AUTRICE
GIUSEPPINA CATTANEO
http://giusicopioni.altervista.org/
POSIZIONE
S.I.A.E. N° 193077
Codice opera
Siae 899641A
TITOLO
IN PARADISO
SCELGO IO
COMMEDIA IN DUE ATTI
Personaggi
GUGLIELMO
MARCELLINA moglie di Guglielmo
PALMIRO fratello di Marcellina
TERESINA sorella Guglielmo
ELVIRA vicina di casa
SAN PAOLO
GIESSICA RABBI
SCIARLò
ROBI VUD
OLIVA DEL
BRACCIO DI FIENO
TRAMA
La
morte può far sorridere, soprattutto quando ad esserne colpiti sono quattro
insoliti personaggi decisi a soddisfare qualche piccola curiosità giungendo in
quel luogo da dove non si torna più.
ATTO PRIMO
La
scena si svolge in casa. Marcellina sta sfogliando un album fotografico di
famiglia. Guglielmo sul divano sta leggendo il quotidiano.
SCENA I
Marcellina e Guglielmo
MARCELLINA. Quanti ricordi in queste
belle fotografie.
GUGLIELMO. (Smette di leggere, la guarda e poi ritorna a leggere).
MARCELLINA. Una più bella dell’altra.
Guarda questa con tutti i miei parenti al nostro matrimonio! (A Guglielmo) quanto tempo è trascorso
Guglielmo? Quanti parenti ormai sono defunti!
GUGLIELMO. (Smette di leggere) è già, peccato che ancora qualcuno sia vivo!
MARCELLINA. Guglielmo, non parlare in
quel modo dei miei parenti! Anche perché … (cerca
sull’album una fotografia) dov’è … ah, eccola. Questa è la fotografia del
nostro matrimonio dove ci sono i tuoi parenti e anche qui mi sembra che ce ne
siano di defunti! (Fra sè) Dio ti
ringrazio per questo. (Torna alla sua
foto) guarda mia madre, la prima che ci ha lasciato.
GUGLIELMO. (Ironico) Dio sceglie sempre i migliori per primi.
MARCELLINA. Smetti subito! Mia madre era
una santa donna, generosa ed altruista. Come mi manca dopo così tanto tempo.
GUGLIELMO. Generosa ed altruista? Quella, “fingeva” di aiutarci, entrava in casa nostra solo per vedere ciò che andava e veniva e poi raccontarlo a tuo fratello. Mia madre si, che era una persona buona.
MARCELLINA. Era tanto buona tua madre
che in paese tutti l’avevano soprannominata “la pilastra di ferro”.
GUGLIELMO. Dava l’impressione di essere di ferro, a volte, invece dentro era … (viene interrotto).
MARCELLINA. Era di piombo! Come quei
pallini che ha sparato a tuo fratello quando gli ha rubato un grappolo di uva.
GUGLIELMO. E aveva fatto bene! Non era roba sua!
MARCELLINA. Tuo fratello aveva chiesto
il permesso a tuo padre però!
GUGLIELMO. Si, ma non a mia madre!
MARCELLINA. Con te non si può mai
ragionare. Per favore prosegui nella tua lettura e io guarderò altre
fotografie. (Guardando le foto, fra sè)
non ricordavo del bel vestito di mia zia!
GUGLIELMO. (Dal divano la scimmiotta).
MARCELLINA. E questo chi è? Incredibile,
non lo avevo riconosciuto! È mio zio Paolo defunto da tempo.
GUGLIELMO. Marcellina, ti ricordo che lo zio Paolo era il mio di zio!
MARCELLINA. E no caro il mio Guglielmo,
lo zio Paolo era mio zio perché era il fratello di mia madre. E infatti eccolo
qui nella foto con i miei parenti.
GUGLIELMO. (Si alza e le si avvicina) come sei testarda! Fammi vedere la fotografia dove siamo con i miei parenti e così potrai vedere con i tuoi occhi il “mio” zio Paolo.
MARCELLINA. È mai possibile che io non
possa avere uno zio tutto mio che subito lo vuoi per te?
GUGLIELMO. Lascia che veda la fotografia e poi ne discutiamo.
MARCELLINA. (Cerca la fotografia e gliela mostra) ecco.
GUGLIELMO. (Guarda la fotografia) guarda … chi è questo? Non è forse lo zio Paolo?
MARCELLINA. (Guarda la fotografia e poi la confronta subito con quella dei suoi
parenti) come è possibile che mio zio Paolo sia anche fra i tuoi parenti?
GUGLIELMO. (Controlla anche lui le due foto) e no cara la mia Marcellina, sono
io che dico: come è possibile che mio
zio Paolo sia anche fra i tuoi parenti?
MARCELLINA. (Pensando) so il perché! Perché quello zio è … un bigamo!
GUGLIELMO. Lo zio Paolo aveva due mogli?
MARCELLINA. Non in quel senso. Non due
mogli, ma due famiglie, la mia e la tua. Quando muoio e andrò in paradiso dove
c’è lo zio Paolo, lo manderò a chiamare e vorrò spiegazioni da lui.
GUGLIELMO. Per prima cosa, bisognerà vedere se andrai in paradiso; per seconda cosa, non sappiamo se il “nostro” zio Paolo sia volato in paradiso o da un’altra parte e terzo, con tutte le persone importanti della tua vita che potresti vedere in paradiso, vuoi incontrare lo zio Paolo?! (Ironico) perché anche la tua “santa” madre, allora?
MARCELLINA. Guglielmo, sarò libera di
incontrare chi ho voglia almeno quando sarò lassù, dato che per ora non posso
nemmeno camminare senza averti appiccicato?! Sicuramente tu non vorrai incontrare
tua madre là in paradiso. (Al pubblico)
sempre che ci sia andata in paradiso. Sono certa che vorrai incontrare la tua
prima fidanzata deceduta un anno prima di sposare me.
GUGLIELMO. Ecco, lo sapevo che saresti
arrivata lì! È da trent’anni che è morta e tu ne sei ancora gelosa!
SCENA II
Marcellina, Guglielmo e Teresina
TERESINA. (Entrando da destra) Marcellina è gelosa di te? (Ride).
GUGLIELMO. Non c’è molto da ridere,
sorella. Mia moglie è convinta che dopo la sua morte, quando sarò in paradiso, invece
di incontrare i miei familiari, io vorrò incontrare la mia prima fidanzata
morta trent’anni fa.
TERESINA. Chi era? Era forse Carla?
GUGLIELMO. Si lei.
TERESINA. Quella si che era una donna
per te e non … (indica col capo
Marcellina).
MARCELLINA. Non … chi?! Senti Teresa
delle mele, io … (viene interrotta).
TERESINA. Ricorda che io mi chiamo
Teresina e le mele non mi piacciono nemmeno! (Ironica) comunque vedo che nella vostra intimità fate discorsi
molto interessanti.
GUGLIELMO. Perché tu non hai mai pensato
a chi vorresti incontrare fra i tuoi parenti già defunti, dopo la morte?
TERESINA. Voi chi volete incontrare?
MARCELLINA. Io vorrò vedere mia madre e
mio padre, e se posso, perché non so come funzionano le cose lassù in paradiso,
vorrei vedere anche la mia maestra di scuola.
TERESINA. E tu Guglielmo?
GUGLIELMO. Io invece vorrò incontrare,
per primo lo zio Paolo così mi faccio spiegare la storia delle fotografie … (viene interrotto).
MARCELLINA. Ti ricordo che poco fa, quando
ho espresso lo stesso desiderio e mi hai risposto: “Con tutte le persone importanti
della tua vita che potresti rivedere in paradiso, vuoi proprio incontrare lo
zio Paolo”?! E mi hai consigliato di incontrare mia madre.
GUGLIELMO. Certo Marcellina, ma io la
storia delle fotografie la voglio approfondire e poi ammetto che anch’io avrei
piacere di incontrare mia madre. Si, mia madre che era una santa donna.
MARCELLINA. Si, proprio una “santa
donna” tua madre. Con me non lo era proprio. Se in casa le mancava qualcosa,
era sempre colpa mia: io le rubavo il phon, i vestiti e persino i fiori da piantare.
Proprio una santa donna!
TERESINA. Aveva detto anche a me che la
derubavi.
MARCELLINA. Teresina, io non ho mai
rubato nulla a nessuno in tutta la mia vita, ricordalo. Guglielmo, diglielo
anche tu.
GUGLIELMO. Ah, io non posso sapere cosa
facevi quando io ero al lavoro.
MARCELLINA. Tu non mi difendi mai
nemmeno per una volta! Mai! Prima non lo facevi con tua madre, poi con tuo
padre ed ora anche con tua sorella. Io per te sono solo … una domestica.
TERESINA. Non penserai forse di essere …
Cenerentola?!
GUGLIELMO. (Ride) bella questa, Teresina.
MARCELLINA. Continua così e la tua “domestica”
si licenzierà prima ancora che tu possa immaginare (esce a sinistra).
TERESINA. Questa volta l’abbiamo fatta
arrabbiare sul serio.
GUGLIELMO. Credo che abbiamo esagerato,
però mi piace così tanto quando si arrabbia!
TERESINA. Sarà, ma non vorrei essere nei
tuoi panni.
GUGLIELMO. Non era mia intenzione innervosirla
tanto. Tutto è cominciato quando abbiamo pensato a chi vorremo incontrare
quando saremo morti.
TERESINA. Ah si? E chi vorresti incontrare
quando sarai morto?
GUGLIELMO. Mia mamma e … (viene interrotto).
TERESINA. Davvero tu vorrai incontrare
nostra madre quando morirai?
GUGLIELMO. Certo. Ma anche lo zio Paolo.
TERESINA. Stai dicendo sul serio?
GUGLIELMO. Senz’altro.
TERESINA. Per me tu sei tutto matto. Non
ci penso nemmeno a rivedere ancora nostra madre e … lo zio Paolo! Ci
mancherebbe altro.
GUGLIELMO. Scusa Teresina, vorresti
forse rivedere … non so … quell’imbroglione di Giorgio Poltana!
