AUTRICE
GIUSEPPINA CATTANEO
http://giusicopioni.altervista.org/
POSIZIONE
S.I.A.E. N° 193077
Codice opera
Siae 897085A
TITOLO
TUTTA COLPA
DI UNA MAIL
SBAGLIATA
COMMEDIA IN TRE ATTI
Personaggi
STEFANIA
LUCA
ROBERTA figlia di Luca
ROBERTO figlio di Stefania
TRAMA
Non c’è niente di più attuale e
disimpegnato di un’amicizia virtuale, tutto può essere vero, come l’esatto
contrario. Ma che succede quando nasce l’esigenza di incontrarsi? Un
susseguirsi di equivoci e di malintesi che avvicinano mondi e culture diverse,
e non solo, fino a riconoscersi assolutamente uguali.
ATTO PRIMO
La scena è divisa in due: a destra c’è
la casa di Luca arredata in maniera informale. A sinistra la casa di Stefania
arredata con raffinatezza. Al proscenio un computer in tutte e due le case.
SCENA I
Stefania sta leggendo sul
divano, Luca è seduto a computer
LUCA. (Finge di scrivere) “Ciao Stefania. sono veramente dispiaciuta che tu rimanga spesso e
volentieri imbottigliata nel traffico di Roma. Fortunatamente qui a Brusa non corriamo
di questi pericoli. Sai, è un piccolo paese nel quale ora si vive ancora bene
nonostante contiamo ormai più di cinquemila abitanti sai? Beh, certo a
confronto del tuo rione dove si abita in 94.000 persone non c’è confronto. Non
so perché, ma parlando di traffico mi riaffiora un ricordo di quando ero
giovane, molto giovane. Passeggiando per Brusa, a volte mi succedeva di
incontrare persone anziane che non conoscevo e a cui capitava di avere problemi
con i loro motorini. Io che ne sapevo gran poco, ma sempre più di loro, mi
fermavo e li aiutavo. Non era un grande intervento il mio, pulivo la candela
del motore e il motorino ripartiva all’istante. Avresti dovuto vederli come mi
ringraziavano. Mi consideravano la salvatrice che risparmiava loro alcuni
chilometri a piedi! Se tu sapessi come mi sentivo bene vedendoli felici per
quel poco che avevo fatto. Ciao Stefania, spero a presto. Lucia.”
SCENA II
Stefania sta sempre leggendo
sul suo divano, Luca è seduto a computer, entra Roberta
ROBERTA. (Entrando dalla porta a destra) ciao
papà.
LUCA. Ciao
Roberta.
ROBERTA. Il
computer sembra sia diventato come un figlio a quanto pare.
LUCA. Non dire
così Roberta, lo sai che tu sei sempre la mia preferita.
ROBERTA. Voglio
ben sperare! Io stavo scherzando papà.
LUCA. Anch’io
stavo scherzando. Questa passione di scrivere commedie teatrali mi prende
talmente tanto e bene che ormai non posso più rinunciarvi.
ROBERTA. Si, lo
so. Sono molto contenta e orgogliosa di questo. Non ti ho più chiesto se hai ricevuto
notizie da quella signora di Roma. Come si chiama?
LUCA. Stefania.
Si chiama Stefania. Si ci sentiamo ancora, certo. Beh, io le scrivo tutti i
giorni, mentre lei è meno assidua.
ROBERTA. Papà,
la dovresti anche capire, è una fortuna che sappia scrivere a computer a
ottant’anni.
LUCA.
Ottant’anni? Chi ha ottant’anni?
ROBERTA. Se non
ricordo male tu mi hai detto che Stefania ha ottant’anni.
LUCA. Oh si,
certo! (Al pubblico) le ho detto che
ha ottant’anni ma non è vero. Stefania mi ha detto che ha cinquanta anni ma a
mia figlia preferisco non dire la verità perché non si costruisca fantasie su
di noi.
ROBERTA. Lei
ottanta e donna, tu cinquantotto e uomo, chissà cosa avrete in comune voi due?!
LUCA. A parte
il fatto che lei è attrice di teatro e mi ha chiesto di scriverle un copione su
misura, che le ho anche già spedito, mi piace chiacchierare con lei. Io le
racconto di me e lei mi racconta di sé.
ROBERTA. Vi
siete mai sentiti per telefono?
LUCA. No, ci
mandiamo solo delle mail.
ROBERTA. Penso
sempre che sia un’amicizia alquanto strana, ma vedo che ti fa felice e mi basta
per esserlo anch’io. (Da una piccola
sbirciata al computer di Luca) papà, perché ti sei firmato Lucia?
LUCA. (Confuso) oh che sbadato! Non capisco
come possa essermi sbagliato. Ti ringrazio Roberta, ora correggo subito.
ROBERTA. Può
capitare, lo so. A volte io mi firmo Robeta. (Esce al fondo).
