Lo saprò bene anch’io quando ci siamo viste l’ultima volta?!

RINA. … a Pasqua, si, ma di tre anni fa.

GINA. (Meravigliata) Pasqua di tre anni … fa? Caspita come passa il tempo! Mi sembrava quest’anno! (Fra se) penso che dovrei controllare le bollette, forse ce n’è qualcuna scaduta!

RINA. (Al pubblico) io devo trovare assolutamente il modo per disfarmi di mia sorella. Devo inventarmi qualcosa.

MINA. A proposito, ho trovato queste due buste fuori da casa vostra (mostra le due grandi buste).

RINA. Che cosa sono?

GINA. (Al pubblico preoccupata) state a vedere che sia qualcosa che veramente non ho pagato?!

PINA. (Ne prende una e legge l’intestazione) ISTAT! Istituto Nazionale di Statistica.

MINA. Uffa! Non sanno proprio più come raccogliere soldi! Ora chiedono persino la beneficenza a favore dello Stato.

PINA. Mina, che cosa ha a che fare lo Stato con questa busta?

MINA. Non hai detto tu qualcosa a proposito … della Statistica?! E perché Statistica … non è lo… sssstato?

GINA. Certo, è così Mina. Stato, Stitistica. È tutto molto chiaro.

RINA. (Al pubblico) io non ne sono molto convinta però per questa volta fingo nulla.

MINA. Si ma, che tormento questo Stato!

PINA. Non parlatemi di Stato altrimenti mi arrabbio. Sapete che il mese scorso invece di aumentarmi la pensione mi hanno detratto sei euri?

MINA. A me invece? Sette euri!

RINA. Ritenetevi fortunate allora, a me invece avevano detratto nove euri!

GINA. E a me? Cento euri!

PINA-RINA-MINA. Cento euri?!

MINA. Sicuramente avranno sbagliato, è impossibile detrarti cento euri. Hai verificato dopo?

PINA. Ora che ricordo, anni fa anche a me avevano detratto novanta euri e poi li ho ritrovati nel mese successivo.

RINA. (Pensando) Gina … da quando tu percepisci la pensione?!

GINA. Io non la percepisco.

PINA-RINA-MINA. (La guardano strano).

GINA. Perché mi guardate in quello strano modo! Non volevo sentirmi diversa da voi.

PINA-RINA-MINA. (La guardano strano e muovono la testa).

RINA. (Al pubblico) io non ne posso più. Devo inventarmi qualcosa per allontanare mia sorella perché altrimenti questa mi farà andare al manicomio.

GINA. (Vendicandosi) io non ho la pensione e perciò io, non sto mandando in fallimento il governo come invece state facendo voi con la vostra!

PINA. Carissima, ti ricordo che io ho pagato tutti i contributi e la pensione a me, mi aspetta.

MINA. Io, non li ho pagati i contributi ma li ha pagati il mio povero marito. E perciò a me, spetta la sua pensione.

GINA. Davvero? Anche la mia povera madre ha pagato tutti i suoi contributi ma io non la prendo la sua di pensione!

MINA. Potevi sposarla e l’avresti presa anche tu!

PINA. Mina, cosa stai dicendo! Come avrebbe potuto sposare sua madre che era … (viene interrotta).

GINA. Scusatemi, avete ragione, non avevo pensato che mia madre era … già sposata con mio padre!

RINA. (Al pubblico) a chi la vuole, faccio erigere un monumento!

MINA. (Riprende la busta dalle mani di Pina e legge) qui c'è scritto… Censimento 2012.

RINA. Censimento?

GINA. Il mento del Censì? Potevano anche scrivere barbosso che era la stessa cosa!

PINA. Io non so cosa sia questo “Censimento” ma penso proprio che non si tratti del barbosso del Censì.

MINA. (Pensando) non sapete cosa sia il censimento? Ora ricordo di cosa si tratta! Ne hanno parlato tanto in televisione!

PINA. Anche io ho ora ricordo cosa sia!

MINA. Sentiamo, sentiamo Pina cos'è questo censimento per te.

RINA. Cosa vuoi che sia?! Qualcosa da pagare come al solito!

PINA. Per me sono tasse!

MINA. Ragazze un po' di fantasia! Siete proprio ignoranti in materia!

PINA. Sorella! Ignorante a me?

GINA. Ci vuole proprio tutta sai!?

RINA. (Risentita) Mina, non ti permetto di insultarmi in casa mia!

MINA. Io ho detto “ignoranti” pensando che non lo sapevate e "ignoravate" cosa fosse il censimento. (Al pubblico) speriamo l'abbiano bevuta!

RINA. Ora va già meglio.

PINA. Sorella, ti sei salvata per un pelo!

GINA. Tu, che non "ignori" come noi, perché tu provieni dall'estero, dimmi cos’è questo censimento allora.

PINA. All'estero? Da quando tu abiti all'estero?

MINA. Io, non ho mai abitato all'estero. Lo sai che la Gina le racconta grosse!

RINA. No, stavolta mia sorella ha ragione. (Al pubblico) miracolo! (A Mina) anch’io ho saputo che tu abitavi all'estero.

PINA. Mina, tu non abiti a Bagnatica?! (Il paese confinante).