TERESINA. No di certo! Guglielmo, ora
stai bene attento. Quando noi saremo morti, noi, come tutti, ci hanno spiegato
da sempre che il paradiso è uno solo e che i morti buoni vanno tutti là?
GUGLIELMO. Certo. E con ciò?
TERESINA. (In modo veloce) e con ciò, caro il mio Guglielmo, perché dovremmo rivedere
i nostri morti, come nostra mamma o lo zio Paolo, che abbiamo conosciuto in
vita anche troppo bene, quando abbiamo la possibilità di incontrare dei morti
che non abbiamo mai conosciuto? Capisci ciò che voglio dire?
GUGLIELMO. Insomma … sono rimasto ancora
a … “Caro il mio Guglielmo”.
TERESINA. Ora ti faccio un esempio: io
oggi muoio.
GUGLIELMO. (Preoccupato) davvero? A che ora?
TERESINA. È un esempio, non muoio oggi!
GUGLIELMO. Ne sei certa? In quelle cose
lì non c’è mai certezza.
TERESINA. (Perdendo la pazienza) Guglielmo, morirò quando Dio vorrà, ma ora
ascoltami attentamente. Quando io morirò e andrò in paradiso …
GUGLIELMO. (La guarda in maniera dubbiosa).
TERESINA. Che sguardo è? È certo che io
andrò in paradiso e quando San Pietro mi chiederà chi vorrò incontrare, anche
lui si aspetterà che io gli risponda “i miei parenti stretti”.
GUGLIELMO. (Ironico) ma tu da “furba” come sei, non gli darai la soddisfazione.
TERESINA. Che vuol dire “Non gli darai
la soddisfazione?” Ora io mi prendo gioco di San Pietro che non conosco
nemmeno. Guglielmo, stammi a sentire e non parlare. Allora, Lui mi chiederà chi
vorrò rivedere e sai cosa gli risponderò? (Aspetta
la risposta).
GUGLIELMO. (Titubante) devo risponderti? Scusa, mi hai appena detto di non
parlare e allora perché mi rivolgi una domanda?
TERESINA. Era una domanda che rivolgevo
a me stessa!
GUGLIELMO. A te? Ora ti rivolgi delle
domande? (Al pubblico) non è una
sorella comune la mia.
TERESINA. (Alzando il tono di voce) stavo dicendo che quando San Pietro mi
chiederà … (viene interrotta).
GUGLIELMO. Scusa se ti interrompo
Teresina, come sai tu che in paradiso ci sarò San Pietro e non … San Paolo?
TERESINA. (Al pubblico) nulla, non sa nulla di nulla! Non è un fratello comune
il mio. (A Guglielmo) lo sanno tutti
che in paradiso c’è San Pietro. Ora mi lasci finire che arrivo al nocciolo?
GUGLIELMO. (Al pubblico) il nocciolo? Mah!
TERESINA. E quando Lui mi chiederà chi
vorrò rivedere … (viene interrotta).
GUGLIELMO. Lui, San Pietro …
TERESINA. (Guardandolo o soffiando) si, San Pietro, io gli risponderò che
voglio vedere il…
GUGLIELMO. Il …
TERESINA. … Sciarlò!
GUGLIELMO. (Meravigliato) vuoi vedere chi?
TERESINA. Sciarlò, quello che interpreta
i film muti.
GUGLIELMO. (Sempre più meravigliato) tu non vuoi rivedere mamma e papà per incontrare
… un muto?
TERESINA. Non un muto qualunque, ma
Sciarlò! Quel bravo attore con i baffetti, il cappello a bombetta e il bastone!
(Imita la camminata).
GUGLIELMO. (Al pubblico) secondo voi, è normale mia sorella? Sono proprio
messo bene a parenti femmine!
TERESINA. Guglielmo, capisco che la
mamma è sempre la mamma, ma ora, che vita stai conducendo? Hai conoscenze
importanti? Qualcuno di famoso? No! E allora permetti che almeno da morta io ne
possa conoscere uno “dal vivo”?!
GUGLIELMO. “Dal vivo”, da morta?
TERESINA. O quasi insomma.
GUGLIELMO. (Non risponde).
TERESINA. Allora? Non dici nulla?
GUGLIELMO. Mah! (Al pubblico) pensandoci bene, non è proprio una cattiva idea.
SCENA III
Guglielmo, Teresina e Palmiro
PALMIRO. (Entra da destra) non hai ancora sistemato il campanello, proprio tu
che sei il padrone di casa?
GUGLIELMO. (Al pubblico) ecco! È arrivato il “più buono della famiglia” di mia
moglie. (A Palmiro) una cosa giusta
l’hai detta giusta però.
PALMIRO. Che non hai ancora sistemato il
campanello?
GUGLIELMO. No, che io sono il padrone di
casa.
PALMIRO. Si certo, ma chi comanda è mia
sorella.
SCENA IV
Guglielmo, Teresina, Palmiro e Marcellina
MARCELLINA. (Entra da sinistra) ciao Palmiro. Ho sentito la tua voce ed eccomi
qui.
GUGLIELMO. Ecco brava, rimani pure con
tuo fratello che io ne ho già abbastanza Teresina, ne riparleremo di questo tuo
Sciarlò (esce sinistra).
TERESINA. E mi lasci qui in minoranza
con queste due persone che sono un gradino al di sotto del nostro?!
PALMIRO. Che cosa siamo noi?
MARCELLINA. Cosa centra la scala ora?
TERESINA. Nulla, ho detto così per dire.
(Al pubblico) non capirebbero mai.
MARCELLINA. (Alludendo) Teresa, perdona per la curiosità, ma chi è questo tuo …
Sciarlò di cui ha parlato a Guglielmo?
PALMIRO. (Alludendo) sarà il suo nuovo fidanzato.
TERESINA. No, non è il mio fidanzato. Da
quando ho conosciuto te, Palmiro, ho deciso di rimanere singola per sempre!
PALMIRO. Brava, anch’io da quando ti ho
conosciuta ho deciso di non ammogliarmi!
MARCELLINA. (Al pubblico) evviva i due zitelli! Sono solo io la stupida che mi
sono sposata quel … lasciamo perdere. (A
Teresina incuriosita) se non è il tuo fidanzato, si può sapere chi è …
Sciarlò?
PALMIRO. Appunto, si può sapere di chi
si tratta?
TERESINA. Sciarlò è quell’ometto con i
baffetti, col cappello a bombetta e col bastone che fa divertire nei film.
PALMIRO. (Pensando) Sciarlò … è forse quel personaggio che non parla nei
suoi film?
TERESINA. Esatto, proprio lui.
MARCELLINA. Si, lo conosco anch’io, ma
che cosa centra con te, questo attore?
TERESINA. Stavo dicendo a tuo fratello
che quando sarò morta, in paradiso, non vorrò rivedere né mia madre, né mio
padre ma … Sciarlò.
MARCELLINA. (La guarda meravigliata) tu quando morirai, non vorrai rivedere i
tuoi cari che non vedi da tempo, ma questo … Sciarlò!?
PALMIRO. Sei sorda? Te lo ha appena
detto!
TERESINA. Si, voglio vedere questa
persona che ho sempre ammirato e dato che non ho avuto il privilegio di vederla
in questa vita, la voglio vedere in quell’altra.
MARCELLINA. Io dico che tu non ci stai
più con la testa! (Al pubblico) non che
prima ne avesse un po’ …
PALMIRO. No, no, non è un’idea così assurda.
Sai Teresa che io non avevo mai pensato a questo fatto?
MARCELLINA. Quale fatto?
PALMIRO. Il fatto che da morti, siamo
uguali a tutte quelle persone che sono morte e che in vita erano ricche e
famose e ci si trova perciò tutti assieme.
MARCELLINA. Che fratello intelligente mi
ritrovo.
TERESINA. Palmiro ha invece capito ciò
che intendevo. (Al pubblico) se non
l’avessi sentito, stenterei a crederlo.
MARCELLINA. Voi vorreste farmi credere
che se io volessi conoscere, da morta, per esempio …
TERESINA. Si, proprio così. L’importante
è che lei si trovi dove tu vai, paradiso o inferno.
MARCELLINA. Hai forse dei dubbi su dove
io sarò destinata? (Al pubblico)
perdo persino tempo a risponderle!
PALMIRO. Teresina, quando sarò morto, anch’io
voglio fare come te.
MARCELLINA. Anche tu vuoi vedere Sciarlò?
PALMIRO. No assolutamente.
MARCELLINA. Ora si che ti riconosco
fratello.
PALMIRO. Io non voglio vedere Sciarlò ma
la mia eroina preferita.
MARCELLINA. Come? La tua eroina? E chi
sarebbe? Giovanna con l’arco? Cleopatria? (Ride).
PALMIRO. La mia eroina è Gièssica Rabbi.
MARCELLINA. (Smettendo da ridere) chi è?
TERESINA. Ma si, quella con i capelli
rossi, che era la moglie di quel coniglio nel film … come si chiama … ah si,
Roger Rabbi.
MARCELLINA. Un coniglio? Tu vuoi vedere
da morto la moglie di un coniglio? Cioè una coniglia?!
TERESINA. No Marcellina, Gièssica non è
una coniglia, ma è un cartone animato.
MARCELLINA. (Ironica) ah beh, allora la cosa è diversa.
PALMIRO. Solo nel film era un cartone
animato Marcellina. (A Teresina) ti
ricordi come era bella in quel film con quel vestito tutto rosso? E i capelli favolosi? E tutto quel “ben di Dio”
che aveva (mima il seno)?
MARCELLINA. (Al pubblico) scommetto che è solo per quel “ben di Dio” che la
vuole conoscere nell’Aldilà.
TERESINA. Palmiro, tu sei sicuro che
questa Gièssica sia morta?
PALMIRO. Certo, l’ho letto su Plai Buis
e sai che quella rivista di coniglie se ne intende.
MARCELLINA. Palmiro, da te questo non me
lo sarei mai aspettato.
SCENA V
Guglielmo, Teresina, Palmiro e Marcellina
GUGLIELMO. Teresina, sei ancora qui con
questi due?!
