AUTRICE
GIUSEPPINA CATTANEO
http://giusicopioni.altervista.org/
POSIZIONE
S.I.A.E. N° 193077
Codice opera
Siae 902579A
TITOLO
LA ZIA Più
GIOVANE
FARSA
Personaggi
RINA sorella di Gina
GINA
PINA amica delle due sorelle
TRAMA
A
causa di una festa istituita dalla maestra, Gina, deve presentarsi a scuola con
la nipote. Non sapendo cosa l'aspetta è preoccupata che le si rivolgano domande
inerenti la cultura scolastica. La sorella e l'amica l'aiuteranno. Ma ne siamo
così sicuri?
SCENA I
Rina
Suono di telefono. Entra in scena Rina e RISPONDE.
RINA. Pronto? Ah ciao Tino. (Silenzio) certo, può venire la Gina. (Silenzio) no Tino, io sono quella più
vecchia. (Silenzio) si certo che ti
ho sempre detto che io ero più giovane della Gina, ma lo facevo solo per
prenderti in giro. (Silenzio) figurati,
non fa nulla a me! (Silenzio) non
preoccuparti, glielo dico io alla Gina. (Appoggia
il ricevitore. Al pubblico) Signore, ti ringrazio di avermi fatto nascere
prima di mia sorella. Ci mancherebbe altro di dover andare a scuola con la
nipotina ora!
SCENA II
Rina e Gina
GINA. (Entra) da quando parli da sola?
RINA. Da quando con te non si può
più ragionare.
GINA. Ah, perché una che parla da
sola, secondo te ragiona?
RINA. Zitta Gina per favore. Una
persona non può parlare ad alta voce che la scambiano subito per una matta.
GINA. (Ironica) come ti sei descritta proprio bene!
RINA. (Al pubblico) adesso le faccio passare io la voglia di dire
stupidaggini a questa. Gina, ha telefonato tuo fratello il Tino.
GINA. Mio fratello? E da quando è
solo mio fratello e non il nostro fratello?
RINA. Da quando ha bisogno di te.
GINA. (Compiaciuta) di me? A si?!
RINA. Senti, non compiacerti
troppo, ha bisogno di te solo per questa volta perché c'è di mezzo la Sara. (Fra se) grazie ancora Signore per
questo. (A Gina) per il resto il
Tino, sa già che io sono la sorella più istruita e più intelligente.
GINA. (Ironica) davvero? Pensa che anche a me dice sempre tali e quali
parole quando tu non ci sei.
RINA. Non ti rispondo nemmeno. (Al pubblico) non credetele, è una bugiarda
infinita quando si parla di intelligenza. Lo vuoi sapere cosa vuole il Tino da
te?!
GINA. Sono qui pronta con le
orecchie aperte, basta che tu apra bocca però.
RINA. Il Tino mi ha detto che
martedì a scuola della Sara c'è la festa della zia.
GINA. E allora? Cosa può
interessare a me se c'è la festa della zia a scuola. (Al pubblico) quelle maestre non sanno più cosa inventarsi per non
fare scuola a quei bambini. Manca solo che celebrino la “festa del gatto”
e non ne hanno lasciato indietro nessuna.
RINA. Ascoltami Gina. A quella
festa, deve andare la zia più giovane che c'è in famiglia.
GINA. (Preoccupata) la zia più giovane?
RINA. Sì, la zia più giovane.
GINA. (Preoccupata) ma proprio la zia più giovane?
RINA. Gina, avrai anche le
orecchie aperte ma non sembrano tanto lavate bene a quanto pare.
GINA. Rina ogni tanto le lavo
anch'io sai?!
RINA. Si vede che ogni tanto non è
sufficiente allora. Comunque il Tino ha detto che la Sara avrebbe tanto piacere
che tu andassi a quella festa della zia.
GINA. Ma perché proprio io?
RINA. Perché tu sei … (viene interrotta).
GINA. … la zia più giovane. Ho
capito. Scusami Rina, non sei tu che ripeti sempre di essere più giovane di me?
RINA. Chi io?
GINA. Sì, proprio tu.
RINA. Forse a volte potrò aver
detto qualcosa del genere ma la verità è solo che tu hai la fortuna di essere
la sorella più giovane. Se la maestra della Sara avesse voluto la zia più
vecchia, io non mi sarei tirata indietro. (Al
pubblico) piuttosto di andare a quella festa, mi sarei data per malata e se
non fosse bastato, mi sarei data anche per morta per quel giorno lì.
