AUTRICE

 

GIUSEPPINA CATTANEO

 

http://giusicopioni.altervista.org/   

 

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

 

Codice opera Siae 936643A

 

TITOLO

 

OGGI A ME E DOMANI

ANCORA A ME

 

COMMEDIA COMICA IN DUE ATTI

 

Personaggi

 

RINA

MINA

PINA

TINO

SANTINA

PERLINA

 

 

TRAMA

Tino, dopo avere speso gli 11.500 € che Rina, Pina e Mina gli avevano affidato per essere investiti, sembra ben intenzionato a volermi restituire, ma in un modo del tutto insolito e stravagante. Le tre donne scoprono l’ennesimo trucco di Tino e si organizzano per tornare in possesso definitivamente dei loro soldi. Rina, Mina e Pina decideranno di rapire Tino e di chiedere il riscatto alla più alta autorità dello Stato, dato che l’uomo non possiede parenti stretti. Ma qualcosa non andrà nel verso giusto. Alla vicenda si uniscono le due figure di Perlina, la domestica di Rina e Santina la ex fidanzata di Tino che condividono uno scomodo segreto che riguarda la buon anima della cugina di Rina.

ATTO PRIMO

 

A casa di Rina. Usopra ad un mobile, un’urna contenente le ceneri della cugina.

 

SCENA I

Rina

 

RINA. (E’ seduta sul divano ed ha una vistosa fasciatura in testa. Al pubblico) oggi sto poco bene. Veramente anche l’altro ieri non stavo bene. E l’altro ancora. Sicuramente sto covando l’influenza. Da quando l’anno scorso Tino mi ha imbrogliata, non sono più stata me stessa. Il pensiero di non avere più i miei soldi mi fa star male. Per chi non conosce la mia storia, l’anno scorso avevo dato a Tino da investire 10.000 neuri (scritto di proposito) e invece lui ... li ha spesi. Prima o poi devo fare qualcosa per riavere tutti i miei soldi. Anche se non so cosa. Spero solo di non morire ora perché non ho un soldo per il funerale. Ma… che mal di testa! Meglio che mi riposi ora. (Si sdraia e si copre).

 

SCENA II

Rina, Mina e Pina

 

MINA. PINA. (Entrano da sinistra vestite da cuoche).

MINA. Rina, sei pronta?

PINA. Sbrigati che siamo in ritardo.

MINA. (Al pubblico) stiamo andando ad un concorso di cucina.

PINA. “Corso” di cucina!

MINA. “Corso”! E io che ho detto? Nel corso stiamo imparando a cucinare piatti che nemmeno ce li sognavamo. Siamo appassionatissime!

PINA. Il primo giorno, i maestri sono stati senza pietà. Ci han fatto cucinare due uova!

MINA. Vi rendete conto? Due uova il primo giorno!

PINA. Ci siamo molto spaventate!

MINA. È vero. Non volevamo tornarci e così abbiamo presentato delle lamentele a causa delle difficoltà. Ma non c’è stato nulla da fare: nella seconda lezione ci è stato chiesto di cucinare, un piatto ancora più difficile.

PINA. Melone con prosciutto crudo.

MINA. Ti sbagli. Tu non sarai mai una cuoca. Non era melone con prosciutto crudo.

PINA. Sei sicura?

MINA. Si. Era prosciutto crudo con il melone e non melone col prosciutto crudo.

PINA. Ho sbagliato ed è una cosa che può capitare a tutti.

MINA. A tutti tranne a me. Poi, siamo passati ad un piatto a base di carne.

PINA. Non ricordarmelo!

MINA. Non so come, ma siamo riuscite a preparare il bollito di carne talmente bene che nemmeno i cuochi di Vittorio, scommetto, riescono a fare.

PINA. Se ripenso a quella notte ... non ho dormito nulla.

MINA. Poi ci hanno mostrato come cucinare la bistecca ai ferri.

PINA. Dovevamo portare da casa la piastra.

MINA. E noi abbiamo portato la piastra per i capelli. Però non era la piastra che serviva per la bistecca.

PINA. Io poi sono andata in til (scritto til di proposito) quando ho dovuto bollire le patate.

MINA. Io invece sono andata in oca quando ho dovuto condire l’insalata.

PINA. Se continuiamo di questo passo, ci facciamo un baffo di tutti i ristoranti della zona.

MINA. (Guarda l’orologio) siamo sempre più in ritado per la lezione. Rina, dove sei?

MINA. PINA. (Si guardano in giro). 

PINA. Rina, sbrigati che oggi ci mostrano come preparare la polenta!

MINA. Qui non c’è. Ieri aveva detto che non si sentiva molto bene. Che sia andata dal dottore?

PINA. Potrebbe essere.

MINA. (Al pubblico) da quando l’anno scorso, il Tino ha speso i suoi diecimila neuri, Rina, ha avuto un di problemi.

PINA. Mina, diciamo la verità, anche prima aveva qualcosa che non andava.

MINA. Noi invece abbiamo perso pochi soldi. Quasi me ne stavo dimenticando: Pina dobbiamo decider il giorno in cui andare dal parroco a far dire la messa per la cugina della Rina.

PINA. Io direi di andare un martedì di settimana prossima.

MINA. Un martedì di settimana prossima? Ti ricordo che in una settimana c’è solo “un” martedì.  

PINA. Ed era il martedì a cui mi riferivo.  

MINA. Comunque, Rine qui non ce ne sono? Ma scusa, non ti avevo detto di chiamarla questa mattina?!

PINA. Si certo. Però lei non mi ha risposto.

MINA. Certo che se la chiami fuori dalla porta ... dovevi entrare.

PINA. Mina, svegliati. L’ho chiamata al telefono. Non sono ancora stupida fino a quel punto. Però al telefono lei non mi ha risposto.

MINA. Ovvio, che non ha risposto, non ha il telefono! Lo ha fatto staccare l’anno scorso. (Ironica) e tu non saresti ancora stupida?

PINA. Non del tutto perchè qualcuno ha risposto al telefono.

MINA. Ma come ...?

PINA. Non lo so. Io ho composto il numero che tu mi avevi dato l’anno scorso. (Glielo consegna).

MINA. (Legge) 035 345678 casa di c. di Rina.

PINA. Casa di Rina.

MINA. Casa di c. “C”. sta per cura. Casa di cura di Rina. Si, ma della cugina di Rina che si chiama come lei. Tu hai chiamato l’ospedale psichiatrico.

PINA. Ecco perchè non capivano cosa gli stavo dicendo!

MINA. Strano. Fra matti ...  

PINA. Smettila Mina. Nemmeno tu ti discosti di molto, sai? A proposito della cugina di Rina, ma non è morta?

MINA. Si. E la Rina se l’è portata a casa perchè non aveva i soldi per pagarle la tomba al cimitero.

PINA. Sicura di sta bene? Ora Rina tiene in casa sua una morta?

MINA. Non una morta intera.

PINA. Una morta a metà? (Con timore) e l’altra metà che fine ha fatto?

MINA. Non ci arrivi proprio è? (Al pubblico) avete per caso una prolunga per Pina che non ci arriva? Pina, ascoltami bene, la cugina di Rina, è morta ed è stata cremata.

PINA. Le han messo sopra la crema?

MINA. No. L’anno bruciata!

PINA. E chi gli ha dato fuoco?!

MINA. Nessuno! Ora va di moda bruciare i morti e tenere in casa le ceneri.

PINA. Non dirai sul serio?

MINA. È così. Rina ha in casa le ceneri di sua cugina.

PINA. E dove sono?

MINA. (Indica il vaso sul mobiletto) eccole.

PINA. In quel vaso?

MINA. Si.

PINA. E le ceneri di sua cugina ci sono state tutte in quel vaso?

MINA. Si. (Mentre si sposta dove è sdraiata la Rina) le tue ceneri Pina ci stanno in un bicchiere.

PINA. Le tue invece non ci stanno nemmeno in una damigiana.

MINA. (Vede la Rina) Pina ... Pina ... la Rina ... la Rina ... è ... è ... morta!

PINA. Ora tu sei un’indovina e dici che Rina è morta! Ci vorrebbe il cadavere sai?  

MINA. Pina, la Rina è morta ed è qui!

PINA. O santissima! (Le va vicino. Si abbassa per sentire se respira)

MINA. Ti sembra il caso di baciarla ora?

PINA. E chi la sta bacinado? Se fosse almeno un uomo! Voglio solo sentire se respira ancora.

MINA. Come fai a sentire il suo respiro se sei mezza sorda? E poi una morta non può certo respirare. È scritto nei libri di medicinali (scritto di proposito).

PINA. (Triste) la Rina è morta. Ti rendi conto Mina? La nostra amica è volata in cielo ... ma potrebbe essere anche all’inferno.

