AUTRICE

 

GIUSEPPINA CATTANEO

 

http://giusicopioni.altervista.org/           

 

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

 

Codice opera Siae 939033A

 

TITOLO

 

QUESTA COMMEDIA

NON S'HA DA FARE

COMMEDIA BRILLANTE IN TRE ATTI

 

Personaggi

 

ROCCO

MARGHERITA moglie di Rocco

GREGORIO

ROSA moglie di Gregorio

GAETANO regista della compagnia

MARTINO  

GEMMA

FEDERICO

FELICITA

DIANA

 

 

 

TRAMA

 

Questa è una commedia nella commedia.

Tutti i giovedì i membri della compagnia teatrali “I Salici Piangenti” si ritrovano per le prove della nuova commedia dal titolo “Chi ha fatto morire le rose del sindaco?” scritta dallo stesso regista. Le prove si rivelano un disastro e lo spettacolo finale è a rischio a causa dell’eccessiva gelosia di Rocco e Rosa nei confronti dei rispettivi coniugi.

ATTO PRIMO

 

Serata di prove per la compagnia teatrale “I Salici Piangenti”.

In scena un tavolo e alcune sedie.

A destra l’entrata.

 

SCENA I

Margherita

 

MARGHERITA. (Sta lavorando a maglia ad un telo di lana molto grande) nessuno. Non si vede ancora nessuno. Il resto della compagnia è in ritardo come sempre. Anche di più. A me invece piace essere puntuale. Le prove iniziano alle nove ed io sono già qui. Volete sapere l’ora? Le otto! Più puntuale di così. La mia compagnia “I Salici Piangenti” è una compagnia di teatro e tutti giovedì si ritrova per le prove. Giovedì! Come il giorno dei matti! Sapete il motivo per cui si dice che il giovedì è il giorno dei matti? Perché giovedì era proprio il giorno della libera uscita dei matti del manicomio. Come i miei amici della compagnia. E vi piace il nome “I Salici Piangenti”? È il nome che il regista ha voluto per noi dopo averci visto recitare la prima volta. Abbiamo cercato di scoprire il motivo di questa scelta, ma a tutt’oggi non ce l’ha ancora spiegato. (Smette di lavorare e controlla il lavoro di maglia) vi piace? Questo è il dietro di un bel maglioncino di pura lana vergine che sto confezionando a mio nipotino di tre anni. (É molto ampio). Da l’impressione di essere leggermente grande. A volte ho poco occhio per i miei lavori e così fatico a regolarmi. Ma fortunatamente trovo sempre la soluzione: lo metto in lavatrice a 90 gradi e sono sicura che quando uscirà sarà della misura perfetta per mio nipote. Rocco mi prende in giro per questo. Sto parlando di mio marito. È un bell’uomo anche se non ha nulla del Rocco che si vede in tv. Solo… il necessario. Non si può aver tutto nella vita. Tanto è bello quanto è un ritardatario. Quando dobbiamo andare da qualche parte, io sono pronta … il giorno prima, lui invece… il giorno dopo. Questa sera sono emozionata perché il nostro regista Gaetano ci consegna il copione nuovo e assegna le parti. È un bravo regista anche se un po' precisino! E pretende tanto da noi! Vi rendete conto che ci chiede persino di andare in scena sapendo il testo a memoria? Come può volere una cosa del genere? Ma io mi dico, che cosa ne facciamo allora della suggeritrice? Non vi sembra? Spero di avere una parte migliore dell’ultima commedia. In quella facevo la serva. E stavo per tutta la commedia a pulire casa. (Un rumore fuori scena. Spaventata) sta arrivando il regista. Se mi dovesse vedere a lavorare a maglia sono sicura che si arrabbierebbe. (Mette in una borsa il telo di lana e aghi).

 

SCENA II

Margherita e Martino

 

MARTINO. (Entra da destra).

MARGHERITA. (Che non era riuscita a nascondere lana e aghi) ah sei tu, Martino.

MARTINO. Hai avuti paura vero? Se ti avesse visto Gaetano ti avrebbe rimproverato.

MARGHERITA. Non sarebbe stata la prima volta, e nemmeno l’ultima a trovarmi non “concentrata” come vuole lui. Ma scusa, concentrata ad aspettare il regista?

MARTINO. E quello che dico anch’io! Non abbiamo nulla su cui studiare. Il copione nuovo non l’abbiamo ancora, e la tournée con la precedente commedia è terminata la settimana scorsa.

MARGHERITA. Turneè ... per modo di dire. Abbiamo fatto solo una replica.

MARTINO. E ti sembra poco?

MARTINA. No. Anche se avrei voluto andare in scena almeno ancora un sabato. Rocco, non mi porta mai da nessuna parte il sabato.

MARTINO. Se aspetti la compagnia di teatro per girare il mondo, hai voglia Margherita!

MARGHERITA. Grazie, mi sei proprio di conforto. Martino, tu non sai il motivo per cui non ci chiamano a replicare in nessun teatro? Sarà forse a causa del nostro nome “I Salici Piangenti “?

MARTINO. Quello di sicuro non aiuta.

MARGHERITA. Io non capisco il regista. Avrebbe potuto chiamarci in altri modi più carini.

MARTINO. A me è sarebbe piaciuto chiamarci: “Compagnia teatrale Le Barbabietole Dinamiche “.

MARGHERITA. Bellissimo! Perché dinamiche, noi lo siamo e di molto.

MARTINO. E le barbabietole a noi piacciono tantissimo.

MARGHERITA. Martino, però non è male nemmeno il nome: “Compagnia Teatrale Diamoci Un Taglio”.

MARTINO. Bello! Così il nostro regista potrebbe capire di smettere di tormentarci con le sue prediche.

MARGHERITA. Sì. E anche di accorciare le commedie che sono sempre troppo lunghe. Martino, per favore mi terresti la lana così riesco a lavorare meglio con gli aghi?

 MARTINO. Certo. (Prende la lana di Margherita. Da qui in avanti aiuterà Margherita con la lana in modo simpatico). Margherita altro che lunghe le sue commedie! Ti ricordi di quella volta … saranno trascorsi … non so … forse … dieci anni … fu così lunga la commedia che il pubblico in sala aveva indossato persino il pigiama!  

MARGHERITA. Certo che mi ricordo! Mi ero addormentata anch’io sul palco, figurati!

MARTINO. Per fortuna in quella commedia dovevo recitare la parte di un ubriaco e sono rimasto sveglio grazie al vino che avevo bevuto.

MARGHERITA. E cosa dici della commedia che abbiamo interpretato anni fa dal titolo: “Non ci sono parole”?

MARTINO. Titolo più che azzeccato. È durata cinque ore!

MARGHERITA. Quando abbiamo terminato di recitare, il teatro era vuoto.

MARTINO. Abbiamo dovuto chiudere noi il teatro perché anche il custode se ne era andato!

MARGHERITA. Martino, per favore, indossa per un attimo questo telo.

MARTINO. Pronto.

MARGHERITA. (Smette di lavorare e prova il pezzo di maglia addosso a Martino) sembra che vada bene.

MARTINO. Per chi è?

MARGHERITA. Per il mio Paolino.

MARTINO. Per … Paolino? È cresciuto tanto? Come passa il tempo! Ricordo di averlo visto solo la settimana scorsa in chiesa quando aveva tre anni.

MARGHERITA. Martino, lo hai visto la settimana scorsa e ha proprio tre anni. Solo che non ho occhio per i lavori a maglia.

MARTINO. Lo vedo. E ora che fai? Lo disfi?

MARGHERITA. Sei matto? Un lavaggio in lavatrice e tutto si stringe a misura esatta.

MARTINO. (Un rumore fuori scena. Spaventati) arriva il regista! Mettiamo via tutto! (Aiuta Margherita a metter via aghi e lana).

MARGHERITA. Se ci scopre!

SCENA III

Margherita, Martino, Rosa e Gregorio

 

GREGORIO. ROSA. (Entrano in scena. Gregorio ha con sé una grande borsa. Sono convinti di aver portato i vestiti di scena quando invece la borsa contiene delle lenzuola).

ROSA. Pensavo di essere la prima e invece …

GREGORIO. E io che cosa sono? Trasparente? Vorrai dire: “I primi!”.

MARTINO. (Con un sospiro di sollievo) ah, siete voi.

MARGHERITA. Pensavamo fosse il regista.

ROSA. Io invece pensavo fosse già qui.

GREGORIO. E se avessimo saputo che non c’era ancora, “noi due”, non avremmo fatte le corse.

MARGHERITA. Ma se abitate a soli cento metri da qui!

ROSA. E perché abitiamo a cento metri, non possiamo fare le corse?

MARGHERITA. Per me potete prendere anche il pullman.

GREGORIO. E comunque siamo arrivati prima di Rocco. Come sempre.

ROSA. Ah, quello! È sempre in ritardo!

GREGORIO. Lui è in ritardo anche quando arriva presto.

MARTINO. E quando è successo? Mai.

MARGHERITA. Questa volta invece non arriverà in ritardo.

ROSA. Come no? L’hai detto anche l’ultima volta.

GREGORIO. Rosa, anche la penultima se ricordo bene.

MARTINO. Secondo me è un difetto genetico per Rocco arrivare in ritardo.

MARGHERITA. Arriva in ritardo, però non è certo una cattiva persona. A volte.

ROSA. Che vuoi dire? Che le cattive persone sono quelle sempre in anticipo?

GREGORIO. (Affrettandosi) a volte io arrivo in ritardo.

MARTINO. Anch’io!

MARGHERITA. Ognuno di noi ha dei difetti. Quello di Rocco è il ritardo. Anche se qualcuno potrebbe pensare invece che non sia un difetto ma un pregio.

ROSA. Pregio arrivare in ritardo? Tuo marito ti ha fatto il lavaggio del cervello a quanto pare.

GREGORIO. Altro che lavaggio!

MARTINO. Scusa Margherita, me lo chiedo spesso, come riesce a gestire il problema del ritardo al lavoro?

MARGHERITA. Con il lavoro non ha nessun problema.

ROSA. Nessun problema? Ma se ha cambiato più lavori lui che io le lenzuola del letto!?

GREGORIO. (Geloso) cosa c’entra Rocco con le nostre lenzuola?

ROSA. Gregorio, è un modo di dire.

MARGHERITA. Però non è mai rimasto senza lavoro. La sera, dopo l’orario lavorativo, recupera le ore di ritardo del mattino.

ROSA. Quindi, torna a casa a mezzanotte? (Ride).

GREGORIO. Anche all’una! (Ride).

ROSA. Gregorio, se ho detto mezzanotte è mezzanotte. Non capisco perché mi devi sempre contraddire!

GREGORIO. (Smettendo di ridere) certo cara. (Schiacciando l’occhio a Martino e facendogli capire di tenergli il gioco) è stato Martino che mi ha suggerito di dire l’una.

MARTINO. (Che non ha capito) io? Stai dando i numeri?

MARGHERITA. (Che ha capito e vuole aiutare Gregorio) Martino, eccome se glielo hai suggerito. Ho sentito anch’io!  

GREGORIO. Sentito Martino?

MARTINO. E perché io non me lo ricordo allora?

GREGORIO. Perché hai la memoria a lungo termine.

ROSA. Certo che tu (al marito) non hai né memoria corta, né memoria lunga.

MARGHERITA. (Che vuole tagliare il discorso) ascoltate “memorie morte”, io ho già consegnato gli abiti di scena della commedia scorsa. Ricordatevi di consegnare anche i vostri.

MARTINO. Io li ho portati ieri a casa di Diana.

ROSA. E noi li abbiamo portati ora. Gregorio, togli gli abiti dalla borsa.

GREGORIO. Subito cara. (Mentre toglie dalla borsa) ecco gli abiti.

MARGHERITA. (Vedendo che sono lenzuola) che abiti sono? Non ricordo che la commedia fosse ambientata al tempo di Giulio Cesare! (Ride).