LUCA. (Al pubblico) accidenti, per poco mi
scopriva. Non immaginavo potesse controllare. “Lucia” è il nome con cui firmo
le mia mail a Stefania. Si, Stefania pensa che io sia una donna. Sei mesi fa mi
ha contattato chiedendomi se fossi disposto a scriverle un copione e io nel
risponderle mi sono firmato, per sbaglio, “Lucia”. Il copione le è piaciuto e mi
diceva quanto si vedesse che dietro ci fosse la mano di una donna. “Ironia al
femminile, sentimenti che solo una donna poteva provare” … ed io, non ho avuto
il coraggio di smentirla. Certo, poi le ho sempre raccontato la verità su di
me, tutto ciò che riguarda la mia vita passata e di oggi. Le ho detto che ho 58
anni e che sono vedova. Insomma, tutta la verità … al femminile. E ora dopo sei
mesi che ci conosciamo non me la sento di contrariarla rivelandole la verità.
Anche sicuro del fatto che non ci vedremo mai. Mi piace ciò che Stefania
racconta di sé in modo gentile e corretto che non può non piacere. Mi diverto
persino dei difetti che dice di avere. (Al
computer) ed ora … invia. Fatto. Ora mi dedico al mio prossimo copione (procede a scrivere al computer).
SCENA III
Stefania,
poi
Roberto
STEFANIA. (Sta sempre leggendo sul divano).
ROBERTO. (Entra da sinistra) ciao mamma.
STEFANIA. Ciao
Roberto.
ROBERTO. Che
stai leggendo di bello?
STEFANIA. Il
solito libro noioso che non riesco a finire.
ROBERTO. Niente
computer oggi?
STEFANIA. (Pensa) quasi, quasi apro la posta elettronica.
Sono giorni che non lo faccio. (Accende
il computer).
ROBERTO. Sono
più giorni che non senti la tua amica Lucia?
STEFANIA. Si,
proprio così. Lei mi scrive tutti i giorni, io invece meno regolarmente. Non
so, ha sempre tante cose da scrivere. Guarda, se non è vero? Ci sono tre sue
mail da leggere.
ROBERTO. Forse
sei stanca di lei.
STEFANIA. Oh
no! Lucia mi piace, è molto simpatica e ciò che scrive mi piace. Lei vive in un
modo che io posso solo immaginare dato che vivo in una città grande come Roma. Nonostante
ciò i suoi racconti di vita di provincia mi piacciono.
ROBERTO. E …
quanti anni mi hai detto che ha Lucia?
STEFANIA. Non
te l’ho ancora detto. Ne ha 58.
ROBERTO. E tu
le credi?
STEFANIA. Perché
non dovrei?
ROBERTO. Perché
tutti sanno che in internet si può barare. E se invece di Lucia si chiamasse …
Marina e avesse, non so, vent’anni?
STEFANIA. Ma
figurati!
ROBERTO. Io ne
ho sentito tante di storie del genere. Viene automatico mentire per far bella
figura. Tu le hai raccontato la verità su di te?
STEFANIA. Certo!
Per chi mi hai preso! Io sono una persona onesta anche con chi non vedo. (Al pubblico) a Lucia ho detto di avere
50 anni, quando invece ne ho 60, ma come vedete ne dimostro 50 e perciò è una
bugia a metà e può valere non come bugia.
ROBERTO. Ti
vedo presa parecchio presa da questa tua nuova amicizia. C’è qualcosa che mi
sfugge però. Il fatto che Lucia ti scriva ogni giorno mentre tu non lo faccia è
il segnale che c’è qualcosa che non va.
STEFANIA. (Non risponde) il fatto è che … ho paura
di perdere la mia libertà.
ROBERTO. (Ride) la tua libertà? Rispondere a
delle mail ti fa perdere la tua libertà? E poi, Lucia abita in provincia di
Bergamo e tu a Roma!
STEFANIA. Molto
spiritoso! Quando parlo di libertà, intendo dire che non voglio sentirmi
obbligata a rispondere ogni giorno, a volte mi capita di non avere tempo o di
essere solo stanca. Però, nel contempo mi dispiace che Lucia possa pensare che sprechi
il suo prezioso tempo a scrivermi mentre io non le rispondo.
ROBERTO. Non
hai tutti i torti, certo. Dipende dalle aspettative di Lucia.
STEFANIA. Questa
storia delle mail non è nulla. Immagina se al regista a cui io ho inviato il
copione di Lucia, piacesse e volesse apportare delle modifiche … Lucia dovrebbe
venire a Roma.
ROBERTO. “Se”, “se”.
Per primo, non è detto che al regista piaccia. Per secondo, non è detto che
voglia apportare modifiche. Per terzo, potrebbe voler sentire Lucia solo per
telefono.
STEFANIA. Si,
potrebbe essere come dici tu, ma il mio regista ha l’abitudine di modificare i
copioni con la presenza dell’autore. E se Lucia dovesse a Roma, come potrei non
ospitarla?! Tu sai quanto io sia legata alla mia indipendenza e alle mie
abitudini.
ROBERTO. Mamma
una soluzione si può trovare certamente. (Pensa)
la puoi sempre sistemare all’albergo qui all’angolo.