MINA. Mi rendo conto che ora il funerale glielo dobbiamo pagare noi. Ti ricordi l’anno scorso quando disse che non aveva parenti?

PINA. Si che me lo ricordo.

MINA. O scappiamo e non ci facciamo più vedere, o glielo paghiamo noi.

PINA. MINA. (Si guardano ed escono di scena scappando. Dopo qualche secondo entrano).

MINA. Non possiamo scappare. Dove possiamo andare povere noi?

PINA. Nemmeno noi abbiamo parenti.  

MINA. Pina, non morire per favore perchè soldi non ce ne sono.

PINA. Non morire nemmeno tu perchè ho il conto in rosso. Diciamo che non ho più nemmeno il conto.

MINA. Per non morire dovremmo fare un patto col diavolo. Ma con la fortuna che abbiamo anche quello vuole dei soldi. Pina, dobbiamo inventarci qualcosa per non pagare il funerale a Rina se non vogliamo aprire un mutuo.  

PINA. E cosa possiamo fare?

MINA. Ho avuto un’idea illuminante a 120 watt. Scriviamo un testamento con le ultime volontà di Rina e mettiamo la sua firma.

PINA. Hai senpre idee grandiose. E cosa scrivi? Scrivi anche che il vaso con dentro sua cugina non lo deve lasciare a me.

MINA. Va bene. Allora ... avevo pensato ... “Io, Rina Senzanulla, voglio che il mio funerale sia pagato da ...

SCENA III

Rina, Mina, Pina e Perlina

 

PERLINA. (Entra in scena da sinistra con le cuffie e spolvera ballando. Spolvera anche Rina. Ogni tanto canta una parola della canzone. Poi esce di nuovo a sinistra).

PINA. Hai visto? Perlina canta e balla con la sua padrona ... morta. Ti sembra normale?

MINA. E noi cosa stiamo facendo? Non balliano e non cantiamo ma ... non ci prendiamo cura di lei. Ritorniamo alle cose importanti. “Io, Rina Senzanulla, voglio che il mio funerale sia pagato da ...

 

SCENA IV

Rina, Mina, Pina e Santina

 

SANTINA. (Entra da destra con le cuffie e ballando. Esce a sinistra).

PINA. Come è possibile che quando giungi al nome di chi deve pagare il funerale, entra sempre qualcuno?

MINA. E se fosse un brutto segno?

PINA. Rina morta penso sia già un brutto segno. Scusa Mina ... ma quella era Santina? Come mai in casa di Rina c’è Santina, la fidanzata di Tino?

MINA. È diventata amica di Perlina. Santina non è più la fidanzata di Tino da quando ha scoperto che lui ha avuto un intervento ala prostata.

PINA. Ecco, io li vorrei tutti così invece.

MINA. Così come?

PINA. Senza prostata!

MINA. Ritorniamo al nostro testamento e speriamo che ce la porti buona questa volta. “Io, Rina Senzanulla, voglio che il mio funeralo sia pagato da ...

 

SCENA V

Rina, Mina, Pina e Tino

 

TINO. (Entra in scena vestito da medico, con una borsa di plastica e con una parrucca).  permesso.

MINA. Pina, forse dovremmo scrivere il testamento in un altro momento.

PINA. Tino, con che coraggio ti presentia a casa di Rina.

MINA. Che faccia di ... (Al pubblico) quello che state pensando va bene. Quando pensi di restituire i soldi che devi a Rina e quelli che devi a noi?

TINO. Tino? Io non mi chiamo Tino. Mi state scambiando per qualcun altro. Io sono un dottore.

PINA. Un dottore. E che ci fa un dottore qui?

TINO. Sono qui per la signora Rina.

MINA. Primo, Rina è già stecchina. Secondo, il suo medico condotto non è lei ma il dottor Preghiamoindio.

TINO. Io non sono un medico condotto ma un luminario della scienzologia (scritto di proposito) e sono stato chiamato per una visita in questa casa dalla signora Rina Senzanulla.

PINA. Sei proprio sicuro di non chiamarti Tino?

TINO. Se non lo so io ...

MINA. E come ti chiameresti?

TINO. Mi chiamo ... (al pubblico) cosa invento ora a queste?

PINA. Secondo me ti chiami Tino.

TINO. Non è assolutamente così. Io mi chiamo dottor ... Tinetto.

MINA. Tinetto? Tinetto è il nome o il cognome?

TINO. Nome e cognome: Tinetto Tinetto. Sentite, non fatemi perdere tempo che ho altre visite, ma ditemi dove si trova la malata.

PINA. Quella alla sua sinistra ha molti poblemi (scritto di proposito) di salute ... mentale.

MINA. Invece quella alla sua destra, di mentale non ha proprio niente. Nel senso che il suo cervello è piatto.

TINO. Signore, io non ho tempo da perdere vi ho detto. Dov’è la malata?

PINA. La malata era malata un di tempo fa.

MINA. Ora ha preso la strada del Padre. Non di suo padre, e nemmeno del mio, ma del Padre Eterno.

RINA. (Svegliandosi) cosa succede? Mi peggiora il mal di testa con le vostre chiacchiere.

PINA. MINA. Rina!

PINA. Perchè sei viva? Rina, tu sei morta e perciò ti devi stendere.

RINA. Non capisco che vuoi dire.

MINA. (Al pubblico) è viva! Non è morta! Pina, non capisco perchè dicevi che Rina è morta. Non ti vergogni?

PINA. Io? Ma non eri tu che prima stavi stendendo un testamento a nome di qualcuno, falsificando la firma di Rina perché altrimenti dovevamo pagare noi il suo funerale?

RINA. Testamento? Funerale?

MINA. (Subito e avvicinandosi a Rina) non è così ... ho raccontato a Pina ... un sogno! Un sogno fatto questa notte e lei, come sempre ha capito fischi per fischi. (Piano a Pina) non dire altro o ti strozzo. Ti duole la testa Rina?

PINA. (Si avvicina a Rina) a me invece duole la testa a sentire Mina. 

TINO. (Al pubblico) mi avete conosciuto? Io sono Tino e non un dottore. Dovete sapere che    da quando devo restituire i soldi a loro, mi prodigo a far tutto. Tutti i mestieri di questo mondo per raccogliere la somma da restituire. Svolgo la professione di dottore, di veterinario, imbianchino, idrauico, e chi ne ha più ne metta. Ovviamente uso sempre un travestimento diverso. Ma per poco quelle due befane, mi stavano scoprendo ...

MINA. Signor dottore, le faccio notare che la malata si trova qui e non lì.

TINO. Arrivo. (Si avvicina a Rina).

RINA. Sa che lei ... assomglia a Tino?

TINO. Si, me l’hanno già detto. Però io non ho nulla a che fare con quella brava persona.

RINA. Brutta persona forse voleva dire.

PINA. (Vede la borsa di plastica) è la sua borsa da medico? Sembra un ... strana. 

TINO. Borsa all’ultimo grido. Io sono un medico ultra moderno. Non come i miei colleghi che sono ancora aggrappati alla borsa di pelle di topo.

PINA. Topo? (Al pubblico) meglio la plastica!

RINA. Pina, non disturbarlo e lascia che svolga il suo lavoro.

TINO. Lasciate che svolga il mio lavoro di pittore.

MINA. Pittore?

TINO. Intendevo ... dottore. (Al pubblico) ieri ho fatto il pittore! Devo stare attento a non confondermi. (Toglie dalla borsa una tenaglia. Al pubblico) ho sbagliato borsa! Ho con me gli attrezzi da falegname da usare domani! 

PINA. Che attrezzo è quello?

TINO. È ... un attrezzo medico ... moderno. Cosa pensavate che fosse? Una tenaglia? Suvvia! Ora gradirei del silenzio perchè devo visitare la signora Rina. Mi dica signora Rina ...

RINA. Le dico che ho mal di testa.

TINO. (Prende la tenaglia e la usa sulla testa in modo simpatico) secondo me, lei soffre di ... ma di testa.

MINA. (Al pubblico) avete visto come riconosce subito i poblemi di Rina?

PINA. (Al pubblico) è proprio bravo questo dottore.

TINO.  Ha altri disturbi?

RINA. Ho controllato la febbre e ho due linee.

TINO. (Toglie dalla borsa un martello e lo usa in fronte) da quello che avverto, lei ha anche la febbre. E per l’esattezza due linee.

MINA. Pina, hai sentito? Non sbaglia nessuna diagnosi.

PINA. Ce ne vorrebbero di dottori così!

TINO. Altro?

RINA. Stamattina presto, ho provato la pressione. Era un altina.

TINO. (Prende la bindella e le misura il braccio e altro ancora) noto con dispiacere che ha la pressione un altina ...

MINA. Pina, le stesse parole di Rina. È proprio un luminario.