MARTINO. E non era nemmeno una commedia di fantasmi. (Ride togliendo i due lenzuoli).

ROSA. (Si avvicina a Gregorio) ma … ma … che cosa sono … questi …?

GREGORIO. Io ho solo portato la borsa come mi hai chiesto.

ROSA. Io ti avrei detto di portare la borsa con le lenzuola di nostra figlia e che domani avrei dovuto stirare?

GREGORIO. No. Però tu mi hai detto di prendere la borsa che stava vicino al televisore.

ROSA. Certo, vicino al televisore ma della sala, non quello della stanza da letto!

MARTINO. (Al pubblico) vedete cosa vuol dire avere più televisori in casa?

GREGORIO. Però tu mi hai detto di prendere la borsa quando eravamo nella stanza da letto.

ROSA. Però non ti ho detto di prendere la borsa che stava lì!

GREGORIO. Ma nemmeno di prendere quella che stava in sala!

ROSA. Gregorio, zitto! Hai sbagliato e basta. La borsa ce l’hai tu.

GREGORIO. Finisce sempre così. La colpa di tutto è sempre e solo mia.

MARGHERITA. Non arrabbiatevi per così poco. Ora vi aiutiamo a piegare le lenzuola e così stasera le potete portare di nuovo a casa.

MARTINO. Portarle vicino al televisore della stanza o a quello della sala?

GREGORIO. Smettetela!

ROSA. Martino, aiutami.

MARGHERITA. E tu Gregorio, aiuta me.

TUTTI E QUATTRO PIEGANO LE DUE LENZUOLA, LE INGARBUGLIERANNO E IL TUTTO AVVERRÀ IN MODO DIVERTENTE.

MARTINO. (Sente dei rumori) via-via in fretta! Arriva il regista!

SMETTONO DI PIEGARE E CERCANO DI SISTEMARE LENZUOLA NELLA BORSA.

 

SCENA IV

Margherita, Martino, Rosa, Gregorio e Rocco

 

ROCCO. (Entra in scena) che cosa state facendo?

ROSA. Ah, sei tu!

GREGORIO. Che spavento mi hai fatto prendere!

ROCCO. Se io fossi il regista, vi farei un rimprovero che ve lo ricordarsene per sempre. Sapete che ci vuole concentrati alle prove pensando solo al teatro e a nient’altro!

MARGHERITA. Rocco, è vero, siamo leggermente “deconcentrati” in questo momento. Ma non mi sembra che caschi il mondo per questo!!

ROSA. E poi non sei tu il regista, quindi … (Ricordandosi) Rocco? Scusa, sei sicuro di stare bene? Come mai sei già qui?

GREGORIO. (Al pubblico) per fortuna questa volta io ne sono fuori.

ROCCO. Non capisco che vuoi dire. È il mio solito orario. (Al pubblico) questa a volte non ci sta con la testa.

MARTINO. Intendeva sapere il motivo per cui sei arrivato prima del tuo solito orario.  

ROCCO. (Ride) mi state prendendo in giro? Io sono in ritardo come sempre. Anzi, (guardandosi in giro) sembra che qualcun altro mi abbia battuto perché noto l’assenza di altre persone fra cui il regista. (Al pubblico) hanno imparato da un grande maestro a quanto pare.

ROSA. Rocco, non far piovere per favore che ho i panni stesi sul balcone di casa.

ROCCO. A quanto vedo le lenzuola sono state già stirate. (Alludendo alle lenzuola che stavano piegando).

GREGORIO. (Guarda l’orologio) mancano quindici minuti alle nove. Questo è un vero miracolo!

ROCCO. Quindici minuti alle nove? Ora sono ben le nove e un quarto. Gregorio, il tuo orologio rimane indietro. Dovresti cambiarlo.

MARTINO. Eh no, sono proprio le otto e quarantacinque.

ROCCO. Ripeto, cambiate orologiaio perché quello vi sta fregando. Ora sono le nove e un quarto. (Tra sé) figuriamoci io in anticipo! Che Rocco sarei?!

ROSA. Margherita aveva detto che saresti arrivato prima del solito …  

ROCCO. Mia moglie a volte dice cose senza senso. Vi ripeto, io sono in ritardo come sempre. E di questo ne sono fiero. E tu Margherita non permetterti mai più di dire cose che mi offendono.

MARGHERITA. Rocco …

ROCCO. Stai per chiedermi scusa vero?

MARGHERITA. Rocco … a dir la verità …

ROCCO. Non capisco perché una moglie deve parlare male del proprio marito! L’unico marito che ha!

MARGHERITA. Rocco, ti stavo dicendo che … (viene interrotta).

ROCCO. Cribbio, ti vuoi sbrigare! Festeggeremo il duemila venti e tu non avrai ancora iniziato a chiedermi scusa.

MARGHERITA. Non so come dirtelo …

ROCCO. (Ironico) io direi di mettere una parola dopo l’altra. E poi vedrai che il discorso filerà. Fidati di me.

MARGHERITA. Rocco …

ROCCO. Sii … (Al pubblico) o arriva al dunque o le strappo le parole di bocca con la pinza!

MARGHERITA. Io … ho tirato avanti gli orologi di casa di mezz’ora.

GREGORIO. MARTINO. ROSA. Ecco perché!

ROCCO. Che cosa hai fatto?

MARGHERITA. L’ho fatto solo per il tuo bene.

ROCCO. (Arrabbiato) per il mio bene hai fatto questo? Ti rendi conto che a causa di quella mezz’ora ora io rimarrò stordito per una settimana intera?

MARGHERITA. Per mezz’ora?

ROCCO. Ti rendi conto che ora mi sento come se avessi perso ogni punto di riferimento?

MARGHERITA. Rocco, ora esageri!

ROCCO. Non rivolgerti più a me perché in questo momento sono molto arrabbiato!

MARTINO. Per così poco?

ROCCO. Margherita, dopo le prove, vola a casa a sistemare tutti gli orologi.

MARGHERITA. Quello in alto però lo sistemi tu.

ROCCO. Eh no. Lo tiri indietro come hai tirato indietro gli altri.

MARGHERITA. Chiamerò ancora Bruno allora.

ROCCO. Ah, ti ha aiutato Bruno. Chissà come sarà felice tuo fratello di avermi tirato questo scherzetto! Non mi può nemmeno vedere! (Pensando) ora che ci penso però, anche il campanile della chiesa segnava le nove e un quarto.

MARGHERITA. Ovvio, ho chiamato il parroco e gli ho chiesto il favore di mettere avanti l’orologio del campanile di mezz’ora.

ROCCO. Che cosa hai fatto? Non ci sono proprio più i preti di una volta.

MARGHERITA. Quante storia per così poco! Continuiamo a piegare le lenzuola.

ROSA. Così le sistemiamo prima che arrivi il regista.

MARGHERITA. (Lancia un lenzuolo a Rocco) aiutami!

ROCCO. Stai scherzando? Non ci penso proprio! E non rivolgerti più a me! (E lo lancia restituendolo).

MARGHERITA. (Glielo rilancia) su, che magari trovi il tuo punto de riferimento.

ROCCO. Non prendermi in giro che non è serata.

GREGORIO. Sento dei passi! Sta arrivando il regista! Via subito le lenzuola!

 

SMETTONO DI PIEGARE E CERCANO DI SISTEMARE LE LENZUOLA NELLA BORSA. ROCCO SI COPRIRA’ CON UN LENZUOLO PER NON FARSI VEDERE.

 

SCENA V

Margherita, Martino, Rosa, Gregorio, Rocco, Gemma, Federico, Felicita e Diana

 

MARGHERITA. Ah, siete voi! Che spavento!  

ROSA. Credevamo fosse il regista.

GEMMA. Lo avevamo capito!

FEDERICO. Fermi che vi scatto una fotografia! (Col cellulare si fa un selfie con gli altri dietro lui).

GREGORIO. Sempre con queste fotografie!

FELICITA. (A con sé il libro: 50 sfumature di giallo) perché avete portato le lenzuola alle prove?

DIANA. (Entra con un borsone) a saperlo avrei portato anche i miei da piegare.

FEDERICO. (Mostra la foto).

GREGORIO. Due di noi sono usciti bene, tre invece, non troppo.

ROCCO. (Che avrà tolto il lenzuolo per la foto) io sono uno dei due.

GREGORIO. Io e Federico siamo quelli usciti bene. Tu non troppo. Anche se praticamente copri metà fotografia.

ROCCO. Come sei spiritoso.

ROSA. Io direi di spostarci nella saletta accanto per piegare le lenzuola. Così quando arriva il regista non ci trova deconcentrati. Vieni Gregorio.

GREGORIO. Subito.

MARGHERITA. Vi do una mano.

MARTINO. Vengo anch’io.

I QUATTRO, ROSA-GREGORIO-MARGHERITA-MARTINO, ESCONO A SINISTRA

GEMMA. Rocco, tu già qui prima di noi?

FEDERICO. Ti senti bene?

ROCCO. Stavo molto meglio prima che arrivaste voi.

FELICITA. (Piano) anche noi.

DIANA. Felicita, le prove non sono ancora iniziate e perciò non hai bisogno di suggerire.

FELICITA. Hai ragione, scusami. È l’abitudine. (Prende il libro e si mette a leggere). 

ROCCO. È così che ci si concentra?

GEMMA. Cosa stai leggendo?

FEDERICO. (Legge il titolo) 50 sfumature di giallo.

ROCCO. FEDERICO. DIANA. GEMMA. Di giallo?

FELICITA. Certo. Non sapevate dell’uscita di questo libro?

DIANA. E perché ha la parola giallo nel titolo?

ROCCO. Ha l’epatite?

GEMMA. Secondo me lo ha scritto un cinese.

FEDERICO. Di cosa parla? Di zafferano?

FELICITA. Come si capisce che non siete pratici di lettura! Siete proprio degli alfabeti!

DIANA. Analfabeti vorrai dire.

ROCCO. Andateci piano con le parole.

GEMMA. A proposito di parole. Ho scritto una parte di poesia ma non riesco a terminarla.

FEDERICO. Da quando scrivi poesie?

GEMMA. Da qualche mese. Volete che ve ne legga qualcuna?  

FELICITA. L’importante è che non siano troppo lunghe.

GEMMA. Tranquilli, sono corte. Leggo?

DIANA. Leggi.

GEMMA. “La luna brilla come l’argilla”. Vi piace?

ROCCO. È già finita?

FEDERICO. È proprio corta-corta!

GEMMA. (Triste) non è di tuo gusto? Lo immaginavo.

FEDERICO. No, no, è molto bella. Anche di più. (Agli altri, piano) non dobbiamo offenderla perché ci rimane male. Ditele che sono bellissime.

FELICITA. Abbiamo tra di noi una poetessa e non lo sapevamo.

DIANA. E chi l’avrebbe mai detto?

GEMMA. Ascoltate quest’altra. “Il fiore più bello è quello che sta dentro il secchiello”.

FEDERICO. Bella. Bella come non mai.

FELICITA. Sei più brava della Marini.  

DIANA. Macché Marini. La poetessa si chiama Merini.

ROCCO. Hai una fantasia tutta tua Gemma. Nel senso buono s’intende!

GEMMA. Sentite questa. È una bomba. “Le montagne alte sono tanto alte”.

FEDERICO. Questa le batte veramente tutte.

FELICITA. Quanta dolcezza hai trovato anche per le montagne.

DIANA. Io direi che potresti presentarle ad un concorso.

ROCCO. (Piano a Diana) zitta! (A Gemma) per partecipare ad un concorso le poesie devono essere più lunghe. (Accorgendosi che la frase potrebbe offendere Gemma) ma io ho sempre sostenuto che chi organizza i concorsi non ne capisce di poesie.  Quelle corte sono molto più belle di quelle lunghe. Come le tue Felicita.  

GEMMA. Grazie Rocco. E questa è la poesia che non riesco a terminare. È come se fossi bloccata.

FEDERICO. Beh, se non ti offendi ti aiutiamo noi.