MINA. Certo.

GINA. E io cosa detto?! All'estero.

MINA. (Al pubblico) secondo voi, Bagnatica è all'estero?

RINA. Ascoltami Mina, tu abiti a Brusa come noi? No! E allora abiti all'estero. (Al pubblico) saprà cosa sia il censimento, ma di giografia non sa nulla.

GINA. Brava Rina, tu si che sei mia sorella.

RINA. Sì, ancora per poco però. (Al pubblico) io, questa, prima o poi la imbarco.

MINA. Allora, volete sapere cos’è questo censimento?

GINA. Pensavo ce l'avessi già detto! È da tanto tempo che la stai facendo lunga!

MINA. Non mi date il tempo nemmeno di parlare! (Al pubblico) perché ho deciso di venire a Brusa che stavo così bene a Bagnatica!

PINA. (Che origliava) ti ho sentita sai Mina?! Che coraggio hai di parlare in questo modo del paese in cui sei nata.

MINA. Pina, ti ricordo che io sono nata a Rocca del Colle. E non a Brusa!

GINA. (Al cielo) Signore, perché quando hai fatto sparire “Rocca del Colle” non hai fatto sparire anche lei!

RINA. Mina, Rocca del Colle è ancora Brusa sai? Da Rocca del Colle sono nati Brusa e Bagnatica.

MINA. Sì, però ti ricordo che il Comune a quei tempi, quando ancora si chiamava Rocca del Colle, si era trasferito a Bagnatica e non era a Brusa.

GINA. Vi conviene essere orgogliosi voi di Bagnatica, facevate pagare metà affitto al segretario comunale di Rocca del Colle, mentre quando risiedeva a Brusa, l'anno prima, noi non glielo facevamo pagare.

MINA. E questo quando sarebbe successo?

GINA. Nel ventinove!

RINA. Gina, zitta per favore, cosa dici che sai bene che di questo ne parleremo nella commedia dell'anno prossimo!

GINA. Ti ricordo Rina che sei tu ad aver comunicato al pubblico che nella commedia dell'anno prossimo parleremo di Rocca del Colle e non io.

MINA. Dai ragazze, continuiamo a parlare del censimento altrimenti finisce la commedia senza aver raccontato nulla.

PINA. Per forza, non ti sbrighi Mina!

GINA. Prosegui Mina per favore.

MINA. Ti faccio presente che ora tocca all’Argentina (nome vero di un’attrice) a dirmi di sbrigarmi?!

PINA. E io ti ricordo che sono la “Pina” nella commedia e non l’Argentina.

MINA. So benissimo chi sei sai? Mia sorella no di sicuro! Scusa, perdonate anche voi due, e pure voi pubblico, dimmi, ti hanno chiamata Argentina perché sei nata in Argentina?

RINA. Volete smettere?! Vogliamo andare avanti a parlare di questo censimento?

PINA. Ha ragione la Rina, saranno domande da rivolgermi in questo momento? Me lo chiederai quando sarà finita la commedia.

GINA. Brava Pina, hai proprio ragione! (Piano a Pina) poi però voglio saperlo anch'io perché ti hanno chiamato Argentina.

RINA. Allora! Andiamo avanti!? Mina mi dici cos’è questo censimento?!

MINA. Ragazze un po' di fantasia! Siete proprio ignoranti in materia!

RINA. Ti ricordo che l'hai già detta questa battuta Mina, sei rimasta indietro di una pagina. Ora devi dire che il censimento è un documento che raccoglie una serie di domande dove il governo vuol sapere… (viene interrotta).

MINA. Rina, lasciala recitare a me la mia di parte. Allora … dovete sapere che il censimento è un documento che raccoglie una serie di domande dove il governo vuol sapere tutto ciò che abbiamo.

GINA. (Preoccupata) dici sul serio?! Ora io sbandiero quello che ho! Tu sei pazza!

MINA. È così invece.

RINA. (Preoccupata) dobbiamo far conoscere al governo tutti i nostri averi?!

MINA. E se non glielo diciamo, siamo in multa. E anche salata.

RINA. Cara Mina, io non voglio raccontare al governo tutto quello che ho e non ho. (Al pubblico) non lo sa nemmeno mia sorella quello che ho.

GINA. Non possiamo inventare?!

MINA. Io non lo farei perché a Roma, il censimento, arriva con nome e cognome.

GINA. Ho capito, ma che differenza fa se invece di scrivere che ho due corpetti, uno per tutti giorni e uno per la festa, scrivo che ne ho sei? (Al pubblico) lo farei solo per non far brutta figura!

PINA. Anche i corpetti dobbiamo fargli sapere? Accidenti che i miei sono così brutti! Se io ora andassi a comprarne due nuovi, secondo te Mina, potrei scrivere che ne ho due nuovi e due usati?

MINA. Non si può. Ragazze non si può. Guardate qui, c'è scritto che bisogna rispondere alle domande nel momento in cui il censimento è arrivato. È arrivato oggi è perciò bisogna scrivere quello che abbiamo fino ad ora.

RINA. (Piano a Pina) Pina, come stai a mutande?!