TERESINA. Non vedi? Non solo sono qui,
ma ti dico anche che Palmiro non è proprio una brutta persona.
PALMIRO. (Ironico) troppo gentile Teresina.
MARCELLINA. (A Teresa) ah si? Allora io cosa sarei?
TERESINA. Tu, sei arretrata di mille
anni Marcellina.
GUGLIELMO. Ma di che state parlando?!
TERESINA. Siamo parlando di chi noi
vogliamo incontrare quando saremo morti.
GUGLIELMO. Ancora con quella storia?!
Allora non mi sono perso proprio nulla.
PALMIRO. Eh no, caro Guglielmo, ti sei
perso la persona che io vorrò vedere da morto.
GUGLIELMO. Allora, ripeto, non mi son
perso proprio nulla!
TERESINA. Sai Guglielmo che anche
Palmiro vorrebbe incontrare una celebrità quando sarà morto?
GUGLIELMO. Davvero anche tu Palmiro? E
chi vorresti conoscere? Se Teresa vuol incontrare Sciarlò, forse tu vorrai
incontrare (ironico) l’Oglio e
Stagnio?
PALMIRO. No, per nulla. Quei due, bravi
attori, li lascio conoscere a te. Sai, chi voglio incontrare io? Gièssica
Rabbi.
GUGLIELMO. (Meravigliato) chi?
MARCELLINA. Si, quella bambolona sexi in
cartone animato, la moglie del coniglio Roger Rabbi? Ti rendi conto, fratello
mio?!
GUGLIELMO. Proprio per questo mi rendo
conto, perché è tuo fratello.
MARCELLINA. Perché tua sorella si allontana
molto volendo incontrare Sciarlò! Comunque, c’è da vergognarsi a non volere
vedere la propria madre e il proprio padre.
TERESINA. Non è questo il punto Marcellina,
il fatto è che si hanno delle priorità in certe situazioni. Poi, se si potrà,
certo, che vorrò rivedere anche loro. Guglielmo, hai già pensato a chi vuoi incontrare
quando morirai?
MARCELLINA. Quando mio marito sarà
morto, vorrà rivedere prima di tutto i suoi genitori e poi sicuramente i miei.
Vero Guglielmo?
GUGLIELMO. (Silenzio).
MARCELLINA. (Alzando il tono di voce) ho detto bene che vorrai rivedere i miei
genitori e i tuoi?
GUGLIELMO. (Silenzio).
MARCELLINA. (Al pubblico) forse parlo cinese e non me ne accorgo! (A Guglielmo) sto aspettando Guglielmo!
GUGLIELMO. (Titubante) ecco … io … il fatto … è che …
TUTTI E TRE. Che …
GUGLIELMO. Che …
TUTTI E TRE. Che …
GUGLIELMO. Che … (tutto d’un fiato) anch’io penso ad una persona famosa che mi
piacerebbe incontrare.
MARCELLINA. (Infuriata) sacrilegio! Come puoi farmi questo affronto!
GUGLIELMO. A te? Che affronto faccio a
te che non sei ancora morta?
MARCELLINA. Cosa, vuoi dire che se io
dovessi morire prima di te, tu non vorresti rivedermi?!
TERESINA. Dai Guglielmo, dimmi chi vuoi
incontrare nell’Aldilà.
MARCELLINA. Io non voglio ascoltare una
parola di più (esce a sinistra).
TERESINA. Lasciala andare, le sue idee si
sono fermate ancora a Carlo I.
PALMIRO. Allora Guglielmo, dimmi chi è.
È forse Alessandro Svolta? Oppure Ludovico Arrosto? O invece è Guglielmo Hotel?
GUGLIELMO. Nessuno dei tre. Io non ho
mai perso nessuno dei suo film, telefilm e cartone animato.
PALMIRO. Anche tu un cartone animato?
GUGLIELMO. No, anche il suo personaggio è
stato imitato in un cartone animato, ma lui è in carne ed ossa. Anche se ora
che è morto … non credo tanto in carne.
TERESINA. Allora, ci vuoi dire chi è?
GUGLIELMO. Ecco … io voglio vedere …
Robin Vud.
PALMIRO. Il Principe dei Ladri?
TERESINA. Quello che ruba ai ricchi per
dare ai poveri?
GUGLIELMO. Si, proprio lui. Come ho
sempre ammirato l’onestà che lo animava.
PALMIRO. Sai, che non immaginavo
assolutamente che ti piacesse questo Vudi quì?
TERESINA. Robin Vud, Palmiro. Non sei
capace di pronunciare questo nome? Sicuramente quello di Gièssica, non lo
sbagli di sicuro.
PALMIRO. Tu non impicciarti, pensa a
Sciarlo che ha dei baffi che fanno ridere.
TERESINA. Perché è bella quella tua
Gièssica con quei guanti che quasi quasi le arrivano in gola.
GUGLIELMO. Veramente stavamo parlando di
me e che …
PALMIRO. Il vestito di Gièssica non ti
piace? Ah, perché è ben vestito quel tuo Sciarlo. Un vestito che sembra appartenere
ad un barbone.
TERESINA. Una barbona, ha più dignità di
quella Gièssica.
PALMIRO. Non chiamarla “quella Gièssica”
perché ha un nome preciso: Gièssica Rabbi! E poi il tuo piccoletto Sciarlo con
quel bastone sembra un nonno.
GUGLIELMO. (Intervenendo) volete smetterla voi due?! Vi ricordo che stavamo
parlando di me che … (viene di nuovo
interrotto).
TERESINA. E poi si chiama Sciarlò e non
Sciarlo, hai capito! Sembrerà anche mio nonno, ma almeno lui era in carne ed
ossa.
PALMIRO. Che vorresti insinuare?!
GUGLIELMO. (Urlando quasi) ora basta! Stavamo parlando del mio Robi Vud.
TERESINA. Hai ragione Guglielmo.
Scusami, scusami tanto ma è tutta colpa sua, che … (indicando Palmiro).
GUGLIELMO. Ricominci Teresina?!
TERESINA. Scusami ancora tanto
Guglielmo, ma quando sento offendere il mio Sciarlòt, non capisco più nulla, ed
allora non posso smettere di dire che quella Gièssica è solo… (viene interrotta).
GUGLIELMO. (Urlando) Teresina!
TERESINA. Vedi Guglielmo che non riesco
più a fermarmi, che ti dicevo?
PALMIRO. Stai un po’ zitta ora! Dimmi
Guglielmo, come mai ti piace Robin Vud?!
GUGLIELMO. Mi piace perché mi assomiglia.
TERESINA. Assomiglia a te? Io non ti ho
mai visto con una calza maglia verde.
GUGLIELMO. Io non intendevo nel vestirsi
ovviamente, ma il fatto che anch’io rubo ai poveri per dare ai ricchi.
PALMIRO. (Meravigliato) tu rubi ai poveri per dare ai ricchi?
GUGLIELMO. È così ovvio! Tutti i giorni
quando lavoro al supermercato, metto da parte qualcosa da mangiare e poi me lo
porto a casa per la sera.
PALMIRO-TERESINA. E allora?
GUGLIELMO. E allora rubo ai ricchi, il
mio padrone, per dare ai poveri. Io.
PALMIRO. (Ironico) Ecco, ora si che ho capito.
TERESINA. (Ironica) si, proprio come il vero Robin Vud.
PALMIRO. (Guardando l’orologio) è meglio che vada, si è fatto tardi.
TERESINA. Aspettami che vengo anch’io.
PALMIRO. Da quando hai bisogno di me?
TERESINA. Da quando ho paura girare al
buio.
PALMIRO. Andiamo allora, ma, stammi un
po’ distante, non vorrei cominciassero a circolare voci strane sul nostro
conto. Ciao Guglielmo, alla prossima.
TERESA. Non preoccuparti, sarò un’ombra.
Ciao Guglielmo, mi è piaciuta la nostra chiacchierata.
GUGLIELMO. Anche a me. Ciao a tutte e
due. (I due escono a destra).
SCENA VI
Guglielmo e Marcellina
MARCELLINA. (Entrando da sinistra) se ne sono andati finalmente quei due “rovina
famiglie”.
GUGLIELMO. Ti ricordo che uno di loro è
anche tuo fratello.
MARCELLINA. Tu fa silenzio che io con te
non parlo più. (Al pubblico) tanti
anni fa, io vivevo una vita normale, in una famiglia normale e poi ho
conosciuto mio marito. Sono stata stupida ad ascoltare la mia amica Elvira
quando mi ha convinto a lasciarmi sposare. Stupida, stupida, stupida sono
stata. Da tanto che sono stata … stupida, non riesco nemmeno a trovare un’altra
parola per definirmi.
GUGLIELMO. Ignorante.
MARCELLINA. (Lo guarda fulminandolo) è sufficiente guardarti?
GUGLIELMO. (Affrettandosi) scusa Marcellina, scusa.
MARCELLINA. Con te sono molto arrabbiata
perchè da morto non vuoi vedere i nostri genitori.
GUGLIELMO. Non è che non voglio rivederli,
è solo che prima di loro, voglio incontrare chi non ho mai potuto conoscere in
vita. Capisci Marcellina?
MARCELLINA. Non capisco e non ti capirò
mai. Incontrare quel … quel …
GUGLIELMO. Robin Vud.
MARCELLINA. Ecco, quello.
GUGLIELMO. Marcellina, Robin Vud è il
mio eroe preferito.
MARCELLINA. Si, ma vuoi confrontarlo con
i genitori? I genitori sono sempre i tuoi genitori.
GUGLIELMO. (Volendo cambiare discorso) Marcellina, anche a te è sempre piaciuta
Oliva di Braccio di Fieno.
MARCELLINA. E con ciò?
GUGLIELMO. E con ciò quando anche tu quando
sarai morta potrai conoscere lei, Oliva.
MARCELLINA. Sei forse impazzito?
GUGLIELMO. Ma ti è sempre piaciuta!
MARCELLINA. Si, è vero, non lo posso
nascondere, mi è sempre piaciuta Oliva di Braccio di Fieno perché è così amata
e poi è così bella magra. E anche perché è sempre così ben vestita!