FELICITA. Anche se non siamo così portati a scrivere come te …

DIANA. … possiamo provarci.

ROCCO. Io sono già pronto.

GEMMA. Allora … eccola … “L’arancio …” e poi?

FEDERICO. “L’arancio” … non mi viene nulla.

FELICITA. “L’arancio” … “l’arancio” …

DIANA. È un po’ difficile anche per noi a quanto pare.

ROCCO. Ho trovato! “L’arancio … è marcio”!

GEMMA. Bravo! Mi piace!

FEDERICO. Da l’impressione di essere cortina, però non è male. 

RIENTRANO I 4 DA SINISTRA

MARGHERITA. Finalmente abbiamo finito.

ROCCO. Sapevate che abbiamo tra di noi una poetessa?

ROSA. Davvero?

FELICITA. Si. Una poetessa che scrive poesie da leccarsi i baffi!

GREGORIO. Sentiamo allora.

FELICITA. (Che non vuole più sentire lo strazio di quelle poesie) io direi di no.

GEMMA. E perché no?

DIANA. (Affrettandosi) perché voi non le meritate! Come noi d’altronde. Ne abbiamo sentite alcune, ma sono troppo per la misera cultura che possediamo.

MARTINO. Leggetene qualcuna anche a noi, siate magnanimi.

ROCCO. (Che non vuole più sentire lo strazio di quelle poesie) Gemma, non leggerle a loro perché … se scoprissero la bellezza delle tue poesie, sarebbero capaci di andare a venderle e tenere il guadagno solo per loro. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Mia moglie, sarebbe la prima a fare questo.

MARGHERITA. Se sono le stesse poesie che Gemma ha letto in negozio, ve le lascio volentieri. Di cultura avevano gran poco.  

GEMMA. (Preoccupata) in che senso?

ROCCO. (Affrettandosi) nel senso che … la sua cultura … non era all’altezza … delle tue poesie. (Piano a Margherita) chiudi quella bocca!  

 

SCENA VI

Margherita, Martino, Rosa, Gregorio, Rocco, Gemma, Federico, Felicita, Diana e Gaetano

 

GAETANO. (Entra in scena da destra).

ROCCO. (Tutti tranquilli) Ciao Gaetano.

MARTINO. Guardate, è arrivato il nostro regista.

TUTTI SALUTANO IL REGISTA TRANQUILLAMENTE

GAETANO. È così che voi vi concentrate?

TUTTI, MA UNO ALLA VOLTA. Il regista! C’è Gaetano! Non siamo concentrati. E adesso chi lo sente! E chi ci pensava più! Speriamo bene! Aiuto!

ROSA. Ma certo che siamo concentrati … ma su altro. Però siamo concentrati.

FELICITA. Concentratissimi sulle poesie di Gemma.

GAETANO. Chissà che poesie! Via tutto quello che stavate facendo e sedetevi. Ora si parte parlando della nuova commedia e delle vostre parti.

FEDERICO. Però prima facciamo una foto tutti insieme.

TUTTI DICONO DI SI

GAETANO. Una e poi si inizia. Serve concentrazione per preparare al meglio la nuova commedia.

SCATTANO LA FOTOGRAFIA COL CELLULARE IN MODO SIMPATICO

GAETANO. Da stasera inizia la nostra nuova stagione teatrale.

MARTINO. Gaetano, non so come dirtelo … ma … io, Gemma, Federico, Felicita e Diana, dobbiamo assentarci prima del termine dell’incontro perché abbiamo una riunione molto importante al circolo degli alpini.

GAETANO. Alpini?

GEMMA. Come sai, siamo volontari presso gli alpini.

GAETANO. Anche gli alpini? La serata è già iniziata male trovandovi distratti e non concentrati, ora ci manca anche l’assenza a causa degli alpini. Che sia la prima e l’ultima volta che abbiate due incontri nella stessa serata! Ma voi sapete quanto sono importanti le prove di teatro?

FELICITA. Si, si. Non succederà mai più, promesso.

GAETANO. Non perdiamo altro tempo. Voglio la vostra massima attenzione e perciò allontanate da voi il pensiero degli alpini, delle fotografie e delle poesie. La scena della nuova commedia si svolge al ristorante.

ROCCO. Oh! Finalmente una commedia in cui si mangia!

GAETANO. Rocco, non ne hai abbastanza di cibo? A me pare di si.

MARGHERITA. E io dico invece che se mangiasse qualcosa di meno, non gli farebbe certo male.

ROCCO. Silenzio! Lasciate parlare il regista! Come dice il regista, allontaniamo da noi il pensiero dagli alpini, dalle fotografie, dalle poesie … e da me.

GAETANO. Dunque … il sindaco ha invitato i suoi due assessori con le rispettive mogli a cena.

ROSA. (Ironica) invito a cena. Proprio come ci invitano i nostri mariti. Vero Margherita?

MARGHERITA. Vero. I nostri mariti ci invitano spesso al ristorante.

GREGORIO. Vi ricordo che io e Rocco non siamo sindaci!

ROCCO. Esatto Gregorio. Silenzio e lasciate proseguire il regista nonché autore. Gaetano, una domanda. Perché il sindaco invita a cena i suoi assessori?

GAETANO. Ci stavo arrivando. Li invita perché vuole scoprire chi di dei due è il colpevole della morte del roseto che si trova di fronte al comune.

ROCCO. Io non sono stato! È stato Gregorio! O altrimenti Martino!

MARTINO. Io no.

GREGORIO. Io non ho fatto proprio nulla. Mia moglie lo può testimoniare. E perché tu no?

ROCCO. Stai farneticando perché i roseti a me sono sempre piaciuti.

MARGHERITA. I roseti ma anche i biancheti a me risulta. (Indica il bere).

ROCCO. Zitta. Gregorio, confessa!

GREGORIO. Io non confesso nulla perché non sono il colpevole.

GAETANO. Si scoprirà il colpevole nel finale. A lato del tavolo prenotato al ristorante dal sindaco c’è un tavolino con altri due ospiti. Una è la suggeritrice Felicita e l’altro … (viene interrotto). 

FELICITA. Ma se sono già in scena, come posso suggerire?

GAETANO. Felicita, sono stanco di vedere in scena i miei attori girarsi a destra e a sinistra in cerca di suggerimento!

FELICITA. Si, ma stando in scena il pubblico mi vede e mi sente mentre suggerisco.

GAETANO. Ma noi troveremo delle strategie. Non preoccuparti. Proseguiamo. Felicita, avrai al tuo fianco una pila di libri perché stai interpretando la parte di una scrittrice famosa.

FELICITA. Davvero? (Sognante) io una scrittrice famosa?! È la parte giusta per me.

GEMMA. Scrittrice famosa, fa in modo di non scordarti di suggerirci però. Lasciaci come baccalà che poi vedi!

GAETANO. Stavo dicendo, una scrittrice famosa che scrive della vita di animai. In particolar modo sui mammiferi roditori.

FELICITA. Credevo qualcosa di meglio.

ROCCO. Comunque io non ho ancora capito chi è il colpevole che ha distrutto il roseto del sindaco.

GAETANO. Rocco, se rivelo tutto ora, non c’è poi più la sorpresa per il pubblico che ora ci sta seguendo!

ROCCO. Hai ragione, me l’ero scordato.

GATEANO. Dunque … seduto a fianco di Felicita, c’è Federico. Siete sullo stesso tavolo perché i posti al ristorante sono tutti esauriti.

FEDERICO. Cosa improbabile perché io chiamo sempre per prenotare in tempo.

GAETANO. Federico, purtroppo il tuo telefono non funzionava. Ci sei andato e basta.  

FEDERICO. Ho anche il cellulare sai?

GAETANO. Il tuo cellulare si è rotto proprio oggi.

FEDERICO. La solita sfortuna.

GAETANO. Federico, tu sei il titolare di una ditta di Pompe Funebri.

FEDERICO. Di male in peggio.  

GAETANO. Ora tu Gemma.

GEMMA. (Al pubblico) mi auguro che non debba fare la badante come nell’ultima commedia!

GAETANO. Gemma, tu avrai un ruolo di rilievo. Ma un rilievo grande.

GEMMA. Mi sento persino emozionata.

GAETANO. Gemma, Tu farai …

GEMMA. Il sindaco!

GAETANO. (Subito dopo Gemma) la cameriera!

GEMMA. (Delusa) la cameriera?

GAETANO. Ti ricordo che dalla badante alla cameriera c’è un gronde salto di qualità.

GEMMA. Come nò! Vedi che sto scoppiando di felicità!

FELICITA. (Che stava leggendo) mi avete chiamato?

GAETANO. No. Cerca di rimanere concentrata Felicita.

ROCCO. E il mio ruolo quale sarebbe?

MARGHERITA. Quando arriverà il tuo turno lo saprai.

GAETANO. Martino.

MARTINO. (Si alza in piedi) presente!

GAETANO. Tu sarai …

MARTINO. (Al pubblico) nell’ultima commedia ho interpretato il palo del ladro. Nemmeno una parola ho detto.

GAETANO. Martino tu sarai il sindaco.

ROCCO. No! Era il ruolo che volevo per me!

GAETANO. Silenzio! Il regista sono io e sono io che decido i ruoli.

MARTINO. Io, sindaco? Che bella parte mi hai assegnato! (Al pubblico) vuol dire che gli è piaciuto il palo e ho avuto una promozione.

GREGORIO. Rocco, presumo che noi saremo gli assessori. Quelli che si contendono la morte del roseto.

ROCCO. E dato che le cose stanno così vorrei sapere subito chi di noi due ha fatto morire le rose.

GREGORIO. E anch’io lo voglio sapere. Gaetano, chi di noi è il colpevole?

GAETANO. Ora non è il momento. Ah, Diana, tu sarai sempre la guardarobiera della compagnia. E perciò spetta a te trovare il materiale che occorre per le varie scene. 

DIANA. E niente ruolo nella commedia? Non sei stato di parola! Mi avevi promesso una parte quest’anno!

GAETANO. E l’avrai. Ogni promessa è debito.

DIANA. Evvai! Io vorrei una parte di prestigio … non so … per esempio … una principessa … una dottoressa con dieci lauree …

ROCCO. Io ti consiglio anche venti lauree.

DIANA. Oppure … una ministra di governo.

MARTINO. E perché non una bella minestra invece?

DIANA. Smettetela! Che ne dici Gaetano? Principessa, dottoressa o ministra?

GAETANO. Niente di quello che proponi.

DIANA. E perché?

GAETANO.  Diana, quello che proponi non è adatto per la scena in un ristorante.

MARTINO. La minestra però ci sta bene.

DIANA. Zitto tu. Gaetano ti ricordo che anche le principesse, le dottoresse e le ministre mangiano sai?

GAETANO. Si, ma non nel mio ristorante.

DIANA. E che ruolo hai pensato per me allora? Voglio sperare che non sia la cuoca.

GAETANO. Niente cuoca.

DIANA. Per fortuna! Non mi vedrei proprio vestita con cappello e grembiulino bianco.

GAETANO. Tranquilla, niente bianco. Tu sarai la persona che entrerà in sala a vendere fiori.

DIANA. (Offesa) come? Io dovrei vendere i fiori nel ristorante?

ROSA. Sei contenta che non dovrai vestirti di bianco?

TUTTI RIDONO

GAETANO. Silenzio! Siamo d’accordo Diana?

DIANA. Beh … il regista sei tu, quindi …

GAETANO. Bene, mi piace il tuo consenso deciso.

MARTINO. Gaetano, scusa, ma noi ora dobbiamo proprio andare.

GAETANO. Ho quasi finito, rimanete ancora un attimo.

FELICITA. Siamo tanto in ritardo, non possiamo Gaetano.

GAETANO. Se dovete … e mi raccomando che non si ripeta più.

FEDERICO. Si, si.

SI SALUTANO ED ESCONO A DESTRA DIANA, MARTINO, FELICITA, FEDERICO E GEMMA.

