AUTRICE

 

GIUSEPPINA CATTANEO

         

 

http://giusicopioni.altervista.org/   

 

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

 

Codice opera Siae 894599A

 

 

 

TITOLO

 

IL MONDO

FINISCE OGGI

 

ATTO UNICO

 

 

Personaggi

 

FRANCESCO

RINA

VENUSIO

BARTOLO

 

 

 

TRAMA

 

I fratelli Francesco e Rina con l’immancabile amico Venusio e fratello Bartolo, alle prese con la fine del mondo del 21 dicembre 2012. Divertenti e spassosi equivoci a non finire.

 

ATTO PRIMO

 

In casa dei fratelli Francesco e Rina.

 

SCENA I

Francesco e Rina

 

FRANCESCO. (In scena mentre legge il giornale).

RINA. (Entra e si mettere a stendere i panni fra cui un lenzuolo bianco) Francesco, come mai tutta quella spesa in cucina? Hai per caso svaligiato il supermercato “Il Mondo”?

FRANCESCO. No! La spesa è venuta qui da sola e l’ho trovata davanti alla porta. Le ho chiesto se voleva entrare e lei mi ha detto di si. Ed eccola qua.   

RINA. Non prendermi in giro! Posso sapere perchè hai comprato tutta quella roba?

FRANCESCO. Prima di iniziare a criticarmi, ascoltami! Stavo facendo la spesa al supermercato “Il Mondo” come faccio di solito … (al pubblico alzando la voce) perché “la spesa” in casa di mia sorella la faccio sempre io …

RINA. Bene, hai detto una cosa esatta.

FRANCESCO. Che sono sempre io a fare la spesa?

RINA. No! Che questa è casa mia! Vai avanti. (Al pubblico) è talmente lungo nel raccontare le cose che se volete alzarvi e andarvene, vi capirei.

FRANCESCO. Allora, ero al supermercato e ho sentito dire che … ecco ho sentito, ma non è che abbia capito bene il significato ... (viene interrotto).

RINA. (Al pubblico) ci avrei scommesso. Allora, si può sapere che cosa hai sentito?

FRANCESCO. Stai calma! Ti ho appena detto che non ho capito bene, dammi allora il tempo di mettere insieme le idee in testa.

RINA. (Al pubblico ridendo ironica) le idee in testa … non ha nemmeno la testa, come farà ad averci dentro le idee!

FRANCESCO. Rina, le idee sono arrivate alla base. Nel momento in cui stavo acquistanto il formaggio per me e una cipolla per te …

RINA. (Al pubblico) che momento interessante! Mi strappo i capeli per sapere mentre prendevi il formaggio e una cipolla … scusa-scusa-scusa ... e perchè io non il formaggio e solo a cipolla?

FRANCESCO. (Al pubblico) capite ora perchè non vengo al dunque? Mi interrompe sempre! Stavo dicendo che stavo acquistando il formaggio solo per me e una cipolla per te dato che tu hai il polistirolo alle stelle. Ricordi il medico?

RINA. Alla luna, non alle stelle il polistirolo!

FRANCESCO. Cosa c’èntra la luna che oggi è nuvoloso! Dato che non puoi mangiare i formaggi ma solo odorarli io ti ho preso una bella cipolla. La vuoi vedere?

RINA. No! E smettila di raccontare i miei fatti che a nessuno del pubblico interessa se io posso o non posso mangiare i formaggi!

FRANCESCO. Nessuno? Ti ricordo che se il pubblico è venuto per vederci vuol dire che gli interessa tutto quello che abbiamo da raccontare.

RINA. Bravo, hai centrato il punto. Per una volta ...

FRANCESCO. Il punto? Quale punto? Il punto noce che fai tu?

RINA. Si dice punto “croce”! E poi, non è quello il punto che intendevo, ma del perché in cucina, c’è tutta quella spesa che hai acquistato al “Mondo” quando invece di solito compri a malapena quello che ci occorre per due giorni.

FRANCESCO. Dammi il tempo di arrivare al punto! E poi, ti ricordo che anche il Signore ha impiegato sette giorni per creare il mondo!

RINA. Nostro Signore a creato il supermercato “Il Mondo” in sette giorni?

FRANCESCO. Non quel mondo!

RINA. Dicevo io che ci avesse impiegato di più a creare il supermercato. E comunque spero che tu non voglia impiegarci sette giorni per spiegarmi il motivo del “container” di spesa che si trova di là?  

FRANCESCO. Sette giorni? Ma sei pazza? Non sono Dio io per impiegarci tutto quel tempo! (Al pubblico) e poi voi mi vedreste con i capelli lunghi? E poi, portare quella croce così pesante? Non voglio nemmeno pensare alla mia povera schiena.  

RINA. Mai pesante come avere te come fratello. Prosegui o altrimenti si fa notte! Come mai … (viene interrotta).

FRANCESCO. Arrivo! Allora, stavo dicendo che ho sentito dire: “Ai maià! Ai maia!” (QUESTO E’ RIFERITO AI “MAIA” E IN DIALETTO BERGAMASCO VUOL DIRE CHE MANGIANO. SPERO CHE VADA BENE ANCHE NEI VOSTRI DIALETTI) e che “Il Mondo” sarebbe sparito! Tu cosa avresti fatto al mio posto? Sono sicuro che avresti fatto quello che ho fatto io per la paura che i clienti facessero sparire quello che c’era al supermercato “Il Mondo”: fare la spesa.

RINA. Una spesona infinita vorrai dire! Venti borse di spesa!

 

SCENA II

Francesco, Rina e Venusio

 

VENUSIO. (Entrando dal fondo) amici, è arrivata!

FRANCESCO. La camera d’aria della mia bici?

RINA. La serva del parroco nuova?

VENUSIO. Cosa dite?! Oggi ... oggi ... non riesco nemmeno a dirlo!

FRANCESCO. Prova con delle parole.

RINA. Hai presente le parole tipo ... casa, mamma, serva del parroco ...

FRANCESCO. ... bici, camera d’aria ...

VENUSIO. Sta arrivando ... sta arrivando ... la “fine del mondo”!

FRANCESCO. Che ti avevo detto Rina? Avevo sentito bene allora: il supermercato “Il mondo” chiude.

RINA. Sei sicuro Venusio? (Al pubblico) sarebbe la prima volta che mia fratello dice qualcosa di esatto.

FRANCESCO. Vedi che non ho sbagliato a fare tutta quella spesa per scorta!

VENUSIO. Che cosa avete capito? Non quel Mondo, ma il mondo intero! Tutto il mondo non ci sarà più. Avete capito ora?

FRANCESCO. Certo! (A Rina) tutti i supermercati “Il Mondo” del mondo chiuderanno! Che disgrazia! Ora dovremo andare in un altro supermercato. Ah, questa crisi!