PINA. Domani vado all’U-s-l e cambio dottore. Mi iscrivo con Tinetto Tinetto.

RINA. Ho preso la tacapirina (scritto di proposito). Non dovevo?

TINO. Ha fatto la cosa giusta. La tacaparana (scritto di proposito) è indicatissima per il suo caso. Ne prenda tre al giorno e vedrà che si riprenderà in fretta. (Va al tavolo a sistemare i suoi attrezzi e a rimetterli nella borsa).

RINA. Ragazze, mi sembra di stare già meglio.

MINA. (Avvicinandosi) signor dottor Tinetto, ho un dolore, a volte e non sempre, che inizia dalla caviglia e arriva al cuore. Ora le mostro il percorso che fa. (Sta per spogliarsi).

TINO. (La ferma) ora ... ora non ho tempo. La visiterò un’altra volta. (Al pubblico) per carità! Voglio dormire questa notte e non fare brutti sogni!    

RINA. Spro di non aver più bisogno di lei, ma sa, è un periodo che ho sempre qualcosa.

PINA. Rina, secondo me tu dovresti farti benedire e far benedire casa tua.

TINO. (Illuminato) benedire? Ho io una persona fidata per la benedizione.

RINA. Lei conosce qualcuno che potrebbe farmi stare bene per sempre?

TINO. Certamente. Non si preoccuppi. Sarà sana come un pesce.

MINA. E quella persona, potrebbe fare lo stesso a me e a Pina?

TINO. Vedrò che posso fare, ma con voi ci vorrebbero dei miracoli.

RINA. Cosa le devo per la visita?

TINO. La mia parcella è un po’ alta ma viste le mie capacità di curare immediatamente i pazienti come ho fatto con lei ora, è il minimo che posso chiedere. Trecento euri.

RINA. Un po’ alta si.

PINA. Ma Rina, dove lo trovi un luminario così bravo?  

MINA. E un luminario con quei attrezzi, dove lo trovi?

RINA. (Toglie dalla tasca 300 euro e glieli consegna) ecco.

TINO. Grazie. (Al pubblico) li devo mettere da parte ancora per lei!

PINA. Visto che ora stai bene, possiamo andare al corso di cucina.

MINA. Forse però non dovresti stancarti troppo. Meglio che tu venga in bici.

RINA. Magari potessi. La mia Graziella è bucata, è senza freni e la catena è scesa.

TINO. (Guarda il pubblico lluminati) tolgo il disturbo. A presto.

TUTTE LO SALUTANO

RINA. Anche se è un bravo dottore spero proprio di non vederlo mai più. (Alle amiche) trecento neuri (scritto di proposito) sono soldi!

PINA. Rina, ti presto la mia bici.

MINA. Hai tolto le rotelline, Pina? (Ride).

PINA. Tu che vai in giro in bici col parabrezza.

MINA. Intanto io non prendo l’acqua però.

PINA. Certo che non la prendi, non piove quasi più!

RINA. (Sta per uscire).

PINA. Dove vai Rina?

RINA. Vado al corso da sola. Siete voi che mi fate ammalare.

MINA. E la divisa?

RINA. L’ho dimentica al corso l’ultima volta.

PINA. Andiamo.

RINA. Non vedo l’ora di imparare a fare la polenta!

ESCONO TUTTE E TRE A DESTRA

SANTINA. PERLINA. (Entrano in scena con le cuffie ballando il valzer. Poi mimano che la musica sta cambiando e ballano il tango oppure il twist. O altro. Poi si fermano e ballano da ferme davanti al pubblico).

SANTINA. (Sia l’una che l’altra, urlano finché non tolgono le cuffie) è bella questa canzone.

PERLINA. Cos’hai detto?

SANTINA. Ho detto che questa canzone è bella!

PERLINA. Lo so di essere bella!

SANTINA. La canzone è bella ma mai come il cantante che la canta. É la fine del mondo.

PERLINA. Cos’hai detto?

SANTINA. Ho detto che il cantante di questa canzone è la fine del mondo.

PERLINA. Santina, non penserò oggi alla fine del mondo che verrà!?  

SANTINA. E poi, quando è in tv indossa sempre bei vestiti.

PERLINA. Cos’hai detto?

SANTINA. Ho detto che indossa sempre dei bei vestiti!

PERLINA. A te non deve interessare se io ho dei soldi investiti.

SANTINA. (Toglie le cuffie. Urla la prima parte della frase, poi si accorge e parla normale) da quando siamo diventate amiche, sai che penso di essere guarita da quella delusione profonda?

PERLINA. (Toglie la cuffia in contemporanea a Santina) e ti credo.

SANTINA. Per fortuna ho lasciato Tino perchè quello mi avrebbe portato alla tomba.

PERLINA. E ti credo.

SANTINA. Se savessi saputo subito che aveva fatto la prostata, non avrei certamente perso del tempo con lui.

PERLINA. E ti credo.

SANTINA. Perlina, perchè rispondi sempre: “E ti credo.”?

PERLINA. Nel copione c’è scritto che devo rispondere così.

SANTINA. Perché?

PERLINA. Perchè la registra (scritto di proposito) dice che ho poca memoria. Ti sembra normale?

SANTINA. E ti credo.

PERLINA. È mai possibile farmi umiliare così?

SANTINA. E ti credo.

PERLINA. Il bello è che la registra è mia sorella. Ti rendi conto?

SANTINA. E ti credo.

PERLINA. Santina, ti ricordo che sono io quella senza memoria, non tu!

SANTINA. Scusa, mi sono confusa.

PERLINA. Devo andare a controllare se le patate sono pronte. Da quando la signora Rina va a scuola di cucina, non mangiamo altro che patate.

SANTINA. Perchè solo patate?

PERLINA. Perchè è l’ultimo piatto che le hanno insegnato. Per tutta la scorsa settimana invece abbiamo mangiato uova. (Esce a sinistra rimettendosi cuffie e ballando) aspettami che torno subito.  

SANTINA. (Si rimette le cuffie e balla da sola e inavvertitamente fa cadere l’urna della cugina della Rina) cribbio, è andata cugina di Rina dappertutto! Cosa faccio ora? Se Rina si accorge, mi uccide. (Pensa un attimo. Raccoglie i cocci e li appoggia sul mobiletto) a casa mia ho un vaso! Vado subito a prenderlo e lo metto al posto di questo. Prendo con me anche la scopina e la paletta per raccogliere la cugina di Rina. E fa anche rima. Volevo dire .... per la cenere! (Esce a destra).

PERLINA. (Entra in scena da sinistra) le patate si stanno raffreddando. Santina! Che fine hai fatto? (Guarda per terra e si accorge della cenere) cosa ... quante volte ho detto a Santina di smettere di fumare?! Guardate quanta cenere di sigaretta! Meglio che pulisca prima che rientri la signora Rina. (Esce a sinistra un secondo e rientra con scopa e paletta. Pulisce e poi esce di scena di nuovo a sinistra).

SANTINA. (Rientra da sinistra con palettina e scopina) ho fatto più in fretta che ho potuto. (Non vede più la cenere) ma ... ma ... dove è andata la cugina di Rina? O Santissima! Volete vedere che è resciuscitata?

PERLINA. (Rientra da sinistra) Santina, vuoi smettere una volta per tutte di fumare?

SANTINA. Io ... fumo? Ma se ho smesso l’anno scorso!

PERLINA. Si, come no. E la cenere che ho appena raccolto, che cos’era?

SANTINA. Era il corpo della cugina di Rina che si trovava nell’urna. Ho rotto il vaso.

PERLINA. (Guarda e prende i cocci del vaso).

SANTINA. Perlina, dov’è che hai messo la cugina di Rina?

PERLINA. L’ho messa ... nel camino insieme all’altra cenere.

SANTINA. (Sconsolata. Poi si riprende) senti, cenere per cenere, vai a prendere un di cenere e mettila qui dentro.

PERLINA. Meglio sbrigarsi. (Prende il vaso di Santina ed esce a sinistra).

 

SCENA VI

Santina, Perlina, Rina e Tino

 

RINA. (Entra vestita da cuoca) entri signor parroco. (Al pubblico) la lezione oggi è stata corta perchè si sono dimenticati di comperare la polenta!

DA QUI IN AVANTI SANTINA E PERLINA FARANNO IN MODO DI COPRIRE LA MANCANZA DEL VASO E DELLA CENERE

TINO. (Travestito da parroco. Indossa un’altra parrucca). Buongiorno.

RINA. Perché qui? È morto qualcuno? Perlina sei morta?

SANTINA. (Si mette davanti al mobiletto con le braccia allargate).

RINA. Ciao Santina. Non ti avevo vista. Perlina stai bene?

SANTINA. Si, si.

RINA. (La guarda e poi guarda il pubblico e poi la riguarda) perchè hai le braccia alzate?