GAETANO. Ed ora parliamo degli assessori e delle mogli di quest’ultimi.

ROCCO. Beh, su mia moglie non c’è molto da dire. (Al pubblico) solo che se tornassi indietro, non la sposerei più.

MARGHERITA. Perché dici che non c’è molto da dire su di me? Non sarò muta!

ROSA. Io preferirei essere la venditrice di rose che la moglie di mio marito.

GREGORIO. Grazie Rosa. Queste sono proprio le cose da dire davanti al nostro pubblico.

ROSA. Dicevo così per dire! Avrei desiderato almeno a teatro di cambiare … minestrone! (Al pubblico) se tornassi indietro, non lo sposerei più.

GAETANO. Voi tate facendo i conti senza l’oste.

MARGHERITA. Ma come? Non è ambientata in un ristorante? È diventata una cantina?

GREGORIO. Se andiamo avanti di questo passo finiremo a cena in una bettola.

GAETANO. È un modo di dire! Comunque non avete cambiato moglie e marito. Rocco, sarai ancora il marito di Margherita e tu Rosa, sarai la moglie di Gregorio.

ROCCO. Come? Ancora con mia moglie?

ROSA. E io con mio marito?

GREGORIO. Si.

ROCCO. Ma io non voglio mia moglie come moglie anche nella commedia!

ROSA. E io mio marito come marito!

GAETANO. Voi farete ciò che io ho deciso perché sono il regista. E questo è il copione. Fatemi sapere se c’è qualcosa che non va e qualcosa da cambiare. Tranne le parti assegnate! (Lo consegna ai quattro). E vi saluto! (Esce a destra).

ROCCO. Insomma sempre la solita minestra anche a teatro.

MARGHERITA. Questa minestra piace a molti! (Esce a destra arrabbiata).

ROSA. A me invece tocca il minestrone!

GREGORIO. E dovresti essere contenta! Avresti potuto anche non averlo! (Esce a destra arrabbiato). 

ROCCO. Ma se non l’avessi sposata io, a quest’ora sarebbe nubile! Cosa farnetica?!

ROSA. E io? Ho rinunciato ad un bel pollastro per quel minestrone!

ROCCO. Ma dato che l’ho sposata, meglio che la rincorra prima che mi chiuda fuori casa. (Esce a destra).

ROSA. Non capisco perché se la sono presa così tanto. Cosa abbiamo detto in fondo se non la verità? Io non rincorro Gregorio. Sono io che ho le chiavi di casa!

 

 

 

 

SIPARIO

 

 

 

 

 

 

ATTO SECONDO

 

SCENA I

Gaetano

 

GAETANO. (Controlla l’orologio. Al pubblico) fra poco arriveranno i primi quattro attori. Preferisco provare con pochi attori alla volta per non avere troppo caos. Indovinate chi vedo per ultimo? Rocco. Anche se forse avrei dovuto vederlo prima di tutti in modo che arrivasse in tempo.

 

SCENA II

Gaetano, Gemma, Diana, Federico e Felicita

 

GEMMA. DIANA. FEDERICO. FELICITA. (Entrano in scena da destra). SALUTANO.

GAETANO. Bene. Partiamo subito. Iniziamo dalla cameriera. Gemma.

GEMMA. Gaetano, noi però non abbiamo ancora il copione.

GAETANO. Non è colpa mia se ve ne siete andati prima della fine della prova! Comunque, oggi non leggiamo il copione ma proviamo come muoverci in scena. Gemma, vieni. Voi tre invece sedetevi in fondo così qui abbiamo spazio.

GEMMA. Pronta.

FEDERICO. GEMMA. FELICITA. (Si siedono in fondo).

GAETANO. Gemma, tu devi … (viene interrotto).

GEMMA. Gaetano! Quasi mi dimenticavo! Ho con me il grembiulino per servire a tavola!

DIANA. Gemma, ti ricordo che sono io la trovarobe della compagnia!

GEMMA. Lo so perfettamente. Ho solo portato un grembiulino. Dovresti essere contenta di faticare meno.

DIANA. E ti ricordo di nuovo che questo non è un lavoro ma qualcosa che mi fa piacere.

GAETANO. Su, bando alle ciance, mostrami questo grembiulino che così iniziamo. 

GEMMA. (Toglie dalla borsa un grembiule molto ridicolo e lo indossa).

GAETANO. E questa che cosa sarebbe?

GEMMA. Il grembiulino per la cameriera.

GAETANO. E la cameriera del pluristellato ristorante “Da Vittoria” indossa questo … coso?

GEMMA. Certo. Non se ne trovano di grembiuli così sai?

GAETANO. Su questo non si discute. Gemma, per cortesia fai sparire subito … (viene interrotto).

GEMMA. (Ricordandosi) Gaetano! Perché hai parlato di ”pluristellato”? È un ristorante senza tetto?

GAETANO. Il tetto c’è ed è molto caratteristico. “Pluristellato” perché in ristoranti in cui il cibo è prelibato, si assegnano “stelle” come riconoscimento.

GEMMA. “Stelle”? Quelle che si vedono di notte in cielo?

GAETANO. Non quelle.

GEMMA. E quali allora? Quelle del Negroni?

GAETANO. Gemma, ora basta. E fai sparire quel grembiulino che è orrendo.

GEMMA. In che senso è orrendo?

GAETANO. (Non volendo offenderla) nel senso che non è adatta per la nostra scena. Solo per questa scena, sia chiaro. Mettilo da parte che in un futuro ci servirà senz’altro.

FELICITA. È Diana che deve cercare il grembiulino per la scena.

GEMMA. Va bene! A voler far del bene …

GAETANO. Ora prendi i piatti di plastica che ho preparato e mostrami come li sai portare in tavola.

GEMMA. Li hai portati tu Gaetano? Ti ricordo che abbiamo la trovarobe.

GAETANO. Questi si usano solo per le prove. Ho già preparato la lista per Diana di tutti gli oggetti che servono. Ora mostrami come porti al tavolo i piatti.

GEMMA. (Prende 1 piatto con le due mani e lo porta al tavolo) ecco qui. Elementare. Sono nata per fare la cameriera. (Al pubblico) anche badante se la vogliamo dire tutta.  

GAETANO. (Meravigliato) un piatto? Porti in tavola solo un piatto?

GEMMA. Eh no. Non un piatto, ma un piatto alla volta. Ora ne prendo un altro e lo porto al tavolo. Non sono ancora stupida da servire un piatto per cinque persone!  

FEDERICO. (Ironico) così va molto meglio. Forse prima di domani finiscono di cenare.

GEMMA. Tu zitto che non sei il regista.

GAETANO. Gemma, le cameriere portano in tavola come minimo quattro piatti alla volta. Non uno!

GEMMA. Davvero? Quante mani hanno?  

GAETANO. Tengono due piatti in ognuna delle due mani e altri due lungo le braccia.

GEMMA. Cribbio, sono polipi?

GAETANO. Non sono polipi. Sono solo allenati. Più tardi faremo altre prove con i piatti. Ora proseguiamo. Quando i commensali ti chiederanno di … (viene interrotto).

GEMMA. Commensali? Chi sono i commensali? Ci sono persone che commentano i sali? Le inventano proprio tutte.

GAETANO. I commensali sono gli ospiti che siedono a tavola e mangiano.

GEMMA. Ora sei stato chiaro. Sono le persone che mangiano senza commentare i sali.

GAETANO. (Sospirando) quando le persone sedute a tavola e che stanno mangiando, ti chiedono di portare un buon vino, tu cosa porti?

GEMMA. L’acqua.

GAETANO. Come l’acqua? Ma se ti hanno chiesto il vino?

GEMMA. Il vino io non glielo porto perché fa male.

GAETANO. A te non dovrebbe interessare se fa male o se fa bene!

GEMMA. Eccome se mi interessa! Sono sicura che i destinatari del vino siano Rocco, Gregorio e Martino che si ubriacherebbero. E così facendo, toccherebbe poi a me accompagnarli a casa nella mia auto! Le loro mogli non hanno la patente. Non sai che puzza nella mia auto?!

GAETANO. Gemma, è teatro. È sempre tutto per finta.

GEMMA. Per finta un corno. Quelli si ubriacano sul serio! Fidati di me che li conosco come le mie tasche.

GAETANO. Va bene. Vorrà dire che quando arriveranno troveranno sul tavolo acqua e poco vino. Per il momento la tua prova Gemma è terminata. Diana, tocca a te.

GEMMA. (Va a sedere).

DIANA. Eccomi.

GAETANO. Come sai già, tu passerai fra i tavoli vendendo i fiori. Per l’esattezza, rose.

DIANA. Rose? Ma io sono allergica alle rose! Pensa che il solo vederle mi fa venire la pelle d’oca!

GAETANO. Ma ai tavoli si vendono rose …

DIANA. Se vuoi le rose allora gliele dovrai fare vendere a qualcun altro. Io non posso.

FEDERICO. Le vendo io e tu farai la titolare delle pompe funebri.

GAETANO. Decido io chi deve recitare questa parte o quest’altra! D’accordo?

FEDERICO. Si si certo Gaetano. Ma se Diana è allergica dobbiamo trovare una soluzione. O al massimo cambiare tipo di fiori.

GAETANO. Va beh, cambiamo fiori.

FEDERICO. Come sei messa a … margherite?

DIANA. Le margherite, mi fanno starnutire.

GAETANO. E ti pareva! Allora venderai … orchidee.

DIANA. Le orchidee mi fanno piangere.

GEMMA. Perché ti fanno piangere?  

DIANA. (Quasi piangendo) perché mi ricordano il mio primo fidanzato che mia ha lasciato omaggiandomi di un’orchidea.

FELICITA. Un’orchidea come regalo d’addio è un bel gesto.  

GEMMA. Chissà se ti avesse sposata cosa ti avrebbe regalato! Una piantagione di orchidee.

GAETANO. Niente orchidee. Ci mancano solo dei piagnistei in scena. Dimmi tu un fiore a cui non sei allergica che facciamo prima.

DIANA. Non sono allergica ai papaveri.

GAETANO. I papaveri? Tu venderesti i papaveri al ristorante? Suvvia Diana!

DIANA. Ai papaveri non sono allergica.

GAETANO. Tu hai mai visto vendere papaveri? E per giunta in un ristorante? Diana, trova un altro fiore per favore.

DIANA. (Sempre pensando) ehm … no. Potrebbe essere … no. Quelli no. Io direi che … si, si! No. Con questi mi viene l’orticaria e comincerei a grattarmi dappertutto. Allora … a che fiori non sono allergica …

GAETANO. Diana, sbrigati per favore.

DIANA. Sto pensando! Allora … i gerani! Ai gerani non sono allergica.

GAETANO. I gerani! Secondo te in un ristorante pluristellato si vendono fra i tavoli i gerani!

DIANA. I gerani di velluto intendevo.

GAETANO. Niente gerani! Né di velluto, né bianchi, né rossi, né gialli o neri! Niente gerani!!! Mi stai prendendo in giro?

DIANA. Per niente. In questo momento non mi viene nulla, ma sicuramente troverò un fiore che andrà bene.

GAETANO. Lo spero proprio. Prepara una lista di fiori in modo che possa scegliere il più idoneo. Ora ti mostro la lista degli oggetti che servono … (prende un foglio dalla tasca e lo consegna a Diana) … per le tre scene della commedia.

DIANA. (Lo prende e legge) un chilo di pane, un litro latte, un etto salame, tre etti di pancetta, un chilo di costine …  

GAETANO. (Glielo toglie con forza) devo avere sbagliato lista. È la spesa che devo fare per domani

FELICITA. Davvero?

GEMMA. Non avevamo capito sai?!

GAETANO. A voi non capita mai di sbagliare? (Prende un foglio da un’altra tasca) eccola qui.

DIANA. (Lo prende e legge) tachipirina mille, gocce per la diarrea, pomata per il torcicollo…

GAETANO. (Glielo toglie con forza) non è questa. Queste sono le medicine che devo prendere a mia moglie. Sono per lei e non per me. Io sto benissimo.