GUGLIELMO. Ben vestita, Oliva di Braccio
di Fieno? Ma se indossa sempre lo stesso vestito!
MARCELLINA. Si, ma sappi che non ne ha
solo uno dello stesso modello.
GUGLIELMO. Davvero? E chi è quello
stilista che le ha confezionato vestiti tutti uguali?
MARCELLINA. (Ritornando in sé) io non so chi sia. E comunque io da morta voglio
rivedere mia madre e mio padre.
GUGLIELMO. (Volendo distoglierla) e non sei per nulla curiosa di sapere chi
sia il suo stilista? Se tu la vedessi glielo potresti chiedere.
MARCELLINA. (Ingolosita) il nome dello stilista di Oliva? (Indecisa) e mia madre e mio padre?
GUGLIELMO. Sei sempre in tempo a rivederli.
Quando saremo morti, lo saremo per tutta la vita sai? Cioè per tutta la morte.
MARCELLINA. (Combattuta) mah, non so Guglielmo, non vorrei che i miei genitori
si offendessero.
GUGLIELMO. Stai tranquilla che non si
offendono, vedrai che ti capiranno. (Volendo
convincerla del tutto) e poi, Marcellina, ricorda che i tuoi genitori si
lamentavano di te.
MARCELLINA. Cosa stai dicendo? I miei
genitori si lamentavano di me?
GUGLIELMO. Si, e lo facevano anche
spesso.
MARCELLINA. Non è possibile, con tutto
quello che ho fatto per loro.
GUGLIELMO. Non so che dirti Marcellina,
si lamentavano di te con me. Io non ti ho mai detto nulla per non ferirti.
MARCELLINA. (Decisa) Guglielmo, quando io sarò morta, vorrò conoscere Oliva di
Braccio di Fieno.
GUGLIELMO. (Al pubblico) evviva, ce l’ho fatta!
SCENA VII
Guglielmo, Marcellina ed Elvira
ELVIRA. (Entrando di corsa da destra affannata) Gesù mio che disgrazia!
Guglielmo, Marcellina che disgrazia!
MARCELLINA. Elvira, stai calma.
Racconta.
GUGLIELMO. Cos’è successo?
ELVIRA. Mamma mia che disgrazia!
GUGLIELMO. Ho capito Elvira, ma si può
sapere che è successo, nei dettagli?
MARCELLINA. Elvira calmati e dicci tutto.
ELVIRA. Che disgrazia! Che disgrazia!
GUGLIELMO. (Perdendo la pazienza) Elvira, o ci dici quello che è successo o ce
ne saranno due di disgrazie da raccontare in paese.
ELVIRA. Tre allora!
MARCELLINA. Come tre? (Con paura) io non voglio entrarci in
questa storia.
ELVIRA. Che hai capito Marcellina! Sono
due le disgrazie che sono successe!
GUGLIELMO. Elvira, parla o altrimenti io
… (viene interrotto).
ELVIRA. Guglielmo! Teresina …
GUGLIELMO. (Preoccupato) cosa? Teresina …
ELVIRA. Si, Teresina con (guarda Marcellina) con Palmiro …
MARCELLINA. Cosa? Palmiro …
ELVIRA. Si, tuo fratello e (guarda Guglielmo) tua sorella …
GUGLIELMO. Mia sorella …
MARCELLINA. Mio fratello …
ELVIRA. (Seria) credo proprio siate diventati sordi tutti entrambi, non smettete
di ripetere ciò che dico! (Triste)
stavano attraversando la strada al bivio e, non so come, non hanno visto un
camion che passava.
MARCELLINA. (Afflitta) mio fratello è morto!
GUGLIELMO. (Afflitto) Marcellina, mia sorella è morta! (Serio) mia sorella è morta!?
ELVIRA. Sei proprio duro a capire ciò
che ti si dice!
GUGLIELMO. (Alludendo) Marcellina, mia sorella è morta!
MARCELLINA. (Afflitta) lo so, anche mio fratello!
GUGLIELMO. (Serio) Marcellina, ascoltami attentamente, mia sorella e tuo
fratello sono morti.
ELVIRA. Ancora una volta!
MARCELLINA. (Afflitta) cosa facciamo ora Guglielmo.
GUGLIELMO. Marcellina, guardami
attentamente. (Piano) loro sono morti
e ora possono incontrare in paradiso Gièssica e Sciarlò!
ELVIRA. Chi?
MARCELLINA. (Afflitta) chi?
GUGLIELMO. Non ti ricordi? Gièssica per
Palmiro e Sciarlò per Teresina!
MARCELLINA. (Seria) hai ragione, non ci avevo minimamente pensato!
GUGLIELMO. Capisci che fortuna hanno
avuto i nostri fratelli?
MARCELLINA. Proprio così, ora la, dove
sono, potranno vedere i loro beniamini. Che fortuna!
ELVIRA. Qui c’è qualcosa che non
capisco. I vostri fratelli sono morti … e voi ora dite che… sono stati
fortunati?! (Al pubblico) questa
notizia così drammatica li ha traumatizzati a quanto sembra, farneticano.
GUGLIELMO. (Deciso) Marcellina, anch’io voglio vedere Robin Vud. Tu vuoi
vedere Oliva?
MARCELLINA. (Capendo a ciò che sottintende, titubante) mah, non so, non credo
sia già il momento …
ELVIRA. Ma io dico! Non credo proprio
sia il momento di andare a far visita a queste due persone … Robin Vud e Oliva!
I vostri fratelli sono ancora là spiaccicati in strada!
GUGLIELMO. Marcellina, seguimi (la prende per mano e si incammina).
MARCELLINA. (Si ferma) Guglielmo, non sono ancora pronta.
GUGLIELMO. Marcellina, per questa cosa
nessun essere umano vivo è mai pronto. Tu lascia fare a me.
ELVIRA. Si può sapere dove state andando
voi due?
GUGLIELMO. Stiamo andando a trovare i
nostri fratelli … per sempre. (Escono).
ELVIRA. Finalmente vi siete decisi! (Al pubblico) per sempre? Cosa avranno
voluto dire? (Esce di corsa preoccupata)
CLACSON ESAGERATO- RUMORE DI FRENATA E BOTTA COME UN INCIDENTE. (Da fuori scena) Marcellina!
Guglielmo! (Rientra disperata in scena) mamma mia che tragedia doppia!
Guglielmo e Marcellina, anche loro come i loro fratelli. E prima di morire
Guglielmo ha detto la sua ultima frase: “Robin, arrivo!” Invece Marcellina ha
detto:”Oliva aspettami”! Che amore per quei due fratelli appena morti a cui non
sono riusciti a star lontano nemmeno un minuto e li hanno voluto raggiungere,
chiamandoli! (Seria) però i loro
fratelli non si chiamavano Teresina e Palmiro? Che cosa centrano questi Robin e
questa Oliva? Mah! (Triste) ora, sono
la in quattro spiaccicati sulla strada.
SIPARIO
ATTO SECONDO
La
scena si svolge in paradiso. Marcellina e tutti gli altri hanno una tunica
bianca.
SCENA I
Teresa e Palmiro
TERESINA. (Fuori scena) io non so cosa ti è passato per la testa!
PALMIRO. (Entrando da sinistra) su Teresina, non fare così, non ti basta
essere qui con me?
TERESINA. (Entrando da sinistra) sapessi che gioia stare qui con te! Non
capisco come ti è venuto in mente di farmi attraversare la strada proprio
mentre stava arrivando un camion!
PALMIRO. Teresina, scusami, non lo avevo
visto, guardavo dall’altra parte e da lì non arrivava nessuno!
TERESINA. (Al pubblico) che vi serva di lezione, mai fidarsi degli uomini!
PALMIRO. Racconta però al nostro
pubblico che ho cercato di rimediare e di salvarti?!
TERESINA. Eh si, proprio così. (Al pubblico) sapete in che modo mi ha
aiutato?
PALMIRO. (Contento) su, diglielo.
TERESINA. E ti conviene essere contento
di ciò che hai fatto! (Al pubblico)
sapete che ha fatto?
PALMIRO. (Contento) su, diglielo. Cosa aspetti?
TERESINA. Se parli tu in continuazione, io
non posso dir nulla. Allora, stavo dicendo che mi ha detto di attraversare la
strada che era libera quando invece arrivava un camion … (viene interrotta).
PALMIRO. A tutti può capitare di
sbagliare una volta nella vita.
TERESINA. (Alzando il tono di voce) … e quando si è accorto che stava
arrivando il camion mi ha urlato:” Fermati”!
PALMIRO. (Al pubblico) anche se mi sono accorto in ritardo, ho cercato di
rimediare.
TERESINA. Si, peccato però che ormai ero
in mezzo la strada!
PALMIRO. A tutti può capitare di
sbagliare due volte nella vita.
TERESINA. Eh si, certo.
PALMIRO. Però devi ammettere che anche
in quella tua situazione ho cercato di rimediare.
TERESINA. (Ironica) certo che hai cercato di rimediare. (Al pubblico) sentite, sentite.
PALMIRO. Sono arrivato da te come un
fulmine lì in mezzo alla strada, ti ho preso e ti ho spostata.
TERESINA. Si, però peccato che mi hai portato
sull’altra corsia dove stava giusto giusto arrivando un altro camion.
PALMIRO. A tutti può capitare di
sbagliare almeno tre volte nella vita. Comunque ora è inutile parlare del
passato. Parliamo del presente.
TERESINA. Presente! Ma se siamo morti!
PALMIRO. Morti? Noi siamo morti? Morti,
morti?
TERESINA. Si Palmiro, morti e stramorti!
PALMIRO. Ma … ma … allora … siamo in
paradiso!
TERESINA. (Guardandosi in giro) sembra proprio di si.
PALMIRO. (Concitato) allora … se siamo morti e se siamo in paradiso … posso
chiedere di incontrare Giessica Rabbi!
TERESINA. Chi? (Ricordandosi) ma certo, la tua beniamina. Ma … ma … ma allora
anche io posso incontrare … Sciarlò!
PALMIRO. Teresina, pensa al caso. Ne
stavamo giusto parlando qualche attimo prima con i nostri fratelli e poi … (Sentono dei rumori) sembra stia
arrivando qualcuno.
