AUTRICE

 

GIUSEPPINA CATTANEO

 

 

 

http://giusicopioni.altervista.org/   

 

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

 

Codice opera Siae 895488A

 

 

TITOLO

 

IL GATTO

CON GLI STIVALI

 

 

COMMEDIA IN 5 QUADRI

 

 

 

Personaggi

 

IL GATTO CON GLI STIVALI

GERMANO

ARDUINO  fratello di Germano

ALVARO fratello di Germano

RE

PRINCIPESSA figlia del re

GURDIA del Re

CONTADINA

CONTADINA

ORCO

 

 

TRAMA

 

Dall’omonimo racconto di Charles Perrault.

 

 

ATTO PRIMO

 

QUADRO PRIMO

Germano, Arduino, Alvaro e il Gatto

 

GERMANO. Non capisco come sia potuto accadere!

ARDUINO. Hai ragione e ti capisco perfettamente.

ALVARO. Sei proprio stato sfortunato caro fratello.

GERMANO. Siamo tutti sfortunati, fratelli, il nostro babbo se n’è andato troppo presto. Ma fortunatamente almeno ci ha lasciato di che vivere.

ARDUINO. Ci ha lasciato? E no caro fratello. Il babbo ha lasciato a me in eredità il mulino.

ALVARO. E a me invece ha lasciato l’asino.

GERMANO. Come “ha lasciato a te il mulino e a te l’asino”?! Ma… il babbo, che io sappia, non aveva altro. Ma… ma… a me non ha lasciato nulla?

ALVARO. Stai tranquillo fratello che qualcosa ha lasciato anche a te.

GERMANO. (Felice. Lazzi) sapevo che il babbo avrebbe pensato anche a me. E che mi ha lasciato? Un castello? Una locanda? Una casa sul fiume? Un gregge di pecore? Una mandria di cavalli? Su ditemi di cosa mio padre ha voluto che io viva.

ARDUINO.  (Guarda Alvaro) glielo dici tu?

ALVARO. No, forse è meglio che glielo dica tu.

ARDUINO. No, no dillo tu.

ALVARO. Io, non gli dico nulla.

GERMANO. Fratelli, non fate così. Ditemi che cosa il babbo mi ha lasciato e io vi prometto che vi farò partecipe del mio lascito.

ARDUINO. (Ride) ci farai… (ride) partecipe… (ride).

ALVARO. (Ride) del tuo… (ride) lascito… (ride).

GERMANO. (Contento). Posso sapere il motivo delle vostre risate? Mi volete dire che cosa ho ereditato?

ALVARO. Scusa fratello, hai ragione. (Ad Arduino) glielo dico io!

ARDUINO. No, glielo dico io.

ALVARO. No, ora glielo voglio dire io

ARDUINO. Io sono il maggiore e questo incarico tocca a me.

GERMANO. (Perdendo la pazienza) mi volete dire sì o no che cosa il babbo mi ha lasciato?

ARDUINO – ALVARO. (Indicandolo) il gatto!!!

GERMANO. (Stupefatto, indicandolo) il… il…

ARDUINO. Si.

GERMANO. Il… il… il…

ALVARO. Si.

GERMANO. Il… il…GATTO!!!

ARDUINO – ALVARO. Sì, il gatto.

GERMANO. (Deluso) solo… solo… il gatto?

ALVARO. Proprio così fratello. Ci dispiace, ma il babbo ha voluto così.

ARDUINO. Quello che io macinerò con il mio mulino… (viene interrotto).

ALVARO. … verrà portato ai clienti con il mio asino. È così nascerà la nostra società.

ARDUINO. E non potremo aiutarti. Capisci che un gatto… nella nostra società… non serve a nulla.

GERMANO. (Triste) in che cosa potrà essermi utile un gatto?! (si sente fuori scena il verso di un asino).

ALVARO. Il mio asino mi sta chiamando. Ciao fratello e … imbocca … (viene interrotto).

ARDUINO. Al … gatto! Aspettami, il mio mulino ha bisogno di me. (Si gira verso Germano) buona fortuna fratello.