SANTINA. Perchè ... perchè ... sto facendo ginastrica! (Scritto di proposito).  Uno-due-uno due. (E così via muovendo le braccia).

MENTRE RINA E TINO PARLANO, ENTRA PERLINA E DA DIETRO SI METTE VICINO A SANTINA E SISTEMA IL VASO AL SUO POSTO. QUANDO FINISCONO ESCONO DI SCENA A DESTRA FACENDO UNO-DUE, UNO-DUE, UNO-DUE E COSI? VIA. LA RINA SMETTE UN ATTIMO DI PARLARE E LE GUARDA. POI RIPRENDE IL DISCORSO CON TINO.

RINA. Mah! Signor parroco, mi dica.

TINO. Il mio amico Tino mia ha riferito che avevate bisogno di una benedizione.

RINA. (Alterata) Tino?

TINO. (Affrettandosi) Tinetto! Intendevo, Tinetto Tinetto.

RINA. Ah, Tinetto ... il dottore.

TINO. Si, si, il dottore.

RINA. Se glielo ha detto lui che è un luminario della scientologia ... però ... si metta di profilo per un attimo.

TINO. (Si mette di profilo).

RINA. Si metta nell’altro profilo ora.

TINO. (Si gira e gira le spalle al pubblico).

RINA. Ora si metta nell’altro profilo.

TINO. (Mentre si gira) se non le dispiace io avrei solo due profili!

RINA. (Al pubblico) perchè un ladro come Tino, non potrà mai diventare parroco, altrimenti avrei detto che era lui.

TINO. Allora questa benedizione? Quando la facciamo?

RINA. Un attimo! Mi faccia respirare! (Gli prende l’espersorio e il libretto. Legge).  Eccomi pronta per la benedizione ... nel nome dèl Padre del figlio e dello Spirito Santo.

TINO. Amen.

RINA. «Sia benedetto il santo nome di Gesù coi nove protettori angelici. Siano i quattro santi arcangeli ai quattro angoli di questa abitazione e vogliano essere i suoi guardiani e difensori ... ma ... ma ... è lei che deve benedire, non io! (Gli ridà tutto).

TINO. (Affrettandosi) sia così benedetta questa casa in tutto il suo perimetro. Tu, Re veneratissimo dei cieli, proteggi con le tue benigne ali i frutti dei campi, i giardini e gli alberi contro il ritorno di ogni sventura. Ci sia dato di vivere felici, in buona salute e da cristiani. Amen. 300 euro.

RINA. Amen. 300 euro. Grazie signor parroco, avevo proprio bisogno di questa benedizione. (Lo accompagna alla porta) ringrazi Tinetto e me lo saluti.

TINO. (Si ferma) il mio disturbo è ... 300 euro.

RINA. 300 euro? Ma non era la fine della preghiera? Amen. 300 euro. L’ha detto lei.

TINO. Si. L’ho detto io perchè la benedizione costa 300 euro.

RINA. (Gli prende il libretto e legge) ci sia dato di vivere felici, in buona salute e da cristiani. Amen. 300euro. C’è scritto proprio così. È un cara come benedizione mi sembra. (Gli consegna 300 euro).

TINO. Se voglio raccogliere i soldi che devo darti ...

RINA. Darmi ...?

TINO. Da ... dare alla banca ... per il mutuo dell’oratorio. Arrivederci e pace e bene.

 

SCENA VII

Rina, Tino, Mina e Pina

 

MINA. (Entrano in scena da destra) ciao Rina. Tino!

TINO. Io non sono Tino!

PINA. Ma sei uguale-ugualissimo!

RINA. È esattamento quello che pensavo anch’io.

TINO. Io non sono Tino, vi ripeto.

MINA. E come si chiama?

TINO. Mi chiamo ... mi chiamo ... don T... T ... T ...onino. Don Tonino! Ed ora vi saluto perché devo andare a celebrare messa. (Esce a destra).

PINA. Quel parroco non mi finisce di piacere.

MINA. Nemmeno a me.

RINA. E per fortuna! Ragazze è un parroco!

PINA. Nemmeno il dottore non mi piaceva.

MINA. Nemmeno a me.

RINA. È risaputo che in fatto di uomini voi avete avuto sempre gusti difficili. Comunque il dottore non aveva nulla che non andava. Se lo avete notato, mi ha guarita e anche in fretta.

PINA. Assomigliava troppo a Tino.

MINA. I capelli un meno, ma i baffi erano uguali ai suoi.

RINA. Ho avuto la stessa impressione anch’io, ma dato che sono stata guarita e ho voluto solo guardare i latti (scritto di proposito) positivi. E ora sono anche benedetta.

PINA. Come no.

MINA. E quanto ti è costato?

RINA. Ragazze, non era un dottore della mutua! Era un luminario scientilogico. Credo di averlo pagato anche poco.

PINA. E il parroco?

MINA. Cosa gli hai dato al parroco?

RINA. 300 neuri.

PINA. 300 neuri come al dottore?

MINA. Qui gatta ci cova.

RINA. Qui di gatte non ce ne sono.

PINA. Io ho a casa due gatte, ma non so se stanno covando.

 

SCENA VIII

Rina, Tino, Mina e Pina

 

TINO. Permesso... (Con un’altra parrucca, con la tuta da lavoro Toni e con una cassetta degli attrezzi) sono il ciclista. Mi han detto che qui c’è una bicicletta da sistemare.

PINA. MINA. (Pensano sempre che sia il Tino).

RINA. Si, io ho una bici da sistemare.

TINO. Se vuole, gliela sistemo subito.

RINA. Davvero? Lei mi farebbe questo favore? Sono contenta perché così mi evita la strada per il ciclista del paese. Si fermi un attimo.

TINO. (Si ferma).

RINA. Per caso, lei non è parente di un certo Tino?

TINO. Tino? No. E chi èTino?

RINA. Una brutta persona. Quei baffi ...

TINO. I baffi? Fino a questa mattina non li avevo. Li ho fatti cresce perché ... sono stato obbligato da mia moglie.

RINA. Sua moglie? Povero lei con una moglie così! Venga che le mostro la bici signor ... come si chiama?

TINO. Tino.

RINA. Tino?

TINO. Tino ... 2!

RINA. Tino2?

TINO. Si, Tino2. Non le piace?

RINA. Non è un nome che mi finisce di piacere, però ... mi segua. (Escono a sinistra).

MINA. Pina! Pina! Per me è Tino!

PINA. Anche per me è lui!

MINA. È mai possibile che tutte le persone che entrano in questa casa si assomiglino tutte in modo impressionante?

PINA. E se ci fosse un’epidemia di Tino?

MINA. Macchè epidemia! Ora dobbiamo convincere Rina che quello è Tino. (Alza la voce) Rina!

PINA. Rina, vieni un attimo!

RINA. (Rientra da sinistra) cosa volete?!

MINA. Rina, secondo noi, Tino2 è Tino e basta.

PINA. Ne siamo sicurissime.

RINA. Ma se ha i capelli? Tino è pelato!

MINA. Non so se lo sai, ma vendono le parrucche.

PINA. E i baffi?

RINA. I baffi sembrano i suoi ma mi ha detto che sono cresciuti da stamattina. Tino li ha da sempre.

MINA. E tu credigli. Quello sta facendo di tutto per fregarti altri soldi.

PINA. E poi, non ti sembra strano che tutto costi la stessa cifra? 300 neuri (scritto di proposito)?

RINA. Pensandoci bene, non avete tutti i torti. A questo punto non ci resta che vedere la spesa di Tino2 per la sistemazione della mia bici.

TINO. (Rientra da sinistra) finito. La bicicletta è sistemata e funziona come una nuova.

RINA. (Indica alle amiche che fa la prova) grazie. Quanto le devo per il lavoro?

TINO. Allora ... i freni ... la bucata ... la catena .... 300 euro.

RINA. 300 neuri!

MINA. (Gli toglie la parrucca) Tino! Cosa vi avevo detto!

LO RINCORRONO GIRANDO INTORNO AL TAVOLO

PINA. Questa volta non ti è riuscito l’imbroglio!

RINA. Te li sogni i 300 neuri! Oltre ai soldi che mi devi dall’anno scorso, si aggiungono anche 600 neuri che mi hai derubato con i tuoi travestimenti!

TINO. (Prima di uscire) non sono Tino sono un suo sosia! (Esce).

RINA. Ragazze, questa volta mi voglio vendicare e voi dovrete aiutarmi.

PINA. MINA. Siamo pronte!

RINA. Non ora, ma nel secondo atto.