TERESINA. Sarà senz’altro San Pietro.
SCENA II
Teresa, Palmiro, Marcellina e Guglielmo
MARCELLINA. (Solo voce da sinistra) Guglielmo, io però non sono ancora per
nulla convinta.
GUGLIELMO. (Solo voce da sinistra) convinta, a fare che?
TERESINA. (Sentendo le voci) mio fratello!
PALMIRO. Mia sorella! Che ci faranno
anche loro qui in paradiso! Teresina, allontaniamoci (si mettono un po’ in disparte).
MARCELLINA. (Entrando da sinistra) non sono per nulla convinta di voler morire
nonostante sia già morta sotto un camion.
TERESINA. (Piano) anche loro … sotto un camion?
PALMIRO. Si vede che è diventato di
moda.
GUGLIELMO. Marcellina, avresti forse
preferito morire sotto una bicicletta? Un po’ di dignità!
MARCELLINA. Se anche l’avessi avuta, ora
sarebbe andata farsi a benedire. (Guardando
in alto) scusami Signore, lo so che ora mi stai ascoltando. (Si accorge della presenza di Palmiro e
Teresina). Palmiro, Teresina!
GUGLIELMO. (Si gira nella direzione dei due) anche … anche voi qui?!
TERESINA. Si e ti faccio notare che noi
eravamo qua prima di voi!
MARCELLINA. Anche noi … pensa il
destino!
PALMIRO. Il destino qui non c’entra
molto mi sembra. Non puoi fare qualcosa di diverso a questo mondo che c’è
sempre qualcuno che ti segue subito.
GUGLIELMO. Noi, non abbiamo seguito
nessuno, che sia chiaro questo fatto.
TERESINA. Io non vi credo. Secondo me,
voi, dopo aver saputo della nostra morte, avete pensato che così avremmo potuto
incontrare subito i nostri beniamini e così avete pensato di seguirci.
MARCELLINA. (Fingendo) noi? Noi vi avremmo seguito … perché voi potevate
incontrare i vostri beniamini e noi no? (Ride)
noi saremmo morti solo per incontrare i nostri beniamini … (Seria)
e se anche fosse? È forse scritto da qualche parte che non si possa morire
sotto un camion ora?
GUGLIELMO. (Mistico) dovresti sapere che, quando è giunta la propria ora, il
Signore non guarda in faccia a nessuno. Il Signore, ha voluto che il nostro
destino fosse identico al vostro.
PALMIRO. Io non cambio idea.
MARCELLINA. (Con fare indagatore) Palmiro, lo hai già visto San Pietro?
PALMIRO. No, non è ancora arrivato.
TERESINA. Se arriva, mi sente. È da un
po’ che siamo arrivati e non è ancora arrivato. Se in paradiso c’è questo
servizio, che ci sarà all’inferno allora?
SCENA III
Teresa, Palmiro, Marcellina, Guglielmo e
San Paolo
SAN PAOLO. (Entra da destra) ah, siete già arrivati!
PALMIRO. Veramente è da un po’ che siamo
arrivati.
TERESINA. Lei si rende conto che avevamo
una paura esagerata di morire e nonostante ciò siamo morti. Ci aspettavamo un
altro tipo di accoglienza. Noi qua soli! Lei sa che la sulla terra, tutti
pensano che non si fa in tempo a raffreddarti che arrivi subito in paradiso
dove c’è lei, signor San Pietro, che attende con le chiavi del paradiso?
SAN PAOLO. Come mi ha chiamato?
TERESINA. Signor San Pietro.
MARCELLINA. Teresina, lo devi chiamare
solo “San Pietro” e non signor San Pietro: è vero signor San Pietro?
SAN PAOLO. Come mi ha chiamato?
GUGLIELMO. Li scusi tutti e due, sono
ancora spaventate per la morte. (A
Teresina e Marcellina piano) voi due, volete farlo arrabbiare così poi non
ci apre le porte? (A San Paolo) dica
pure “Pietro San”.
SAN PAOLO. Come mi ha chiamato?
PALMIRO. Eh no! Ora basta! Signor San
Pietro non la si può chiamare, San Pietro idem, Pietro San non ne vuole sapere,
si può sapere come la dobbiamo chiamare?
SAN PAOLO. Con il mio nome. San Paolo.
TUTTI E QUATTRO. Come?
GUGLIELMO. Lei è San Paolo e non … San
Pietro?!
MARCELLINA. Ma … è sicuro? (A Guglielmo) avevi ragione Guglielmo!
SAN PAOLO. Saprò pur bene come mi chiamo!
PALMIRO. Per caso, San Paolo, è il
soprannome di … San Pietro?
SAN PAOLO. No, io sono San Paolo e
basta.
TERESINA. Senta signor San Paolo e
basta, è lei che ci dovrebbe aprire le porte del paradiso?
SAN PAOLO. Esattamente.
TERESINA. Io dico che non c’è più
religione a questo mondo! Ma lei si rende conto che tutte le persone della
terra pensano che sia San Pietro ad avere le chiavi del paradiso?
SAN PAOLO. Non è problema mio.
GUGLIELMO. (Al pubblico) questa frase l’ho già sentita, ma non so dove.
MARCELLINA. Perché sono morta, ma se
fossi appena appena viva, lo direi a tutto il mondo di questo cambio di
portinaio.
PALMIRO. Mi scusi signor San Paolo, ma
il signor San Pietro che fa da queste parti?
SAN PAOLO. Ascoltatemi bene figliuoli,
non so che lavoro svolga qui, ma vi assicuro che lui non ha mai avuto le chiavi
del paradiso. Sono stato chiaro?
PALMIRO. Come l’acqua del rubinetto.
GUGLIELMO. E pensare che io l’avevo predetto
…
SAN PAOLO. La causa del mio ritardo è dovuta
ai vostri parenti che non appena hanno saputo del vostro arrivo hanno
cominciato a scalpitare per essere visitati da voi.
MARCELLINA. Mia madre ha cercato di me?
SAN PAOLO. Si, anche suo padre e la sua maestra
di scuola.
MARCELLINA. (Felice) davvero?
SAN PAOLO. Si. Ma sappiate che, come
prassi, qui da noi, sono i nuovi arrivati che decidono chi rivedere. Perciò mi
dica signora Marcellina … chi vuole scegliere fra suo padre, sua madre e la sua
maestra di scuola.
GUGLIELMO. (Piano a Marcellina) Marcellina, non fare la stupida, ricordati le nostre
priorità! Le abbiamo già decise!
SAN PAOLO. Lei signor Guglielmo, è stato
richiesto da uno zio di nome Paolo.
GUGLIELMO. Lo zio Paolo! Se vuol vedere
me, vuol dire che è mio zio e non il tuo.
MARCELLINA. Questo non significa nulla
caro mio.
SAN PAOLO. Per la signora Teresina è
stata richiesta una visita dalla madre come anche per il signor Palmiro.
PALMIRO. Anch’io la madre di Teresina?
Ma se non la conosco nemmeno quasi!
SAN PAOLO. No, signor Palmiro. Lei è
stato richiesto da “sua madre”.
PALMIRO. Ah, volevo ben dire.
SAN PAOLO. Beh, allora vado ad avvisare
i vostri parenti di prepararsi per la visita (sta per uscire a destra).
TRESINA. Si fermi signor San Paolo, le
cose non stanno proprio così.
SAN PAOLO. Che vuol dire signora
Teresina?
GUGLIELMO. La signora Teresina le vuole
dire che noi quattro, non vogliamo rivedere i nostri parenti, nonostante siamo
stati richiesti da loro, per il momento ovviamente, ma noi vorremmo incontrare
… i nostri beniamini di sempre.
SAN PAOLO. (Meravigliato) come?
PALMIRO. È forse vero, signor San Paolo,
che tutte le persone morte del mondo di tutte le epoche, che sono stati degne
di stare in paradiso, sono qui?
SAN PAOLO. Si, certo, anche se sono … (viene interrotto).
MARCELLINA. Proprio tutte, tutte?
Teresina, ma ti rendi conto che è più affollato il paradiso e l’inferno della
terra?
SAN PAOLO. E chi sarebbero queste
persone che volete incontrare?
GUGLIEMO. Semplicemente i nostri beniamini.
Io per esempio, voglio conoscere Robi Vud.
PALMIRO. Io invece Giessica Rabbi.
TERESINA. Mentre io Sciarlò.
PALMIRO-TERESINA-GUGLIELMO. (Guardano tutti Marcellina).
MARCELLINA. (Si sente osservata) em … io voglio vedere … (rivolta ai tre) … però … mia madre …
GUGLIELMO. Ricordati delle critiche nei
tuoi confronti.
MARCELLINA. (Decisa) è vero! Lo stavo scordando. Io voglio conoscere Oliva di
Braccio di Fieno.
SAN PAOLO. (Sconcertato) è la prima volta che ricevo delle richieste di questo
tipo. Solitamente tutti vogliono rivedere i propri cari defunti.
PALMIRO. Qualcuno doveva pur cominciare
a cambiare un po’ le regole.
SAN PAOLO. Ne siete proprio sicuri?
PALMIRO. Si.
GUGLIELMO. Sicurissimi.
TERESINA. Assolutamente si.
MARCELLINA. (Titubante) ecco … io …
GUGLIEMO. Ricorda … le critiche …
MARCELLINA. (Decisa) più che sicura!
SAN PAOLO. Se siete così decisi, non mi
resta altro che accontentarvi.
PALMIRO. Ora si che si ragiona. Quando
lei vuole, io sono pronto signor San Paolo.
GUGLIELMO. E perché dovresti essere tu
il primo? Signor San Paolo voglio essere io il primo a incontrare Robi Vud.
MARCELLINA. Davvero? Sei un gran
cavaliere! Come in tutte le cose, io penso che tocchi alla parte più debole
iniziare, noi donne.
GUGLIELMO. (Ironico) davvero? Quando vi fa comodo siete la parte più debole,
vero?
TERESA. Guglielmo, tua moglie ha
ragione, la parte più debole, ha sempre la precedenza. Nel nostro caso, la
parte più debole sarei io.