FEDERICO. (Ironico) veramente? Pensa che io credevo fosse la lista di nozze invece!

GAETANO. Capita a tutti di sbagliare.

GEMMA. Sì, certo. Ma non due volte di fila.  

GAETANO. (Prende un foglio da un’altra tasca) sono sicuro che questa è quella giusta. (Legge) grembiulino da cameriera, tovaglia, piatti ecc. ecc. Si, si.

DIANA. Alleluia. (La prende).

GAETANO. Ora tocca voi Federico e Felicita. (A Gemma e Diana) questo è il copione. Andate nella stanza a fianco e iniziate a leggerlo così nessuno vi disturberà. Poi verrò io a controllare che stiate recitando nel modo corretto. 

GEMMA. Va bene. (Esce a sinistra).

DIANA. Sarò la più brava venditrice di fiori nei ristoranti. (Esce a sinistra).

GAETANO. Federico. Federico tu … (viene interrotto).

FEDERICO. Gaetano, io non mi ci vedo proprio a fare il titolare delle Pompe Funebri.

FELICITA. E perché?

FEDERICO. Te lo devo anche spiegare? Perché porta male! (Fa degli scongiuri simpatici).

GAETANO. Ti ricordo che è solo teatro. E perciò non si cambia. Quindi, tu sei seduto al tavolo con Felicita e parlerai del tuo lavoro.

FEDERICO. Il mio lavoro? Va bene. Non so cosa Felicita capirà mentre parlo di come si fa la malta e di come si usa il frattazzo.

GAETANO. Il muratore è il tuo vero lavoro, ma dato che qui siamo a teatro, tu sei il titolare delle Pompe Funebri.

FEDERICO. Vero. E di cosa dovrei parlare allora?

GAETANO. Di morti! Di cosa vuoi che parli il titolare delle Pompe Funebri? Di pompe di benzina? Parlerai di cassa da morto, di funerali, di crisantemi. Cose di questo genere.

FELICITA. (Ironica) che belle parole. Sono proprio contenta di ascoltare questi bei discorsi. Non vedo l’ora. 

FEDERICO. Non fare la spiritosa. Vorrò vedere di cosa tu mi parlerai.

FELICITA. Io sono una scrittrice affermata e i miei discorsi saranno su quei piccoli esseri che si chiamano animali. Parlerò si di roditori ma anche di gatti, di cani, di uccellini, di … (viene interrotta).

GAETANO. Tu scrivi solo della vita dei roditori. E perciò di … (viene interrotto).

FEDERICO. … topi! C’è quel topone qui, quel topone là … discorsi molto interessanti.  

FELICITA. Non parlerò proprio di topi, anche se te lo meriteresti. Io parlerò invece di … scoiattoli. Gli scoiattoli sono dei roditori.

FEDERICO. E perché non parli di marmotte? Dato che quando sei in scena tu, il pubblico tende ad addormentarsi?

FELICITA. Villano! In scena sarò molto sveglia perché ho imparato a dormire di pomeriggio. E poi, il mio vero ruolo è solo quello di suggeritrice.

FEDERICO. Ti ricordi la parte della maga? Il pubblico in sala spesso e volentieri si appisolava.

FELICITA. Ti ricordo che è stata la maga che era entrata dentro di me a far dormire. E non io!

GAETANO. Avete finito o ne avete ancora per molto?

FEDERICO. Chiedilo a lei.

FELICITA. Io ho finito, non so se ha finito anche l’Eduardo de Filippo de Brusaporto (paese in cui si sta recitando).

GAETANO. Ora smettete. Dunque … Federico tu ti chiamerai … Felice Dimorire.

FEDERICO. Era il nome che desideravo ardentemente!

FELICITA. (Ride).

FEDERICO. Che c’è da ridere?

FELICITA. Nulla. È un nome che mi piace ed è perfetto per te (Ride).

GAETANO. Smettila Felicita. Tu invece ti chiamerai … Bianca Topona.

FEDERICO. (Ride) Bianca Topona! (Ride).

GAETANO. Smettetela di comportarvi come bambini dell’asilo. Ora, anche voi andrete nella stanzetta a fianco a studiare la vostra parte. E mi raccomando che non vi senta litigare (Consegna i copioni).

FEDERICO. (Mentre esce a sinistra) io litigare? Se succederà sarà a causa di Felicita!

FELICITA. (Mentre esce a sinistra) e no caro! Non sarò io a litigare! Ma tu!

SONO USCITI A SINISTRA

GAETANO. Se ne sono andati finalmente! Che pace! Quei due, mi faranno disperare in tutte le prove, ne sono sicuro. (Guarda l’orologio) fra poco arriveranno gli ultimi. Rocco arriverà … e chi lo sa. Se quei due mi fanno disperare, Rocco mi farà venire il mal di fegato. A volte anche il mar di mare. Vado a controllare come va la loro lettura del copione. (Esce a sinistra).

 

SCENA III

Rocco, Margherita, Gregorio, Martino e Rosa

 

MARGHERITA. ROCCO. GREGORIO. MARTINO. ROSA. (Entrano in scena da destra col copione).

ROCCO. (Mentre entra) anche voi qui?

MARTINO. Se non ricordo male anche noi tutti facciamo parte della compagnia di teatro “I Salici Piangenti”?

ROCCO. E come mai siete così in ritardo?

MARGHERITA. Rocco, noi non siamo in ritardo.

ROCCO. Come no? Arrivare alle prove alle nove e mezza quando queste iniziano alle 9 non è ritardo secondo voi? Controllate l’orologio!

GREGORIO. Su richiesta di Gaetano, noi cinque dovevamo presentarci alle nove e mezza questa sera. Non hai letto il messaggio al cellulare? Prima di noi c’era la prova degli altri componenti della compagnia.

ROSA. Non lo vorrei dire ma questa volta mio marito ha ragione.

GREGORIO. (Ironico) grazie Rosa, per la tua infinita gentilezza.

ROCCO. Come? Margherita tu sai che io non leggo i messaggi! Tu sapevi di questo cambiamento e non me lo hai detto?

MARGHERITA. Si, certo.

ROCCO. E così per la seconda volta mi hai fatto arrivare puntuale! Io che sono il re dei ritardi! 

MARGHERITA. Il re dei ritardati!

ROCCO. E con questo che cosa vorresti dire?

MARGHERITA. Niente.  

ROCCO. Margherita sai che per questo e per altro già successo, potrei chiedere … il divorzio?

MARGHERITA. “Divorzio”! Ma se senza di me annegheresti in un bicchiere di acqua!?

ROCCO. Taci per favore! Io, ho una reputazione da difendere!

ROSA. Comunque, ora che mi ci fai pensare, non è male come idea il “divorzio”.  

GREGORIO. E poi con chi te la prenderesti a casa senza di me?  

MARTINO. (Al pubblico) come sono pesanti! Voi li vedrete litigare per le sole due ore di spettacolo, pensate invece a noi che dobbiamo sopportarli per tutta la durata delle prove?

 

SCENA IV

Gaetano, Rocco, Margherita, Gregorio, Martino e Rosa

 

GAETANO. (Entra da sinistra) vi si sente fino in piazza! (Vede Rocco) Rocco, tu già qui?

ROCCO. Gaetano, per favore non girare il coltello nella piaga. Più che piaga ormai è diventata una caverna!

GAETANO. Iniziamo. Martino, però tu dopo.

MARTINO. Come vuoi. Beh, allora, potrei andare nella saletta a studiare. (Al pubblico) vorrei evitare i battibecchi di questi quattro.

GAETANO. Come preferisci. Questo è il copione.

MARTINO. Grazie. (Esce a sinistra).

GAETANO. Dunque, in scena vi chiamerete col vostro stesso nome in modo che non vi confondiate. Ora vi chiedo di lasciare fuori di qui tutto quello che non ha a che fare col teatro. E voglio concentrazione. Avete letto il copione? 

MARGHERITA. GREGORIO. Io si.

GREGORIO. L’ho letto ma non c’era l’ultima pagina. E mi interessava parecchio perché era la pagina col finale in cui c’era scritto il nome della persona che ha fatto morire le rose del sindaco.

MARGHERITA. Anche a me mancava l’ultima pagina!

GAETANO. L’ultima pagina a tutti e due? Non ditemi che non ho stampato il finale! (A Rocco e Rosa) manca anche a voi due?

ROCCO. Mah, non so. Non ho avuto tempo … di leggerlo. Avevo il turno al bar del Circolino questa settimana. E la settimana è terminata con oggi.

MARGHERITA. Eccome se si sente che sei stato al bar del Circolino.

ROCCO. Io non ho colpa se delle persone hanno rovesciato del vino su di me.

MARGHERITA. Più che su di te, nel canale che porta al tuo stomaco.

GAETANO. Che cosa vi ho appena detto? Lasciate fuori di qui i vostri pensieri e i vostri problemi.

ROCCO. Allora devi far uscire mia moglie dato che è lei il mio più brutto pensiero.

ROSA. Ma che coincidenza! Anche mio marito dovrebbe essere allontanato allora. Lui è un pensiero odioso per me.

GAETANO. Smettetela. Rosa, tu hai letto il copione?

ROSA. Ehm … no.

GAETANO. Rosa, Rocco, avreste dovuto leggerlo. Ve lo avevo chiesto molto bene di dargli un’occhiata e di farmi sapere se ci fosse stato qualcosa che non vi andava.

ROSA. A me piacerà sicuramente.

ROCCO. E anche a me piacerà se lo ha scritto tu.

GAETANO. Nella commedia ci sarà una sorpresa.

ROCCO. E quale sarebbe la sorpresa? Divorzio da mia moglie?

ROSA. E io da mio marito?

GAETANO. Silenzio! Rocco e Rosa sedetevi. Margherita e Gregorio tocca a voi.

ROCCO. Va bene! (Si siede in fondo).

ROSA. Lontano il più possibile da mio marito è perfetto. (Si siede in fondo).

GAETANO. Margherita e Gregorio proviamo la scena al tavolo. Accomodatevi.

MARGHERITA. GREGORIO. (Si siedono).

ROCCO. Dato che a breve leggeremo la commedia, si può sapere come Gregorio ha ucciso le rose del sindaco?

GREGORIO. La vuoi smettere! Gaetano, per cortesia, dicci chi ha distrutto il roseto del sindaco e così almeno la finiamo.

GAETANO. Non vi svelo il nome dell’autore di tanta crudeltà ma vi dico solo che sono morte a causa … dell’acido.

ROCCO. Acido? Acido cloridrico? O l’acido solforico? O quello nitrico? O l’acido perclorico? O invece l’acido iodidrico? Oppure l’acido bramidico? Comunque io non posso essere stato perché non so nemmeno come sia fatto un acido. Gregorio invece sa tutto sugli acidi. Lui lo beve persino!

GREGORIO. Io?! Ma cosa dici? Io conosco solo per sentito dire l’acido muriatico e basta.

GAETANO. La volete smettere? Qui siamo a teatro e qui si fanno le prove. Dove eravamo arrivati? Ah! Margherita e Gregorio, avete appena assaggiato del cibo afrodisiaco e da qui inizia tutto …

ROCCO. Cibo aforidiaco?

MARGHERITA. Non sai nemmeno come si pronuncia. Afrodiacono!

ROCCO. È giusto il tuo!

GAETANO. Afrodisiaco. Immagino che siano mesi … diciamo anni … anzi, scoli, che voi non lo mangiate. Il cibo “afrodisiaco” è composto da ostriche e da altri frutti di mare.

ROCCO. Come parli difficile Gaetano! Era sufficiente che dicessi “pesce” e tutti avremmo capito.

MARGHERITA. Io lo avevo capito anche senza spiegazioni.

GREGORIO. Anch’io.

ROSA. Ovvio, voi avete letto il copione!

GAETANO. E hanno fatto la cosa giusta. Non come qualcuno di mia conoscenza che invece non lo ha nemmeno aperto.