 

 

 

 

SIPARIO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ATTO SECONDO

 

SCENA I

Rina e Perlina

 

RINA. (È in scena e sta rammendando un maglia) questa notte non ho dormito perché pensavo a come potermi vendicare di Tino, ma niente, non mi è venuto in mente nulla. Beata mia cugina che non ha più nessun poblema da risolvere. (Guardando verso l’urna) beata te! (Si accorge che il vaso è cambiato. Si alza e va vicino) ma ... ma ... questa non è mia cugina! Che cosa le è successo? Sono sicura che Perlina sa qualcosa. Adesso mi sente. (La chiama) Perlina! Vieni un attimo!

PERLINA. (Entra con le cuffie e non sentirà ciò che Rina le dirà. Ha lo straccio e pulisce il divano).

RINA. Perlina, che cosa è successo a mia cugina? (Proseguendo a rammendare la maglia) in questa casa viviamo solo noi due e se io non ho fatto nulla, rimani solo tu. Che cosa le hai fatto?

PERLINA. (Canta. Stona sempre) non son degno di te! (Poi sembra che cambi stazione alla radiolina).

RINA. E meno male che ti sei resa conta che non sei degna di stare in questa casa.

PERLINA. (Canta) questa mattina mi son svegliato ...

RINA. Ho dei seri dubbi in merito. Secondo me tu stai dormando come sempre.

PERLINA. (Canta) siamo qui noi soli ...

RINA. Sole e non soli. Ma non per molto, fra poco arriveranno le mie amiche.

PERLINA. (Canta) cerco l’estate tutto l’anno ...

RINA. Cerca di lavorare che è meglio. E cerca di darmi spiegazione su mia cugina.

PERLINA. (Canta) son morto ch’ero bambino.

RINA. Morta?! A me non sembra. Mia cugina si che è morta. Me lo vuoi dire che fine ha fatto il vaso di mia cugina?

PERLINA. (Canta) che sarà, che sarà, che sarà ...

RINA. Come che sarà? Che sarà un bel niente! Dammi subito spiegazioni!

PERLINA. (Canta) Singapore, vado a Singapore ...

RINA. Singa ... cosa? Ma dove vuoi andare che non sai nemmeno dove è ... Milano.

PERLINA. (Canta) notèr de Bèrghèm, de Bèrghèm de sura ... (canzone bergamasca).

RINA. Si, a Bergamo ci arrivi. Ma solo te ti porta l’autobus.

 

SCENA II

Rina, Perlina e Santina

 

SANTINA. (Entra in scena con le cuffie e va vicino a Perlina).

RINA. Ecco l’amica del cuore. Che coppia!

SANTINA E PERLINA SI VEDONO. SI SALUTANO CON LA TESTA E POI BALLANO CON LE MANI INCROCIATE.

PERLINA. SANTINA. Scarpulì, brochetì, tirà spac, zichetezac! (Una canzoncina bergamasca per bambini e si balla incrociando le braccia.

RINA. Vi sembrano normali? (Alle due alzando la voce) ascoltatemi bene voi due.

SANTINA. (Canta) perchè continuano, a costruire, le case ...

RINA. Che ne so io perché continuano a costruire le case?! E poi questo non è il momento di certi discorsi.

PERLINA. Mi ritorni in mente ...

RINA. A me viene in mente mia cugina. (Urla) quindi?

PERLINA. (La vede e si toglie le cuffie) sta parlando con me?

RINA. Con tutte e due!

SANTINA. (Si toglie le cuffie).

RINA. Perché mia cugina ha cambiato colore?

PERLINA. Io ... io sono senza memoria. Lo ha sottolineato anche la regista (scritto di proposito) prima.

SANTINA. E io ...

RINA. Volete dirmi perché mia cugina ha cambiato vaso?

SANTINA. Perché ... Perché ... sua cugina mi ha detto che in quel vaso ci stava stretta.

RINA. Mia cugina ti ha parlato?

SANTINA. Esatto.

RINA. Scusa ... mia cugina morta e incenerita ti ha detto che stava stretta?

PERLINA. Non è stata sua cugina, ma sono stata io a chiederglielo. 

RINA. E lei?

SANTINA. E lei ... si è buttata per terra.

RINA. In terra?

SANTINA. Nel senso ... che è scoppiata.

PERLINA. Scoppiata?

SANTINA. Volevo dire che ... insomma mi ha fatto capire che in quel vaso non voleva starci e così l’ho cambiato.

RINA. Che cugina ingrata! Non poteva chiederlo a me? No. A due perfette estranee. I parenti ... meglio che non ci pensi. (Parlando della maglia. Esce a sinistra) fortuna che c’è il mio lavoro che mi distrae. E anche questo è finito.

SANTINA. L’abbiamo scampata per un pelo.

PERLINA. L’hai scampata per un pelo.

RINA. (Rientra un attimo da sinistra) e toglietevi quei così alle orecchie o non entrate più in questa casa. Non voglio sgolarmi a causa vostra. (Esce a sinistra).

SANTINA. L’abbiamo scampata ... a metà.

PERLINA. SANTINA. (Escono a destra) dammi solo un minuto ...

 

SCENA III

Mina, Pina e Tino

 

MINA. (Entrano in scena da destra mentre le due escono) le hai viste? Glielo darei io un minuto a quelle. Si, ma di bastonate!

PINA. E io ti aiuterei.

DALLA PARTE DESTRA SI VEDE SPUNTARE UNA BANDIERA BIANCA

MINA. Pina, sono tornati i democristiani!

PINA. Quelli sono tutti morti.

MINA. Allora non possono essere loro. (Pensa) Pina, “sul ponte sventola bandiera bianca”! Una nave è arrivata fino a qui!

PINA. Non dirai sul serio?

TINO. (Entrando da sinistra) permesso ... scusate ... sono io.

MINA. Non è una nave Pina. Buongiorno.

PINA. Buongiorno.

MINA. Chi sta cercando?

TINO. Sono io, sono Tino.

PINA. Quale Tino?

MINA. Pina, questo ci vuol prendere in giro facendosi passare per Tino.

PINA. Noi lo conosciamo molto bene Tino. Il vero Tino.

TINO. Vi dico che sono io e che sono qui perchè ... vorrei dare a (v.i.).

MINA. Scommetto che lei è l’idraulico! La Rina ha detto che ha qualche perdite alle tubature di casa.

PINA. Dal vestito che indossa però non sembrà un idraulico.

TINO. Vi state sbagliando. Io sono ... (v.i.).

MINA. Non mi dica che è il gignecologo (scritto di proposito) di Rina perchè non le credo.

PINA. È impossibile che sia il gignecolo di Rina, lei ormai ha tutto morto!

TINO. Macchè ginecologo d’Egitto! Io sono Tino!

MINA. (Ride) si, Tino, lei! Noi il Tino lo sentiamo a chilometri di distanza! Non ci faccia passare per stupide.

PINA. Perché stupide non lo siamo. Forse lei si (indicando Mina), ma io no.

TINO. Ve lo ripeto, io sono Tino.

MINA. Tino non ha un naso bello come il suo. Lui ha un naso che non finisce più.

PINA. E ha qualche capello in meno.

TINO. Come devo dirvelo che sono io!?

MINA. È proprio un testone! Ma casca male con noi perché noi non ci caschiamo.

PINA. Noi conosciamo Tino, come le nostre tasche.

TINO. (Al pubblico) non so più che fare per convincere queste due mammalucche!

 

SCENA IV

Mina, Pina, Tino e Rina

 

RINA. (Entra con un’altra camicia da sistemare da sinistra) chi si rivede! Hai un bel coraggio a presentarti Tino dopo quello che è successo.

MINA. Tino?

PINA. Rina, questo non è Tino.

TINO. Rina, sono qui in pace. (Mostra la bandiera bianca) vorrei ridarti una parte di soldi che ti devo.  

RINA. (Sostenuta) si tratta della metà?

TINO. Non la metà ma ... quasi. Ho 300 euro.

RINA. Come 300? Te ne ho dati 600 solo ieri!

TINO. Ecco ...

MINA. Pina, è veramente Tino!

PINA. Come abbiamo potuto non riconoscerlo?

TINO. Ecco ... i 300 euro mi sono serviti per ...

RINA. Per ...

TINO. Per ... comprare una macchina per tagliare l’erba.

MINA. Rina, sei proprio sicura che sia lui e non un’altro? 

PINA. Mina, guardagli l’orecchio. È il suo.

RINA. A cosa ti serve la macchina per tagliare l’erba se non hai un giardino? Vattene e non farti più vedere e ritorna solo quando hai tutti i miei soldi!

MINA. E ricordati che devi anche a me dei soldi.

PINA. E anche a me!

TINO. (Mentre si avvia all’uscita) perché non glieli cercate al vero Tino? (Esce a destra).

MINA. Farfallone!

PINA. Fatuo!

RINA. Vuole ancora aver ragione! Ragazze sono sempre più convinta che dobbamo fargliela pagare. Questa volta non deve passarla liscia. Io mi voglio vendicare!

SI SIEDONO

MINA. Anch’io!