GERMANO. (Si avvicina al gatto che sta dormendo) è questo poltrone e fannullone sarebbe il mio lascito? Non ho da mangiare nemmeno per me come farò a sfamare anche lui. (Al pubblico) proprio una grande sfortuna la mia. Almeno se fosse stato… un bel maialino! (Chiude gli occhi e si siede) vedo già due bei cosciotti qui accanto a me. Mangio prima quello di destra o di sinistra? (Lazzi). Inizio con quello di destra (guarda a destra e non lo trova). Dov’è finito il mio bel cosciotto? (Si alza e lo cerca) anche l’altro è sparito! (Al pubblico) avete visto chi ha rubato i miei cosciotti? (Guarda e indica il gatto) lui! Scommetto che è stato lui! La mia unica eredità mi deruba persino del cibo inesistente che mi posso permettere. (Il gatto russa) ladro e pure insolente! (Al pubblico) ora lo sveglio e lo mando via da quel pagliericcio su cui dorme che è l’unica cosa che mi appartiene oltre al sacco e agli stivali. (Si avvicina al gatto e cerca di spostarlo in tutti i modi ma non ci riesce. Allora cerca di alzargli le gambe ma invece delle gambe, il gatto alza il busto. Allora Germano va dalla parte del busto e cerca di spostarlo ma questo si abbassa e si alzano le gambe. Allora il gatto corre subito alle gambe ma queste si abbassano e si alza il busto di nuovo).

GATTO. (Seduto) chi mi sta facendo solletico e disturba il mio sonno?

GERMANO. Io! (Si spaventa) ma tu hai parlato! Com’è possibile che un gatto parli!?

GATTO. Io parlo e sono anche molto intelligente.

GERMANO. Io fatico a credere che tu sia capace di parlare, figuriamoci che tu sia anche intelligente! Ma davvero sei tu che parli? Non è che mi sta imbrogliando e hai qualcuno vicino che parla per te? (Va a vedere).

GATTO. (Alza il tono di voce) sono io che parlo padrone e nessun altro.

GERMANO. (Si convince che il gatto parli) non c’è nessuno. (Al pubblico) ho un gatto che parla. Caro gatto parlante, ti vorrò vedere allora fra qualche giorno se avrai ancora la forza di parlare quando tutte e due moriremo di fame.

GATTO. (Alzandosi di scatto) e perché mi farete morire di fame? Non mangerete tutto quello che il vostro signor padre vi darà. (Lazzi) non si fa! Non si fa! Non si fa!

GERMANO. Il mio signor padre, purtroppo mi ha lasciato per un posto migliore del nostro e da lui in eredità ho avuto soltanto … (viene interrotto).

GATTO. Il mulino? L’asino? (Lazzi) che cosa, che cosa?

GERMANO. Tu! Tu sei la mia eredità, stupido gatto che non fai altro che dormire da mattina e sera.

GATTO. Io? Io sarei il vostro lascito? (Lazzi perché si sente importante) voi siete un padrone molto fortunato.

GERMANO. Tutta la fortuna di questo mondo. (Si fa triste) è la fine per me.

 GATTO. Padrone, padrone, non abbattetevi così! Padrone, io sarò la vostra fortuna! Datemi ciò che avete e io vi aiuterò.

GERMANO. Ma come? Non ti ho appena detto che ho solo te?

GATTO. (Vede il sacco e gli stivali) e questi di chi sono?

GERMANO. Sì, sono i miei, ma a che vuoi che servano!

GATTO. Quando si ha poco, serve tutto padrone mio. (Lazzi. Prende gli stivali, li ammira da lontano. Poi li pulisce. Poi li ammira ancora da lontano. Poi ne indossa uno e lo sfila. Poi indossa l’altro e lo sfila).

GERMANO. Non riesco a capire a cosa ti possano servire gli stivali e il sacco.

GATTO. (Prende il sacco, ci infila la testa e finge di non riuscire più ad uscirne.). Aiuto! Padrone aiutatemi!

GERMANO. (Lo aiuta ad uscire. Al pubblico) e lui dovrebbe essere la mia fortuna?

GATTO. Marchese di Carabas, fidatevi di me.

GERMANO. (Si guarda in giro) dov’è?

GATTO. Dov’è, chi?

GERMANO. Quel Marchese con cui hai appena parlato.

GATTO. Ah quello! Ma siete voi padrone! Voi, d’ora in avanti, sarete il Marchese di Carabas ed io il vostro fedele, umile, simpatico, gentile e insostituibile servo.

GERMANO. (Contento) io … Marchese? Ma tu sei tutto matto!

GATTO. Padrone, fidatevi di me e mi ringrazierete per tutto il resto della vostra vita.

GERMANO. (Al pubblico) io dovrei fidarmi di un gatto? Mai. Ora è meglio che vada cercarmi qualcosa da mangiare se non voglio morire di fame. (Esce a sinistra).