MARCELLINA. E perché saresti tu e non
io?
TERESA. Perché io sono la più giovane
delle due.
PALMIRO. Tu la più giovane? Non farmi
ridere! Sono io che devo avere la precedenza.
GUGLIELMO. Eh no! Tocca a me invece!
MARCELLINA. Niente da fare, tocca a me.
SAN PAOLO. (Intervenendo) ora basta! Sappiate che qui da noi c’è una procedura
ben precisa da seguire con estrema rigorosità.
PALMIRO. (Cercando di circuirlo per ottenere la priorità) bravo signor San
Paolo, lei ha perfettamente ragione. Se ci sono delle regole vanno
assolutamente rispettate. Dopo che io avrò visto Giessica Rabbi si devono assolutamente
mettere in atto queste regole! È giusto signor San Paolo?
SAN PAOLO. Assolutamente no! La
procedura deve partire dall’inizio.
TERESA. Ovvio signor San Paolo, è così
che funzionano le regole. Ha visto come Palmiro ha cercato di intortarla per
bene? Stia attento perché questi (indica
i tre) sono dei diavoli! Oh mi scusi signor San Paolo, mi è uscito di bocca
senza volerlo. (In modo esageratamente
gentile) lei sa signor San Paolo che io sono un’ottima cuoca, che dico
ottima, buona cuoca, nel preparare le torte? Qualora ne volesse assaggiare una,
mi raccomando non faccia complimenti.
MARCELLINA. (Ironico) tu non lo stai intortando vero? No, tu gli vuoi preparare
addirittura delle torte vere! Ha visto come è brava in queste cose la mia
cognatina? Stia molto attento signor San Paolo perché quelli lì (indica i tre) sono dei Giuda! Oh mi
scusi signor San Paolo, mi è uscito di bocca senza pensarci. (Guardandolo in modo significativo) ma
sa che lei signor San Paolo è proprio un bell’uomo? Il signor San Pietro, non
le pulisce nemmeno le scarpe sa?
GUGLIELMO. Marcellina, che stai facendo?
MARCELLINA. Io? nulla! Sto solo facendo
dei complimenti meritati al signor San Paolo. Perché, è forse vietato? È anche
lui uno di noi. (Al pubblico) si fa
per dire!
GUGLIEMO. (Ironico) e quei complimenti non sono mirati a qualcosa vero?
MARCELLINA. (Offesa) che cosa vorresti dire? Ricorda che io non sono per nulla
come quei due (indica Palmiro e Teresa)!
GUGLIELMO. Stai zitta! Si, hai ragione
quando dici che non sei come loro (indica
di nuovo Palmiro e Teresina) perché tu, sei peggio! Ha visto signor San
Paolo che razza di moglie mi è capitata? Con due moine e con due paroline dolci
voleva comprare i suoi favori. Stia attento signor San Paolo perché stare
vicino a quei tre (li indica) è come
stare all’inferno! Oh mi scusi signor San Paolo, mi è uscito di bocca senza
rendermene conto. Com’è che dice il proverbio signor San Paolo? Fra i tre
litiganti … il quarto se la gode. E perciò tocca a me vedere Robi Vud.
MARCELLINA. Ti conveniva dirlo a me che
volevo circuirlo! Tu invece vuoi comprarlo citando un proverbio. Signor San
Paolo, tocca a me.
TERESINA. E sei anche un imbroglione
perché quel proverbio non dice così! Signor San Paolo, tocca a me.
PALMIRO. Eh no, signor San Paolo, invece
tocca a me.
SAN PAOLO. State tutti zitti e
ascoltatemi! Si deve rispettare la procedura prestabilita!
TERESINA. Si, sono le stesse parole che
ha usato poco fa, ma se lei non ci spiega nulla, come facciamo noi a sapere
questa “procedura precisa”?
SAN PAOLO. Se voi non mi interrompeste
sempre ve l’avrei già spiegata!
GUGLIELMO. Sentiamo di che si tratta.
SAN PAOLO. Allora, come vi stavo dicendo
la procedura … (viene interrotto).
PALMIRO. Si sbrighi, stiamo tutti
aspettando!
SAN PAOLO. (Cercando di mantenere la calma) la procedura ben precisa è che … (viene interrotto).
MARCELLINA. Signor San Paolo, quanto la
sta facendo lunga, venga al dunque!
SAN PAOLO. (Cercando di nuovo di mantenere la calma) ha le precedenza chi (Velocizzando per paura che qualcuno lo
interrompa) è morto per primo!
PALMIRO. (Alzando la mano) io sono morto prima di tutti signor San Paolo!
TERESINA. Non le dia retta, quando lui è
morto, io era già tutta fredda.
MARCELLINA. Eh no signor San Paolo, sono
stata io la prima!
PALMIRO-TERESINA. Tu?
PALMIRO. Come può essere se quando sei arrivata in paradiso, noi ci
eravamo già!
MARCELLINA. Per forza, prima mi avevano
mandato per sbaglio all’inferno e poi quando si sono accorti dell’errore mi
hanno spedito qui in paradiso, ovviamente, perdendo un bel pò di tempo.
GUGLIELMO. Smetti Marcellina che se non
ci fossi stata io a buttarti sotto al tir, saresti là ancora sulla terra!
Signor San Paolo, sono io che sono morto prima … a sopportare sulla terra
questi tre!
SAN PAOLO. Come potete pensare che io
non sappia chi di voi è morto per primo? Vedete questa? (Mostra un foglio) questa è la lista delle persone che sono appena
morte, come voi e quelle che moriranno in giornata.
TERESINA. Davvero? Mi scusi signor San
Paolo, dato che possiede la lista delle persone che dovranno ancora morire in
giornata, per caso, c’è anche il nome della Giuditta Marengona? È da parecchio
tempo che è in agonia!
SAN PAOLO. Signora Teresina, temo che
queste informazioni sono cose che non la riguardino. (Leggendo) allora, inizia a vedere la persona desiderata, il signor
Palmiro.
TERESINA. Ecco, l’ho sempre detto io che
i morti deceduti prima sono sempre quelli più fortunati! Signor San Paolo è
proprio sicuro che Palmiro sia il primo morto veramente? Palmiro è molto bravo
a fingere sa?
SAN PAOLO. Il signor Palmiro è morto
prima di tutti voi, poi la signora Teresina, poi la signora Marcellina e poi il
signor Guglielmo.
GUGLIELMO. Ultimo! (A Marcellina) tu che non volevi nemmeno morire! Sei contenta che
tocca a te prima di me?
SAN PAOLO. Silenzio! Ora noi ce ne
andiamo e il signor Palmiro aspetta qui la persona che ha chiesto di poter
vedere.
PALMIRO. Arriva Giessica Rabbi, vero?
SAN PAOLO. Si, infatti. (Ai tre) su, usciamo. (Escono a destra).
TERESINA. (A Palmiro) sbrigati che poi tocca a me! (Esce).
PALMIRO. (Solo. Si sistema i capelli ed il vestito. Al pubblico) sono
abbastanza bello per la mia Giessica Rabbi? Che emozione sento dentro! Spero di
non sfigurare ai suoi occhi dato la sua immensa bellezza. È alta almeno uno e
novanta ed è anche merito delle scarpe con i tacchi alti che porta. Sono rosse
come il bellissimo vestito che indossa e dove si possono vedere due bellissimi
“promontori” (li mima). Rosso è anche
il colore dei capelli che porta lunghi e sono così morbidi che sembrano luce. E
quando cammina? (Imita l’andatura)
l’avete vista come cammina armoniosa? Una volta si muove a destra e una volta a
sinistra. E gli occhi? Due occhi, perché sono due ovviamente, che sembrano due
diamanti color viola. Come viola sono i guanti lunghi che indossa e che quando
li sfila, come fa lei, ti fa venire la pelle d’oca.
SCENA IV
Palmiro e Giessica Rabbi
GIESSICA RABBI. (Entra da destra. È una persona vestita come
PALMIRO. (La guarda strano) buongiorno. (Al
pubblico) e chi è questa?! Avrà sicuramente sbagliato stanza. (A Giessica) buongiorno, aspetta
qualcuno?
GIESSICA RABBI. Si, ho avuto una
richiesta.
PALMIRO. Non ha forse sbagliato stanza?
Mi scusi se mi permetto di dirglielo, il fatto è che anch’io sto spettando una
persona.
GIESSICA RABBI. Ciò vuol dire che
lei è morto da poco.
PALMIRO. Si, io con altre tre persone
quasi in contemporanea.
GIESSICA RABBI. Allora penso di essere
nella stanza giusta.
PALMIRO. Mi scusi signora se mi permetto
di nuovo, ma lei ha sbagliato stanza perché io sto aspettando una persona, e
che persona!
GIESSICA RABBI. Per esempio?
PALMIRO. (Felice) è una famosa attrice, ma non una qualunque ovviamente! Pensi
che in vita è stata persino un cartone animato, ma è morta in carne ed ossa.
Più carne che ossa (mimando sempre i
promontori).
GIESSICA RABBI. E come si chiamerebbe
questa persona?
PALMIRO. Giessica Rabbi. Penso che ne
avrà sentito parlare se lei non è morta da molto. (Al pubblico) a vederla sembra che sia morta ai tempi di Carlo
Alberto.
GIESSICA RABBI. Vede allora che non
avevo torto quando le dicevo che non ho sbagliato stanza!?
PALMIRO. (Inizia a preoccuparsi) in che senso, scusi?
GIESSICA RABBI. Palmiro, è così vero che
si chiama lei?
PALMIRO. (Preoccupato) si … e lei come … conosce il mio nome?
GIESSICA RABBI. Palmiro … (gira su se stessa) non mi ha
riconosciuta?
PALMIRO. (Sempre più preoccupato) lei … lei è …
GIESSICA RABBI. Si, io sono
PALMIRO. (Ha un mancamento, poi disperato) e lei sarebbe … sarebbe
GIESSICA RABBI. In verità, tutto quello
che lei ha descritto è vero fino ad un certo punto.
PALMIRO. Per me nemmeno un punto è vero
mi sembra.