PINA. E anch’io!

RINA. Cosa possiamo fare?

MINA. Qualcosa che abbia un forte peso su di lui.

PINA. E che gli lasci il segno per sempre.

 

SCENA V

Mina, Pina, Rina e Santina

 

SANTINA. (Entra in scena con una corda incelloffonata e con scritto PESCA DI BENEFICIENZA. Così per tutti gli oggetti che porteranno in scena lei e Perlina. Al pubblico) senza cuffie ho come l’impressione di essere nuda. (Alle tre) scusate se vi disturbo. Io e Perlina siamo state alla pesca di benficienza dell’oratorio e io ho vinto questa corda. Ora la metto di là e poi vado a pescare ancora. (Esce a sinistra. Poi ritornerà passando dietro le tre ed esce sempre a destra).

LE TRE LA SEGUONO CON LO SGUARDO FINCHÈ NON È USCITA. DA QUI IN AVANTI SI ALZANO, SI MUOVONO E MIMANO IL DA FARSI

RINA. E se usassimo una corda per strozzare Tino?

MINA. Io sono d’accordo.

PINA. (Guarda in alto) però credo che il tuo lampadario non tenga Tino sospeso.

RINA. (Guarda in alto) non hai tutti i torti. E ... se tenesse invece?

MINA. Dovremmo fare una prova. (Guarda la Pina) Pina, è un problema per te mettere al collo una specie di collana?

PINA. Ma sei stupida?

RINA. Lasciamo perdere ragazze. Niente corda. Pensiamo a qualcosa di meno pericoloso.

MINA. PINA. Pericoloso per Tino?

RINA. No, pericoloso per casa mia.

PERLINA. (Entra in scena con un ceppo di coltelli) sono davvero tanti. (Esce a sinistra. Poi ritornerà passando dietro le tre ed esce sempre a destra)

LE TRE LA SEGUONO CON LO SGUARDO FINCHÈ NON È USCITA A SINISTRA.

MINA. Ragazze, ho io un metodo per vendicarci di Tino.

PINA. Parla!

RINA. L’importante è che funzioni.

MINA. Dobbiamo prendere alcuni cortelli e accortellare (scritto di proposito) Tino.

PINA. Come idea non è male.

RINA. Benissimo. E come ... facciamo?

MINA. Dunque ... Rina, tu prendi il cortello e quando lo vedi, lo fai sedere e poi, zachete, al collo.

PINA. Al collo ma anche al cuore in caso che sbagli a tagliare la carotola (scritto di proposito) del collo.

RINA. Mina ... perché lo devo fare io?

MINA. Perchè questa è casa tua.

PINA. E anche perché a te deve restituire molti più soldi che a noi.

RINA. Come soluzione non è male, però ... andrebbe sangue dappertutto e sapete che poi è difficile da lavare dai vestiti. E io ci tengo ai miei vestiti.

MINA. Si, non si puliscono bene. Se questa soluzione non va bene se ne deve cercare un ‘altra.

SANTINA. (Entra in scena con una siringa. Esce a sinistra. Poi ritornerà passando dietro le tre ed esce sempre a destra) è bellissima.

LE TRE LA SEGUONO CON LO SGUARDO FINCHÈ NON È USCITA A SINISTRA.

PINA. Io, io, io! Io so che fare! Una siringa!

RINA. Dobbiamo fare a Tino una puntura?

MINA. Di Voltaren?

PINA. Una puntura di veleno! (Mima come fare con la Mina).

RINA. Perchè no! Per farlo morire più in fretta, dobbiamo iniettargli ... dell’acqua non potabile.

MINA. Acqua non potabile? Sei sicura che poi ci rimane secco?

PINA. Macchè acqua non potabile! Io avevo pensato ad un avvelenamento da funghi.

RINA. I funghi in una siringa? Questa non l’ho mai sentita.

MINA. Nemmeno io. Pina, non entrano i funghi nella siringa!

PINA. E cosa possiamo fare allora?

PERLINA. (Entra in scena con un sacchetto di caramelle. Esce a sinistra. Poi ritornerà passando dietro le tre ed esce sempre a destra) che buone!

LE TRE LA SEGUONO CON LO SGUARDO FINCHÈ NON È USCITA A SINISTRA.

RINA. Ho avuto un’ispirazione: perchè non gli diamo da mangiare delle caramelle?

MINA. E secondo te mangiare caramelle equivale a una penitenza?

PINA. Lo facciamo felice così.

RINA. Dobbiamo dargli da magiare le caramelle una dopo l’altra finchè non avrà terminato tutto il sacchetto. Vedrete come correrà in bagno con la dissenteria.

MINA. Mangiare tante caramele ti porta ad andare ... in bagno?

PINA. Se l’avessi saputo prima non avrei comprato il purgante!

RINA. Voi ignorate tante cose. Io ho letto di un signore che ha mangiato tante caramelle che poi è morto.

MINA. E come possiamo far mangiare tutte quelle caramelle a Tino?

PINA. Dovremmo distrarlo. E come? (Pensa) lui le mangia mentre una di noi si esibisce in uno... spogliarello.

RINA. Pina, così lo facciamo scappare subito!

MINA. Però non è brutta idea. Si spoglia la più giovane!

PINA. Io sono la più vecchia e questa volta sono contenta di dirlo.

RINA. Cosa vorreste dire? Che devo farlo io lo spogliarello?

MINA. Si. Cerca di metterti qualcosa di trasparente. E poi, devi muoverti così. (Mima come deve fare).

PINA. Mina, così lo facciamo scappare prima che termini il pacchetto di caramelle. 

RINA. Siamo ancora punto a capo. È mai possibile non riuscire a trovare un metodo per fargliela pagare?

SANTINA. (Entra in scena mentre con un cuscino. Esce a sinistra. Poi ritornerà passando dietro le tre ed esce sempre a destra) come è morbido.

LE TRE LA SEGUONO CON LO SGUARDO FINCHÈ NON È USCITA A SINISTRA.

MINA. Ho trovato! Prendiamo un cuscino e lo usiamo per Tino.

PINA. Lo facciamo addormentare e gli cantiamo la ninna nanna?

RINA. Mina, e questo per te sarebbe un metodo per fargliela pagare?

MINA. Voi vedete solo programmi tipo “Uomini e donne”. Dovete iniziare a guardare “Csi Miami” (Si pronuncia come è scritto (scritto di proposito).

PINA. Miami? (Al pubblico) che programma sconcio!   

RINA. Ma stai impazzando Mina?

MINA. Con il cuscino dobbiamo soffocare Tino! Appena si sdraia a dormire, tu Rina, prendi il cuscino e glielo metti sopra la faccia. Ora ti mostro come fare con Pina. Pina, stai ferma. (La fa sedere e le mette il cuscino sul viso) hai visto come devi fare?

PINA. (Non si muove).

RINA. Pina, Mina ha terminato la prova. Alzati ora.

PINA. (Non si muove).

MINA. Non l’avrò uccisa?! (La muove) Pina, Pina, svegliati!

RINA. Pina! Ti prego, non morire ... a casa mia!

PINA. Non sono morta. Mi ero solo appisolata!

RINA. Mi hai fatto prendere uno spavento! Ragazze, comunque nessuno deve morire.

MINA. E come possiamo farla pagare a Tino? Quello si merita una bella lezione.

PINA. Ma che sia veramente bella e sostanziosa.

RINA. Sappiate però che se lo uccidiamo non rivedremo mai più i nostri soldi.

MINA. Uhm ... a questo non avevo pensato.

PINA. Eh già, se lo facciamo fuori, addio ai nostri neuri.

RINA. E se invece lo rapissimo?

MINA. Bella idea! E poi cerchiamo il riscatto!

PINA. Chiediamo tutti gli undicimila e cinquecento neuri.

RINA. Io direi di chiedere molto di più.

MINA. Hai perfettamente ragione. Con tutto quello che abbiamo subito è il minimo chiedere un riscatto superiore alla nostra cifra. Undicimila e cinquecento neuri non è nulla. Dobbiamo esagerare e di parecchio. Io dire di chiedere undicimila e cinquecentocinquanta neuri!

PINA. E chi lo rapisce?

MINA. PINA. La Rina!

RINA. Sempre io! Vediamo se trovo un sacco da infilare a Tino in modo che non mi veda quando lo rapisco. Aspettate che vado a vedere. (Esce a sinistra).

MINA. Questa volta Tino vedrà l’erba a crescere.

PINA. Perché lui non ha un giardino?

MINA. (Sospira) ci vuole una gran pazienza con che.

RINA. (Rientra con un sacco molto lungo) eccolo. La misura sembra giusta.

MINA. Si, si, è molto profondo. (Lo mette vicino a Pina) Pina tu c’entri due volte.

PINA. (Prende il sacco) per te invece ce ne vogliono due.