GATTO. E io cercherò di trovare qualcosa da questa parte. (Vede alla sua destra un coniglio che poi torna indietro). Ecco la mia prima preda. È un po’ grassoccia e potrei avere qualche problema, ma la mia astuzia avrà sicuramente la meglio su di lei. (Lazzi. Gatto, cercherà di sistemare il sacco in modo che rimanga aperto in mezzo tramite un pezzo di legno messo in piedi  che troverà nel pagliericcio. Poi toglierà dalla tasca un po’ di crusca e un po’ di erba. Al pubblico) ora metto questa crusca e quest’erba in modo che il coniglio possa esserne attratto. Poi io mi sdraio fingendo di essere morto e vedrete come sarà facile ingannare quel coniglio! (Gatto si sdraierà lì vicino, ma il pezzo di legno non starà in piedi subito e cascherà e lui sarà costretto a risistemarlo. Così per un paio di volte. All’ultima, sistemato, si metterà vicino al sacco e fingerà di essere morto. Guarda verso il coniglio) coniglio io sono morto. (Il coniglio entra in scena piano piano e si avvicina al sacco. Nel frattempo una mosca, (immaginari) va a posizionarsi sul naso di Gatto che non può far altro che alzare il busto è scacciarla. Il coniglio allora tornerà indietro di corsa). Moscaccia di una moscataccia, vattene da un’altra parte per favore che qui si sta lavorando. (Si rimette sdraiato). Sono sempre il gatto morto di prima (in direzione del coniglio). (Ma la mosca torna ancora all’attacco. Gatto non può far altro che scacciarla di nuovo). Ma questa mosca è sorda! Te ne vuoi andare? Speriamo sia la volta buona. (Si sdraia di nuovo) coniglio, più morto di così… (Il coniglio appare e piano piano entra nel sacco. Il Gatto, velocemente si alza e tira i lacci che incastrano il coniglio nel sacco) e infine, ce l’ho fatta! Ora ne darò una parte al mio padrone e l’altra la porterò… al Re!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BUIO. CAMBIO SCENA. DAL RE.

 

QUADRO SECONDO

Gatto, la guardia e il Re

 

GUARDIA. (Entra dalla porta) Maestà, c’è un gatto che chiede di voi.

RE. Un gatto chiede di me?

GUARDIA. Si maestà. Un gatto con gli stivali chiede di voi.

RE. Un gatto con gli stivali chiede di me?

GUARDIA. Si maestà. Un gatto con gli stivali con un bel pezzo di selvaggina chiede di voi.

RE. Un gatto con… e cosa aspetti a farlo passare? Sbrigati!

GUARDIA. Subito maestà (apre la porta e annuncia) Il gatto con gli stivali con la selvaggina. (Entra con la selvaggina nel sacco).

GATTO. (Entra) buongiorno signor Coniglio, ho portato per voi del Re da mangiare, da parte del Marchese di Carabas.

RE. Coniglio a me? Mi è stato dato del coniglio… a me?

GATTO. Scusate maestà, mi sono confuso. Voi non siete un coniglio.

RE. Voglio ben dire (la guardia ride e il Re lo fulmina con lo sguardo).

GATTO. Vi porgo le mie più umili scuse maestà! Sono veramente mortificato. Vi prego datemi una seconda possibilità e rimedierò all’errore commesso poc’anzi nei vostri confronti. Ora uscirò e il suo servitore mi annuncerà di nuovo. (Esce).

GUARDIA. (Va alla porta) Maestà c’è un gatto per voi.

RE. Fallo entrare.

GATTO. Buongiorno signor Marchese di Carabas. Il mio sacco contiene un Re per voi dal coniglio.

RE. Ma è inaudito! Come si permette di chiamarmi Marchese! Io che sono un Re!

GATTO. Vi porgo di nuovo le mie infinite scuse maestà. La vostra presenza così imponente e così importante, mi confonde.

RE. La mia presenza così imponente e così importante?! Mi piace. Senta non mi faccia perdere altro tempo.

GATTO. Maestà, vogliate accettare questo coniglio che vi manda il mio padrone, il Marchese di Carabas.

RE. (Prende il sacco e guarda dentro) uhm, bello e buono. Di’ al tuo padrone, il Marchese di Carabas che lo ringrazio e che ho molto gradito il suo regalo.