GINA. E tu saresti andata?!
RINA. Certo, con le mani e con i
piedi. Sarebbe stato per il bene della Sara ovviamente. Comunque la carta d’identichità
parla chiaro, e perciò Gina, come si dice, bisogna “dare a Cesare quello che è
di Cesare”.
GINA. (Al pubblico) si sta forse sentendo poco bene? Cosa c'entra quello
che lei deve dare a Cesare, col discorso che stiamo facendo. E poi, sono due i
Cesare che io conosco. (A Gina) quale
sarebbe quel Cesare di cui tu stai parlando?
RINA. Il Cesare, quello di Roma.
GINA. Quello di Roma? Io non ho
mai saputo che il Cesare Tritaossa fosse di Roma. E nemmeno il Cesare di
Grattacapo.
RINA. Cosa c'entra ora Cesare
Tritaossa e Cesare Grattacapo?
GINA. Hai detto tu che avevi
qualcosa da dare al Cesare e io volevo solo sapere chi fosse dei due. Tutto
qua.
RINA. Gina, lascia perdere per
favore, quando tu arriverai alla mia intelligenza dopo ne potremo parlare. Per
il momento pensa solo che devi andare a scuola alla tua festa.
GINA. (Preoccupata) cosa farò io là a scuola!? Pensa Rina se alle
maestre, così per sbaglio, venisse loro in mente di farmi qualche domanda di
scuola!? Pensa che figura potrei far fare alla Sara! Rina, tu che sei più
intelligente, vacci tu!
RINA. Ora mi trovi più
intelligente vero?!
GINA. Ora? È da un po' che io
penso tu sia intelligente sai? (Al pubblico guardando l’orologio) un minuto!
RINA. Gina, non cercare di intortarmi
sai?! Deve andare la zia più giovane e, mi dispiace, ma io non posso far nulla
se sono nata prima di te.
SCENA II
Rina, Gina e Pina
PINA. (Nel frattempo entra Pina che sente le ultime parole) e meno male
che lo ammetti una buona volta.
RINA. Cosa vuoi dire? E poi, non
si suona il campanello prima di entrare in casa di altri?
PINA. Per prima cosa, non ho mai
saputo che avevate un campanello in tanti anni che siamo amiche e per secondo,
che è quello che conta di più, tutto il paese sa che tu sei più vecchia della Gina.
RINA. E allora?
PINA. Gina, sta bene tua sorella
oggi?
GINA. Non dirmi nulla. Le conviene
dire che è più vecchia di me altrimenti dovrebbe lei andare a scuola.
PINA. A scuola?
RINA. Se io fossi stata la zia più
giovane, sarei andata "volentieri" ma dato che sono la più vecchia …
PINA. A scuola … ? È per caso per una
legge appena uscita che le sorelle più giovani debbano tornare a scuola? (Si alza per uscire) devo andare subito
a dirlo a mia sorella la Lisetta.
RINA. (Fermandola) dove vai Pina? Cosa hai capito?!
GINA. Io, devo andare a una festa
a scuola.
PINA. Ah, ho capito. (Si alza ancora per uscire).
RINA. (Fermandola) dove stai andando di nuovo!
PINA. Vado a dire a mia sorella
Lisetta che deve andare a scuola per una festa.
GINA. (Al pubblico) sono messa proprio bene! Senti Pina, tocca a me
andare a scuola martedì prossimo perché in quella scuola c'è mia nipote la Sara
e in quel giorno festeggiano la zia. La zia ma quella più giovane della
famiglia . Hai capito ora?
PINA. Certo che ho capito! (Si rialza per uscire).
RINA. (Alzando la voce e fermandola) insomma si può sapere allora dove
vai così di corsa se hai capito?
PINA. Sempre da mia sorella a
dirle che deve andare a scuola dove c'è la tua Sara.
GINA. Pina, Pina, sii brava per
favore. Sara non è nipote di tua sorella e perciò cosa c'entra lei con la festa
della zia! Inoltre, avete nipoti a scuola tu e la tua Lisetta?
PINA. (Pensa) no, nessuno.
RINA. Dunque che festa della zia
vuoi far festeggiare a tua sorella?