RINA. Bestia d’una crisi!

VENUSIO. Cosa c’entra la crisi?! (Al pubblico) una volta, che sia una volta che capiscano qualcosa di quello che dico! (Alle due) a mezzanotte finisce il mondo!

FRANCESCO. (Triste) Rina, tiene aperto fino a mezzanotte e poi … chiude. Io che ho trascorso gli anni più della mia vita in quel supermercato ...

RINA. Lo so, era diventato come uno di famiglia. Non fare così Francesco, ce ne faremo una ragione. Il tempo ci aiuterà.

VENUSIO. Ma voi non avete capito, c’è la fine del mondo! Domani saremo tutte morti! A mezzanotte, non ci sarà più nessuno al mondo! Il supermercato Il Mondo non c’entra.

FRANCESCO. (Preoccupato) non starai dicendo sul serio?!

VENUSIO. Certo che dico sul serio! Lo sanno tutti! Possibile che voi non lo sappiate?

RINA. Non farmi paura Venusio!

FRANCESCO. Non scherzare Venusio.

VENUSIO. Non è uno scherzo! È la pura verità! A mezzanotte più nessun essere umano e animale sarà vivo.

FRANCESCO. Che disgrazia! Che tragedia! Ma perché proprio domani che ho un appuntamento con il podologo? Venusio, non si può spostare la fine del mondo ad un altro giorno? Mi dispiacerebbe, sai, è già da un mese che ho prenotato!

VENUSIO. Francesco come fai ad essere così ... preferisco evitare di dire come sei ... Ora spostano la fine del mondo che è stata decisa un sacco di tempo fa solo per te!

RINA. Francesco, a volte penso proprio che ti abbiano adottato. Pensandoci bene però, anch’io domani avrei un appuntamento … (viene interrotta).

FRANCESCO. Anche tu dal podologo?

RINA. Niente podologo, i miei piedi sono perfetti.

FRANCESCO. (Al pubblico) come no! Se li vedeste, areste gli incubi la notte.

RINA. (Con timidezza) io ho … un appuntamento … galante.

FRANCESCO. Lo credo bene allora che arriva la fine del mondo!

VENUSIO. (Al pubblico) che ci faccio in questa casa così povera di cervello? Io che sono così ... così ... elevato! Sentite, mettete da parte tutti i vostri appuntamenti perché domani non farete proprio un bel niente. Lo hanno detto i Maia.

FRANCESCO. Chi? Quei mangioni del supermercato “Il Mondo”? Sono stati davvero loro a dire che sarebbe venuta la fine del mondo? Venusio, Rina, vedete che c'entra il supermercato “Il Mondo”?

RINA. Ne ha azzeccata una. Perché l’ho sentito, altrimenti non ci crederei.

FRANCESCO. Ascoltami bene Venusio, io domani devo andare dal podologo, mia sorella ha un appuntamento con un uomo … (al pubblico) e scommetto che sarà brutto come il peccato, non potremmo noi raccogliere qualche firma per spostare la fine del mondo a … l'anno prossimo?

RINA. Bravo Francesco! Come ho potuto non pensarci io prima di te?!

FRANCESCO. Perché io sono il più intelligente, come sempre.

RINA. Sapientone, e perché non spostare la fine del mondo a fra due anni invece?

FRANCESCO. Brava Rina! E perché non facciamo di qui a cinque anni?

VENUSIO. E se invece facessimo dieci anni? Smettetela di dire fesserie! Non siamo noi che possiamo decidere.

FRANCESCO. Ah già che decidono quelli che mangiano. (Pensando) Venusio, anche io e mia sorella mangiamo sai? E perché noi non possiamo decidere come loro?!

RINA. Si vede che non abbiamo mangiato abbastanza Francesco, hai sempre comprato cibo contato! A parte oggi, ovviamente. Ormai è troppo tardi. Il solito buono a nulla.

FRANCESCO. Cara sorella, forse ora non te lo ricordi, o ti fa comodo non ricordartelo, io spendevo ciò che tu mi davi.

 

SCENA III

Francesco, Rina, Venusio e Bartolo

 

BARTOLO. (Da fuori, preoccupato) avete sentito? Avete sentito?

FRANCESCO. (Al pubblico) perchè Bartolo è ancora vivo? Non poteva esserci il fuso orario a Bagnatica? (PAESE CONFINANTE DOPO BRUSAPORTO).

BARTOLO. (Sempre preoccupato. Entra con una valigia) non sapete cosa si dice a Bagnatica? Che domani ci sarà la fine del mondo!

VENUSIO. Lo sappiamo anche noi Bartolo.

BARTOLO. Ma io non sono così stupido e sono venuto qua a Brusa.

RINA. Bartolo, Venusio ha detto che arriva anche qui a Brusa la fine del mondo.

BARTOLO. Cosa? Anche a Brusa arriva? Meglio che vada subito a Seriate allora! (Fa per uscire di nuovo). (SERIATE E’ IL PAESE CONFINANTE PRIMA DI BRUSAPORTO).

FRANCESCO. Dove stai andando! Non sai che Seriate è prima di Brusa? E perciò, la fine del mondo arriva prima là che da noi.

VENUSIO. Francesco, siediti che aspetteremo qui con i nostri amici la fine del mondo. Che bello morire tutti insieme!

RINA. Sarà anche bello, ma io non sarei ancora pronta per morire …

BARTOLO. E tu pensi che io sia pronto? Ho ancora tante di quelle cose da fare …

FRANCESCO. Per esempio? Scegliere la tomba?

BARTOLO. Quella l'ho già pronta, lontano da mio moglie almeno cento metri. Ho litigato tanto con lei quando era in vita, che da morto, vorrei riposare un po' in pace.

VENUSIO. E tu Francesco sei pronto a morire?

FRANCESCO. Io sono pronto. E ho fatto anche allenamento. Una volta mi sono sdraiato sul letto facendo il morto e ho indossato il vestito più elegante che avevo. Ho provato a non respirare e penso di essere stato un buon attore, perché Rina, quando mi ha visto, ha urlato come una pazza.

RINA. Ovvio, io lo chiamavo e lui non mi rispondeva e così ho pensato fosse morto davvero. (Al pubblico) non che sarebbe stato un grande dispiacere … (Ai tre) però poi ho dovuto andare a farmi “segnare i vermi” perché la notte non dormivo. L'avrei ho davvero ucciso io per quello scherzo!

VENUSIO. Bartolo, che cos'hai in quella valigia?

BARTOLO. Alcune cose che voglio portare con me quando sarò morto. Non vorrei che andassero perse con la scusa della fine del mondo.

FRANCESCO. È proprio una bella idea bartolo. Lo faccio subito anch'io. (Esce a sinistra).