STEFANIA. Non
posso comportarmi così Roberto, non è da me. Ora preferisco non pensarci
altrimenti comincio a preoccuparmi. (Finge
di scrivere).
ROBERTO. Conoscere
persone in internet comporta anche questo, mamma.
STEFANIA. (Mentre scrive) in che senso?
ROBERTO. Nel senso
che puoi incontrare persone che ti rispondono per obbligo e perciò con l’andar
del tempo interrompono. Ci sono persone invece che interrompono dopo un po’ di
tempo perché non hanno più nulla da dire. Ce ne sono altre che continuano a
scrivere perché si sono affezionate. Tu, in quale ti vedi ora?
STEFANIA. Ecco
… ecco … non saprei …
ROBERTO. Quando
lo saprai, chiamami. Io vado a sistemarti lo specchio, intanto.
STEFANIA. Ecco,
bravo, renditi utile invece di “sentenziare”. Ora concludo la mail e la
spedisco a Lucia. Poi rimango e navigo un po’.
SCENA IV
Luca, poi Roberta
LUCA. (Al computer) chissà se Stefania mi
scrive oggi. Sono già tre le mail che le ho inviato in tre giorni e lei ancora non
risponde. Nei primi tempi mi scriveva tutti i giorni, ora meno. Non mi troverà
più “caratteristica” come i primi tempi. Pazienza, dovrò farmene una ragione. (Suono di arrivo di Posta Elettronica. Luca
controlla) oh, è Stefania. (Legge)
“ Cara Lucia, molto divertente la storia dei motorini. Pensandoci bene, anche a me è successo di non
riuscire a far partire il mio motorino parecchi anni fa. Si, quando ero molto
più giovane. E anch’io sono stata aiutata da un bel giovanotto. Non eri forse
tu travestito da uomo? Scherzo ovviamente. Anch’io da giovane ho compiuto delle
buone azioni. Ricordo che quando
pioveva, uscivo di casa con l’ombrello ma ritornavo sempre senza. E sai perché?
Perché, quando per strada incontravo gente anziana sotto l’acqua e senza
ombrello, io … le davo il mio. Le persone mi chiedevano dove abitavo per
potermelo restituire, ma praticamente nessuno lo faceva. Io raccontavo a mia
madre di non trovare più l’ombrello depositato all’entrata di scuola o di un
negozio. In cinque mesi, mia madre mi ha comprato una ventina di ombrelli, poi ha
smesso. Smise perché l’unica persona che me lo riportò, trovò mia madre in casa
che scoprì tutto. Da quel giorno non ho più visto un ombrello sopra la mia
testa. Mi piaceva vedere gli occhi di queste persone illuminarsi alla mia
offerta di riparo. Leggendo le tue mail ricordo tanti fatti trascorsi. È piacevole.
A presto. Stefania.” (Luca ride)
molto divertente questo racconto.
ROBERTA. (Entrando dal fondo) che cosa è “molto
divertente”?
LUCA. Oh nulla.
Una vicenda che Stefania ha vissuto qualche anno fa.
ROBERTA. Ah, ti
ha scritto allora? E tu che ti preoccupavi. Che ti ha scritto di divertente? (Le si avvicina) fammi leggere …
LUCA. (Coprendo il monitor con le mani) no
Roberta, sono fatti suoi, privati, indirizzati a me e solo a me. Non penso
voglia siano divulgati.
ROBERTA. Papà,
cosa c’è di male? Non racconterei a nessuno ciò che scrive.
LUCA. Non è
corretto Roberta. Lei scrive a me, le sue sensazioni, le sue vicende personali e io non
posso e non voglio che altri ne vengano a conoscenza. Capisci? Tu mi facevi
leggere le mail che il tuo ragazzo ti inviava e le tue risposte?
ROBERTA. “Ex
ragazzo” papà!
LUCA. Quello
che era. Le ho mai letto mentre io mi preoccupavo di quella tua relazione?
ROBERTA. Papà,
le nostre mail erano quelle di due innamorati. Sarebbe stato inopportuno che tu
… (viene interrotta).
LUCA. … violassi
la vostra intimità di innamorati. Giustamente. Ricorda però che “innamorati”, “amici”,
“conoscenti”, in ogni rivelazione confidata ad una persona c’è la propria
intimità che non andrebbe mai violata. Mi sono spiegato?
ROBERTA. (All’inizio silenzio) beh, forse hai
ragione … (Scherzando) ma chissà che
cosa vi scriverete …
LUCA. La vita
Roberta. La vita vissuta e che viviamo.
ROBERTA. Intanto
che tu scrivi la tua vita a Stefania, io vado a viverla. Ci vediamo dopo. (Esce a destra).
LUCA. Ciao e mi
raccomando, attenta alla vita! Com’è facile scordarsi le buone maniere quando
ci assale la curiosità! E scriviamo questo nuovo copione.