ROCCO. Rosa, sta parlando di te.  

ROSA. Ma se non l’hai letto nemmeno tu!

ROCCO. Si, ma io ho aperto la prima pagina.

GAETANO. Basta per favore! Dunque … Margerita e Gregorio, appena avete mangiato qualche boccone, iniziate ad avere caldo.

ROCCO. Mia moglie ha sempre caldo anche senza mangiare del pesce. Sono le vampate per l’età!

GAETANO. (Alza il tono di voce e poi lo va calando) sentite molto caldo e vi disinteressate dei vostri rispettivi coniugi. Vi guardate profondamente negli occhi.  

ROCCO. Occhi? Occhi quelle due palline di anatra? (Ride).

ROSA. E mio marito? Due palline di uccellino! (Ride).

MARGHERITA. GREGORIO. (Si guardano negli occhi).

GAETANO. Ora vi sfiorate le mani.

ROCCO. (Preoccupato) le mani?

ROSA. Tua moglie tocca le mani del mio Gregorio?

ROCCO. È il tuo Gregorio che tocca le mani della mia Margherita.

GAETANO. Non ditemi che ora siete gelosi dopo tutto quello che avete detto di brutto su di loro!?  

ROCCO. (Non volendo mostrare la gelosia) io geloso? Per me Gregorio potrebbe anche …  sposarla!

ROSA. (Non volendo mostrare la gelosia) anche per me Margherita può fare di mio marito quello che vuole che non me ne importa.

GAETANO. E allora state zitti e lasciateci proseguire.

ROCCO. Ma … così, solo per esserne a conoscenza e non per gelosia … ma le parti che devono recitare sono tutte così?

MARGHERITA. Se tu avessi letto il copione sapresti quello che succede!

GAETANO. Ora basta! Silenzio e guai a chi dice ancora qualcosa. Dopo le mani …

MARGHERITA. GREGORIO. (Non osano toccarsi).

GAETANO. E toccatevi queste mani! (Gliele unisce lui).

ROCCO. ROSA. (Guardano tutto senza parlare, preoccupati ma cercando di non darlo a vedere).

GAETANO. Ora proseguite leggendo il copione.

GREGORIO. (Preoccupato) devo leggerlo ora?

GAETANO. No, domani. Ma se stiamo provando ora!? Leggi!

MARGHERITA. (Preoccupata) Rocco, posso leggere?

GAETANO. Devi chiedere il permesso a lui? Avanti!

ROCCO. (Piano a Rosa) Margherita può fare e dire tutto quello che vuole perché io non sono per niente geloso. E poi anche perché queste sono solo prove di teatro e non è verità.

ROSA. (Piano a Rocco) sono le stesse cose che pensavo di Gregorio. Proseguite.

GAETANO. Come scritto nel copione, i vostri consorti sono usciti per rispondere al cellulare e perciò voi, rimasti soli, avete l’occasione per darvi un appuntamento.

ROCCO. Che tipo di appuntamento?

GAETANO. Silenzio!

ROCCO. (A Rosa) tu sai di che appuntamento si tratta?

ROSA. Dovranno andare dal dentista! Altrimenti cos’altro se non questo?

ROCCO. Hai ragione. (Dopo un secondo) però, come mai mia moglie dovrebbe andare dal dentista con tuo marito?

GAETANO. Volete fare silenzio? Gregorio prosegui e tu Margherita rispondi.

GREGORIO. Inizio a leggere. Rosa, Rocco, io leggo.

ROCCO. Leggi, chi te lo proibisce!

ROSA. Se è scritto nel copione è da leggere.

GREGORIO. Allora inizio.

MARGHERITA. E io ti rispondo.

GREGORIO. Margheritina mia …

ROCCO. (A Rosa) come mai l’ha chiamata Margheritina?

MARGHERITA. Si Gregorietto mio …

ROCCO. ROSA. Gregorietto????!!!!

ROCCO. Che cosa state dicendo?!

MARGHERITA. Vi ricordo che voi non siete in scena perché siete usciti a telefonare. E quindi non ci siete.

ROCCO. Ti piacerebbe vero? Ma il caso vuole che io sia qui e ho sentito tutto.

GAETANO. Tu non hai sentito nulla perché non sei in scena. O stai buono o ti accomodi di là perché noi qui stiamo facendo le prove serie della nuova commedia. E questo vale anche per Rosa. Margherita e Gregorio, proseguite.

GREGORIO. Margherituccia mia … sento dentro di me qualcosa che mi turba …

ROCCO. (A Rosa) non era la settimana scorsa che aveva il fuoco di Sant’Antonio?

ROSA. Si. Però pensavo che gli fosse passato.

ROCCO. Penso proprio di no. Hai sentito anche tu che c’è qualcosa che lo turba. Secondo me è ancora quel Fuoco di Sant’Antonio.

MARGHERITA. Gregorino, perché mi dici queste cose?

ROCCO. (A Rosa) infatti, perché gli dice quelle cose? Cosa interesserà a Margherita se lui soffre del Fuoco di Sant’Antonio!?

ROSA. Sempre meglio di questo fuoco che di un altro tipo di fuoco.

ROCCO. Vero. (Dopo un secondo) perché hai avuto un incendio in casa?

GREGORIO. Margheritella … ti dico queste cose perché … sento dentro di me del fuoco per te. Sono cotto di te!

MARGHERITA. Anch’io sento tutto questo per te!

ROSA. Questo fuoco intendevo!

ROCCO. (Alzandosi in piedi) ora basta!

GAETANO. Ora basta lo dico io! Smettetela di interromperci! Come si possono fare le prove a questo modo!?

ROCCO. Ma hai sentito cosa ha detto a mia moglie quel mammalucco?

ROSA. Se è per quello anche la zabetta di tua moglie non è da meno. Gregorietto e Gregorino, non ti dice nulla?

ROCCO. Si, ma tuo marito ha detto che ha del fuoco per lei.

ROSA. E lei ha risposto: “Anch’io”!!!!

MARGHERITA. Vi ricordo che sono solo prove di teatro. È tutto scritto nel copione!

GREGORIO. Ovviamente.

ROCCO. E chi ha scritto questo copione … così … scandaloso?

GAETANO. L’ho scritto io! Perché? C’è forse qualcosa che non va?

ROCCO. Tutto non va!

ROSA. Io ho sempre una reputazione da difendere sai?

GREGORIO. E da quando?

ROSA. Da oggi.

ROCCO. E voglio che le persone vedano che io e mia moglie andiamo d’accordo!

MARGHERITA. E da quando?

ROCCO. Da oggi.

GAETANO. Non vi avevo detto di leggere il copione e di farmi sapere se c’era qualcosa che non vi andava? Lo avete letto?

GREGORIO. Io si e a me andava bene.

ROSA. A te va bene sempre tutto!

MARGHERITA. Io l’ho letto e a me andava bene.

ROCCO. L’importante è darmi contro vero Margherita?

GAETANO. La colpa è solo vostra, Rosa e Rocco. E ora non si cambia di una virgola. Le prove terminano qui perché è tardi e perché non abbiamo combinato nulla di buono! Vi saluto!  (Esce a destra). 

MARGHERITA. (A Rocco) che figure che fai sempre con il regista! Io me ne vado a casa da sola.

ROCCO. Margherita, come sei drammatica!

MARGHERITA. (Esce a destra).

GREGORIO. (A Rosa) hai sempre qualcosa da ridire!

ROSA. Gregorio è solamente per il tuo bene.

GREGORIO. Ma stai zitta! (Esce a destra).

ROSA. Se n’è andato! (Al pubblico) e se rincorresse Margherita? Meglio che li segua! (Esce a destra).

ROCCO. (Al pubblico) e io? Meglio che mi metta subito a leggere il copione per sapere come finisce la storia tra mia moglie e Gregorio! (Legge il copione).

 

 

SIPARIO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ATTO TERZO

 

Serata dello spettacolo per la compagnia teatrale “I Salici Piangenti”.

Al centro del palcoscenico c’è la scena, un tavolo grande e un tavolo a due. Ai lati, c’è il dietro le quinte della scena ma con il pubblico che vede tutto ciò che succede.

Sipario aperto. In scena sono seduti al tavolo a due, Federico e Felicita.

Entrata al fondo, a destra e a sinistra.

 

SCENA I

Federico, Felicita e Gaetano

 

GAETANO. (Controlla l’orologio nervosamente) è mai possibile! Sono le nove e un quarto e Rocco non si vede ancora! Il pubblico comincia a lamentarsi.

FEDERICO. Quante volte ti abbiamo ricordato di non iniziare la commedia con Rocco in apertura?

FELICITA. Per Rocco arrivare tardi è come quando io vado dalla parrucchiera.

FEDERICO. Perché tu arrivi tardi all’appuntamento con la parrucchiera?

FELICITA. No.

GAETANO. E allora cosa c’entra? Dai Felicita! Speriamo che il pubblico non si stanchi e non se ne vada! 

 

SCENA II

Federico, Felicita, Gaetano e Margherita

 

MARGHERITA. (Entra in scena da destra agitata e nervosa) niente, non si vede. Stasera a casa lo uccido!  

FEDERICO. Perché a casa?

FELICITA. Io ti consiglio di ucciderlo mentre torni a casa. Eviti di sporcare casa.

GAETANO. Io invece lo uccido subito dopo la commedia. Se riusciamo ad iniziarla però.

 

SCENA III

Federico, Felicita, Gaetano, Margherita, Diana e tutti gli altri

 

DIANA. (Entra da destra) Gaetano, so che è ormai scaduto da tempo il termine per trovare un fiore che mi andasse bene, ma non ne ho ancora trovato nessuno. Perdonami!

GAETANO. E tu pensi che io non sapessi che sarebbe andata a finire così? E infatti ho portato alcune rose finte che avevo a casa. Spero che tu non sia anche allergica alla plastica. 

DIANA. No, alla plastica no. Ma il pubblico vedendo le rose di plastica potrebbe pensare che usiamo questo tipo di rose perché siamo a teatro e non perché sono allergica ai fiori veri.   

GAETANO. E cosa dovremmo fare per questo? Mettere dei cartelli?

DIANA. Pensi che dovremmo mettere dei cartelli? Io direi invece di farlo presente durante la presentazione della commedia. 

GAETANO. (Ironico) come no? Sarà la mia prima comunicazione: “Gentile pubblico vi comunico che le rose che vedrete in scena sono finte solo perché Diana è allergica a quelle vere”.

DIANA. Bravo, perfetto. Io non avrei parlato meglio.

GAETANO. Diana sii seria per favore! Il pubblico penserà ciò che vorrà.

DIANA. Ma io vorrei che sapesse della mia allergia.

GAETANO. Tutto il paese ne è a conoscenza. Lo hai già detto a tutti o sbaglio?

DIANA. Gaetano, spiando fra il pubblico, ho avuto modo di vedere che qualche spettatore non è del paese. Quelli non sanno della mia allergia alle rose!

GAETANO. Diana, scusa, ma in questo momento le rose e la tua allergia occupano l’ultima posizione nella mia testa. È la prima posizione che mi è di più tormento.

DIANA. E quale sarebbe la prima posizione che sovrasta la mia allergia?

GAETANO. Rocco!!!!

DIANA. Quello! È proprio un pensiero per tutta la compagnia. (Esce al fondo).

 

SCENA IV

Federico, Felicita, Gaetano, Margherita e Rocco.

 

ROCCO. (Entra da destra tranquillo e sorridente) buonasera a tutti!

GAETANO. Buonasera, un bel niente!

MARGHERTA. Ma è questa l’ora di presentarsi?

ROCCO. Cerca di stare calma, cara. Sono le nove e un quarto. E cosa c’è che non va nel mio arrivo alle nove e un quarto?

GAETANO. Niente. Niente se non fosse che la commedia avrebbe dovuto iniziare alle nove!