RINA. Bartolo, non hai pensato all’eventualità che quando tu sarai morto, non ti servirà nulla di materiale?

BARTOLO. Non è detto. Io sono sicuro del contrario. E poi, scusa, non ho portato con me cose inutili.

VENUSIO. Mostrami il tutto allora.

BARTOLO. (Inizia a togliere: 1 camicia da notte) questa è per la prima notte da morto. (Un paio di mutandoni) questi sono per il ricambio, un paio servono sempre in tutte le occasioni. (Una dentiera) questa per forza, altrimenti non riuscirei a mangiare. (Un boccale) questo viene sempre come, qualunque posto io vada, non si sa mai … E poi ho ... (viene interrotto).

RINA. Se queste sono le cose che ti preme portare, meglio che ti fermi, sono sicura che il nostro pubblico potrebbe andarsene.

VENUSIO. Con tutte che le cose che avresti potuto prendere perchè proprio quelle?!

BARTOLO. Perché, cosa c’è che non va?

FRANCESCO. (Rientra con una valigia) ecco pronta la mia valigia. (Vede le cose di Bartolo sul tavolo) e quelle, cosa sono?

BARTOLO. Sono le cose che voglio prendere con me nell’aldilà.

FRANCESCO. Il boccale e la dentiera? (Alzando il viso al cielo) Signore, non potresti farmi un favore senza aspettare mezzanotte? Prendilo subito con te ora.

RINA. Francesco, non trattare male Bortolo, è l’ultimo giorno che hai la possibilità di vederlo.

FRANCESCO. Ancora uno? Non si potrebbe accellerare?

VENUSIO. Francesco! Mostrami cosa contiene la tua valigia.

BARTOLO. (Al pubblico) chissà quante cianfrusaglie avrà messo.

FRANCESCO. Ho sentito quello che hai detto al pubblico, sai? E ti zittisco subito. (Toglie una spazzola per capelli).

RINA. Che cosa te ne farai di una spazzola per capelli?

VENUSIO. Una spazzola per quei tre capelli che hai?!

BARTOLO. Due capelli, non tre.

FRANCESCO. Come siete poveri di pensiero, questa spazzola non è per me ma per il Signore.

VENUSIO. BARTOLO. RINA. Per il Signore?

FRANCESCO. Certo. Quando noi saremo morti, saremo a fianco al Signore o no? Cioè "io" sarò a fianco del Signore perché voi andrete all'inferno. E tutti sanno che il Signore ha i capelli lunghi e un pò spettinati. E io sarò quello che per la prima volta nella storia, pettinerà i capelli del Signore.

RINA. Io ho dei forti dubbi su tutto quello che hai detto, ma fingo di nulla perché questo ultimo giorno di vita non voglio litigare.

BARTOLO. (Toglie la pancera dalla valigia di Francesco) e questa cos'è?

FRANCESCO. Giù le mani dalla mia pancera.

VENUSIO. E a cosa ti serve?

FRANCESCO. Conoscete voi la Cesira di Costa? (PAESE DOPO BAGNATICA).

VENUSIO. È la figlia della cugina della mia povera madre.

RINA. Sai che non l’ho più vista?

FRANCESCO. Non abita più a Costa da parecchi anni. Io le sono rimasto amico ma ci sentiamo solo per telefolo.

BARTOLO. E cosa ha a che fare la pancera con la Cesira, quando tu sarai morto?

FRANCESCO. Per telefono le ho detto che sono magro come quando ci eravamo conosciuti quando invece ... 

VENUSIO. … hai messo una bella pancetta.

FRANCESCO. Pancetta ... due o tri chili.

RINA. Fai anche dieci chili.

FRANCESCO. E con la scusa di questa fine del mondo, ho paura di incontrarla nell'aldilà e che mi veda come sono diventato. E allora io, porto con me la pancera e mi stringo dentro tutta la mia bella pancettina e così sono a posto.

RINA. (Al pubblico, ironica) a posto proprio del tutto! Se tutti fossero a posto come te, siamo a posto!

BARTOLO. (Vede Francesco alcune scatole di medicinali) e quelle che cosa sono?

FRANCESCO. Avete già perso la vista prima di morire? Sono pastiglie per la pressione. Non sono come le tue Venusio?

VENUSIO. (Le guarda) sì, sono uguali a quelle che prendo io. Scusa ma, a cosa ti servono le pastiglie per la pressione, da morto? Se sei morto, sei morto. Le pastiglie non ti servono più. Io le ho ma le lascio a casa. Quando sei morto, perlomeno puoi smettere di ricordarti di prendere i medicinali.

BARTOLO. (Ironico, al pubblico) che le pastiglie per la pressione servano ancora per il Signore?

FRANCESCO. Serviranno solo a me! Solo a me perchè sarò solo io, l’unico di noi quattro, che andra in paradiso. Ti ricordi Rina quando siamo andati a Monte di Nese (UN MONTE DELLA BERGAMASCA) e di quanto mi si era alzata la pressione? Il paradiso come tutti noi sappiamo è molto più alto di quel monte e perciò chissà come si alzerà la mia pressione. E io la fermerò subito con le mie belle pastigliette.

VENUSIO. Francesco, ti rendi conto di quello che stai dicendo?

FRANCESCO. Certo. Chiedi a mia sorella quanto stavo quel pomerriggio a Monte di Nese!

VENUSIO. Non parlavo di Monte di Nese ma del paradiso che tu non vedrai nemmeno col binocolo!

RINA. Venusio, mi hai tolto le parole di bocca: mio fratello vedrà il paradiso “di qua”! (Fa il gesto col gomito).

BARTOLO. Anch’io penso che Francesco non andrà in paradiso. Lo vedrà “dal buco della chiave”!

FRANCESCO. Voi siete solo gelosi perchè io sarò l’unico che vedrà il paradiso e ci andrò spedito! E voi tre invece, andrete dritti drittenti all'inferno!

VENUSIO. (Fa le corna) tiè! Sei tu che andrai all'inferno!

RINA. (Al pubblico) con tutti i fratelli che potevo trovare, proprio un fratello così doveva capitarmi?!

BARTOLO. Noi siamo amici da una vita e tu mi vuoi mandare all’inferno? (Al pubblico) per fortuna che non spetta a lui decidere. E io so che Dio sarà clemente con me.

FRANCESCO. Sentite, io vi voglio bene e per dimostrarvelo ho preparato questa pomata per voi.

RINA. E di che pomata si tratta?

FRANCESCO. Una pomata per scottature. (Ironico) per andare all'inferno volevate forse mettere la crema … da sole?

VENUSIO. È mai possibile litigare anche l'ultimo giorno di vita? Cerchiamo di andare un attimo d'accordo.