SCENA V
Stefania e poi Roberto
STEFANIA. (Sempre al computer. All’inizio sembra scrivere,
poi si sente il suono
della Posta Elettronica) sarà Lucia. (Controlla e legge facendosi sempre più seria) oh no! È il mio
regista che dice che il copione gli piace.
ROBERTO. (Entrando dal fondo) lo specchio è
sistemato, spero tenga.
STEFANIA. (Preoccupata) non è possibile! Non è
possibile!
ROBERTO. Tutto
bene mamma? C’è qualcosa che non va?
STEFANIA. Il
regista. Mi ha scritto il regista.
ROBERTO. (Avvicinandosi) … e che ti ha scritto?
STEFANIA. Mi ha
scritto che il copione di Lucia gli piace.
ROBERTO. Ah! (Cercando di risollevarle il morale) dovresti
vedere il fatto dal lato positivo. Reciterai finalmente qualcosa che ti piace!
STEFANIA. (Afflitta) certo, dovrei, ma io vedo
solo “le mie abitudini violate” in questo momento.
ROBERTO. Il
regista dice proprio che vuol fare le correzioni con l’autrice?
STEFANIA. (Sempre afflitta) esatto. Mi vedo già
Lucia che gira per casa.
ROBERTO. A
volte non dici che ti senti sola e che vorresti compagnia? Fai coincidere
questi giorni con quelli in cui Lucia sarà da te!
STEFANIA. (Ironica) a volte sei così simpatico!
ROBERTO. Allora
prenotale l’albergo.
STEFANIA. Non
posso, te l’ho già detto.
ROBERTO. Dì al
regista che se la veda lui con l’arrivo di Lucia a Roma, allora.
STEFANIA. Non
posso, non posso comportarmi così con lei.
ROBERTO. Questo
no, quell’altro no, una decisione la dovrai pur prendere mamma.
STEFANIA. (Pensierosa) lo so Roberto, lo so.
ROBERTO. E se
invece ti trovassi bene con Lucia?
STEFANIA. Si,
c’è anche questa possibilità. È molto simpatica e gentile con me. Se tu sapessi
quante volte mi chiede scusa per cose banali. Penso che sarebbe molto discreta
in casa mia.
ROBERTO. (Con una leggera ironia) vedi che stai
già pensando in maniera corretta? Sicuramente starai benissimo con lei, me lo
sento.
STEFANIA. Roberto,
io sento che ora tu te ne devi andare.
ROBERTO. (Con una leggera ironia) certo mammina.
Io vado ma tu scrivi subito a Lucia la bella notizia. (Esce a destra).
STEFANIA.
Perché, ho altre alternative? Ciao a domani. (Scrive) “Cara Lucia, ho una notizia che sicuramente …
SCENA VI
Luca e Stefania
LUCA. (Sta scrivendo) mi sono bloccato. Questo
copione va avanti troppo a rilento. La discussione con mia figlia mi ha leggermente
disturbato. (Preoccupato) penso che
un giorno in cui non ci sono, potrebbe controllare le mie mail e quelle di
Stefania. (Pensa e poi si convince) ma no, mia figlia non fa di
queste cose e sicuramente non dopo ciò che ci siamo detti. (Suono di Posta Elettronica. Luca controlla) è Stefania. Due mail
nello stesso giorno. Evviva! (Legge e assume
un aria seria) no! Io a Roma non ci vado. Assolutamente no! Il primo motivo
è che io non conosco niente di Roma. Il secondo è che mi troverei immensamente
a disagio con Stefania, da donna, figuriamoci da uomo travestito da donna. Il terzo
è che avrei troppa paura di perdermi in una città così grande. Al diavolo il
copione! Non mi interessa più che venga messo in scena da una compagnia conosciuta.
(Scrive) “Cara Stefania, sono molto
contento che il copione sia piaciuto al tuo regista, purtroppo sono tanto
impossibilitata a venire a Roma … perché … perché … Roma è troppo grande e lontana da Brusa”.
Invio.
STEFANIA. (Suono di Posta Elettronica) è Lucia. Ho
paura ad aprirla. (Finge di leggere) Come?
Non vuol venire a Roma perché è troppo grande e lontana? Oh che sollievo! (Poi ricordandosi) si ma, se lei non
viene io posso dire “addio” al mio sogno di recitare. Devo decidere cosa è più
importante per me. La mia privacy o il mio sogno? (Pensa) la mia privacy, sarebbe solo violata per pochi giorni,
mentre recitare mi porterebbe emozioni a lungo. (Sicura) devo convincere Lucia a venire a Roma. (Scrive) “Roma, sembra essere grande e lontana
…”
LUCA. “… invece
non lo è. Da Bergamo dista meno di cinque ore di treno. E poi non è proprio
grande come sembra. Pensa inoltre alla commedia che hai scritto. Se tu venissi
qui avresti la possibilità di portare la tua commedia in un teatro “vero” come
tu lo chiami. Non buttare via tutto per delle piccole paure”. Se sapesse che
sono un uomo, non credo mi scriverebbe così. Altro che piccole paure ho! La
commedia. E chi ci pensava più a quella. (Pensa)
però vedere la propria opera in scena deve essere molto gratificante. (Pensa) no, non posso andare a Roma. (Scrive) “Si, sarebbe bello …”
STEFANIA. “…
vedere la mia commedia in un teatro vero, come lo chiamo io, ma la mia paura mi
frena troppo. È da parecchio tempo che non mi allontano dal mio paese e non so
come reagirei a vivere, seppur per soli pochi giorni, in un’immensa città.