PINA. Già certo, serve una nipote
per festeggiare la zia. Potevate dirmelo anche subito senza farmi fare tutte
quelle corse!
RINA. (Al pubblico) cosa dovrei risponderle io ora, secondo voi!?
PINA. (Vede Gina preoccupata) Gina, ti vedo un po' preoccupata invece di essere
allegra per la tua festa.
GINA. Non sono preoccupata per la
festa, ma per il fatto che forse alle maestre potrebbe venire in mente di farmi
qualche domande di scuola.
PINA. E tu con la lingua lunga che
hai non saresti capace di rispondere?
RINA. Sì, la lingua lunga ce l'ha,
il fatto è che non la collega mai col cervello.
GINA. Devo ammettere che siete proprio
di grande aiuto voi due. Pensate se mi facessero qualche domande di storia o giografia!
RINA. Mamma mia! Quanto la fa il
lunga!
GINA. Tu dici così perché non
tocca a te. Vai tu al mio posto, tu che hai tutto collegato al cervello!
RINA. Sicuramente non mi farei
tutti quei problemi che ti stai facendo tu. Ma dato che io sono, purtroppo, la
zia più vecchia … (Fra se) ti sta
bene!
GINA. Sì, tutte storie che
avanzano.
PINA. Gina, se hai bisogno di
qualche lezione di scuola, ti informo che io sono stata una maestra da giovane.
RINA. (Ridendo) Pina, tu … una maestra? Già ho dei dubbi che tu sia
stata giovane, figuriamoci … maestra!
PINA. Io sono stata sia giovane che
maestra sai!
RINA. (Ride).
GINA. Rina, sei proprio villana! (Con dolcezza a Pina) davvero sei stata
una maestra?
PINA. Certo Gina.
RINA. (Ride) scommetto che sei stata maestra … di cucina!
GINA. (Al pubblico) vedete quanto è brava a offendere chi ha fatto le
scuole alte? Pina, non darle retta e dimmi invece che tipo di maestra sei stata.
PINA. Grazie Gina che tu mi credi.
GINA. Certo che ti credo, le
amiche si vedono in questi momenti. Inoltre davanti ad una maestra, c'è solo
che da inchinarsi.
RINA. (Ironica) e non le baci i piedi?!
GINA. Pina, chiudile subito la
bocca e dille che tipo di maestra sei stata!
PINA. Subito! Io sono stata da
giovane, maestra di cucito!
GINA. (Seria) hai sentito bene Gina? Maestra di cucito! (Rendendosi conto di ciò che ha sentito)
cosa? Maestra di … cucito? Non starai dicendo sul serio?
PINA. Ah, ti ho fatto rimanere
senza parole vero? Non avresti mai pensato questo della tua amica Pina vero?
RINA. (Ride) lo sapevo che era qualcosa del genere! Chissà quanti “punti”
è capace di fare! Cosa dici Gina?
GINA. Cosa vuoi che dica. Pina sei
sempre la solita. Come si può farmi credere di avere fatto le scuole alte!
PINA. Gina, io ero al quarto piano
sai!
GINA. Pina sii brava, pensa solo
se le maestre di scuola mi domandassero, per esempio, quante erano le tre
Caramelle del Cristofero Colombo, cosa rispondo? Dei tuoi “punti croce”?
PINA. Eh no, no di certo. Speriamo
allora che non ti rivolgano una domanda così difficile Gina!
GINA. Ammettiamo però che mi
domandino davvero quante erano le tre Caramelle, cosa rispondo?
RINA. Gina, come domanda lo sanno
anche le maestre che è un po' difficile, però se dovessero rivolgertela lo
stesso …
io, se fossi al tuo posto, risponderei che … (viene interrotta).
GINA. Vuoi andar tu al mio posto a
scuola?
RINA. Ti ho già detto Gina che io
non ho la tua fortuna di essere più giovane e perciò tocca a te. Stavo solo
dicendo, che se io fossi al tuo posto (si
affretta) e non posso esserci, io direi che le tre Caramelle del Cristofero
Colombo erano … tre! Tre, il numero perfetto.
PINA. Brava Rina, anch’io avrei
risposto così.