GATTO. Sarà fatto Maestà. (Fa la riverenza, poi lazzi. Esce accompagnato dalla guardia).

RE. (Solo) chi sarà mai questo simpatico Marchese di Carabas che mi omaggia di tutto ciò?

GUARDIA. (Entrando velocemente) Maestà!

RE. (Il Re si spaventa) lo sai che devi bussare prima di entrare!

GUARDIA. (Torna indietro, esce e rientra bussando e urlando) Maestà!

RE. (Il Re si spaventa di nuovo.  Poi si rassegna) che c’è?

GUARDIA. Il gatto con gli stivali ha lasciato un cinghiale in salmì per voi sempre da parte del suo padrone: il Marchese di Carabas.

RE. Mi piace molto questo Marchese di Carabas e mi è anche molto simpatico. Cinghiale in salmì per me… e dov’è questo cinghiale?

GUARDIA. Ve l’ho consegnato un minuto fa Maestà.

RE. A me? Tu hai consegnato a me il cinghiale in salmì? Tu non hai consegnato nulla a me.

GUARDIA. Maestà, maestà, voi avete la memoria corta. Non ricordate che mi avete detto: ma che bello questo cinghiale in salmì! Dove devo mettere il cinghiale in salmì?

RE. Io ho preso il cinghiale in salmì e ho detto tutte quelle frasi? Quando?

GUARDIA. Avete tutto ciò dopo che io vi ho consegnato con queste stessi mani il cinghiale in salmì, da parte del Marchese di Carabas.

RE. Non può essere! Io… io non ricordo nulla.

GUARDIA. Maestà, vi chiedo scusa se mi permetto, ma voi dovreste smettere di bere fuori pasto. E allora non vi ricorderete nemmeno di averlo mangiato in un boccone.

RE. Come? Io avrei mangiato il cinghiale in salmì in un solo boccone? (Sente profumo di salmì) cos’è questo profumo? E da dove arriva? (Si reca alla porta).

GUARDIA. (Preoccupato) dove state andando maestà? Non è forse meglio che vi riposiate dopo un pasto così abbondante?

RE. (Apre la porta e rimane meravigliato) e quello cos’è?

GUARDIA. (Va vicino al Re) quello? Non saprei… sembra… sembra…

RE. Sembra proprio un cinghiale in salmì! E così secondo te io avrei mangiato un cinghiale in salmì senza accorgermene… Sparisci dalla mia vista e porta subito quel cinghiale alle cuoche e fallo preparare per cena. Sbrigati!

GUARDIA. (Frettoloso) subito maestà! (Esce).

RE. Avete visto come è furbo il mio servitore? Voleva tutto per sé quel bel cinghiale di cui quel bravo Marchese di Carabas mi aveva omaggiato. Ma questo Marchese io non lo conosco… ma di sicuro lui avrà sentito parlare di me. Il Marchese di Carabas… non mi dice nulla questo nome…

GUARDIA. (Entrando dalla porta) Maestà!

RE. Quante volte ti ho detto… (viene interrotto).

GUARDIA. Il gatto con gli stivali mi ha appena dato questo (un sacco) e mi ha detto di consegnarlo a voi da parte del Marchese di Carabas.

RE. (Felice) ancora un regalo per me? E cosa contiene questa volta?

GUARDIA. Mi è stato detto di riferirvi che ci sono … cinque fagiani!

RE. (Felice) cinque fagiani per me? Su fammi vedere! Ho già l’acquolina in bocca! (Prende il sacco e toglie i fagiani che saranno in rispettivi piccoli sacchetti) 1, 2, 3, 4… ma qui ne manca uno!

GUARDIA. Com’è possibile? Fate contare a me. (Conta i sacchetti facendone risultare cinque) 1, 2, 3, 4, e 5. Ci sono tutti maestà!

RE. No, no c’è qualcosa che non va. Ora li riconto io: 1, 2, 3 e 4. Qui ci sono solo quattro fagiani!

GUARDIA. Maestà! Perdonatemi, ma la matematica non è il suo forte a quanto vedo. Ora li riconto io.: 1, 2, 3, 4 e 5. Avete visto che ci sono tutti maestà?

RE. (Non è convinto) eppure, anche a vederli, danno l’impressione che siano soltanto quattro.

GUARDIA. Maestà, ricordatevi che i vostri occhi non sono più così buoni come una volta. Fidatevi della vostra umile e fedele guardia. Ricontiamoli: 1, 2, 3, 4, e 5. (Da una delle tasche della guardia  esce un sacchetto uguale a quelli che contiene i fagiani).