FRANCESCO. È quello che dico anch'io.

RINA. Ma se sei sempre tu a cominciare!

BARTOLO. Basta! Non buttiamo al vento le poche ore che ci rimangono. Non sappiamo se domani ci vedremo ancora!

FRANCESCO. Voi? Voi tre vi vedrete ancora tutti. (Al pubblico) all'inferno. Ma io dal mio bel paradiso per fortuna non li vedrò più.

RINA. (Pensando) perché non facciamo così: perché in queste poche ore che ci restano da vivere non ci diciamo quello che non ci siamo mai detti fino ad ora? Pensate a quante belle cose o brutte che tanta gente non fa in tempo a dirsi perché o una delle due persone muore o perché non hanno avuto il coraggio.

VENUSIO. Mi sembra una bella idea. Una specie di confessione vuoi dire.

RINA. Sì, proprio così: una specie di confessione e che spesso riesce a mettere a posto anche un po' la coscienza.

FRANCESCO. La tua coscienza sicuramente sarà nera come il petrolio. La mia invece è bianchissima. (Al pubblico) bianchissima come le tonache che mi faranno indossare quando arriverò in paradiso. Ma io poi, cambierò il colore di quelle tonache. Dovranno stare alla moda anche loro, lassù. Va bene allora, chi inizia?

RINA. Se volete comincio io…

BARTOLO. Va bene, vai.

RINA. (Al pubblico) speriamo vada bene. (Titubante) Francesco, ti ricordi l'anno scorso quando abbiamo compilato il censimento?

FRANCESCO. Non ricordarmelo! Sono stato costretto a cambiare paese perché in comune dicevano che non avevano ricevuto il mio censimento e così ho dovuto andare ad abitare a Bagnatica per tre mesi.

RINA. (Al pubblico) senza di lui, una pace che non vi dico.

BARTOLO. (Al pubblico) e io tre mesi d'inferno: abitava da me!

VENUSIO. (Al pubblico) e questa cosa a me non è mai andata giù.

RINA. Stavo dicendo che dopo aver compilato il censimento sono andata per consegnarlo in comune.

FRANCESCO. E poi, dopo qualche tempo, quegli stupidi dei dipendenti comunali, ti hanno detto che mancava il mio censimento. Rina per favore, parliamo d'altro e non di questo perchè sto ncora male come allora.

RINA. Francesco non interrompermi per favore e lasciami andare avanti.

FRANCESCO. (Al pubblico) dobbiamo morire fra qualche ora e lei mi va a rivangare il censimento!

RINA. Stavo dicendo che stavo andando a consegnarlo … e prima di arrivare in comune … io … io … ho buttato in un cestino della spazzatura il tuo censimento.

FRANCESCO. (Incredulo) cosa? Cosa ne hai fatto del mio censimento?

RINA. Francesco! Scusami! Perdonami! Non so che cosa mi sia preso in quel momento!

FRANCESCO. Tu hai buttato via di proposito il mio censimento e non lo hai mai consegnato in comune?

RINA. Sì ma, subito dopo mi sono subito pentita e sono andata a toglierlo e l'ho portato qui a casa.

FRANCESCO. Lo hai portato a casa e non in comune?

RINA. Si, proprio così. Vuoi che vada a prendertelo?

FRANCESCO. (Arrabbiatissimo si alza e la rincorre) tu di qui non ti muovi perché ora io ti strozzo! O forse è meglio che ti avveleni? Perché non una bella accoltellata!? Io ti faccio morire senza aspettare stasera! (Si fermano ansanti e si siedono).

VENUSIO. Francesco, non fare così! Perlomeno è stata onesta, te lo ha detto.

FRANCESCO. Si ... detto ... dopo una anno ...

BARTOLO. Perdonala, in fondo sei qui ancora a casa tua.

RINA. In casa mia!

VENUSIO. È vero, mi dimentico sempre che casa tua Francesco è quella adiacente a questa e che sta cadendo a pezzi ma tu non la sistemi perchè non hai i soldi necessari.

FRANCESCO. Ne avete ancora per molto?

BARTOLO. Rina ha fatto la sua confessione ed ora è il mio turno.

FRANCESCO. Spero sia almeno qualcosa di molto più leggero.

BARTOLO. Ecco … devo dire una cosa, ma non ho il coraggio …

VENUSIO. Fratello, di pure tutto quello che vuoi senza paura, siamo fra amici!

FRANCESCO. (Ironico) amiconi, non amici! Bartolo, di pure, non sarà nulla a confronto di quello che ha raccontato la mia “fedele” sorella.

BARTOLO. Ecco … ecco io … Francesco …

FRANCESCO. (Meravigliata) ancora io?

BARTOLO. (Affrettandosi) no, no! Volevo dire… Rina! Rina … sono stato io a dire al sindaco di Bagnatica che, quando Francesco abitava con me, appunto a Bagnatica, Francesco bagnava la sua siepe … con l’acido.

FRANCESCO. Cosa!? Tu sei andato a dire al tuo sindaco che io bagnavo la sua siepe con l’acido? Ti rendi conto di quello che hai fatto?! Certo che io la bagnavo ma solo perché la vedevo un po' secca, ma le davo solo acqua e non acido!

RINA. Bartolo, perché raccontare questa bugia al tuo sindaco quando non era la verità?

BARTOLO. Io non ho raccontato bugie! Sono ancora convinto di quello che ho detto.

VENUSIO. E come mai sei ancora convinto dopo quello che Francesco ti ha appena detto?

BARTOLO. Perché la siepe … è morta!

FRANCESCO. E se è morta non è stata certo per colpa mia: io gli ho dato sempre e solo acqua. Mettitelo in quella zucca vuota!

RINA. Ammettiamo anche che sia così …

FRANCESCO. È così! (Al pubblico) avete visto a far del bene alle persone? Em … ciòè … volevo dire… alle piante?

RINA. Ammettiamo anche … cioè … è così … ma scusa Bartolo, non potevi tralasciare di andare a ruffianare il tutto al sindaco?

BARTOLO. Oltre al fatto di essere convinto che fosse stata davvero Francesco a farla morire, ho detto al sindaco tutto questo … perché …  perché … volevo che venisse cacciato da Bagnatica e perciò da casa mia perché, scusa Francesco ma devo dirtelo, io non ne potevo più di te!

FRANCESCO. (Al pubblico) queste sì che sono amiconi (La rincorre) non potevi chiedermelo come tutte le persone normali senza coinvolgere il sindaco?!

BARTOLO. Non ho avuto il coraggio. Avevo paura di offenderti …

FRANCESCO. Sono circondato da persone proprio per bene. (Si siedono).

RINA. Francesco, hai ragione. Bartolo, ti sei comportato male.