RINA. Chi di voi va a chiamare Tino?

 

SCENA VI

Mina, Pina, Rina, Santina e Perlina

 

SANTINA. PERLINA. (Entrano con altri oggetti presi dalla pesca di beneficienza che poi appoggieranno sul divano. Santina appoggia anche la sua borsetta).

MINA. Santina e Perlina.

PERLINA. (Con timore) io non so nulla e non ha fatto nulla. Lo giuro. È stata la Santina. Sono solo tornata a prendere i soldi per la pesca di beneficienza.

SANTINA. (Al pubblico) ecco, hanno scoperto la faccenda della cenere della cugina della Rina. 

PINA. Rina deve chiedervi una cosa.

RINA. Dovreste andare da Tino a chiedergli di venir qui a casa mia.

SANTINA. (Al pubblico) meno male, non sono stata scoperta. Comunque io non ci vado. Da quando Tino mi ha nascosto la faccenda sulla prostata, preferisco evitarlo il più possibile. Ho una dignità da difendere io, sapete?

MINA. E chi va allora?

TUTTE GUARDANO PERLINA

PERLINA. Se volete ci vado io prima di andare alla pesca.  

SANTINA. Andiamo allora. Tu vai da Tino e io ti aspetto alla pesca. (Escono a sinistra).

PINA. (Consegna il sacco a Rina) ecco Rina.

RINA. Come posso fare per rapirlo?

MINA. Dobbiamo proprio insegnarti tutto! Allora, appena sentiamo che Tino sta arrivando, tu Rina ti metti dietro alla porta e appena mette dentro il naso, zacchete!

PINA. Gli infili il sacco!

RINA. E se non riesco ad infilarglielo?

MINA. In quel caso ti aiuta Pina.

PINA. Facciamo che ti auta Mina.

RINA. Forse dovreste aiutarmi tutte e due. Però prima che arrivi dovremmo accendere la luce dell scale.

MINA. Si, e così ci vede e ci riconosce!

PINA. Meglio che la luce sia spentola. (Scritto di proposito).

RINA. E se urlasse?

MINA. Figurati! Dallo spavento che si prenderà, le parole gli rimarranno in gola.

PINA. Hai ragione. In un film è successo proprio così.

RUMORE FUORI SCENA

RINA. (Con paura) ragazze sta arrivando!

MINA. Prepariamoci!

PINA. Tutte alla porta!

RINA. Io non so se risco a farlo ...

MINA. Dai, dai ...

SONO TUTTE E TRE FUORI SCENA E PENSANO DI METTERE IL SACCO A TINO MA INVECE LO METTONO A PERLINA CHE ERA RITORNATA A PRENDERE I SOLDI PER LA PESCA. NESSUNO SI ACCORGE DI NULLA. ENTRANO IN SCENA. PERLINA SI MUOVERA’ E MUGUGNERA’.

PINA. Non dice nulla!

RINA. Shshshshshsh ... altrimenti conosce le nostre voci.

MINA. Ed ora dove lo mettiamo?

PINA. Non saprei. L’idea è stata di Rina.

RINA. Silenzio vi ho detto! Ora lo portiamo di là e lo leghiamo prima che riesca a scappare.

MINA. Andiamo.

ESCONO TUTTE E TRE A SINISTRA CON IL RAPITO

SANTINA. (Entra in scena da destra) che corsa. Stavo aspettando Perlina e mi sono ricordata di aver dimenticato sul divano la mia borsetta. (La prende).

LE TRE ENTRANO DA SINISTRA E NON SI ACCORGONO DELLA PRESENZA DI SANTINA

PINA. E ora che facciamo?

RINA. Ora scriviamo una lettera per il riscatto. (Entra in scena con foglio, biro e busta).

SANTINA. Riscatto? Perchè parlate di riscatto?

MINA. Riscatto? Chi ha detto riscatto? Stavamo dicendo che Pina ...

PINA. Pina ... cosa? Non è stata mia l’idea di rapirlo!

RINA. Santina, noi non abbiamo rapito Tino. E non vogliamo chiedere nessun riscatto.

SANTINA. Chi potrebbe volere rapire uno come Tino? E poi, meglio aver niente a che fare con la legge.

MINA. Perché?

SANTINA. Io ho studiato legge. Ho fatto i primi due anni di giuroprudenza. (Scritto di proposito).

PINA. Brava.

SANTINA. E so a memoria tutti gli articoli della Ricostituzione Itagliana. (Scritto di proposito).

RINA. Mi fa molto piacere però, noi ora avremo delle cose da fare.

SANTINA. Non solo voi ma anch’io. Perlina mi starà aspettando alla pesca. (Esce a destra). SI SALUTANO.

MINA. Sbrighiamoci a scrivere la lettera per il riscatto. SI SIEDONO.

PINA. Come la iniziamo?

RINA. (Scrivendo) allora ... inizio con ... Buongiorno. Mi chiamo Rina e con le mie amiche del cuore, la Pina e la Mina di Brusaporto, c’iabbiamo rapito il Tino.

MINA. Rina, tu proprio non capisci nulla! Se scriviamo chi siamo vengono a prenderci e ci mettono in galera!

PINA. Come lo possono fare senza sapere il cognome?

RINA. Infatti.

MINA. Togli subito Brusaporto e i nostri nomi.

PINA. Rina, accontentala o altrimenti arrivano le undici, chiudono il teatro e noi siamo ancora qui a scrivere.

RINA. Ricomincio ... buongiorno.

MINA. Macchè buongiorno! Per essere credibile dobbiamo mostrare di essere terribili. Dobbiamo essere dure e senza cuore. Avete capito?

PINA. Mina ha ragione. Devi proprio scrivere “buongiorno” ?!

RINA. Ditemi voi allora che cosa devo scrivere.

PINA. Buonasera!

MINA. Smettetela! Date a me che scrivo io la lettera come va scritta! (Scrive): “Noi sciamo tre persone tremende. Punto. Non ci scriviamo il nostro nome perché non sciamo ancora sceme del tutto. Punto”. Dite che può andar bene?

PINA. Secondo me va bene.

RINA. Anche a me piace. Vai avanti.

MINA. Allora ... dopo il punto ... “Ci scriviamo perché sciamo sensa soldi e se crepa una di noi non c’abbiamo i soldi per il funerale. Punto. Perchè noi ci teniamo ad avercelo il funerale, non come la cugina della Rina che è stata brusata (bruciata). Punto”.

PINA. Era proprio quello che avrei scritto io.

RINA. Vorrei che tu scrivessi che il riscatto è quasi tutto mio perché sono io che ho dato più soldi a Tino.

MINA. Aggiungo subito Rina. ... “Noi altre ci scriviamo a lui ... “.

PINA. E se fosse una donna?

RINA. Potrebbe essere.

MINA. “Noi altre ci scriviamo a lui, o a essa sempre perché non c’abbiamo i soldi per il funerale ma anche perché l’anno passato noi ci abbiamo imprestato dei soldi al Tino e non li abbiamo più visti nemmeno col binocolo. Punto”.

PINA. (Al pubblico) vedete come scrive bene la nostra amica?

RINA. Zitta Pina. Prosegui Mina.

MINA. Allora ... “La mia amica Rina dieci mila neuri, la mia sorella Pina cinquecento sempre di neuri e io che sono la Mina, la sorella della Pina, (Alle due) meglio specificare così non si confondono, “mille neuri. Punto. Ora noi c’abbiamo rapinato il Tino e ci chiediamo di darci i nostri soldi e poi noi tre altre ci ridiamo il Tino tutto intrego (intero). Punto. E se ci vuole lasciare la mancia, noi non la refudiamo (rifiutiamo). Punto”.

PINA. “Non la rifiutiamo”, anzi!

RINA. Non siamo così stupide da rifiutare.

MINA. (Continua) “I soldi, ce li deve portare alla casa di Rina Sensanulla in via ... “(A Rina) che via è questa Rina?

RINA. Via Caduta delle Cavalle 12.

MINA. (Scrive) via 12 Cavalle Cadute a Brusaporto. Punto”. Finito.

PINA. Mina, non metti la tua firma?

MINA. “Firmato, Mina, sorella di Pina”.

PINA. Brava. Così non si confondono di nuovo.

RINA. Ora manca solo l’indirizzo. Ma ... ma ... a chi la mandiamo?

MINA. A Tino non possiamo perchè ... è di la.

PINA. Tino avrà pur qualche lontano parente.

RINA. A me non risulta. Al nostro matrimonio di due anni fa, che ho poi fatto annullare, non c’era nessun parente.

MINA. E allora che facciamo? L’abbiamo rapito per il niente.

PINA. Stai scherzando? No, no, chiederemo il riscatto a qualcun altro.

RINA. Eh si è. Io rivoglio i miei soldi a tutti i costi. Perchè non mandiamo la lettera ... al sindaco?