GINA. Va bene, vorrà dire che se
mi chiederanno quante erano le tre Caramelle del Cristofero Colombo risponderò
che erano tre! (Meno preoccupata) e
dai, comincio a riprendere un po' di fiato ora. (Di nuovo preoccupata) ho capito ma, e se mi domandassero anche di ricordare
il nome di una di quelle Caramelle, cosa rispondo?
PINA. Gina, non preoccuparti di
nulla, io conosco il nome di una di quelle Caramelle: Pina.
GINA. (Silenzio) allora, me lo dici questo nome!
PINA. Te l’ho appena detto: Pina.
GINA. Perché continui a dire il
tuo nome? Stai impazzendo proprio ora che ho bisogno del tuo aiuto?
PINA. Gina, come si vede che non
hai fatto nessuna scuola alta. “Pina” è il nome di una di quelle Caramelle.
RINA. Una Caramella si chiama come
te?
GINA. Ne sei sicura? Non far fare brutta
figura alla mia Sara, poverina?!
PINA. Saprò quello che dico! Non
sono forse stata una maestra?
GINA. Cosa dici tu Rina?
RINA. Ah, io non dico nulla. (Al pubblico) la Pina una Caramella! Signore
guarda giù!
GINA. Va beh, per lo meno qualcosa
di storia lo so. (Di nuovo preoccupata)
e se per caso mi chiedessero ancora qualcos’altro di storia invece? Magari … non
saprei, qualcosa sul… Napoleone?
PINA. Gina, sei in una botte di
ferro, io so tutto sul Napoleone. È stato il mio vicino di casa quando abitavo
nella bassa.
RINA. (Sbalordita) tu hai abitato in parte al Napoleone?
GINA. Non l'ho mai saputo questo.
RINA. Pina, fai ancora una bella
figura per essere vecchia come il Napoleone!
PINA. Villana, come ti permetti di
dire che io sono vecchia davanti a tutta questa gente?! Inoltre ricordati bene
che il Napoleone era più vecchio di me di ben due anni.
RINA. Ma sei sicura che il
Napoleone Buonaparte sia stato il tuo vicino di casa?
PINA. Che Napoleone è quello?
RINA. Il Napoleone Buonaparte
quello della Francia.
PINA. E chi è? Io ho abitato in parte al Napoleone della
Costa (è un paese vicino).
GINA. Pina, se non sai di chi
stiamo parlando, non aprir bocca per favore! Io sono preoccupata che per caso
mi chiedano … il nome della “moglie” del Napoleone e lei mi
parla del Napoleone della Costa!
RINA. Gina, io conosco il nome
della moglie del Napoleone.
PINA. Chi, quello della Costa?
RINA. No, quello della Francia! (Guarda Gina e poi con la testa indica
Pina).
GINA. La Pina è la moglie del
Napoleone della Francia? Ma stai impazzendo?
PINA. Voi due! Io non ho nulla a
che fare con quel Napoleone lì, capito? Che sia ben chiaro. (Al pubblico) no perché, qui fanno in
fretta a mandare in giro le voci.
RINA. No, Gina cos'hai capito?! La
moglie del Napoleone si chiama come la Pina, Giuseppina.
GINA. Cosa? La Pina si chiama Giuseppina?
PINA. Non guardarmi così, non l'ho
scelto io il mio nome.
GINA. È un bel nome, ma non sapevo
fosse il tuo nome vero. Insomma per storia a questo punto penso anche di essere
a posto, basta che penso sempre alla Pina e non mi posso sbagliare!
RINA. Si, come storia si, ma a scienze
come sei messa?
GINA. Beh, penso bene, l'ho tutta
qui in testa.
RINA. (Al pubblico) mah, io non so dove l'abbia questa scienza, ma, come
avete potuto vedere anche voi nella testa non di sicuro. Ammettiamo Gina che ti
chiedano il nome di … una pianta.
GINA. Da quando ora le piante non
si chiamano più … piante?
RINA. Si certo, però ogni pianta
ha un suo nome specifico. (Guarda Gina e
poi con la testa indica Pina).
GINA. La Pina è una pianta?
PINA. Senti stupidina, stai
attenta a come parli sai!
GINA. In effetti a guardarti bene
Pina, assomigli ad una pianta. (Al
pubblico) si ma, alle piante quelle nane però.
RINA. Gina, ragiona! Il “pino” è
una pianta!
GINA. Cosa? (Indicando Rina) il Pino è una pianta? Pina, non sarai forse un
travestito!?