FRANCESCO. Se lui si è comportato male tu cosa sei? Giuda?

VENUSIO. Francesco, io sono dalla tua parte, mio fratello si è proprio comportato male con te. D’ora in avanti meglio non fidarsi più di lui.

FRANCESCO. Non l’ho ancora allontanato da me solo perchè fra poco avrò la fortuna di non rivederlo più. Grazie Venusio, grazie per essere dalla mia parte. L’unico a quanto pare. E io sono sicuro che nella tua confessione avrai cosa da dire molto sensate. A differenza di loro.

VENUSIO. (Con paura) tocca già… a me!?

RINA. Si Venusio, rimanete tu e la Francesco.

VENUSIO. Ma io, se volete non dico niente. Non ho poi questa grande confessione come la vostr.

FRANCESCO. No, di pure tutto quello che vuoi Venusio e senza paura. Di te io mi fido ciecamente.

VENUSIO. Ecco, il fatto è che … è che … Francesco …

FRANCESCO. Francesco? Ancora io?

VENUSIO. Bartolo! Volevo dire Bartolo! Ecco … Bartolo …

FRANCESCO. (Al pubblico) per fortuna questa volta ne sono fuori.

VENUSIO. Bartolo, ha ragione Francesco quando diceva che lui dava solo acqua da bere alla siepe del tuo sindaco.

FRANCESCO. (Al pubblico) è un amico ma è come se fosse un fratello. (A Venusio) Venusio, quasi quasi ti adotto come fratello!

BARTOLO. Sarà anche come dici Venusio, ma intanto la siepe del sindaco è morta.

FRANCESCO. Sarà stato il suo destino. Dovete sapere che anche le piante muoiono!? E più delle persone.

RINA. (Ironica) secondo te allora si dovrebbe fare il funerale anche ad una pianta!

FRANCESCO. No, non ho detto questo. A persone come te e la Bartolo io non farei il funerale nemmeno … da morti! A te Venusio, due funerali perché ti voglio bene come solo ad un amico si può voler bene.

RINA. Fai silenzio lömaga böta corègn! (TRADUZIONE LETTERALE: LUMACA BUTTA CORNA. E’ UNA PAROLACCIA IN DIALETTO BERGAMACO) Venusio, proegui o non so come va a finire questa sera con mio fratello.

VENUSIO. Come vuoi che vada a finire? Fra poco saremo tutti morti. E poi, non ho questo granché da dire. Posso anche tralasciare di andare avanti. Vai Francesco con la tua confessione.

FRANCESCO. No Venusio, prosegui pure in quello che stavi dicendo e cioè che io avevo ragione e che davo da bere solo acqua alla siepe del sindaco. Io ho poi proseguito dicendo che era il destino che morisse.

VENUSIO. (Con paura) non è stata colpa del destino, ma … dell’acido …

BARTOLO. Dell'acido? Ma se hai appena detto che Francesco gli dava l'acqua!

VENUSIO. Si, lui le dava l’acqua … ma io poi … io poi ... le davo … le davo ... l’acido!

FRANCESCO. Come?

BARTOLO. Tu davi alla siepe del mio sindaco … l’acido? E perchè mai?

VENUSIO. Io le davo da bere l'acido dopo che Francesco le dava l'acqua perché … perché ... ero geloso che tu lo ospitassi Francesco a casa tua perchè quando io ne ho avuto bisogno non lo hai mai fatto. E così volevo che venisse mandato via.

FRANCESCO. E ti pareva che io non c'entrassi in questa storia?! Venusio, bell’amico sei! Sono qui con tre persone proprio per bene! Per fortuna che fra (guarda l’orologio) tre ore non vi vedo più! Incolparmi della morte della siepe del sindaco di Bagnatica … ce ne vuole è!

RINA. Francesco, non trattarci così, siamo stati solo sinceri.

FRANCESCO. Io vi tratto così non perché siete state sinceri ma per quello che mi avete fatto! Sinceri! Io con voi non parlo più! E ora ... ora ... dormo piuttosto che vedere le vostre faccie! (Accomoda le braccia sul tavolo e vi appoggia la testa).

VENUSIO. (Dopo qualche secondo) ma ... dorme davvero?

RINA. Francesco, scusaci …

BARTOLO. Quello che è successo, è successo. (Silenzio).

FRANCESCO. (Si mette a russare).

VENUSIO. Dorme davvero!

RINA. (Sbadigliando) sapete che anche a me viene sonno?

BARTOLO. (Sbadigliando) mi stai contagiando Rina …

RINA. (Si mette a dormire come Francesco) scusate ma io a “pise i pom”. (MODO DI DIRE BERGAMASCO DI QUANDO SI CHIUDONO SPESSO GLI OCCHI PERCHE’ SI HA SONNO: PESO LE MELE).

VENUSIO. (Sbadigliando) io schiaccio un pisolino di cinque minuti …

BARTOLO. (Si mette a dormire) si e dopo al risveglio ci salutiamo…

 

TUTTE DORMONO RUSSANDO E FISCHIETTANDO

 

FRANCESCO. (Si sveglia e si stira) mi sono addormentato davvero! E chissà per quanto tempo ho dormito. (Si sentono che campane che suonano tre volte) sono le tre! Ho dormito per sei ore filate! (Rendendosi conto) le tre? Ma, allora la mezzanotte è trascorsa … e … io non sono morto. (Guarda l’orologio) sono davvero le tre e io sono ancora vivo! (Felice) non sono morto! (Si mette a ballare. Canticchiando) non sono morto, non sono morto, non è avvenuta la fine del mondo… (Poi si accorge dei tre che stanno dormendo al tavolo) se non è venuta per me allora non è venuta neanche per loro. E se invece fossero morti? (Va vicino a Bartolo per constatare).

BARTOLO. (Russa).

FRANCESCO. No, no, sono vivissimi. Forse sarebbe stato meglio che fossi morto così almeno non avrei più rivisto le facce di questi traditori. (Prende il lenzuolo) che voglia avrei di strozzarli con questo! (Si avvicina per farlo ma poi ci ripensa) e così poi passo tutto il mio tempo in galera. Meglio piegarlo e sistemarlo. (Non si sa come ma Francesco se lo mette in testa).

 

IN QUESTO MOMENTO I TRE INIZIANO A SVEGLIARSI

 

VENUSIO. (Stirandosi e poi svegliando gli altri) svegliatevi in fretta, altrimenti non facciamo in tempo a salutarci.

RINA. (Stirandosi) dormivo così bene … Bartolo, svegliati che sono già (guarda l’orologio) le tre.

BARTOLO. (Stirandosi) le tre! Ma se sono le tre e noi siamo ancora qui ciò vuol dire che … che siamo ancora vivi!