PINA. Per fortuna ieri ne ho buttato via due paia rotte. Era da tempo che le indossavo rotte ma mi dispiaceva buttarle via, mi ero affezionata perché me le aveva comprate ancora il mio povero marito.

GINA. E come mai le hai buttate, allora?!

PINA. Le ho buttate via perché mio marito mi ha fatto arrabbiare.

RINA. Ti ha fatto arrabbiare? Ma se è da tanto tempo che è morto!

PINA. In sogno mi ha dato tre numeri da giocare al lotto e nessuno dei tre è uscito! E io dalla rabbia ho buttato via tutte e due le mutande che mi aveva regalato quando ancora era in vita!

RINA. E hai fatto bene! Pensa che è da tempo che io voglio buttar via mia sorella, ma non l'ho ancora fatto!

GINA. (Ironica) e come mai?

RINA. Perché non ho ancora capito se devo metterla nell'umido o nel secco!

GINA. Che simpaticona! Mina, si deve per caso anche scrivere il colore degli indumenti che abbiamo?

MINA. (Controllando) per il momento non lo trovo scritto nelle istruzioni, ma penso proprio sia così.

GINA. Ti vorrò vedere Rina, cosa scriverai sul colore dei tuoi reggiseni!

PINA. Sai che anch’io ho pensato subito ai tuoi reggiseni Rina, quando tua sorella ha chiesto se si doveva scrivere anche il colore ?!

RINA. Perché, cosa hanno i miei "otto" reggiseni che non vanno bene?!

PINA. Il colore. Una volta, mi ricordo bene come se fosse ora, erano tutti bei bianchi come il latte, ora invece quando li vedo distesi dalla strada sono: due color rosino, due color verdino e due color azzurrino.

RINA. Chiedilo a mia sorella come mai hanno quel colore ora!

GINA. Ci stai ancora pensando?! Può capitare a tutti che un reggiseno vada a finire in lavatrice con indumenti colorati!

RINA. Otto, non uno!

GINA. (Volendo cambiare discorso) a proposito di reggiseni, io, questa mattina di buon ora, ho buttato via un reggiseno "nero" ormai era diventato liso, e mi si specchiava tutto, devo contarlo?

MINA. (Alzando la voce) ti ho già detto che si deve scrivere tutto quello che si ha nel momento in cui il censimento arriva.

GINA. Ho capito.

MINA. E per fortuna!

GINA. (In modo dolce) Mina, posso farti una domanda?

MINA. Certo.

GINA. Lo devo scrivere quel reggiseno, sì o no?!

MINA. No!

PINA. Rina, tua sorella non è per nulla sveglia, sai?!

RINA. Non me lo dire, se trovo qualcuno che ritira ancora la roba vecchia, gliela regalo!

PINA. Per me non la vuole nemmeno lo straccivendolo!

GINA. Pina, ti vorrò vedere alle prese col censimento, che proprio tu indossi sempre calze smagliate.

PINA. Non preoccuparti delle mie calze.

MINA. Ti ricordo Pina che se non le dichiari, sei in multa!

PINA. Mina, mi stai dicendo che devo scrivere anche quante smagliature hanno le mie calze ora?

MINA. (Controllando il censimento) in questo momento non vedo dov’è richiesto, ma sono sicura che si deve scrivere anche quante smagliature ci sono nelle calze.

PINA. Ora devo mettermi anche a contarle?! Ne scriverò alcune e basta!

MINA. Pina, in questo modo vai contro la legge. Arrangiati.

GINA. Bomba, lascia che si comporti come vuole.

MINA. Bomba?

GINA. Oh caspita! Volevo dire “Mina” e chissà perchè ho detto “Bomba”.

RINA. Pina, vuoi rischiare di prendere una multa per le smagliature nelle calze?! Contale e basta!

PINA. Parli in fretta tu perché porti i calzini! Rina, ti rendi conto cosa rischieresti nel mentire al governo.

RINA. Io non rischierei nulla, perché io racconterò la verità. (Pensando) però, se proprio dovessi mentire, direi che … io, non ho sorelle!

GINA. Grazie Rina. (Al pubblico) è proprio vero quanto si dice “amore di fratelli, amore di coltelli”! (A Rina) e sai cosa farò io? Farò una telefonata al governo e dirò che tu hai mentito così ti rinchiuderanno per qualche giorno! Non è vero Mina che potrebbero rinchiuderla?!

MINA. (Sempre controllando il censimento) ora mi sfugge quel punto, ma sono sicura che è proprio così. Rinchiusa per qualche giorno!

RINA. Cosa state dicendo! Gina, a te non do retta perché tu non capisci nulla e tu Mina, meno che meno. Inoltre Mina, non capisco come sai tutte quelle cose sul censimento che hai superato la terza in cambio di salami!

MINA. Ti sbagli! Io non ho superato la terza in cambio di salami sai?

GINA. E con cosa l’hai superata allora?

MINA. Per i cotechini! E fermiamoci qui con questo discorso perché ne avrei io da raccontare su di voi! Proseguiamo. (Controllando il censimento) qui si chiede anche quanti vani avete.

GINA. Quanti divani? Noi non abbiamo di divani!

RINA. Gina, qui in cucina non ne abbiamo di divani ma in sala ne abbiamo uno.