RE. E 6! (Al pubblico) ma guardate, non sono cinque i fagiani, ma 6!

GUARDIA. (Colto in flagrante) è vero! Avevamo torto tutti e due maestà, sono 6! Li porto in cucina subito dalla cuoca (li prende ed esce in fretta).

RE. Ricorda che più tardi vengo di nuovo contarli. Dovranno essere 6, ricordati! Queste guardie! Come se non le pagassi abbastanza. Sono soltanto dei golosi! Sì, golosi! Molto golosi! Fate preparare in tavola che ho fame! (Si siede sul trono).

BUIO. CAMBIO SCENA. AL FIUME.

 

QUADRO TERZO

Gatto e Germano

 

GERMANO. (Seduto su una roccia). Non riesco a capire come mai quello stupido del mio gatto mi ha fatto venire qui! E io devo fidarmi di lui. Di un gatto!?

GATTO. (Arriva di corsa da destra) sta arrivando. Presto, spogliatevi!

GERMANO. Come? Chi sta arrivando? E perché dovrei spogliarmi?

GATTO. (Cercando di spogliarlo) dovete spogliarvi perché dovete andare a fare il bagno nel fiume prima che arrivi il Re.

GERMANO. (Sistemandosi invece i vestiti) io non farò assolutamente il bagno nel fiume, lo sai che non so nuotare ed ho paura. E poi non ne vedo il motivo.

GATTO. (Mentre cerca di spogliarlo lo spinge nel fiume vestito) voi farete il bagno nel fiume.

GERMANO. Non ho nessuna intenzione di spogliarmi e di fare il bagno nel fiume. Mettitelo bene in testa (torna indietro).

GATTO. Ora voi vi spoglierete e farete il bagno. E poi vi ricordo che il fiume non è profondo che solo mezzo metro (lo spinge ancora nel fiume).

GERMANO. (Torna in dietro di nuovo) io non mi muovo dalla terraferma.

GATTO. Padrone, fidatevi di me. Io sono la vostra fortuna. D’ora in avanti voi vi chiamerete Marchese di Carabas, si ricordi. Sbrigatevi ad entrare nel fiume, fra poco arriverà il Re con sua figlia la Principessa.

GERMANO. Con sua… figlia? Una ragione in più per non spogliarsi.

GATTO. Sì, sua figlia. La bellissima ed affascinante figlia del Re. Fidatevi di me vi dico. (Lo spoglia e lo spinge nel fiume).

GERMANO. È davvero bellissima ed affascinante la figlia del Re?

GATTO. Sì, e molto di più (Germano ormai è nel fiume).

GERMANO. Ah! Ma è fredda!

GATTO. (Nasconde i vestiti dietro la roccia) resistete, fidatevi di me. Ricordatevi, voi ora siete per tutti il Marchese di Carabas.

GERMANO. Sì, figuriamoci io un Marchese. (Entra la carrozza da destra).

GATTO. (Urlando) aiuto! Aiuto! Il Marchese di Carabas sta annegando! Aiuto!

 

Gatto, Germano, il Re, la guardia e la Principessa

 

RE.  È il gatto con gli stivali! E dice che il Marchese di Carabas è in pericolo! Guardia aiuta il Marchese! (I due scendono dalla carrozza e mentre la guardia va ad aiutare il Marchese, il Re si avvicina al gatto). Ma che è successo al Marchese di Carabas?

GATTO. Ladri! Banditi! Gli hanno rubato tutto ciò che aveva: vestiti, la carrozza e i 1000 ducati che aveva con sé.

RE. (Meravigliato) 1000 ducati?

GATTO. 1000? Mi confondo sempre. Non esce mai senza almeno 10.000 ducati.

RE. 10.000… ma ditemi com’è accaduto?

GATTO. Il mio padrone, a causa del gran caldo si è voluto fermare a fare un bagno e proprio in quel momento ecco arrivare cinque banditi. Ma che dico cinque banditi, dieci banditi armati fino ai capelli. Sebbene il mio padrone gridasse “al ladro! al ladro!” i ladri proseguirono nel loro intento e lo derubarono di tutto. Persino i suoi vestiti si sono presi.

RE. Anche i vestiti? O povero Marchese.

GATTO. Di Carabas!

RE. Si certo. O povero Marchese di Carabas!

PRINCIPESSA. (Scende dalla carrozza) che succede padre.