VENUSIO. (Contenta) e se siamo ancora vivi vuol dire che la fine del mondo non c'è stata.

RINA. (Guardando il posto dove dormiva Francesco) ma … e Francesco?

BARTOLO. (Al pubblico) volete vedere che è morto solo Francesco?!

VENUSIO. Non è poi questa gran perdita!

RINA. (Al pubblico) volete vedere anche quest'anno posso stare senza mio fratello?

BARTOLO. Non raccontare stupidaggini! (Al pubblico) magari ce ne fossimo liberati! (Ai due) sarà andato di là. (Si gira e vede il lenzuolo bianco indossato da Francesco. Non riconoscono Franesco. URLA) mamma mia!

FRANCESCO. (Urla anche lui).

VENUSIO. Perché urli! (Si gira e vede quella specie di fantasma. URLA.) Signur!

FRANCESCO. (Urla anche lui).

RINA. (Si gira e vede il fantasma. Spaventata) Dio salvi il Presidente della Repubblica! Ragazzi siamo morti altro che vivi!

BARTOLO. (Disperato) è proprio finita per noi altrimenti non dovrebbe esserci un fantasma!

FRANCESCO. (Al pubblico) un fantasma? (Spaventato) e dov’è questo fantasma che mi nascondo? Io ho paura dei fantasmi!

VENUSIO. (Tremante) signor fantasma, la prego, non mi faccia del male, io in vita sono stato buono. Loro non molto.

RINA. Venusio! Tu pensa a quello che hai fatto tu in vita e non pensare a quello che abbiamo o non abbiamo fatto noi. Signor fantasma non gli dia retta, Venusio non sarà stato una cattiva persona, ma deve sapere però che racconta frottole.

FRANCESCO. Scusate, state parlando con me?

BARTOLO. (Ai tre) ci sta persino prendendo in giro. Certo signor fantasma che stiamo parlando con lei. A me non sembra di stare a parlare … col parroco!

FRANCESCO. Il parroco? E cosa c'entra il parroco ora?

BARTOLO. Nulla! (Titubante perché ha paura) il parroco non c'entra proprio nulla col fatto che lei è un fantasma. Il parroco poi è vestito di nero.

RINA. (Piano a Bartolo) Bartolo, stai attento a quello che dici! Vuoi farlo arrabbiare? Però, pensandoci bene (al pubblico pensando teneramente) la risposta del fantasma mi ha fatto ricordare mio fratello Francesco che litigava sempre col parroco per via delle partite di calcio. Il mio Francesco! Il mio Francy! Chissà dove sarà!

FRANCESCO. (Al pubblico) pensano di essere morti e mi hanno scambiato per il fantasma! (Contento) bene! Ora mi vendico e gliela faccio pagare per quello che mi hanno fatto! (Alle tre) voi tre siete morti e siete qui all'inferno!

VENUSIO. (Guardandosi in giro) guardate come c'è brutto qui all'inferno!

BARTOLO. Hai ragione Venusio! Adesso capisco perchè si chiama inferno! (Fermandosi un attimo) ma, sembra persino un po' la tua casa Rina.

RINA. Ma cosa vai dicendo! La mia casa è molto più bella di questa!

FRANCESCO. Avete finito di chiacchierare? E vi ricordo che io sono il diavolo e non il fantasma.

BARTOLO. Ci scusi signor diavolo se l'abbiamo scambiato per il fantasma, il fatto è che non avevamo visto le corna.

FRANCESCO. Le corna ci sono … qui sotto (indica la sotto il lenzuolo che sta in testa). (Al pubblico) ce ne sono in giro tante di corna che non si vedono e perciò possono andare bene anche le mie corna ... nascoste.

VENUSIO. Mi scusi signor diavolo ma anche il suo vestito ci ha ingannato. Come mai è vestito di bianco e non di rosso?

FRANCESCO. Il mio vestito… non è rosso? (Al pubblico) cosa rispondo ora a questa domanda difficilissima?

RINA. Infatti, come mai non ha il vestito rosso? No, non vorrei che ci abbiano sbagliato posto!

VENUSIO. E se fosse che non siamo all’inferno-inferno quello giù in profondità, ma a quello un po' più in su?

FRANCESCO. (Deciso) no! Questo è l'inferno che più in fondo non si può. E io non sono vestito di rosso perché … perché … il mio vestito rosso è a lavare in lavanderia!

TRE. (Si guardano) in lavanderia?

FRANCESCO. Perché? Credete che la lavanderia ci sia solo sulla terra? Guardate che anche qui in fondo è arrivato il progresso.

RINA. Ah certo, non avevo pensato a questo. Però c'è ancora una cosa che non capisco … ma lei signor diavolo, ha soltanto … un vestito?

FRANCESCO. (Pensando di essere Francesco) un vestito? Ne ho tanti del guardaroba di là che … (Ricordandosi chi impersona) a voi non deve interessare quello che il padrone di casa veste! Il monaco non fa l’abito.

RINA. Voleva forse dire che l’abito non fa il monaco.

FRANCESCO. Quello che è insomma! Ricordatevi bene che sono solo io che comando qui perché voi siete in casa mia! (Al pubblico) per una volta posso dire anch'io che questa è casa mia.

VENUSIO. Rina, non devi riprenderlo perchè così lo fai solo arrabbiare! Ci scusi sempre signor diavolo. Ma se mi è lecito, volevo farle una piccola domanda. Piccolo, piccola: come mai qui all'inferno non c'è il fuoco e nemmeno le fiamme?

BARTOLO. Venusio, zitto! Che ti viene in mente di chiedegli questa cosa? Vuoi farlo infiammare di rabbia così ci brucia tutti? (Al pubblico) devo distrarlo. Signor diavolo ma sa che è proprio un bel posticino questo?

FRANCESCO. (Alzando la voce) qui non ci sono fuoco e fiamme perché … perché … (al pubblico) che cosa invento ora? Non ci sono fuoco e fiamme perché … perchè ... perché questa è la prima pentenza e ho voluto creare tutto come quando in vita avete trattato male Francesco. Vi ricordate di Francesco? Un sant’uomo!

RINA. Si si, mio fratello è un santo. San Francesco.

FRANCESCO. Ed ora voi dovete star male e soffrire qui, in questa casa, dove Francesco ha sofferto a causa vostra. Soffrite! Soffrite!

RINA. (A Bartolo, piano) Bartolo, stai soffrendo tu?

BARTOLO. (A Venusio) io no. E tu Venusio?

VENUSIO. Nemmeno io.

RINA. Penso però sia il caso di farci vedere un po' sofferenti prima che ci metta in un altro posto dato che qui non ci troviamo poi così male. (Fingendo) come sto male!

BARTOLO. (Fingendo) mea culpa che ho trattato male Francesco!