PINA. Io penso che oggi proprio non
ragioni.
RINA. Secondo te negli altri
giorni ragionava? Il “pino” è un nome di pianta e, ha a che fare con la Pina,
solo per il fatto che se dovessero farti una domanda del genere, devi
ricordarti ancora della Pina e così risponderai a tutto.
GINA. Se io sono alla festa della
zia a scuola con la Sara, non avrei proprio così tanta voglia di continuare a
pensare alla Pina che già mi rompe le scatole abbastanza tutti i giorni!
PINA. Grazie Gina, tu sì che sei
un'amica. (Al pubblico) e io che sto
mettendo al suo servizio tutta la mia scienza intelligentuale.
RINA. Pina, non ascoltarla, lei parla
così, ma in fondo, in fondo, ti vuole bene.
PINA. In fondo-in fondo, quanto?
RINA. Non molto, un paio di metri.
Cosa vuoi che siano Pina. Gina, con la giografia come sei messa?
GINA. Zero al quoto. Rina sto
andando in crisi. Vai tu al mio posto alla festa. Ti prego!
RINA. Ancora?! Ti ho già detto che
io andrei volentieri (al pubblico indica
di no col dito) senza tutte le storie che stai facendo tu. Ma non posso.
PINA. Io di giografia so tutto!
GINA. (Ironica) ah già che tu sei stata maestra di cucito e la giografia è
al primo punto del cucito!
RINA. Pensa se alle maestre venisse
in mente di chiedermi, lì in mezzo a tutti, uno … stato dell’Africhia?
GINA. Non dire queste cose che mi
fai solo stare male!
RINA. (Al pubblico) è quello che voglio.
PINA. Come mai proprio
dell’Africhia e non dell’Americhia?
RINA. Perché sul copione che
abbiamo studiato c'è scritto Africhia.
PINA. È vero, hai ragione, non
ricordavo più che stiamo facendo teatro. Gina guarda che io conosco uno Stato dell’Africhia!
RINA. (Ironica) dalle maestre di cucito ci si può aspettare di tutto!
GINA. (Al pubblico) io spero solo una cosa: che quello stato non si
chiami Pina.
PINA. La Livia.
GINA. La Livia? (Al pubblico) non ho sbagliato di molto
comunque.
RINA. La Livia? Ne sei sicura? Non
è che ti stai confondendo forse con un altro nome?
PINA. (Pensandoci) hai ragione Rina, scusami, la Livia è una cugina del
mio povero marito che è andata a lavorare in Africhia, ma non è uno stato.
GINA. (Al pubblico) ha almeno chiesto scusa!
PINA. La Lidia!
RINA. È ancora una cugina del tuo
povero marito?
PINA. Sì, è ancora una cugina del
mio povero marito ed è andata anche lei a lavorare in Africhia.
GINA. (Al pubblico) com'è questa storia che noi andiamo in Africhia a
lavorare e loro continuano a venir qua da noi per trovare lavoro?!
PINA. Questa cugina è anche il
nome di uno stato dell’Africhia. Sono sicura al mille per cento.
GINA. Rina, c'è da fidarsi della
sua cugina?
RINA. A me non risulta.
PINA. Rina cosa vuoi saperne tu,
sono io che sono stata maestra.
RINA. Di cucito.
PINA. Cucito o non cucito, la
Lidia è uno stato dell’Africhia e per di più qui vicino a noi. Gina, devi
soltanto ringraziarmi.
GINA. Devo anche per caso baciare
dove cammini?!
PINA. Mah, se vuoi, a me non fa
nulla di sicuro.
RINA. (Al pubblico) sembrano due pazze. (Alle due) ascoltatemi voi due interdette … (viene interrotta).
GINA. Rina fermati! Ti prego, sii
tu la zia più giovane per questa volta!
RINA. Gina, per favore smetti! (Ironica) io invidio la tua fortuna di
essere festeggiata. (Al pubblico) che
il Signore sia ringraziato ancora una volta.
PINA. Gina, che paura hai dopo tutto
l'insegnamento che ti ho fornito, devi andare a scuola a testa alta.
GINA. Sì, lo so Pina e ti
ringrazio per questo ma la paura c'è ancora un po', anche se penso ormai di
essere preparata abbastanza.
RINA. Mettiamo il caso ti si
facessero ancora qualche domanda?!