GINA. (Meravigliata) e quale sarebbe? (Al pubblico) per me si sta confondendo.

RINA. (Ironica) è quello dove ti sdrai e allunghi le gambe buttandole di qua e di là quando guardi la televisione.

GINA. Ma quello non è il divano, è una ottomana!

GINA. (Al pubblico) penso sia proprio il caso che lo compili io questo censimento.

MINA. (Controllando i due censimenti) Gina e Rina, voi abitate insieme però avete in proprietà un appartamento ciascuna?! Quì ce ne sono due di censimenti.

RINA. Sì, è così. La casa adiacente a questa è della Gina, ma dato che ha sempre avuto le mani bucate non è mai riuscita a sistemarla e perciò ho dovuto ospitarla io. (Al pubblico) ma non so ancora per quanto però!

GINA. Dillo, dillo pure a tutti! Però ti faceva comodo quando andavi a lavorare e io ti servivo da cameriera! È meglio che non parli! È meglio che non aggiunga altro altrimenti … !

MINA. Allora, un censimento devi compilarlo tu Gina e uno invece devi compilarlo tu Rina.

GINA. (Guardando la sorella) dovrò trovare qualcuno che me lo compili.

RINA. Non fare conto su di me perché questa volta te la sbrighi da sola!

PINA. È proprio esagerato questo governo, ci manca solo chiedano quanti gabinetti abbiamo!

MINA. Nel questionario vogliono davvero sapere quanti gabinetti abbiamo in casa.

PINA. Non starai dicendo sul serio Mina?! (Ironica) e i boccali, quelli no?!

GINA. Scusate, io sono rimasta ancora al … gabinetto. Ma cos'è il gabinetto?

RINA. La lettrina!

GINA. Eh, ho capito! (Al pubblico) chissà come mai mi risponde sempre in modo sgarbato! Eppure le mie domande sono sempre così intelligenti.

MINA. (Controllando il censimento) qui, è richiesto anche se avete “una linea telefonica”. Io scriverò che non ne ho di linee, sono grassa impastata.

GINA. Io, la linea c'è l’ho (si alza e gira su se stessa) e anche una bella linea.

RINA. Tu ce l'hai nella testa la linea! Sì ma di febbre però!

GINA. Sei proprio antipatica oggi sai! (Al pubblico) questo censimento le sta facendo andare il cervello in acqua. (Alle tre) questo censimento è una rovina!

RINA. Perché tu cosa sei?!

MINA. Smettete e ascoltatemi! Che scuole avete frequentato?!

GINA. E a te cosa importa?!

MINA. A me non interessa per nulla, è il governo che lo vuole sapere (indica il censimento).

RINA. Sì ma, che barba questo censimento. Che cosa gli interesserà se io ho frequentato la seconda elementare!

MINA. Solo la seconda?

RINA. Si ma, l’ho ripetuta tre volte però!

GINA. Io ho frequentato la quarta e si vede che sono la più istruita di tutte voi. Anche se mi verrebbe la tentazione di scrivere che ho anche la Laura in … qualche parte!

RINA. Dove la Laura, a Bergamo forse?! (Al pubblico) pensate se avesse frequentato solo la seconda invece della quarta! Saremmo state a posto!

PINA. Io, non ho problemi nel dire la verità, “maestra di cucito”.

GINA. Ed è tutto un programma!

MINA. Nel censimento, vedo che ci sono anche alcune domande a cui ci si può rifiutare di rispondere.

RINA. Meno male! Quelle le evito di sicuro.

PINA. Meglio! Sarei sicura di non saper rispondere nemmeno a quelle.

GNA. (Decisa) e invece io no! Io a quelle voglio rispondere! È mai possibile che un governo non svolga il proprio dovere fino in fondo?! Il censimento deve essere compilato in tutte le sue pagine! Mina, rivolgimi la prima domanda che "possiamo evitare di rispondere"!

MINA. (Sempre controllando il censimento) qui è richiesto se “si ha difficoltà nel vedere”.

GINA. Nessuna difficoltà nel vedere! Anzi, a volte vedo anche quello che non devo vedere, come quella volta che ho visto la Pina fare la smorfiosa con il ciclista Piletì.

PINA. Gina, stai attenta a quello che che vai dicendo perché io ti denuncio sai?!

RINA. Tu hai fatto la smorfiosa con il…

PINA. Non ascoltarla, lo sai che è ricca di fantasia. Conosci come è tua sorella!

MINA. Pina … certe cose alla tua età? È meglio che non ci pensi. Andiamo avanti! Allora … c'è scritto se “si ha difficoltà nel sentire”.

GINA. Per nulla! Quando ho visto la Pina fare la smorfiosa con il Piletì, ho sentito perfettamente che gli diceva a bassa voce che lo trovava un bell'uomo.

PINA. Vuoi smettere!?

RINA. Tu hai detto certe cose al Piletì? (Al pubblico) cose dell'altro mondo!

PINA. Ti ho già detto di non ascoltare tua sorella, sai che lei vive nel mondo delle favole!

MINA. Non c'è più religione! E preferisco non dire nulla nemmeno questa volta. L'altra domanda è: “Ha difficoltà nel camminare”?