VENUSIO. (Fingendo) ah, se potessi tornare indietro! Povero Francesco che ti abbiamo fatto soffrire così tanto!

FRANCESCO. (Al publico) vedete come si riesce a mettere paura a questi?! (Ai tre) ora è arrivato il momento delle penitenze.

TUTTE TRE. Le penitenze?

RINA. Come mai?

BARTOLO. Le assicuro signor diavolo che non siamo cattive persone.

VENUSIO. Non abbiamo né rubato e né ucciso.

RINA. E non abbiamo nemmeno giocato alle macchinette.

FRANCESCO. (Al pubblico) alle macchinette? (Ai tre) e cosa c'entrano le macchinette?

BARTOLO. (Al pubblico) all'inferno sarà arrivata anche la lavanderia, ma sono sempre arretrati. (A Francesco) non sa cosa sono le macchinette?

FRANCESCO. Certo che so cosa sono. Cosa pensate voialtri? Noi qui all'inferno abbiamo anche tutte le brutte cose che voi fate sulla terra.

VENUSIO. Allora saprà benissimo che quello delle macchinette è l'ultimo peccato che è arrivato.

RINA. Non sa quante persone a Brusa giocano alle macchinette?

BARTOLO. Perché a Bagnatica nò?

VENUSIO. Sì, ma le persone di Bagnatica vanno a fare il peccato a Brusa e quelle di Brusa vanno a fare il peccato a Bagnatica.

FRANCESCO. Di che peccato state parlando?

RINA. Ma se lo abbiamo appena detto! Quello delle macchinette o no? Cerchi di stare un po' attento signor diavolo per favore!

BARTOLO. (Al pubblico) con tutti i diavoli con cui potevamo capitare, proprio con uno interdetto!

VENUSIO. E di interdetto sulla terra c'era già Francesco …

RINA. Bravo Venusio, ben detto. Però, per essere all'inferno fa un po' troppo freddo. Non trovate anche voi?

BARTOLO. Rina, mi hai tolto le parole dalla bocca.

VENUSIO. Certo signor diavolo che qui fa proprio un gran freddo. Non potrebbe dare una fiammata?

RINA. Una fiammata qui a casa mia? Venusio, toglitelo dalla testa.

BARTOLO. Rina, ti ricordo che questa non è casa tua, è una somiglianza. Ti ricordo che qui siamo l'inferno.

RINA. Ah già! Hai ragione, non ricordavo che sono morta e che non sono più viva.

VENUSIO. Allora signor diavolo, riscalda un po’?

FRANCESCO. (Al pubblico) sto pensando a cosa rispondere, ma non mi viene in mente nulla!

RINA. Si sbrighi! Guardi che se non fa nulla lei, faccio qualcosa io: un bel reclamo.

BARTOLO. Mi dica chi è il suo superiore che scrivo subito una bella lettera di protesta.

VENUSIO. Chi vuoi che sia il suo superiore se non Lucifero …

RINA. (Meravigliata) Lucifero? Il figlio della Luciferina che abita in fondo alla strada?

BARTOLO. No, non quello! (Al pubblico) tutta suo fratello. (A Rina) Rina, il Lucifero! Quello che abita alla Tezza! (FRAZIONE DI BAGNATICA)

VENUSIO. Ma che dici?! Lucifero, Satana!

FRANCESCO. (Al pubblico) è meglio che fermi subito questi, perchè altrimenti non so dove potrebbero arrivare. (Alle tre) fermi! Fermatevi subito! Qui di Luciferi e di Satani non ce ne sono. Qui ci sono solo io.

RINA. E lei chi sarebbe? Qual è il suo nome?

FRANCESCO. (Pensando di essere Francesco) il mio nome? Ma lo sapete che io mi chiamo Fra … (al pubblico) cosa stavo dicendo!

TRE. Fra …

FRANCESCO. Fra … Fra … Frandiavolone! Io mi chiamo Frandiavolone e solo il capo dei capi di tutti i diavoli.

BARTOLO. Allora signor Frandiavolone, riscaldi un po' per favore perché noi tre stiamo gelando dal freddo.

FRANCESCO. Non … posso.

VENUSIO. Come non può? Siamo o non siamo l'inferno?

FRANCESCO. Certo! Il fatto è che … che … come anche qui come sulla terra c'è un po' di crisi … e allora…

RINA. E allora?

FRANCESCO. E allora si deve risparmiare sui caloriferi.

BARTOLO. Sui caloriferi?

FRANCESCO. Em … volevo dire… la stufa!

VENUSIO. La stufa?

FRANCESCO. Il … fuoco! Qui all'inferno dobbiamo risparmiare fuoco e poi, gelare dal freddo è una penitenza che i peccatori della terra come voi devono subire.

BARTOLO. E per quale motivo dobbiamo meritare questo castigo?

FRANCESCO. E se vi dico Francesco, vi ricorda qualcosa? Francesco non conta più nulla?

BARTOLO. (Rassegnata) vabbè, se dobbiamo contarlo conteremo anche lui. Inizia tu Rina.

RINA. Proprio a me che non la matematca non mi piace. Allora, 1 2 3, Francesco, 5 6 7 Francesco …

FRANCESCO. Cosa stai facendo?

BARTOLO. Sta contando anche Francesco.

FRANCESCO. (Arrabbiata) smettetela di prendermi in giro o vi mando … all’inferno!

VENUSIO. Ma se ci siamo già!

FRANCESCO. Basta ho detto! Fate silenzio o vi uccido!

RINA. Ma se siamo già morti!

FRANCESCO. Ho detto di far silenzio! (Al pubblico) adesso gli faccio fare una tremenda penitenza che si ricorderanno per tutta la vita. (Alle tre) siete pronti per la penitenza?

TRE. (Tremano di paura).

FRANCESCO. Una penitenza di quelle che non si è mai viste! Cominciate a tremare!

TRE. (Hanno sempre più paura).

RINA. Abbia un po' di pietà di noi, signor Frandiavolone …

BARTOLO. La prego signor Frandiavolone non ci faccia… (viene interrotta).

VENUSIO. Bartolo, ma dici di pregare ad un diavolo? Ma non sai che è come bestemmiare!?

BARTOLO. Hai ragione Venusio, non lo avevo pensato. Signor Frandiavolone questa volta non la prego, però cerchi di avere un po' di compassione di noi.

VENUSIO. Siamo già morti, la scongiuro, non ci faccia soffrire le pene dell'inferno.

BARTOLO. Che gli dici che siamo già all'inferno?!

FRANCESCO. Io vi faccio vedere le pene che voi avete fatto passare a Francesco.

RINA. Io volevo bene a Francesco, era lui che … (viene interrotta).

FRANCESCO. Che … cosa?