GIESSICA RABBI. Signor Palmiro lei deve
capire che il mondo del cinema è diverso dalla realtà. Non che sia tutta
finzione, ma per fare film, noi donne, abbiamo bisogno della truccatrice,
dobbiamo metterci a dieta, andare dall’estetista e all’occorrenza andare pure
dal chirurgo plastico se vogliamo risultare perfette in video. Se lei mi avesse
visto così come sono, e cioè al naturale, avrebbe continuato a vedere il mio
film?
PALMIRO. Non penso proprio! (Al pubblico) ma l’avete vista come è
conciata? (A Giessica) e così lei è
tutta al naturale … oppure mi devo aspettare da un momento all’altro che si
sviti un braccio e una gamba?
GIESSICA RABBI. No. Stia pure tranquillo
che come mi vede, sono.
PALMIRO. Ma come faccio a stare
tranquillo! Lei si metta nei miei panni … io stavo aspettando una … una bomba!
GIESSICA RABBI. Una bomba? Ma è sicuro
che stava aspettando me?
PALMIRO. Senta signora Giessica … (al pubblico ricordando della Giessica che
pensava di vedere) la mia bella Giessica … (ritornando alla realtà) stavo dicendo signora Giessica … (al pubblico ricordando della Giessica che
pensava di vedere) Giessica, Giessica mia,
dove sei?
GIESSICA RABBI. (Avvicinandosi) guardi che sono qui Palmiro!
PALMIRO. (Allontanandosi di scatto) mi scusi di averle fatto perdere del
tempo signora … Giessica … (al pubblico)
ma che Giessica d’Egitto! (A Giessica)
io … mi sono sbagliato.
GIESSICA RABBI. Come si è sbagliato? Mi
ha detto proprio lei che aspetta “Giessica Rabbi”.
PALMIRO. (Sconsolato) si certo, ma
GIESSICA RABBI. (Sola) io non capisco, se voleva vedere la sua mamma, perchè ha chiamato
me allora? (Esce a destra).
SCENA V
Teresina e Sciarlò
TERESINA. (Entra in scena da destra) Sciarlò, Sciarlò … non c’è ancora …
arriverà! (Al pubblico) vi rendete
conto che ora io conoscerò quell’ometto che ho tanto desiderato incontrare
quando ero ancora in vita? (Ride)
rido perché ora sono morta eppure a me sembra di essere ancora viva! Forse sta
arrivando qualcuno.
SCIARLO’. (Entra da destra camminando con i piedi all’interno, ha un ombrello,
indossa un cappello bianco e non ha i baffi, insomma è tutto l’opposto)
buongiorno. Mi ha mandato a chiamare?
TERESINA. Io? A me non risulta.
SCIARLO’. Eppure mi han riferito che ho
una richiesta.
TERESINA. Si sarà sbagliato, perché io
aspetto un’altra persona. (Al pubblico) avete
visto come cammina strano? Fa proprio ridere!
SCIARLO’. L’ho sentita sa? Un tempo non
parlavo, ma ho sempre sentito molto bene quando si parlava me.
TERESINA. (Al pubblico) la sa talmente lunga che faccio fatica a credere che
un tempo non parlasse.
SCIARLO’. Se le dico che un tempo non
parlavo vuol dire che è proprio così. Non sono uno stupido sa?!
TERESINA. (Al pubblico con ironia) da come cammina io non lo giurerei.
SCIARLO’. L’ho sentita di nuovo! Non le
piace forse come cammino? E pensare che un tempo non camminavo così.
TERESINA. Davvero? Vuol dire che un
tempo camminava … peggio? (Ride).
SCIARLO’. Signora, lei, si rende conto
di trovarsi in paradiso e di non aver fatto altro che offendermi? Se continuerà
su questa strada finirà in fretta all’inferno.
TERESINA. (Ride poi con ironia) davvero? E come ci arriverei all’inferno? Con
gli Angeli o con il Buttafuori?! Oppure per fare più in fretta potrei andarci
con il suo ombrello che mi potrebbe fare da paracadute. Che dice?
SCIARLO’. Dico che è una gran
spiritosona. Un tempo invece di girare con l’ombrello giravo con un bastone (lo fa girare).
TERESINA. (Fra sé e impressionata) un tempo aveva un bastone, un tempo non
camminava così … ma no! Non può essere lui. Non ha nemmeno i baffetti!
SCIARLO’. L’ho sentita di nuovo. Non mi
parli di baffetti! Li ho avuti per così tanto tempo che ora per la paura mi rado
la barba tre volte al giorno.
TERESINA. (Al pubblico preoccupata) anche i baffetti aveva? Non sarà davvero
il mio Sciarlò … questo … mostro!?
SCIARLO’. Come mi ha chiamato? Mostro?
Oggi lei ce l’ha proprio con me a quanto pare!
TERESINA. (Al pubblico) no, non può essere lui! (Guardandolo meglio e poi rincuorata) infatti, ha il cappello
bianco.
SCIARLO’. Non per contraddirla mia bella
signora, ma un tempo avevo il cappello nero e a bombetta.
TERESINA. (Sempre più preoccupata) nero … e a … bombetta … ma lei allora … si
chiama …
SCIARLO’. Sciarlò. Si, io mi chiamo
Sciarlò.
TERESINA. (Avendo un mancamento) Scia … Scia …
SCIARLO’. Si Sciarlò. Lei stava
aspettando me?
TERESINA. (Tornando subito in se) chi? Io? Io aspettare lei? Nemmeno per
sogno! Io voglio incontrare … voglio vedere … mia madre! (Mentre esce a destra) signor San Paolo, io voglio vedere mia
madre!
SCIARLO’. (Solo) se stava aspettando la madre, vuol dire che io ho sbagliato
stanza. Devo trovare subito questa Teresina che mi ha mandato a chiamare (esce a destra).
SCENA VI
Guglielmo e Robi Vud
GUGLIELMO. (Entra da destra) il signor San Paolo mi ha detto di aspettare in
questa stanza il mio Robi Vud. Non mi sembra vero di avere questa opportunità.
ROBI VUD. (Entra da destra ed è vestito come il vero Robin Hodd) permesso. Buongiorno,
è lei il signor Guglielmo?
GUGLIELMO. (Felice) si sono io. E lei deve essere Robi Vud, quello vero, vero?
Scusi il giro di parole.
ROBI VUD. Si, sono Robi Vud, quello
vero, come ha detto lei.
GUGLIELMO. (Sempre felice) ma ne è proprio sicuro?
ROBI VUD. Sicuro, sicuro e sicuro.
GUGLIELMO. (Al pubblico) mamma mia, sono qui con Robi Vud, quello vero! (Rendendosi conto di una cosa) ho capito
… ma … ma Robi Vud che io conosco non parla italiano come sto parlando io. (A Robi) mi scusi signor Robi, come mai
le parla italiano che non è italiano?
ROBI VUD. Quando anche tu sarai morto da
un po’ di tempo come me, avrai tutto il tempo di imparare tutte le lingue del
mondo perché qui in paradiso potrai conoscere una marea di gente di ogni
nazionalità.
GUGLIELMO. Ah, ho capito!
ROBI VUD. Allora lei, signor Guglielmo,
ha visto tutti i miei film.
GUGLIELMO. Si, proprio tutti, Dai film, ai
telefilm, ai cartoni animati. Che soddisfazione rubare ai ricchi per dare ai poveri, vero?
ROBI VUD. Che sta dicendo? Io avrei
rubato ai ricchi per dare ai poveri? Nulla di più falso.
GUGLIELMO. Veramente signor Robi, guardi
che ho visto i suoi film proprio con i miei occhi.
ROBI VUD. Questo mi fa piacere, ma io
non rubavo ai ricchi per dare ai poveri.
GUGLIELMO. Ma come? Io sono assolutamente
sicuro di ciò che vedevo nei suoi film! Non sono stupido io, sa?
ROBI VUD. E lo stupido allora sarei io?
GUGLIELMO. Mah, questo io non lo so, la
conosco solo attraverso i suoi film.
ROBI VUD. Senta signor Guglielmo, io non
sono stupido e lo dimostra il fatto che io non ho mai rubato ai ricchi per dare
ai poveri. Era tutta una messa in scena.
GUGLIELMO. Come? “Una messa in scema”?!
ROBI VUD. “Messa in scena” non in
“scema”. Deve sapere che terminato di girare la scena, io, di nascosto, rubavo
di nuovo quello che avevo portato ai poveri, in più rubavo quello che i poveri
avevano e riportavo tutto ai ricchi.
GUGLIELMO. (Sempre più meravigliato) e … e … i poveri?
ROBI VUD. I poveri mi rincorrevano con
certi bastoni … ma io riuscivo sempre a farla franca.
GUGLIELMO. Non può essere! Il Robi Vud
che tutti conoscono è un eroe e non deruba i poveri!
ROBI VUD. Guglielmo, cerchi di aprire
gli occhi, non è tutto vero quello che si vede in tv.
GUGLIELMO. Ma … ma … quei poveri?!
ROBI VUD. Quei poveri, erano già poveri
e poveri rimarranno per sempre. Quando poi io riportavo il tutto ai ricchi loro
mi ringraziavano dicendomi “grazie”.
GUGLIELMO. Come? Lei Robi, rubava ai
poveri solo per sentirsi dire un “grazie” dai ricchi?
ROBI VUD. Guglielmo le faccio notare che
non è da tutti essere ringraziarti al giorno d’oggi per qualcosa che si fa.
GUGLIELMO. Ma … ma … e non ha mai
pensato a quei poveretti che vivevano già in miseria?
ROBI VUD. Certo che ci ho pensato! Mi
crede così senza cuore? Ho pensato a loro tutte le volte che dovevo andare a derubarli!