ROCCO. Quante storie per un quarto d’ora di ritardo! (Guardandosi in giro) a quanto vedo, sembra che manchi ancora qualcuno.

MARTINO. (Da fuori a sinistra della scena centrale, ma che il pubblico vedrà come vedrà tutte le altre persone ai lati) noi siamo tutti qui. Non manca nessuno!

ROSA. (Da fuori a sinistra della scena centrale) ed è dalla sette e mezza che siamo a teatro!

ROCCO. Come siete precisi! Ora ci sono e iniziamo. Apri il sipario e comincia questa commediola! Se fosse almeno bella!

GAETANO. Non è bella perché è bellissima! E guai a te e a tutti voi se cambiate anche solo una parola del testo! Guai a voi! Ora ognuno al proprio posto. Un minuto e tiro il sipario e vado a presentare.  (Esce a destra).

MARGHERITA. (Sta per uscire a sinistra ma si ferma quando Rocco le parla).

ROCCO. Margherita, mi raccomando comportati bene!

MARGHERITA. Ti ricordo che io mi comporto sempre bene. Sei tu che tieni un brutto comportamento con me!

ROCCO. Intendevo nella commedia. Devi fare solo quello che ti ho detto.

MARGHERITA. (Ironica) si? Io faccio quello che il regista mi ha chiesto di dire e di fare. E cioè quello che c’è scritto sul copione. E tu hai sentito cosa ha detto il regista? Non cambiare nemmeno una parola del copione.

ROCCO. Sai anche tu che spesso Gaetano vuole esagerare.

MARGHERITA. Io faccio quello che il regista vuole da me. E stop.

ROCCO. Margherita, cosa penserà la gente? E poi … lo vede anche un cieco quanto Gregorio è brutto!

MARGHERITA. Sei bello tu!

ROCCO. Io sono un uomo prestante.

MARGHERITA. E in che campo saresti prestante?

ROCCO. In tutti i campi.

MARGHERITA. In uno no, sicuramente.  

GAETANO. Non siete ancora pronti? Sbrigatevi che chiudo il sipario!

FELICITA. Ormai sono quasi le nove e mezza!

FEDERICO. Sbrigati o il pubblico se ne andrà presto.

ROCCO. MARGHERITA. (Escono a sinistra).

ROCCO. (Mentre esce) Margheritina mia, tu devi ascoltare il tuo maritino e non il regista.

GAETANO. (Tira il sipario) tutti in silenzio.

SIPARIO CHIUSO

Rosa, Rocco, Margherita, Martino e Gregorio sono fuori a sinistra

Gemma, Diana e poi Gaetano sono fuori a destra.

GAETANO. (Esce sul proscenio. Al pubblico) buonasera! Buonasera a tutti e benvenuti a questa serata di teatro. Innanzitutto, vi dobbiamo delle scuse per il ritardo. Un ritardo che purtroppo è dovuto ad un attore che … stava poco bene.

MARGHERITA. (Dal lato sinistro) come no!

GAETANO. Ebbene si, abbiamo rischiato di non andare in scena perché un attore ha avuto … un abbassamento di pressione ma che per fortuna, per lui … e per tutti noi, si è pienamente ripreso.

DIANA. (Dal lato destro) Rocco non si riprenderà mai!

GAETANO. Questa sera la Compagnia locale “I Salici Piangenti” metterà in scena una commedia brillantissima scritta dal sottoscritto dal titolo: “Chi ha fatto morire le rose del sindaco?”. La scena si svolge al ristorante pluristellato “Da Vittoria”. Signori e signore ecco a voi la Compagnia I Salici Piangenti in “Chi ha fatto morire le rose del sindaco?”. (Entra in scena e si mette al lato destro) attenti che apro il sipario!

APRE IL SIPARIO

(In scena al tavolino Federico e Felicita. Stanno mangiando. Felicita ha con sé alcuni fogli che fungeranno da copione. Apparecchiato a fianco, un tavolo per 5, con acqua e vino).

GAETANO. (A destra) via!

FEDERICO. Come le stavo dicendo, vendo bare di ogni tipo.

FELICITA. Veramente? Si dice che vi siano anche bare con l’aria condizionata.

FEDERICO. Certo, con l’aria condizionata ma anche bare con il riscaldamento.

FELICITA. Ovvio, dipende in che stagione dell’anno si muore. Oggi non ci facciamo mancare niente da vivi ma nemmeno da morti!

FEDERICO. E in alcune bare è installato anche il deumidificatore per i defunti a cui l’aria condizionata fa male. E lei invece … mi ha detto di essere una scrittrice di animali …

FELICITA. … roditori.

FEDERICO. Roditori come …

FELICITA. Scoiattoli, marmotte, criceti, ratti, topi, castori … (viene interrotta).

FEDERICO. Ratti e topi? Lei scrive sui topi?

FELICITA. Si esatto.

FEDERICO. E c’è chi compra libri che parlano di topi?

FELICITA. Si certo.

GAETANO. (Si sposta ed entra in scena dal fondo centrale. Ai due) buongiorno, io sono il direttore del locale e vorrei ancora scusarmi per … per … (non ricorda) per …

FELICITA. (Suggerisce piano ma che ovviamente il pubblico deve sentire) per il disagio che vi ho creato!

GAETANO. (Che non capirà) per … per … (Piano a Felicita ma che il pubblico deve sentire) alza la voce che non sento …

FEDERICO. (Suggerisce) per il disagio che vi ho creato!

GAETANO. (Che non capirà) per … per …

FELICITA. (Dice la frase facendo capire che è fuori copione) no, non ci dispiace per il disagio che ci ha causato unendo i nostri tavoli a causa di un vostro sbaglio alla prenotazione.

GAETANO. Era proprio quello che intendevo dire. Grazie per la vostra … comprensione.

ENTRANO IN SCENA DA SINISTRA ROSA, ROCCO, MARTINO, GREGORIO E MARGHERITA.

GAETANO. Buongiorno signor sindaco, ben arrivato.

MARTINO. Grazie.

GAETANO. Questo è il vostro tavolo. Accomodatevi. Vado a chiamare la cameriera che prenderà subito le vostre ordinazioni. (Esce al fondo e poi va a destra).

MARTINO. Signori assessori e consorti, sediamoci.

Rocco e Rosa cercano in tutti i modi di non far sedere vicini Margherita e Gregorio e perciò c’è chi si siederà e chi si alzerà continuamente in modo divertente.

GAETANO. (Da fuori a destra, mentre osserva ciò che succede in scena) che cosa stanno facendo? Nel copione non ci sono tutti questi spostamenti! (Suggerisce) Martino! Martino! Inventati qualcosa e fai sedere tutti al posto giusto o quei due io li uccido!

MARTINO. Sedetevi assessori. Che burloni che siete! (Fa sedere i quattro in modo corretto: a capotavola a sinistra Martino; in centro: Rosa, Gregorio, Margherita e Rocco).

GAETANO. (Da fuori sempre a destra) fortunatamente si sono quietati e seduti! (A Diana) Diana, sei pronta? Entra.

DIANA. (Da fuori) ho un po' di paura.

GAETANO. Su, su. (E la spinge in scena da destra).

DIANA. (Entra) roseeee, desiderate delle rose da offrire alle signore?

FEDERICO. No, grazie. Non ci conosciamo ancora così profondamente.

ROCCO. Io no, grazie.

GREGORIO. Io si, grazie.

ROCCO. No, lui no invece.

GREGORIO. Veramente io una rosa la voglio.

GAETANO. (Da fuori) che cosa sta facendo qual disgraziato di Rocco?

ROCCO. E io invece dico di no.

GREGORIO. E io invece prendo una rosa per mia moglie.

ROCCO. E invece tu non compri la rosa per la mia Margh … scusa, per chi è la rosa che vuoi prendere?

GREGORIO. Per mia moglie.

ROCCO. Ah be, se è per tua moglie non ho nulla in contrario.

GREGORIO. Vorrei bene dire! Margherita posso offrirne una anche te?

ROCCO. (Alzando la voce) no! La mia Margherita non vuole la tua rosa.

MARGHERITA. Io invece la vorrei.

ROCCO. Vorrà dire che te la comprerò io! Diana, dammi una rosa per mia moglie.

GAETANO. (Da fuori) Diana! Ma se non deve conoscerla! Spero che il pubblico in sala non dia importanza a questo fatto!

DIANA. (Consegna le rose a Rosa e a Margherita) ecco qui le vostre rose. Sono 5 euro ciascuna.

ROCCO. Se mi costi!

MARTINO. Cosa sono 5 euro per voi assessori!

GREGORIO. (Consegna i 5 euro) pronti.

ROCCO. (Consegna i 5 euro. Piano) dopo me li devi restituire.

DIANA. (Indica di si con la testa. Esce di scena a destra) come sono andata Gaetano?

GAETANO. (Da fuori) hai recitato benissimo. È Rocco che non sta a copione! Gemma, preparati, ora tocca a te.

GEMMA. (Vicino a Gaetano da fuori a destra) vado.

GAETANO. Entra!

GEMMA. (Si sposta ed entra dal fondo) buongiorno. Ecco il menù. Se per voi va bene, torno fra cinque minuti.

ROCCO. Non c’è bisogno che se ne vada, sappiamo già cosa ordinare. Io e mia moglie una bistecca ai ferri. Mia moglie è allergica ai cibi afridisiaci (di proposito).

GAETANO. (Da fuori. Disperato) che cosa si sta inventando di nuovo!

ROSA. Io e mio marito invece ordiniamo una pastasciutta al pomodoro. 

MARGHERITA. (Piano a Rocco) cosa stai dicendo? Ehm … scusi cameriera, per me niente bistecca ma vorrei dei frutti di mare e delle ostriche.

GREGORIO. Anche per me. La pasta solo per mia moglie, grazie.

ROCCO. Margherita il pesce a te non piace, non ricordi?

MARGHERITA. (Piano a Rocco) e da quando? Smettila!

MARTINO. Io invece vorrei un bel piatto di lasagne. L’importante è che non siano verdi … verdi come la rabbia del mio assessore. (Indica Rocco). 

GEMMA. Va bene. A fra poco.

ROCCO. Io non capisco, vuoi il pesce quando l’ultima volta che lo hai mangiato hai avuto problemi di stomaco.  

GAETANO. (Da fuori) una parola del copione! Una che sia una, non la dice! Mi sta venendo il mal di cuore! (Piano a i 5) Martino devi dire ora:” Vi ho invitato a cena perché …

MARTINO. (Fa capire che non sente).

GAETANO. (Da fuori) quello è sordo come una campana! (In direzione di Felicita) Felicita, suggerisci a Martino la sua frase!

FELICITA. E come le dicevo studio anche la vita di questi animali. (Alzando la voce e richiamando l’attenzione di Martino) e in un libro ho scritto testuali parole:” Vi ho invitato a cena perché …

FEDERICO. Veramente? (Alzando la voce e richiamando l’attenzione di Martino) sembra una frase di un copione teatrale! 

MARTINO. Ah! Vi ho invitato a cena perché volevo parlarvi del mio roseto. Precisamente del roseto comunale che io curo amorevolmente.

ROCCO. Il roseto è veramente bello. Anche se da quello che ho visto negli ultimi due mesi, ha avuto un leggero decadimento.

GREGORIO. Altro che leggero decadimento! È tutto appassito! Le rose sono tutte stecchite!

GAETANO. (Da fuori) per fortuna che sono ritornati a copione. Gemma, porta in tavola i quattro piatti ora. Stai a copione e non sbagliare mi raccomando perché io mi assento un attimo. Quel Rocco mi spaventa talmente tanto che non riesco … a trattenerla. (Esce proprio di scena completamente e non si vede).

MARTINO. E mi chiedevo se uno di voi sapesse qualcosa in merito al mio roseto.

GEMMA. (Va al fondo ed entra con i 4 piatti ma fa fatica e la cosa risulta divertente. Distribuisce i piatti. Esce e si mette a sinistra della scena).