RINA. (Si corregge subito) Francesco era troppo per me. Era di una intelligenza infinita. Ah, se potessi tornare indietro! Adorerei Francesco!

BARTOLO. Francesco? Un uomo santo!

VENUSIO. (Piano a Bartolo) santo? Lo sai che non devi parlare di cose di Chiesa ai diavoli!

BARTOLO. (Piano a Venusio) hai ragione! (A Francesco) Francesco? Un uomo di classe! Un uomo da ammirare! Una persona così brava che non se ne sono mai viste in giro. Un uomo … (viene interrotto).

RINA. (Piano a Bartolo) smettila però adesso.

BARTOLO. (A Bartolo) lasciami finire. Ah se potessi tornare indietro, lo ospiterei a vita.

VENUSIO. Ce ne vorrebbero di persone come Francesco! Ah se potessi tornare indietro, lo vorrei come amico confidente.

FRANCESCO. (Al pubblico) che bugiardoni e falsoni! Ma li sistemo io. (Alle tre) troppo tardi. La penitenza consiste … (viene interrotta).

TRE. (Urlano disperati) no! Perché proprio noi! Pietà!

FRANCESCO. Come penitenza dovrete dirmi… le tabeline!

RINA. (Disperata) no! Le tabelline nò!

BARTOLO. (Disperato) con tutte le penitenze che ci sono, perché proprio le tabelline! Perché, perché!

VENUSIO. (Disperato) io conosco solo quella del cinque!

RINA. Beato te, io nemmeno quella!

BARTOLO. Ma perché proprio le tabelline!

VENUSIO. Si vede che è un diavolo che ha studiato da ragioniere. Mi ascolti signor diavolo: 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50. Va bene?

FRANCESCO. (Al pubblico) come faccio a sapere se va bene quando io non conosco le tabelline? (Ai tre) ed ora la prossima penitenza e questa vi lascerà il segno.

RINA. No, basta penitenze!

BARTOLO. Pietà! Pietà!

VENUSIO. Perché questa tortura!

FRANCESCO. Ora dovete … cantare una canzone. Una canzone a vostra scelta senza stonare.

RINA. (Al pubblico) una penitenza più brutta dall'altra.

BARTOLO. Ma perché proprio cantare?

VENUSIO. Si vede che oltre a studiare da ragioniere è anche un intenditore di musica.

FRANCESCO. Allora cominciate a cantare o preferite che vi faccia ballare!?

RINA. Ballare? Ci mancherebbe altro!

BARTOLO. Guardi signor diavolo che noi abbiamo una certa età e certe cose sono tacù. (Rina lo guarda, si corregge) tabù!

VENUSIO. Bartolo, parla per te per favore.

FRANCESCO. (Arrabbiato) avete finito?

RINA. Si! Abbiamo finito! Non si arrabbi, ora cantiamo subito. Bartolo comincia tu.

BARTOLO. Chi io? Io no, inizia Venusio a cantare dato che lui si sente giovane perché non ha una certa età.

VENUSIO. Infatti, io sono giovane più di tutti voi e di tante altre carte d’identichità. E ve lo dimostrerò anche cantando una canzone moderna. Modernissima.

INIZIA A CANTARE UNA CANZONE DI TANTISSIMI ANNI FA.

FRANCESCO. (Al pubblico) non è stonato per nulla.

RINA. Sì, peccato però che la canzone sia antica.

BARTOLO. (Ironico) proprio una canzone moderna.

VENUSIO. (Cadendo dalle nuvole) non è di quest'anno questa canzone? (Pensando) sapete che forse avete ragione? Era dell'anno scorso.

FRANCESCO. (Al pubblico) avete visto quanti spropositi hanno raccontato fino ad ora? Come potrebbero non meritare l’inferno? (Ai tre) ed ora come ultima penitenza dovrete ballare come si balla in discoteca.

BARTOLO. (Al pubblico) ma non ci poteva capitare un diavolo normale?

RINA. E no signor Giandiavolone. Lei prima ha detto che se avessimo cantato non avremmo ballato.

VENUSIO. Io sono abituato ad andare a ballare e perciò non ho problemi nemmeno a ballare. Però, signor Frandiavolone, che esempio per il pubblico: raccontare balle!

FRANCESCO. Se sono un diavolo, ci sarà pure un motivo no?

VENUSIO. I diavoli raccontano balle?

FRANCESCO. I diavoli raccontano balle, sono villani, sono perfidi, sono cattivi … come voi tre avete fatto con Francesco! Domandate subito scusa a Francesco altrimenti vi disintegro all'istante!

RINA. No! Non faccia così! Francesco … Francesco scusami… tu eri uno … (viene interrotta).

FRANCESCO. Tu eri? Tu sei!

RINA. Ho detto tu eri perché è morto.

FRANCESCO. Perché voi siete forse vivi? No, siete morti come lui e perciò fra morti si parla al presente.

RINA. Certo, ha proprio ragione. Domando scusa a Francesco che è il fratello più bravo che ho.

BARTOLO. Ovvio, è l'unico fratello che hai!

FRANCESCO. Silenzio! Prosegui Rina…

RINA. (Che non sa più che dire) guardi che dire che è bravo racchiude tutto.

FRANCESCO. E tu Bartolo?

BARTOLO. (Pensa un attimo) Francesco è bravo.

FRANCESCO. Lo ha appena detto la Rina.

BARTOLO. Mi scusi signor diavolo ma quando si dice che una persona è brava racchiude tutto.

FRANCESCO. Anche questo lo ha appena detto la Rina. (Alzando la voce) allora queste scuse a Francesco?!

BARTOLO. Ma come mai è così fissato con queste scuse a Francesco? Guardi che anche Francesco ne ha fatte passare a noi, sa?

VENUSIO. (Piano a Bartolo) silenzio, altrimenti ricomincia con le penitenze.

RINA. Non ha tutti i torti Bartolo, Francesco aveva il suo bel caratterino.

FRANCESCO. Sì, intanto lui però è in paradiso e invece voi siete qui all'inferno.

 

NON SI SA COME MA A FRANCESCO, INVOLONTARIAMENTE, SCIVOLA IL LENZUOLO.

RINA. Cosa? Francesco?

BARTOLO. Francesco è quì all'inferno con noi?

VENUSIO. Macchè inferno! Siamo vivi ed è lui che ci ha fatto uno scherzo!

FRANCESCO. Ma no! Siamo tutti in paradiso.

LA RINCORRONO

RINA. Farci credere che eravamo morti!

BARTOLO. Questa c'è la paghi cara!

VENUSIO. Sei sempre il solito!

FRANCESCO. (Al pubblico) battete le mani così la finiamo qui altrimenti queste me le suonano davvero!

 

 

SIPARIO