GUGLIELMO. (Al pubblico con sconforto) è caduto il mio mito! Il mio mito è … è
… non riesco neppure a dirlo. E poi, una persona del genere, che cosa ci fa in
paradiso!? All’inferno dovrebbe stare! Queste persone così … così … non riesco
nemmeno a definirle, avranno sicuramente delle conoscenze per essere finite
qui. (Pensando) magari, magari faccio
ancora in tempo … se chiedessi al signor San Paolo … magari potrebbe farmi
vedere … mio zio Paolo! (A Robi) signor
Robi Vud, (ironico) la ringrazio
infinitamente di aver fatto la sua conoscenza; sa io ora … devo andare. (Mentre esce a destra) signor San Paolo,
ho bisogno di parlarle!
ROBI VUD. (Al pubblico) avete visto che comportamento? Mi ha lasciato qui
solo dopo un misero saluto! Io che sono una persona famosa! Vado subito a presentare
una denuncia di maltrattamento alle autorità competenti! (Esce a destra).
SCENA VII
Marcellina e Oliva
OLIVA. (Entra de destra. È vestita come la vera Olivia di Braccio di Ferro:
maglietta rossa, gonna nera lunga, scarpe nere lunghe. Però non è magra, anzi è
molto grassa). Sono arrivata prima io (guardandosi
in giro). Chissà chi vorrà vedermi, è la prima volta che mi succede dopo
tanti anni.
MARCELLINA. (Entra da destra) è già arrivata! (La guarda meglio e si accorge che non è proprio la persona che si
aspettava di vedere. Ha un attimo di mancamento) ma … ma … non sarà … Oliva
…
OLIVA. Buongiorno. Scusi, non si sente
bene?
MARCELLINA. (Cercando di riprendersi) no, no. Ora passa. (Al pubblico, preoccupata) il vestito è uguale, anche la
pettinatura, però … però … avete vista come si è trasformata?
OLIVA. Sta parlando con me?
MARCELLINA. No. Per ora sto parlando con
il pubblico.
OLIVA. Ah, mi scusi allora.
MARCELLINA. (Al pubblico)
OLIVA. La prego di scusarmi di nuovo, ma
ora parlando con me?
MARCELLINA. Ma se le ho detto di no
anche prima!?
OLIVA. Ah, mi scusi di nuovo allora.
MARCELLINA. (Al pubblico) la guardi ed è impresentabile e invece lei pensa di
essere al centro delle attenzioni. Ma chi è quella lì? Chi la conosce?
OLIVA. Eh no! Ora non mi può dire che
non sta parlando a me!
MARCELLINA. (Al pubblico) non gliela do vinta nemmeno morta! (Ricordandosi che è già morta) morta! Ma
se sono già morta!
OLIVA. Lei, è la signora Marcellina?
MARCELLINA. (Al pubblico, triste) conosce il mio nome e ciò vuol dire che è
proprio lei! Ed io che non vedevo l’ora di poter conoscere la mia eroina che
con il suo fidanzato ha fatto battere anche il mio cuore. La sua figura così
esile …
OLIVA. (Con timidezza) sta parlando di me, forse?
MARCELLINA. Lei si chiama Oliva?
OLIVA. Si, esattamente Oliva.
MARCELLINA. E allora sto proprio parlando
di lei e di quand’era esile e secca!
OLIVA. Io esile e secca … ? E quando?
MARCELLINA. Quando interpretava i
Cartoni Animati col suo fidanzato, Braccio di Fieno.
OLIVA. Cartoni Animati? È trascorso
tanto di quel tempo che non me lo ricordavo nemmeno più. E come si chiamava il
mio fidanzato che non ho capito?
MARCELLINA. Braccio di Fieno! Quello che
mangiava gli spinaci!
OLIVA. (Pensando) spinaci … ora mi ricordo. Era quel vecchietto che beveva
come una spugna, puzzava di vino e che si mangiava gli spinaci per riuscire a
stare in piedi.
MARCELLINA. (Al pubblico) come può non ricordarsi del suo fidanzato, Braccio di
Fieno, che la salvava dalle grinfie di “Bruto”.
OLIVA. Bruto? Di Bruto si che mi
ricordo! Che bell’uomo era e come mi piaceva! Da impazzire!
MARCELLINA. (Al pubblico) ad Oliva
piaceva “Bruto”? Da quando? (Ad Oliva)
ma lei, è proprio sicura di essere proprio l’Oliva di Braccio di Fieno?
OLIVA. Io sono si, Oliva, ma non sono
mai stata di Braccio di Fieno, ma Oliva di Bruto.
MARCELLINA. Signore, guarda giù per
favore! Ah già che sono su già io! (Triste)
penso di essere stata imbrogliata,
OLIVA. (Al pubblico) secondo voi, è sana questa Marcellina? Prima mi manda
a chiamare e poi ha il coraggio di dire che non sono più io. Il bello è che mi
han sempre detto che questo è il paradiso e non un manicomio! (Esce a destra).
SCENA VIII
Guglielmo, Palmiro, Teresina, Marcellina
e San Paolo
Si
sente del vociare a destra. I quattro entrano tutti e parlano uno dopo l’altro
lamentandosi con San Paolo.
PALMIRO. Io non sono stato per nulla
contento di Giessica Rabbi.
GUGLIELMO. Signor San Paolo la informo che
Robi Vud non è che un ladro e per questo non dovrebbe stare in paradiso.
TERESINA. Sciarlò, non è più la stessa
persona.
MARCELLINA. Invece io sono stata
imbrogliata.
PALMIRO. GUGLIELMO. TERESINA. Tutti noi
siamo stati imbrogliati!
SAN PAOLO. Io non ho proprio imbrogliato
nessuno. Siete stati voi stessi a scegliere chi voler incontrare.
PALMIRO. E no caro il mio signor San
Paolo,
SAN PAOLO. Palmiro!
PALMIRO. Mi scusi Signor San Paolo, mi
stavo scordando di dove fossi …
MARCELLINA. Perché quando era in vita,
Oliva era forse così “ben messa”? (Ricordando)
era poco più di un grissino …
TERESINA. E pensi signor San Paolo che
Sciarlò non ha più nemmeno i suoi baffetti così caratteristici!
GUGLIELMO. Signor San Paolo, in poche
parole, noi non siamo per nulla contenti delle persone che abbiamo voluto
incontrare.
SAN PAOLO. Non è problema mio. (Fra sé) eppure questa frase l’ho
sentita ancora. Mah! (Ai quattro) voi
avete scelto e io vi ho accontentato.
PALMIRO. E invece, le ripeto di nuovo,
che noi non siamo per nulla contenti. Nessuno dei nostri prescelti era come in
vita e come noi ce lo ricordavamo.
SAN PAOLO. E io vi ripeto che è stata
una scelta vostra. Se voi avete scelto di incontrare degli eroi televisivi,
dovevate anche mettere in conto che la tv spesso mostra ciò che non è. E poi,
ha influito il fattore tempo.
TERESINA. E chi di noi avrebbe mai
potuto sospettare che le cose fossero così?
MARCELLINA. E io che sono morta
solamente per vedere Oliva … (al
pubblico) ci vuole proprio tutta …
GUGLIELMO. (Rassegnato) oramai, quel che è fatto, è fatto. (Non sa come dirlo) senta signor San
Paolo … e se ora noi volessimo vedere … i nostri cari?
PALMIRO. Bravo Guglielmo, era proprio
quello che volevo chiedere anch’io.
TERESINA. Mia madre sarà sicuramente
sempre lei come quando era in vita. (Al
pubblico) non sarà cambiata affatto, lei non è mai andata in televisione.
MARCELLINA. Anche mia madre non è mai
andata in televisione e nemmeno la mia maestra!
SAN PAOLO. Fermi! Fermatevi un attimo. Vi
ricordo di nuovo che voi avevate una sola scelta e l’avete fatta incontrando i
vostri eroi.
GUGLIELMO. E con questo vuol dire che io
non posso più vedere mio zio Paolo?
MARCELLINA. Di nuovo! È ancora tutto da
vedere se lo zio Paolo è il tuo o il mio. (A
San Paolo) ma lei allora mi vuol dire che non potrò più vedere mia madre, e
la mia maestra?
PALMIRO. E nemmeno io potrò mai più
vedere mia madre per sempre?
SAN PAOLO. No, non è per sempre.
TERESINA. GUGLIELMO. MARCELLINA.
PALMIRO. (Contenti e meravigliati)
non è per sempre?
TERESINA. E … allora … quando possiamo
vedere i nostri cari?
SAN PAOLO. Fra dieci anni. Questa è la
nostra regola. Ogni dieci anni si può far visita ad altri defunti ma deceduti
da lungo tempo. (I quattro si guardano e
mostrano rassegnazione).
GUGLIELMO. È sempre …
PALMIRO. … per la procedura …
TERESINA. … stabilita vero?
SAN PAOLO. (Dice si col capo).
MARCELLINA. Va bene, se la regola è così
non possiamo far altro che rispettarla. Senta signor San Paolo, nel frattempo,
dov’è che mi mette qui in paradiso?
SAN PAOLO. Con loro tre e con i defunti
degli ultimi cinque anni.
MARCELLINA. (Preoccupata) non starà dicendo sul serio? Con loro tre?
TERESINA. E no, di Palmiro, non ne posso
più! Io qui con lui non ci sto!
GUGLIELMO. Teresina, tu devi solo tacere
per favore, che se ci troviamo in questa situazione è colpa tua.
TERESINA. Colpa mia? È stato Palmiro ha
iniziare il tutto. Io stavo così bene sulla terra.
PALMIRO. Ma che stai dicendo che non sei
nemmeno capace di attraversare le strade!
TERESINA. Tu, ci sai fare! Ma non farmi
ridere!
GUGLIELMO. (Guarda Marcellina) è tutta colpa tua!
MARCELLINA. Colpa mia? Io ero contenta
della mia vita! (Al pubblico) per
modo di dire. (A Guglielmo) è tua la
colpa se mi trovo qua!
GUGLIELMO. Colpa mia? La colpa è di tuo
fratello Palmiro!
PALMIRO. Colpa mia? La colpa è tutta di
Teresina!
TERESINA. Eh no! La mia unica colpa è di
avere un fratello come te!
SAN PAOLO. Signori, un po’ di contegno
per favore, siamo in paradiso!
MARCELLINA. Signor San Paolo, io non
rimango qui un attimo di più, nemmeno morta!
SIPARIO