Penso che la soluzione migliore sia lasciar fare al tuo regista le correzioni
che meglio crede. Ha il mio totale consenso”. E questo non è possibile
accidenti! Il mio regista non è solito comportarsi così, lui corregge solo con
l’autore o non se ne fa nulla! La devo convincere togliendole le paure. Gli
scriverò che abiterà da me e che non la lascerò un attimo da sola. Spero di non
pentirmi di ciò che sto facendo. “Lucia, non devi lasciarti…”
LUCA. “…
condizionare dalla paura. Abiterai da me e non ti lascerò sola un attimo, te lo
prometto. Vedrai che poi troverai Roma interessante con me vicino. La tua
commedia mi piace molto, ti prego dammi la possibilità di recitarla. È da
troppo tempo che non salgo su un palcoscenico e con la tua opera lo potrei fare
di nuovo. Ti prego, dammi questa possibilità.” Oh accidenti, come posso
deludere Stefania ora? In che guaio mi sono cacciato! E chi pensava che il
copione potesse seriamente interessare? Se almeno le avessi detto subito che
sono un uomo e non una donna! La paura di perdere la sua amicizia mi ha sempre
frenato. Ora è troppo tardi per confessare tutto. (Pensa) Stefania ha però il diritto di realizzare il suo sogno e so
che da me si aspetta questo. Non posso deluderla, accidenti! (Pensa) l’unica soluzione è andare a
Roma travestito da donna. Oddio che sacrificio dovrò sopportare! Di certo non
abiterò da Stefania, non durerei come donna per più di due ore. (Scrive) “ Non
posso certo deluderti …”.
STEFANIA. “…
Stefania e se questo tuo desiderio è così importante per te, non sarò certo io ad
impedirti di realizzarlo. Verrò a Roma, con non poco timore, nella
consapevolezza che tu sarai la mia guida ma ad una condizione: io abiterò in
albergo”. E no, non posso lasciare che questo accada, qualunque sia il motivo della
sua scelta. Lei fa un sacrificio per me e io devo farlo per lei. Oddio, sto già
male. Vedo il mio bel divano occupato da qualcuno che non sono io. Stefania,
fatti coraggio! (Scrive) “Ti
ringrazio molto per aver …”.
LUCA. “…
acconsentito a trasferirti qui a Roma ma non posso permettere assolutamente che
una mia amica alloggi in albergo. Mi dispiace ma su questo non si discute. Tu
verrai ad abitare da me. Ti comunico che il regista ti aspetta già lunedì e
perciò, dato che oggi è martedì, ti converrebbe verificare al più presto gli
orari dei treni per Roma. Stai tranquilla, andrà tutto bene. Vedrai”. (Preoccupato) sono disperato! Come farò
ora a sbrogliarmela!? Dovrò vestirmi da donna! Dovrebbe essere sufficiente una
parrucca e un po’ di trucco. E gli abiti? Beh, potrei essere una donna dal fare
mascolino e perciò potrebbero andare bene abiti un po’ meno maschili. (Pensa e poi scrive) “
Cara Stefania …”
STEFANIA. “…
accetto la proposta di abitare da te. Appena inviata questa mail ti lascio in
modo che io possa andare in stazione ad acquistare i biglietti. Contavo di
partire sabato o al massimo domenica, per non doverti disturbare a lungo,
comunque più tardi ti comunico giorno e orario di arrivo. Ricorda Stefania, che
da sola in un centro affollato, vado in panico”. Mi auguro che questo non
succeda mai. Dovrò condividere la mia casa con lei. Potrei sempre trovarmici
bene. È un tipo a modo e anche divertente. Forse non avrà una gran cultura, ma
questo non influisce nelle buone maniere. Devo, voglio essere positiva. (Scrive) “Perfetto …”. (Spegne il computer ed esce al fondo).
LUCA. “… a più
tardi. Ciao Stefania”. Non mi resta altro
da fare che andare in stazione per il biglietto. (Spegne il computer).
ROBERTA. (Entra da destra).
LUCA. Già qui?
Hai già vissuta la vita oggi?
ROBERTA.
Spiritosone! Martina mi ha dato buca così me ne sono tornata a casa. E tu hai già
lasciata la tua amica, Stefania?
LUCA. Eh … si. (Impacciato) Roberta, tu ti ricordi di
quel mio cugino di Firenze, vero?
ROBERTA.
Giovanni, vero?
LUCA. Si,
proprio Giovanni. Ecco … ecco … Giovanni mi ha invitato qualche giorno a stare
da lui.