GINA. Che domanda sciocca. Se fosse ancor viva la Limuncina, come avrebbe potuto rispondere a questa domanda dato che era senza gambe?! Quelli del governo non hanno nemmeno un po' di rispetto. Sono finite ora queste domande?

 MINA. L’ultima: “Ha difficoltà nel ricordare e nel concentrarsi”?

RINA. (Al pubblico) sono proprio curiosa di sapere cosa risponde ora.

GINA. Memoria di ferro e concentrazione doppia! (Piano a Mina) è mia sorella che ha di questi problemi. Pensa che a volte capisce una cosa per un’altra!

RINA. Gina, cos'hai detto a Mina che non ho sentito?!

GINA. (A Mina) che ti avevo detto? Come vedi io non racconto storie.

RINA. (Al pubblico) io non so cosa le passi in quel cervello, il fatto sta che io non resisto più con mia sorella. O fuori lei o fuori io

PINA. Non è ancora finito questo censimento?!

MINA. Ragazze, guardate quante pagine!

GINA. Oddio! Sembra un’incicopedia!

MINA. Ma no! Ha solo sessanta pagine!

RINA. Sessanta pagine?! Quanto tempo abbiamo per consegnarlo? Un anno?

MINA. Qui vedo scritto … entro il dieci di gennaio. Comunque se avete delle difficoltà nel compilarlo potete anche andare in internet.

GINA. Dove?

MINA. In internet.

GINA. (Che non sa cosa sia. Piano a Rina) Rina tu, ci sei mai andata lì?

RINA. Lì, dove?

GINA. In inter!

RINA. Mah, non saprei. (Piano a Pina) Pina, tu sei andata ancora in … eternit?

PINA. No. Sono andata in molti posti in Itaglia ma è facile che abbia dimenticato di andare lì. Che sciocca sono stata! (A Mina) e dove sarebbe questo posto, che appena il parroco decide di andare in gita gli chiedo di portarci lì?!

MINA. Smettete di raccontare sciocchezze! Non sapete cosa sia “internet”!?

GINA. Mina, ti ricordo che noi non siamo delle girovaghe come te e come la Pina?! (Al pubblico) pensa un pò se noi ora dobbiamo conoscere tutti i paesi dell’Itaglia!

 

 

 

 

SCENA IX

Rina, Gina, Pina, Mina e parroco

 

PARROCO. È permesso?

GINA. Si parla del diavolo ed ecco apparire … (viene interrotta).

RINA. (A Gina) Gina per favore, non si parla in questo modo del nostro parroco! Dobbiamo avere riguardo per la nostra guida spirituale e di vita! Dobbiamo portare rispetto al nostro sacerdote! (Al parroco risentita per) signor parroco, le dico subito che con lei sono molto arrabbiata! Che dico molto arrabbiata! Arrabbiata molto! Come ha potuto mandare il ciclista Piletì a riferirmi certe cose!

MINA. Il Piletì … da te?!

PINA. Il mio Piletì?!

GINA. (Al pubblico) il suo Piletì. Così ero io la visionaria!?

RINA. No Pina. Io non aspettavo il “tuo” Piletì, ma aspettavo il parroco!

MINA-GINA-PINA. Il parroco?!

PARROCO. E infatti eccomi qui a casa sua.

RINA. Senta Signor parroco, non dica cose non vere, lei non è venuto da me. Ha mandato il ciclista Piletì.

MINA-GINA-PINA. Il Piletì?!

PARROCO. Io non ho mandato il ciclista Piletì! Sono venuto di persona e ho trovato la Gina.

GINA. Infatti, c’ero io presente col parroco quando invece aspettavo il Piletì.

MINA. Il Piletì … anche da te?!

PINA. Il mio Piletì?!

GINA. Ti ricordo Pina, che il ciclista non è soltanto tuo.

PINA. (Risentita) e con ciò cosa vorresti dire?

GINA. Voglio dire che il Piletì è il mio ciclista. Ciclista e basta.

PINA. Ora va molto meglio.

PARROCO. Bene, ora che abbiamo chiarito questo punto molto importante, voglio dire a … (viene interrotto).

PINA. Signor parroco, scusi se la interrompo, ma le volevo chiedere se quando andiamo in gita la prossima volta, potrebbe portarci a "Internet"?

PARROCO. Chiedo scusi signora Pina, dov’è che dovrei portarvi in gita?

RINA. La scusi signor parroco, a volte si confonde, sa, è facile alla sua età. (A Pina piano) che figura mi stai facendo fare col parroco e proprio qui in casa mia. (Al parroco) Pina, intendeva dire se poteva organizzare una gita "in inter".

PARROCO. Chiedo di nuovo scusa signora Rina, c'è qualcosa che mi sfugge.

GINA. (A Rina e Pina) due zoticone! (Al parroco) signor parroco non si preoccupi di loro due a cui piace scherzare. Ecco, cosa pensa di una bella gita a "eternit"?

PARROCO. (Stupito) ma … non saprei … vedremo quando sarà il momento.

GINA. (A Rina e Pina) ci voleva tanto a farsi capire?

RINA. Ora che abbiamo chiarito questo questo che ci stava tanto a cuore, signor parroco, io non capisco perché lei non sia venuto personalmente a dirmi che era arrivata la la sua serva.