GINA. Non sarò proprio così
sfortunata che chiedano tutto a me?! Ce ne saranno ancora di zie io dico a
quella festa!
RINA. Immagina se ti chiedessero …
una città del Brasile?
GINA. Del Brasile? Non so nemmeno
dove si trovi il Brasile! Pina, per caso, hai un'altra cugina del tuo povero
marito che lavora in Brasile?
PINA. No Gina, le cugine le ho
finite, però avevo uno zio che è andato in missione in Brasile.
GINA. In missione? Era un soldato?
PINA. No Gina, era un prete
missionario.
RINA. (Al pubblico) le più intelligenti del paese sono qui con me.
Ascoltatemi, se non ricordo male, una città del Brasile ha a che fare con un
nome di un santo.
PINA. Certo, mio zio non era un prete?
Si sa che i preti e i santi vanno d'accordo!
GINA. Dunque come si chiama questa
città?
PINA. Eh, aspetta un attimo Gina. Lo
sai che di santi c'è piena l'aria.
GINA. L’aria o il cielo?
PINA. Il cielo certo.
RINA. (Al pubblico) io non so come voi facciate ad avere la pazienza di
ascoltarle ancora.
PINA. La città del Brasile che
inizia con San … San … è … San Piero!
GINA. Ne sei sicura?
PINA. Sicura come io mi chiamo Pina.
GINA. Pina, ti ricordo che tu ti
chiami Giuseppina.
PINA. E invece il san Piero si
chiama San Piero.
GINA. Ho capito che il San Piero,
si chiama San Piero, ma bisogna capire se si chiama così anche la città del
Brasile.
PINA. Gina, dubiti ancora di me
con tutte le risposte che ho fornito alle tue domande?!
RINA. (Al pubblico) quando abbiamo finito con questa farsa, se avete
bisogno di una maestra, adesso sapete chi non dovete chiamare.
GINA. Hai ragione Pina, se non ci
fossi stata tu a fornirmi tutte le risposte, non so cosa avrei fatto. Certo che
se aspettavo mia sorella … ti saluto!
RINA. Dai che le lezioni sono
finite! (Guardando Pina) ognuno alla
propria casa adesso.
GINA. Cara, non alzare tanto la
voce hai capito? Pina sta qui con me per tutto il tempo che lei ha voglia.
Ringrazia il Signore che tocca me andare a scuola con la Sara altrimenti…
RINA. (Fingendo) io, ringraziare il Signore perché non tocca a me andare
a scuola? Ti ricordo che se avrebbe dovuto presentarsi la zia più vecchia avrei
accettato "volentieri".
GINA. Sì, volentieri. Raccontala
giusta!
RINA. Io la racconto giusta Gina,
non è colpa mia se tu sei nata dopo di me. (TIE’)
GINA. Tu, sei talmente furba che
ho persino il sospetto che sia stata tu ad aver detto al Tino di presentare me a
scuola con la Sara perché tu non ci volevi andare.
RINA. Ti sbagli di grosso Gina.
Telefona pure al Tino, vedrai che anche lui ti confermerà tutto quello che io
ti ho detto: la festa è per la zia più giovane.
PINA. Però quando non c'era in
ballo la festa della zia, ti piaceva raccontare a tutti che tu eri la sorella
più giovane.
RINA. Pina, non devi andartene a
casa!?
GINA. La Pina non si muove di qui
finché non glielo dico io!
PINA. Per me va benissimo. Gina, però
ricordati che il mese prossimo ho un appuntamento dalla parrucchiera. SUONO DI
TELEFONO.
RINA. Ora che mi ricordo! Sarà la Sara
che vorrà mettersi d'accordo per la festa. Me lo aveva detto il Tino che
avrebbe telefonato ma io mi sono scordata di riferirtelo. È meglio che risponda
tu!
GINA. (Risponde al telefono) ah, ciao Tino, credevo fosse la Sara. (Silenzio) si, la Rina mi ha detto tutto.
(Silenzio poi felice) davvero avevi
sbagliato? (Silenzio poi guardando Gina) chissà
come sarà contenta quando le dirò che la festa non è per la zia più giovane ma
per quella … più vecchia!
RINA. (Sviene).
PINA. Rina, non fare così, ti
aiuto io! Sai bene che sono stata una maestra!
SIPARIO