RE. Il Marchese di Carabas è stato derubato di tutto, persino dei vestiti.

PRINCIPESSA. Oh, i vestiti no!

GERMANO. (Uscendo dall’acqua) scusate se mi presento così… ma… l’acqua è molto fredda ed io… (rimane abbagliato dalla principessa)… ed io ho molto… caldo!

PRINCIPESSA. (Anche lei abbagliata da Germano) non preoccupatevi, non mi avete turbato. Anch’io ho molto… caldo.

RE. Marchese … (si mette in mezzo ai due).

GATTO. Di Carabas (piano al Re).

RE. Marchese di Carabas, sono molto onorato di fare la vostra conoscenza. Non ho ancora avuto modo di ringraziarvi personalmente per gli infiniti doni che avete voluto offrirmi.

GERMANO. Vi ringrazio maestà. Anch’io sono molto onorato di conoscervi. (Piano al gatto) ma si può sapere che cosa hai portato al Re da parte mia?

RE. Marchese di Carabas, lasciat che faccia anch’io qualcosa per voi. Lasciate che io possa farvi indossare gli abiti più eleganti che possegga al mio castello. Guardia, vai e porta i capi più raffinati che abbiamo. (La guardia esce di scena a destra).

GERMANO. Ma non disturbatevi Maestà.

RE. Voi siete il suddito più generoso e nobile che conosca e perciò è un onore per me aiutarvi. Ma mi dica, erano davvero così numerosi i banditi?

GATTO. Venite maestà che vi spiego tutto io. (si incamminano verso l’uscita di destra). I 15 ladri si sono avvicinati… (viene interrotto).

RE. Ma non aveva detto che erano 10?

GATTO. Sì, 10 all’inizio ma poi sono sopraggiunti i rinforzi e sono diventati 15. Avevano circondato la carrozza e il mio povero padrone… (sono fuori scena a destra).

GERMANO. (Solo con la principessa) Principessa, vorrei offrirvi mille rose, mille margherite, mille girasoli, ma come vedete non ho nulla nemmeno per me. Posso solo offrirvi una cosa, il mio cuore.

PRINCIPESSA. (Farà la vergognosa) Marchese, l’unica cosa che voglio da voi è proprio il vostro cuore. Tutto per me.

GERMANO. La vostra bellezza e la vostra grazia mi abbagliano ed io, rimango senza parole.

PRINCIPESSA. Le vostre parole, marchese, mi fanno capire che… che voi sentite quello che io sento per voi. Io ho per voi…

GERMANO. Io… sì principessa anch’io… ho per voi… ho per voi… (viene interrotto).

GUARDIA. Abiti per il Marchese di Carabas! (Entra con un baule dove toglierà stoffe e abiti che farà provare od appoggiare sul corpo di Germano. Tutto questo senza parlare ma con della musica. La principessa parteciperà alla scena sorridendo a Germano per gli abiti ridicoli e annuendo all’ultimo abito buono. Quando Germano sarà vestito, farà ritorno il gatto e il Re da destra).

GATTO…. E poi se ne sono andati in un batter d’occhio, senza lasciare traccia.

GERMANO. Maestà, io non so come ringraziarvi per ciò che avete fatto per me.

RE. Marchese di Carabas, potervi aiutare per me è un onore.

PRINCIPESSA. Padre, potremmo avere l’onore di accompagnare a casa il Marchese?

GATTO. Casa? Il Marchese di Carabas non possiede una casa!

GERMANO. Ecco… infatti… è la verità… io possiedo solo…

GATTO. Un castello! Sì, proprio un castello.

RE. Un castello?

PRINCIPESSA. Un castello?

GATTO. Si, un castello e se proseguirete per questa strada lo troverete (esce di corsa a destra).

RE. Marchese di Carabas, prego salite che vi accompagniamo.

GERMANO. Perdonatemi maestà! Gli occhi di vostra figlia hanno stregato il mio cuore. Maestà, vi chiedo umilmente di concedermi la sua mano.

PRINCIPESSA. Padre, vi scongiuro, acconsentite. Anche il mio cuore batte d’amore per il Marchese.

RE. Vedremo, vedremo. Ora tutti in carrozza. (Guardandosi in giro) e il vostro servitore?

GERMANO. Non preoccupatevi per lui maestà, ci starà precedendo. (Al pubblico) chissà che altro avrà in mente quel gatto dei miei stivali!

 

 

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