PARROCO. Come ho anticipato, io sono venuto e ho trovato sua sorella Gina e ho lasciato detto tutto a lei.

GINA. Senta signor parroco, lei non mi ha detto che fosse arrivata la sua serva.

PARROCO. Signora Gina, cosa crede che un parroco le possa dire? Forse che è arrivata … la camera d'aria della bici?

GINA. Certo! Ed è proprio quello che lei mi ha comunicato.

MINA. Tu vorresti farci credere che il parroco è venuto a parlare con te di una camera d'aria?

GINA. Esattamente! Lei mi ha detto che aveva la camera d'aria che il Piletì le ha consegnato e che anch'io aspettavo!

PINA. Ancora con il mio Piletì? Lo volete lasciare stare per favore!?

RINA. (Al pubblico) io qui non capisco più nulla.

PARROCO. (A Gina) io le avrei detto che il Piletì ha portato a me una camera d'aria?!

GINA. Vero. Me lo ha detto lei.

PARROCO. Io non so come lei possa aver capito che stessi parlando di una camera d'aria, le assicuro che stavo parlando della mia serva.

RINA. Nera!

GINA. La mia camera d'aria?

RINA. No! La serva del parroco!

MINA-PINA-GINA. La serva del parroco … è nera?

PARROCO. Non dite cose assurde! E chi vi ha detto tutto questo?

RINA. È stato il Piletì che mi ha detto che la sua serva era nera.

PINA. Ancora il mio Piletì? Smettete per favore di nominare il suo nome invano! (Al pubblico) ce n'è uno a cui piaccio nonostante l’età, e loro, cosa cercano di fare? Di portarmelo via!

PARROCO. Io non ho idea di cosa stiate dicendo, ma vi assicuro che la mia serva è arrivata ed è come noi. E se anche fosse stata nera, non ci sarebbe stato nulla di male. (A Rina) da lei signora Rina, non mi sarei mai aspettato una reazione del genere.

RINA. Mi scusi signor parroco, ha ragione. Lei capisce che quando si è circondati da persone inaffidabili, è difficile essere lucida.

GINA. Io, sarei una di quelle persone inffidabili?

PINA. Ti ricordo Rina che il mio Piletì è una persona molto per bene.

PARROCO. Chiedo scusa, per me si è fatto molto tardi e tutte queste chiacchiere sono di troppo. Appena la mia serva si è sistemata, sono corso qui da lei, Rina, a riferirglielo. Lei non c'era, ma ho trovato sua sorella Gina a cui ho raccontato tutto e non ho parlato certo di camere d'aria.

RINA. (Guarda Gina) e tu come al solito hai capito tutto l'opposto.

GINA. (Al pubblico) ecco, io sono sempre quella che non capisce nulla. Per fortuna ho voi come testimoni.

PARROCO. Ora si è fatto veramente tardi per me. Gina quando vuoi fare la conoscenza della mia serva, devi solo venire in canonica. A presto.

SI SALUTANO.

RINA. (A Gina) che figura mi hai fatto fare col parroco. Che figura! (Al pubblico) io non ne voglio più sapere di mia sorella. Non ne posso più!

GINA. Rina, una figura in più o in meno non fa differenza.

MINA. Ragazze, se andiamo avanti di questo passo, questo quindicesimo censimento sarà memorabile.

PINA. Quindicesimo? E quando avremmo fatto il quattordicesimo?

MINA. Il censimento si fa ogni dieci anni.

PINA. Io non ricordo di averlo compilato!

GINA. (Al pubblico) le credo, non ricorda nemmeno quello che ha fatto ieri! Ma scommetto che del suo Piletì ricorda tutto.

RINA. Anch’io non ricordo di averlo compilato.

GINA. (Al pubblico) sono amiche.

RINA. Gina, tu ricordi di averlo compilato?!

GINA. (Presa in contropiede) chi … io?!

RINA. No, il parroco!

GINA. Allora non devi chiederlo a me. Ma a lui. Avresti potuto chiederglielo prima che se ne andasse.

RINA. Scusa, "a lui", chi?

GINA. (Al pubblico) che pazienza ci vuole con mia sorella! (A Gina) al parroco no! Non sei stata forse tu che mi hai chiesto se il parroco aveva compilato il censimento?! E io ti ripeto, “lo chiedi a me”? Cosa vuoi che ne sappia io?!

RINA. Che cosa ha a che fare il parroco col censimento!?

GINA. Io proprio non so cosa c'entra il parroco col censimento. Sei tu che l'hai nominato. (A Pina e Mina) è stata lei a nominarlo, vero ragazze?

PINA. E si! Stavolta la Gina ha ragione. Rina lo hai nominato tu.

MINA. Anche questa volta do ragione alla Gina. Rina, questa volta hai torto del tutto.

RINA. (Al pubblico) non rispondo loro perché voi sapete perfettamente come si è svolto e perciò mi basta.

MINA. Tornando al censimento, qui c'è scritto che è … anonimo. (Pensanso fra sé) anonimo?!

PINA. (Al pubblico) mia sorella si rivolge le domande da sola ora. Credo proprio che il censimento le abbia fatto perdere tutta la lucidità.