ROCCO. Che strano, proprio in questo momento ho voglia di mangiare del pesce. Margherita, mi cedi il tuo?

ROSA. E guarda caso, anch’io ora ho voglia di mangiare del pesce.

 

ROCCO.ROSA. (Prendono i piatti dei loro consorti e li prendono per sé. Nelle prossime fasi i piatti continueranno a girare e a cambiare di posto. Il tutto in modo divertente).

GREGORIO. (Piano a Rosa) che cosa stai facendo? devi stare a copione! (Recitando) mi dispiace ma lo mangio io, son troppo goloso!

ROCCO. (Piano a Gregorio) anche se mangi il pesce, mia moglie non te la lascio. (Recitando) se fossi in te ordinerei una bella bistecca. Non ti sei accorto come sei pallido? Se tu mangiassi della carne rossa, vedresti come riprenderesti un colorito roseo in fretta!

GREGORIO. Il mio colore mi piace così com’è!

ROCCO. Rosa, se io mangio il pesce, tu non lo puoi mangiare. Margherita invece può mangiare il pesce ma solo se lo mangio anch’io.

MARTINO. L’importante è che non lo facciate mangiare a me. (Fra sé) ma cribbio, cosa vado a dire? Non è scritto nel copione! È quel Rocco che ci sbagliare!

FEDERICO. (Piano a Felicita) dove si è cacciato il regista! Felicita, fai qualcosa perché la commedia non sta andando avanti. (Recitando) e allora mi stava dicendo che …

FELICITA. (Alzandosi e avvicinandosi ai 5) stavo dicendo che i roditori hanno una loro classificazione. (Ai 5) voi li conoscete i roditori?

ROCCO. Di che roditori sta parlando?

FELICITA. (Mentre parla, cerca di spostare i piatti di pesce a Gregorio e a Margherita ma Rocco e Rosa cercano di ostacolarla. Alla fine, ci riuscirà) dei roditori di cui parlo nel mio libro. Non lo avete ancora letto?

MARTINO. No, ma prima o poi lo leggerò senz’altro. (Cercando di stare al gioco).

ROCCO. A me non interessa il suo libro e nemmeno i suoi roditori!

FELICITA. (Piano a Rocco) lascia i piatti dove li ho messi o ti strozzo qui davanti al pubblico! (Recitando) se le cose stanno così, prima che ve ne andiate vi farò omaggio di una copia del mio libro. (Va a sedersi al suo tavolo).

ROCCO. Vedremo.

MARGHERITA. GREGORIO. (Cercano di mangiare il pesce).

ROSA.ROCCO. (Cercano in tutti i modi di ostacolarli in modo simpatico. Per esempio, toglie le ostriche dalle loro mani, ruba la forchetta con il pesce, ecc).

MARGHERITA. GREGORIO. (Riescono a mangiare il pesce).

MARGHERITA. Buonissimo! (Si gira verso Gregorio).

GREGORIO. Mi sento in forma smagliante. (Si gira verso Margherita).

ROCCO. Ci siamo. Margherita, guarda solo me per favore.

ROSA. Gregorio, guardami!

MARTINO. (Volendo portare il discorso sul copione) e comunque … sono veramente contento di essere a cena con i miei due assessori.

SUONO DI CELLULARE DI MARTINO

NEL FRATTEMPO, MARGHERITA E GREGORIO SI GUARDANO INTENSAMENTE MENTRE I RISPETTIVI CONIUGI SONO PREOCCUPATI

MARTINO. Scusate. Torno subito. Pronto … si sono io … (Esce a destra. Da fuori) che disastro! Quei due non stanno a copione. E sono riusciti a contagiare anche me per un attimo! Ma dov’è il regista?!

DIANA. (Da fuori a destra) è in bagno. O c’è caduto dentro.

MARTINO. Vado a vedere che fine ha fatto perché qui non la vedo bene. (Esce completamente di scena a destra e non si vede).

MARGHERITA E GREGORIO SI TOCCANO LE MANI MENTRE I RISPETTIVI CONIUGI CERCANO DI DIVIDERLI

ROCCO. Ora le mani!

ROSA. (Guarda sotto il tavolo) non solo quelle! Si stanno facendo il piedino anche sotto il tavolo!

SUONO DI CELLULARE DI ROCCO E ROSA MA I DUE NON RISPONDONO

FELICITA. Oh, mi sembra di sentire due cellulari suonare.

FEDERICO. E a quanto pare non sembrano siano i nostri.  

FELICITA. (A Rosa e a Rocco) signori, penso che siano i vostri cellulari che stanno squillando. Io vi consiglierei di rispondere.

ROCCO. Si sta sbagliando non è il mio.

ROSA. E nemmeno il mio.

FELICITA. Eh no, io ne sono sicurissima.

ROCCO. Lo saprò meglio io se sta suonando il mio oppure no?!

ROSA. Signora, lei pensi ai suoi libri che noi abbiamo altro a cui pensare ora.

FEDERICO. (Arrabbiato. Alzandosi) eh no! Ora voi rispondete perché non è buona educazione lasciare squillare i cellulari al ristorante. (Piano ai due) rispondete immediatamente o avete finito di recitare per sempre.

ROCCO. Va bene! Penso sia il caso di rispondere. Potrebbe essere urgente. Però suppongo che non sia nulla di urgente e che rientrerò molto in fretta.

ROSA. Altro che in fretta!

I DUE ESCONO A DESTRA E RIMANGONO A GUARDARE COSA SUCCEDE IN SCENA FRA I LORO CONIUGI

MARTINO. GAETANO. (Rientrano a destra e rimangono fuori accanto a Rosa e Rocco e li fermano ogni volta che i due coniugi vogliono entrare in scena a fermare i rispettivi coniugi che stanno recitando la loro scena).

GREGORIO. (Da innamorato) Margherita, hai programmi per domani?

MARGHERITA. (Da innamorata) no, solo le solite cose.

GREGORIO. Verresti come me a mangiare un gelato?

MARGHERITA. Assolutamente si, Gregorio.

ROCCO. (Da fuori) il gelato! Rosa, tuo marito vuole portare mia moglie a prendere un gelato. Altro che dentista!

ROSA. Rocco, fidati, prima mangiano il gelato e poi vanno dal dentista. Tutti i dolci portano dal dentista!

GAETANO. (Rientrando) zitti che il pubblico vi può sentire! (A Rocco e Rosa) e voi perché non siete stati a copione? 

ROCCO. È stato un attimo di dimenticanza.

ROSA. Si, si, ma poi siamo rientrati subito.

GAETANO. Stanno recitando che è una meraviglia gli attori in scena.

GREGORIO. Margheritina mia …

MARGHERITA. Si Gregorietto mio …

ROCCO. Proprio una meraviglia! Io non riesco a guardare senza fare nulla. L’ha chiamata Margheritina mia!

ROSA. E il “Gregorietto” dove lo lasci!?

GAETANO. È scritto sul copione e nient’altro.

ROCCO. Io entro e li faccio smettere. Non vorrei che il pubblico mi pensasse cornuto.

MARTINO. Stai fermo Rocco! Non è questo il momento in cui devi entrare!

ROSA. E quando? Quando si vedranno le corna?

GAETANO. State buoni vi dico!

GREGORIO. Margherituccia mia … sento dentro di me qualcosa che mi turba.

ROCCO. (Ad alta voce) anche a me! Un bel pugno sul naso!

MARTINO.GAETANO. Sssshhhh!!!

GAETANO. Stai fermo e zitto o il pugno sul naso te lo do io a te.

MARGHERITA. Gregorio, perché mi dici tutte queste cose?

ROSA. (A Rocco) certo che tua moglie è perfetta nel fare la smorfiosa. Ha fatto le scuole per questo?

ROCCO. Se non lo hai notato, è tuo marito che ha compiuto il primo passo. Io entro e lo massacro!

MARTINO. (Trattenendolo) smettetela! O non so che vi faccio!

ROCCO. Io non riesco a star qui a sentire certe cose! Cosa penserà il pubblico?

GAETANO. Cosa vuoi che pensi? Che stanno recitando una parte di teatro e basta! Mettitelo in testa!

GREGORIO. Margheritella …

ROCCO. Eh no è! Margheritella, nò! (Mette un passo in scena).

MARTINO. GAETANO. (Lo tirano indietro subito ma con tanta fatica).

ROSA. Tutto ma non Margheritella! Questa me la paghi! (Fa per entrare ma i due la trattengono).

GAETANO. Rosa, non fare un altro passo in scena o nella prossima commedia ti farò fare … il cespuglio!

GREGORIO. … dico queste cose perché …

ROCCO. Non riesco a d ascoltare …

GREGORIO. … perché … sento dentro di me del fuoco per te. Sono cotto di te.

MARGHERITA. Anch’io sento tutto questo per te!

SI AVVICINANO COME PER BACIARSI

ROCCO. (Si libera dai due che lo trattengono ed entra in scena) ora basta!

ROSA. (Anche lei entra in scena) basta lo dico io!

GAETANO. (Preoccupatissimo) cosa stanno facendo? Mi stanno rovinando la commedia! Martino, fa qualcosa!

MARTINO. (Entra di corsa in scena cercando di sistemare e proseguire la commedia. A Rocco) è successo qualcosa assessore? La telefonata ti ha disturbato?

ROSA. La telefonata non c’entra, sono questi due che non hanno nessun ritegno per i loro rispettivi coniugi!

FELICITA. Si che è colpa della telefonata! Ricordate?

MARGHERITA. Non capisco che cosa state facendo.

ROCCO. Stiamo finendo la commedia! La commedia termina qui!

GAETANO. (Sempre da fuori a destra) oddio sto male!

ROSA. Cosa pensavate di fare davanti a tutti?

GREGORIO. Ma Rosa, cosa stai dicendo? Siediti che proseguiamo!

FEDERICO. (Al pubblico) scusate gentile pubblico, ma Rocco e Rosa, hanno ingerito per sbaglio la stessa medicina che avrebbe dovuto migliorare loro la memoria ma che purtroppo, come avete visto, ha avuto effetti collaterali molto evidenti. Penso che il gentile pubblico sia d’accordo con me se dico che Rocco, Rosa, debbano riposare un po' in modo di proseguire la commedia.

GAETANO. Forse sono salvo.

ROCCO. Nessuna medicina. Io sto benissimo. E questa commedia deve finire qui!

ROSA. E non la faremo mai più. Né qui a Brusa e né da nessuna parte. (Paese in cui si recita la commedia).

GAETANO. Mi sento morire!

ROCCO. Margherita, andiamo a casa. E non reciterai mai più con un altro uomo se non con me!

ROSA. E tu Gregorio, non mettere più il naso in casa se non prima di avermi chiesto scusa!

MARGHERITA. Io reciterò con chi ho voglia finché lo deciderò io.

GREGORIO. Io non chiedo scusa a nessuno perché non ho fatto nulla per cui chiedere scusa.

TUTTI SI ALZANO E SI RINCORRONO IN SCENA. OGNI VOLTA CHE PARLA QUALCUNO PERO’ CI SI FERMA E POI SI CORRE E COSI’ VIA

MARTINO. Fermatevi! Dobbiamo terminare la commedia e svelare il colpevole della morte del mio roseto!

ROSA. Gregorio, guai a te se ti vedo parlare con Margherita.

ROCCO. Margherita guai a te se rivolgi anche solo un saluto a Gregorio!

GAETANO. (Entra in scena. A Rocco) disgraziato! Hai rovinato la mia opera!

ROCCO. Opera? E questa la chiami opera? Non c’è al mondo commedia più brutta di questa!  

GAETANO. E tu Rosa, nella prossima commedia non farai nemmeno il cespuglio! 

ROSA. Non è mia la colpa di quello che è successo. Ma di Gregorio!

FEDERICO. (Mentre sta correndo fra i 4) e io che cosa c’entro?

FELICITA. (Mentre sta correndo fra i 4) meglio non fermarsi, fidati di me Federico.

GAETANO. Io vi strozzoooooo!

 

SIPARIO