ROBERTO. Ma se
il telefono è guasto, come lo avrebbe fatto?
LUCA. (Non sa che dire) lo ha fatto … con una
mail!
ROBERTA. Capisco.
E tu ci vai?
LUCA. Perché
no?!
ROBERTA. So che
non ti muovi molto volentieri da Brusa e pensavo che … (viene interrotta).
LUCA. Tu devi
smettere di pensare. Mi ha invitato e da bravo cugino io ci vado. E appunto
perché non mi muovo mai da qui, è l’occasione per cambiare aria.
ROBERTA. Scusa
se a volte faccio pensieri che non coincidono coi tuoi. Abita sempre in quella
villa con piscina?
LUCA. Si, abita
ancora là.
ROBERTA. Ci
posso venire anch’io papà, allora?
LUCA. (Subito) No! Cioè, volevo dire che … ti
porterei volentieri, ma Giovanni ha invitato solo me e sarebbe scortese
presentarsi in due.
ROBERTA. (Al pubblico) non so, c’è qualcosa che
non mi convince in questa storia.
LUCA. Vado alla
stazione di Bergamo perché mi aspetta questo fine settimana. A dopo. Ciao. (Esce da destra).
ROBERTA. Ciao.
Lo conosco troppo bene mio padre, non andrebbe mai via così all’improvviso da
Brusa per andare a trovare suo cugino che non si filano per nulla. (Pensa) questa storia di Giovanni non
sta in piedi. Devo assolutamente sapere cosa sta succedendo a mio padre. (Guarda il computer e gli parla)
scommetto che tu sai cosa succede? (Si
avvicina sempre di più) no, non posso farlo (si allontana). (Si avvicina
di nuovo) ma io sono sua figlia e ho l’obbligo di sapere la verità! Lui
però ha più diritto di vivere la sua vita come vuole (si allontana). (Si avvicina)
e se dietro ci fosse una faccenda losca? Io lo dovrei aiutare. No, se fosse
qualcosa del genere me ne avrebbe parlato (si
allontana). (Silenzio e poi si avvicina decisa al computer e lo accende. Al
pubblico) lo faccio solo
perché … perché … ho paura che sia in pericolo di vita. Solo
esclusivamente per questo. La curiosità non ha nulla a che vedere. Controlliamo
le mail. Ma dove sono? Dove le avrà salvate? Eccone una. È di Stefania ed è di
pochi minuti fa. (Legge) “Cara
Stefania, accetto la tua proposta di abitare da te. Appena inviata questa mail
ti lascio in modo che io possa andare in stazione per i biglietti. Contavo di
partire sabato o al massimo domenica, per non doverti disturbare a lungo,
comunque più tardi ti comunico giorno e orario di arrivo …”. (Preoccupata) Mio padre sta andando a
Roma a casa di Stefania! Mio padre si vede con la sua amica Stefania! Mio padre
ha una storia con una donna di ottant’anni!
SIPARIO
ATTO SECONDO
A casa di
Stefania.
SCENA I
Stefania
SEFANIA. (Indossa un paio di occhiali. Cammina
nervosamente avanti e indietro).
Saranno qui a minuti e io fatico a stare calma. Data l’ora tarda, ho preferito
chiedere a Roberto di aspettare Lucia in stazione. Mi sento parecchio nervosa.
Quando si conosce una persona solo per ciò che scrive, si cerca di
immaginarsela. Quando poi te la trovi davanti sicuramente non sarà mai la
persona che hai immaginato. Ed è anche per questo che le ho chiesto di mandarmi
una sua foto e io le ho mandato una delle mie … di dieci anni fa ovviamente! All’inizio
non voleva inviarmela. Sapeste quante scuse si era inventata. Poi le ho anche
fatto notare che se lei non mi avesse mandato una sua foto, per mio figlio sarebbe
stato impossibile riconoscerla alla stazione. Finalmente, dopo una decina di
mail nello stesso giorno, mi arriva la foto. La guardo e da lì capisco immediatamente
perché era così restia a mostrarmela. Non voglio commentare ma vi dico che non
è per nulla una bella donna. È quello che si ha dentro sé che conta di più in
una persona. (Piano) e diciamocelo
fra di noi, non sembra nemmeno una donna. (Suono
di campanello) eccoli, sono loro. (Si
dirige alla porta di sinistra per aprire) prego avanti.
SCENA II
Stefania, Roberto e Luca
ROBERTO. (Entra con la valigia di Lucia) eccoci
arrivati. (A bassa voce a Stefania)
mamma, sembra persino più brutta della foto.
STEFANIA. (Piano a Roberto) smetti! Lucia, entra,
entra ti prego.
LUCA. (Ha una parrucca, ed è truccato. È vestito
con pantaloni e camicetta non troppo femminile. Entra) permesso … ciao
Stefania.
STEFANIA. (Al pubblico) ha ragione Roberto. Lucia,
lasciati abbracciare. (Si abbracciano).