MINA. Se è anonimo, significa che non si deve scrivere nemmeno il nome nè il cognome.

RINA. E perciò vuol dire che possiamo scrivere tutto quello che vogliamo perchè nessuno verrà mai a sapere che lo abbiamo scritto noi?!

MINA. Penso sia proprio così.

GINA. Se le cose stanno così allora, io scriverò che ho dieci corpetti e non sei come volevo scrivere all'inizio.

PINA. Allora io scriverò che ho quindici paia di calze nuovissime e senza smagliature.

RINA. E io invece venti reggiseni bianchi che più bianchi non si può.

MINA. Voi fate pure come volete, io scriverò la verità. L'importante è che lo consegniate.

PINA. Davvero? E come mai?

MINA. Ho letto sul display del Comune che chi non consegnerà il censimento verrà cancellato dall'ufficio anagrafe.

PINA. Dove hai letto tutto questo?

MINA. Sul display del Comune.

GINA. (A Rina piano) Rina, tu sai dove il Comune ha questo … disprei?

RINA. Si vede che è nell'ufficio del sindaco. Io non l'ho mai visto perché non ci sono mai entrata. (A Pina piano) Pina, hai mai visto l'ufficio del sindaco?

PINA. No, però ho visto l'ufficio del segretario.

GINA. Anch'io ho visto l'ufficio del segretario! Pensa che quella volta c'era anche il Pil … (Viene interrotta).

PINA. Chi?

GINA. (Che stava dicendo il … Piletì) c'era … Il … Pilastrino! Il Pilastrino, il marito della Pilastra.

MINA. Volete ascoltarmi! Sul display, che è quello schermo che si trova di fronte al Comune sul quale si possono leggere le notizie, ho letto che chi non consegnerà il censimento verrà cancellato dall'ufficio anagrafe.

RINA. (Molto interessata) puoi ripetere per favore?!

GINA. Vorresti dire che cancella con la gomma il nome di tutti coloro che non consegneranno il censimento?!

MINA. (Scocciata a Gina) non credo proprio. (A Rina) Rina, ti ripeto, chi non consegnerà il censimento verrà cancellato dall'ufficio anagrafe.

PINA. Mina, prima hai detto che è omonimo e perciò nessuno saprà mai il nostro nome e cognome, ora dici che chi non lo consegna verrà cancellato dall'ufficio anagrafe. Deciditi! O sanno il nostro nome o non lo sanno!

MINA. I fatti sono così: il Comune, lo consegna famiglia per famiglie e perciò lui, il Comune, sa nome e cognome di coloro a cui l'ha consegnato, ma quando arriva a Roma è senza nominativo. Sono stata chiara?

RINA. Chiara come il numero di reggiseni che io scriverò di avere. (Interessata) ma davvero chi non consegna il censimento verrà cancellato dal paese e dovrà cercare residenza in un altro?!

MINA. Se sono stata chiara come tu hai detto poco fa, perché me lo chiedi di nuovo!?

RINA. Per una maggiore sicurezza. Le cose stanno proprio così allora?!

MINA. Ti ho detto di sì! Quante volte devo ripeterlo ancora?

GINA. (Al pubblico) come è tarda mia sorella!

PINA. Allora, se questo censimento è da compilare, prima lo compilo e prima metto da parte il pensiero. Mina verresti a casa mia ora a mostrarmi come si compila? Se è arrivato qui sicuramente sarà arrivato anche da me.

MINA. Andiamo. L’importante è che ce la sbrighiamo in fretta perché aspetto qualcuno.

GINA. La mia camera d’aria?

RINA. La serva del parroco?

MINA. Andiamo Pina, andiamo perché queste due mi faranno impazzire con le loro storie.

PINA. Andiamo, andiamo. Ciao ragazze, noi andiamo.

TUTTE E QUATTRO. (Si salutano).

GINA. (Rincorrendo Mina prima che esca dalla porta) dunque sei sicura che chi non lo consegna verrà cancellato dal paese?!

MINA. Andiamo Pina perché altrimenti do in escandescenza.

PINA. (Mentre esce a Mina) per caso, tu stai aspettando il mio Piletì? Ti ricordo che è già in parola con me.

MINA. Cosa vai dicendo? Te lo lascio tutto il tuo Piletì! Io aspetto l’esperta di calli!

 

SCENA X

Rina, Gina, Pina, Mina e ciclista Piletì

 

CICLISTA PILETÌ. (Entrando con una camera d'aria) permesso … (A Pina) ciao Pina. Ecco dov'eri finita! Ti sto cercando da oggi a casa ma non ti ho mai trovato. Mi stavo preoccupando sai?

PINA. (Dolcemente) Piletì, ricordi che ti avevo detto che sarei andata a trovare le mie amiche con mia sorella?

GINA. (Al pubblico) vedete? Vedete? Vedete come si comporta alla sua età?

CICLISTA PILETÌ. Ora che me lo dici me lo ricordo!

MINA. Pina, non mi dirai che alla tua età hai una storia sentimentale col Piletì? Non pensi a tuo marito?

PINA. Tutti i giorni. Ma come tu sai perfettamente mio marito è morto da un bel pezzo.