MINA. Al sindaco di Brusa o a quello di Bergamo?

PINA. Direi di mandarla a tutte e due, così prendiamo due volte i soldi del riscatto.

RINA. Si, ora i sindaci pagano i riscatti con la difficoltà che hanno a mandare avanti un comune!

MINA. No, no per carità! Prima che ci aumentino le tasse. Niente sindaci. Ma a chi la mandiamo allora?

PINA. Al parroco!

RINA. Al parroco? Si sa che i parroci sono sempre indebitati per aver ristrutturato oratorio e chiesa. Lasciamo stare i preti per favore.

MINA. Se i preti non vanno bene ... cosa ci resta? (Pensa) certo! Chiediamo il riscatto al Papa.

PINA. Il Papa è pieno di soldi.

RINA. Voi non ragionate. Ora andiamo a disturbare il Papa che sta sistemando tutto quello che succede nella chiesa e che altri hanno coperto fin ad ora. Non si fa.  

MINA. Forse è il caso di non disturbarlo. A qualcuno però dovremo pur mandare la lettera!

PINA. Io! Io so a chi la dobbiamo mandare! Ai ministi (scritto di proposito) che sono al governo!

RINA. Ora i ministi che stanno a Roma conoscono Tino!

MINA. Nella lettera mettiamo anche una foto di Tino così lo conoscono. È una bella idea quella dei ministi. Brava Pina.

PINA. Grazie Mina. La mia mente è più intelligente della vostra, lo so.

RINA. Mina, Pina, i ministi non leggeranno mai la nostra lettera.

MINA. E perchè? Non sanno leggere?

PINA. Sanno leggere anche se sono molto più bravi a scrivere. Si, scrivere tanti zero.

RINA. Ragazze, niente ministi.

MINA. Non vi va bene proprio nessuno è!

RINA. Non è facile trovare qualcuno che sia disposto a pagare un riscatto.  

MINA. La provvidenza non è dalla nostra parte.  

PINA. Ho trovato! Mandiamo la lettera al Presidente della Republica! (Scritto di proposito).

RINA. Il Presidente è una brava persona! Lui ci risponderà sicuramente e ci darà quello che vogliamo.

MINA. Scrivi allora. (Sta per scrivere ma poi si ferma) e come si chiama?

PINA. So il suo nome ma in questo momento non mi ricordo.

RINA. Io ricordo il nome. Si chiama Sergio, come il mio vicino di casa Francesco.

MINA. Rina, o si chiama Sergio o si chiama Francesco.

PINA. Francesco è il nome del Papa.

RINA. E io che ho detto? Sergio come il mio vicino Francesco.

MINA. Va bene! Allora ... “Al nostro amato e che ci piace tanto, Presidente della Repubbica Sergio ... “(Alle amiche) Sergio ... e di cognome?

PINA. Sergio ... l’ho qui sulla punta della lingua ...

RINA. Il suo cognome ... si trova in cucina ...

PINA. (Si alza e sta per uscire a sinistra).

MINA. Dove vai Pina?

PINA. Vado nella cucina di Rina per trovare il cognome del nostro Presidente.

RINA. Non è in cucina! Il suo cognome ha a che fare con qualcosa che si trova in cucina. Non saprei ... pentola ... no, ... tritacarne ... no ...

MINA. Scolapasta?

PINA. Frigor?

RINA. No! Si utilizza per spianare ...

MINA. La ruspa!

PINA. Il carro armato!

RINA. Ma no! Per spianare la pasta e la pizza!

MINA. Io, io!

PINA. Mina, devo parlare io, è scritto nel copione. Mattarello!

RINA. Proprio così, Mattarella.

MINA. Come Mattarella? Rina, il Presidente è un maschio se lo hai visto bene e perciò si chiama Mattarello.

PINA. È esattamente un maschio. (Al pubblico) e lo lascio volentieri a sua moglie.

RINA. Mattarella si chiama.

MINA. Sei sicura?

PINA. Non sbagliare o i nostri soldi prendono il volo.

RINA. Sono sicurissima. Scrivi Mina.

MINA. Uhm ... dove sono arrivata? (Rilegge) “Al nostro amato e che ci piace tanto, Presidente della Repubbica (scritto di proposito), Sergio Mattarella anche se è un maschio”. E dove abita?

PINA. A Roma.

RINA. Roma è grande però.

MINA. “Da portarci alla sua casa che si trova a Roma anche se è grande”. Terminata! Pronta per spedire!

 

SCENA VII

Mina, Pina, Rina e Tino

 

TINO. (Entra da destra) permesso! Mi avete mandato a chiamare?

LE TRE SI ALZANO E LO GUARDANO E POI GUARDANO IL PUBBLICO E POI GUARDANO ANCORA TINO

PINA. Ma ... ma ...

RINA. Che ci fai qui se tu sei di la?

MINA. Tu sei stato rapito lo sai?

TINO. State straparlando?

PINA. Tu sei ... Tino?

TINO. Si, sono io.

RINA. Aspetta un attimo ...

TUTTE E TRE ESCONO A SINISTRA

TINO. (Al pubblico) voi avete capito qualcosa? Secondo me queste sono da manicomio. Si, e poi buttar via la chiave.

RIENTRANO E PARLANO FRA DI LORO

MINA. Ragazze, ma chi c’è nel sacco di là se Tino è qui?

PINA. C’è Tino o no?

RINA. Ma se Tino è qui, come può essere nel sacco?

TINO. Io sono qui. Posso sapere perchè mi avete mandato a chiamare?  

MINA. Qualcosa qui non quadra.

PINA. Mi sa anche a me.

SCENA VII

Mina, Pina, Rina, Tino e Santina

 

SANTINA. (Entra da destra) sono due ore che aspetto Perlina alla pesca ma non si è ancora fatta vedere. Voi l’avete vista per caso?

TINO. Quando io l’ho vista mi ha detto che sarebbe andata alla pesca di beneficienza. Ma prima sarebbe tornata qui a prendere i soldi che aveva dimenticato prima di uscire.

RINA. Qui non si è vista.

MINA. Se fosse tornata a casa, l’avremmo vista, noi c’eravamo.

PINA. È vero che siamo piene di catarrate, ma Perlina non si può non vedere.

SANTINA. Se nessuno di noi l’ha vista, potrebbe essere che qualcuno ... che qualcuno ... l’ha rapita!

TINO. Rapita! Non esageriamo! Ora i rapitori fanno sparire Perlina che è una povera ragazza senza famiglia! E a chi possono cercare il riscatto? Al Presidente della Repubbica? (Scritto di proposito).

LE TRE SI GUARDANO E SI ALLONTANANO E PARLANO FRA DI LORO. TINO E SANTINA PARLANO SOTTOVOCE FRA DI LORO

RINA. Ragazze, penso di aver fatto un pasticcio.

MINA. Pensate anche voi a quello che penso io?

PINA. Io non so quello che pensi ma penso di pensare quello che pensi.

TUTTE E TRE SI RECANO DIETRO E PORTANO IN SCENA PERLINA AVVOLTA NEL SACCO NERO E LA LIBERANO

PERLINA. È il modo di trattarmi questo?

SANTINA. Perché sei insaccata?

PERLINA. Non chiederlo a me, ma a chi mi ha messo in questo sacco. (Intanto si avvicina al tavolo e prende la lettera).

RINA. (A Perlina) io dico! Perchè sei tornata a casa e sei entrata prima di Tino?

SANTNA. Doveva prendere i soldi per la pesca.

TINO. (Al pubblico) meglio che tagli subito la corda o va a finire come sempre che se la prendono con me e mi rincorrono intorno al tavolo. Vi saluto.  (Esce a destra).

PERLINA. (Legge) “Al nostro amato e che ci piace tanto, Presidente della Repubbica Sergio Mattarella anche se è un maschio. Da portarci alla sua casa che si trova a Roma anche se è grande”. Di che lettera si tratta?

RINA. Sono cose che a te non devono interessare. Ridammi subito la lettera!

LA RINCORRONO FACENDO IL GIRO DEL TAVOLO. ANCHE SANTINA.

PERLINA. (Non gliela consegna e corre).

MINA. Non si tocca la roba d’altri!

PINA. Noi ti denunciamo! SI FERMANO.

SANTINA. Perchè rincorrete anche me che io non ho fatto nulla! Avete forse scoperto che ho sparso per casa la cugina di Rina?

RINA. Che cosa hai fatto a mia cugina? Se vi prendo tutte e due!

SI RINCORRONO DI NUOVO

MINA. Prima il vaso e ora la lettera!

PINA. Siete da rinchiudere!

PERLINA. (Si ferma al centro e da la lettera a Rina) prendete la vostra lettera! (Al pubblico) questa è una casa di matte!!!

SIPARIO