ROBERTO. Io
allora vi lascio. Ciao mamma. Arrivederci Lucia.
LUCA. Grazie
Roberto. Arrivederci.
STEFANIA. Ciao
Roberto a domani. (Roberto esce).
SCENA III
Stefania e Luca
LUCA. Sei
ancora meglio che in foto Stefania. Anche … se … (viene interrotta).
STEFANIA. Anche
tu Lucia. (Al pubblico) insomma.
LUCA. (Guardandola meglio) Stefania … tu … tu
…
STEFANIA. (Al pubblico) si è accorto che ho dieci
anni in più.
LUCA. Tu … tu …
non mi hai scritto la verità.
STEFANIA. Ecco
Lucia, lascia che ti spieghi … (viene
interrotta).
LUCA. Non riesco
a capire come hai potuto nascondermelo, è così … evidente. (Al pubblico) parlo io.
STEFANIA.
Lucia, ti chiedo scusa, sai benissimo anche tu come siamo fatte noi donne. Si,
cerchiamo di nascondere i nostri … come possiamo definirli … ecco, difetti. (Al pubblico) certo che lei non ha fatto
proprio nulla per nascondere i suoi.
LUCA. Difetti?
Io non lo chiamerei un difetto. Anzi.
STEFANIA. (Meravigliata) ah, davvero? (Al pubblico) voi ci capite qualcosa?
LUCA. Devo dire
che ti donano molto invece.
STEFANIA. (Al pubblico) dieci anni in più, mi
“donano”? Grazie … Lucia.
LUCA. E si,
quegli occhiali, ti stanno veramente molto bene. Me lo hai nascosto di
proposito vero? Volevi che io sfigurassi al tuo confronto?
STEFANIA. (Fingendo) io? Io farti sfigurare? Ma come
potrei!
LUCA. Avevi
capito vero che stavo parlando degli occhiali?
STEFANIA. Come
no! Mi sono veramente dimenticata di dirtelo, Lucia, ma sappi che non l’ho
fatto di proposito. Forse ci potrebbero esserci altre piccole cose che non ti
ho scritto. Devi sapere che se così fosse, ricorda bene che è stato solo una
mancanza in buona fede. (Al pubblico) più
o meno.
LUCA. (Al pubblico) come per esempio che dimostra
più di cinquant’anni?
STEFANIA. Che
sbadata, ti lascio in piedi invece di farti accomodare sul mio divano. (Al pubblico) il mio bel e grazioso
divano. Io vado intanto a prendere qualcosa da bere. (Esce a destra).
LUCA. (Sedendosi) grazie Stefania. (Si siede sul divano con braccia e gambe
larghe ma si accorge subito che è seduto come un uomo e allora cerca di accomodarsi.
Si muove, goffamente. Dapprima chiude le gambe mette le braccia distese lungo
il corpo. Poi prova ad accavallare le gambe, prima una e poi l’altra. Poi cerca di posizionare nel modo giusto le
braccia. Quando farà ritorno Stefania, avrà trovato la posizione corretta).
STEFANIA.
Eccoti da bere (le offre il bicchiere). È
stato bello conoscerci “virtualmente”, come abbiamo fatto noi, perché ora che
ci siamo incontrate dal vivo, conosco già i tuoi gusti. So che tu bevi solo
acqua naturale.
LUCA. Vero.
Verissimo. Anche se a volte quando nello scrivere, qualcosa sfugge. Vero
Stefania?
STEFANIA. (Al pubblico) allude sempre agli
occhiali, vero? E si, a volte può succedere. (Bevono) Lucia, a proposito … la tua voce … scusa se mi permetto … ma
la tua voce…
LUCA. La mia
voce?
STEFANIA. Oh, è
bellissima la tua voce … è solo che … sembra … (viene interrotta).
LUCA. Ah, la
mia voce! (Al pubblico) non avevo
pensato che era quella di un uomo! Devi sapere Stefania, che in questi ultimi
giorni ho avuto dei problemi alla gola che hanno alterato la mia normale voce.
Pensa che il mio medico curante mi ha diagnosticato la
“tracheolaringefaringotomia”.
STEFANIA. Oh
mamma mia che parolona!
LUCA. Come vedi
già il nome lascia supporre che si tratti di qualcosa di non comune, perciò
capisci bene il motivo di questa mia voce così … così …
STEFANIA. Così?
LUCA. Si, come
si sente … un po’ … rauca! Si, rauca! (Al
pubblico) e anche questa è andata.
STEFANIA. Si, comunque
non così eccessivamente rauca.
LUCA. In una
settimana, e ecco ritornare la mia voce cristallina di sempre. (Al pubblico) ma dove?!
STEFANIA. (Guarda le sue scarpe) belle le tue
scarpe. Così senza tacco devono essere molto comode.
LUCA. Infatti,
sono molto comode da calzare. Come puoi ben vedere, vesto in maniera semplice,
informale e mascolina.
STEFANIA. Oh
si, me lo avevi scritto. E come vedi, io, vesto in modo femminile anche se a
volte mi piacerebbe indossare scarpe come le tue.