RINA. Da un bel pezzo? Non ricordo proprio sia così tanto tempo!

PINA. Io della mia vita faccio ciò che voglio. Con il Piletì o senza Piletì.

GINA. E brava Pina! Hai fatto bene a rispondere così. Tu devi scegliere ciò che vuoi della tua vita. (Piano a Pina) Pina, per caso il tuo Piletì ha un amico da presentarmi?

PINA. Chiediamolo a lui. Piletì, hai un amico da presentare a Gina?

CICLISTA PILETÌ. Ne ho di amici per la Gina!

GINA. (Al pubblico) non so se esserne contenta. (A Piletì) a proposito, io sono un po' arrabbiata con te perché prima di portare a me quella cosa che tu sai, l'hai portata al parroco.

PINA. Cosa avresti portato al parroco e non alla Gina? Stai bene attento a ciò che dici perché non mi vedi più.

GINA. Pina, vuoi sapere cosa ha fatto il suo caro Piletì? Invece di portare a me la camera d'aria che aspettavo ansiosamente, l'ha portata al parroco!

RINA. Al parroco?

GINA. Sì, al tuo parroco.

CICLISTA PILETÌ. No, no qui c'è un equivoco. Io non ho portato nessuna camera d'aria al parroco.

GINA. E nemmeno a me però.

CICLISTA PILETÌ. Io dal parroco non ci sono mai andato. Da te Gina invece ci sono venuto. Non ho trovato te ma ho trovato tua sorella Rina e ho lasciato detto a lei che era arrivata la tua camera d'aria.

RINA. La camera d'aria? Non è assolutamente vero! Tu mi avevi detto che era arrivata la serva del parroco ed hai anche aggiunto che era nera!

PINA. (Al pubblico) voi ci capite qualcosa?

CICLISTA PILETÌ. Nera? La serva del parroco nera? E chi ha detto questo? Io ti ho detto solo che di camere d'aria bianche non se ne fanno più ed è per questo che sono solo nere.

GINA. Fermi! Fermi un attimo. (A Rina) tu Rina hai parlato con il mio ciclista della mia camera d'aria e non mi hai detto nulla?! Questa me la paghi.

RINA. Io non ti ho parlato del tuo ciclista perché lui mi aveva riferito notizie sulla serva del parroco! Vuoi capire? E poi, tu Gina, mi hai detto qualcosa sul tuo incontro col mio parroco?

GINA. Per prima cosa il parroco non è tuo e terza cosa il parroco mi aveva parlato della camera d'aria e non della sua serva. Bianca o nera che sia.

PINA. A me non interessa per nulla della vostra camera d'aria o del colore della serva del parroco. Piletì? Cosa fai vieni con me o stai qui con loro?

CICLISTA PILETÌ. Non ci penso nemmeno! Neppure se mi pagassero a peso d’oro! Pinina mia, io voglio solo stare con te.

PINA. Ne ero certa. Andiamo Piletìno mio. Andiamo.

MINA. Pina, non dovevo venire a casa tua ad aiutarti compilare il censimento?

PINA. Mina, non vedi che ora sono impegnata, lo faremo domani. Ciao. (Pina e Piletì escono di scena dal fondo).

MINA. (Al pubblico) l'amore, è proprio cieco.

GINA. (Al pubblico) cieco? L'amore, fa perdere la testa alle persone. Come avete visto il Piletì non mi ha lasciato la camera d'aria! Se l'è portata via!

MINA. Penso sia il caso che vada a compilare il mio censimento. (Al pubblico) in solitudine per fortuna! (Esce di scena dal fondo).

RINA. (Volendo circuire Gina) Gina, se vuoi lo compiliamo insieme il tuo censimento. E se poi hai piacere vado io a consegnarlo in comune per te.

GINA. Grazie Gina. Mi risparmieresti la strada. (Fermandosi a pensare. Al pubblico) mia sorella mi vuol aiutare?! Che ci sia sotto qualcosa?! (Convincendosi) ma no! Cosa vado a pensare! Vorrà far pace per tutto ciò che ha detto di me. Ma certo vuol far pace basta. (A Rina) va bene Rina, aspettami, vado a prendere la penna. (Esce a destra).

RINA. (Al pubblico) questo censimento è arrivato a proposito! È un'occasione che non posso lasciarmi sfuggire. Mia sorella crede che voglia essere gentile o scusarmi. (Fa il segno col gomito) di qui! Io l'aiuto a compilare il censimento solo perchè mi recherò in comune, consegnerò solo il mio e il suo lo getterò via, così lei verrà cancellata dall'ufficio anagrafe e dovrà andar via da casa mia e addirittura cambiare paese. Non era forse quello a cui miravo? E così io vivrò felice e contenta … senza mia sorella fra i piedi.

GINA. (Rientra da destra con la penna) ecco la penna.

RINA. Lo compiliamo subito, così prima di sera lo consegnerò in comune.

GINA. Grazie Rina, sei troppo gentile con me!

RINA. Gina, se non ci si aiuta fra sorelle!

GINA. è vero. Hai proprio ragione. (Al pubblico) è bello vedere come andiamo d'accordo, vero?

RINA. Dai Rina, vieni che lo compiliamo subito!

 

 

 

 

SIPARIO