LUCA - STEFANIA.
(Silenzio fra i due. Si sentono imbarazzate).
STEFANIA. Quando
torni a casa? (Si affretta) così,
solo per sapere. Sia ben chiaro che tu puoi restare finché vuoi.
LUCA. Spero di
riuscire ad andarmene martedì mattina. (Si
affretta) ma se insisti posso fermarmi ancora qualche giorno.
STEFANIA. Dato
che oggi è sabato e l’impegno col regista è per lunedì mattino, hai qualcosa in
contrario se domani ti porto a visitare Roma?
LUCA. Roma? (Al pubblico) ecco cosa mi sono scordato
di fare, controllare Roma in internet! Non so praticamente nulla di Roma, dei
suoi monumenti e altro.
STEFANIA. Si,
Roma. Praticamente dove ti trovi ora. Conosci le bellezze di Roma?!
LUCA. (Che non sa quasi nulla) oh si certo!
Chi non conosce Roma?! Roma, con le … sue chiese! Vero?
STEFANIA. E
anche parecchie.
LUCA. Come
stavo dicendo io. E poi i monumenti, come … come … il Colosseo! È proprio così
immenso come si vede in tv?
STEFANIA. Molto
di più.
LUCA. A Roma ci
sono anche … tante … piazze!
STEFANIA. Esatto.
Mah, io direi di stendere un elenco di attrazioni da visitare e domani mattina,
decidiamo che itinerario scegliere.
LUCA. Come vuoi
tu.
STEFANIA.
Allora … il “Colosseo” penso che sia fuori discussione.
LUCA. Infatti,
non si può essere a Roma e non vedere il Colosseo.
STEFANIA. Io,
aggiungerei anche Piazza di Spagna. Che ne dici?
LUCA. (Al pubblico) ecco che ora viene il
difficile. Stefania, io mi fido di te e se tu decidi che si debba visitare
Piazza di Spagna, visitiamola.
STEFANIA. Hai
qualcosa in contrario? È per via della … scalinata?
LUCA. (Al pubblico) è una Piazza o una
scalinata?
STEFANIA. Tu
sai che a Roma esiste Piazza di Spagna adiacente alla scalinata di Trinità dei
Monti?
LUCA.
Ovviamente. Solo che … non l’ho mai vista. Tutti sanno della scalinata.
STEFANIA. E ti
ricordi quanti gradini ha?
LUCA. Stefania,
come si può non sapere quanti gradini ha la scalinata “Trinità dei Monti”. Tu
lo sai?
STEFANIA. Oh si
certo. Ci sono salita e scesa parecchie volte.
LUCA. Immagino,
se non ci vai tu che vivi qui … e ti ricordi il numero esatto di gradini?
STEFANIA. Sicuro.
Sono 135 gradini.
LUCA. Brava!
Esatto, proprio 135. (Mentendo) io l’ho
saputo in internet e devo dire che corrisponde a verità 135.
STEFANIA. Bene.
Dopo Piazza di Spagna si potrebbe visitare l’Arco di Costantino.
LUCA. Ah, un
arco. E dove sarebbe tenuto questo “arco”? (mima un arco per le frecce).
STEFANIA. L’Arco
di Costantino non è un semplice Arco che si può vedere in qualsiasi località.
LUCA. Se si
trova a Roma deve essere veramente speciale. E che mi dici del proprietario,
Costantino.
STEFANIA. Non è
proprio il proprietario. Devi sapere che questo Arco fu dedicato a lui dopo che
vinse la battaglia contro Massenzio nel 312. È un vero monumento più che un
arco, ed è alto 25 metri. Sapevi questo?
LUCA. Pensavo
fosse meno alto, ecco.
STEFANIA. Infatti
questo è un particolare che non tutti sanno.
LUCA. Infatti
era l’unica cosa che non sapevo.
STEFANIA. Vada
per l’Arco di Costantino. Poi … si potrebbero visitare i Fori Imperiali.
LUCA. (Al pubblico) anche di questi non so
praticamente nulla. Se tu credi valga la pena visitarli, visitiamoli.
STEFANIA. Non
sei obbligata Lucia. Se i Fori non ti vanno non ci andiamo.
LUCA. Non è che
io sia contrario … contraria ai Fori, è solo che … è solo che …
STEFANIA. … che
saresti più propensa a visitare il Foro Romano.
LUCA. (Subito) ecco, proprio così.
STEFANIA. Scusa
la curiosità, perché preferisci il Foro Romano ai Fori Imperiali?
LUCA. Ma è
molto evidente.
STEFANIA. Evidente
… cosa?
LUCA. Perché io
preferisco il Foro Romano ai Fori Imperiali.
STEFANIA. Si,
questo l’ho capito. Ma se tu non mi dici la differenza così “evidente” io non riesco
a capire perché preferisci uno e non l’altro.
LUCA. Stefania,
tu non hai mai notato l’enorme differenza fra i due Fori? (Al pubblico) speriamo trovi qualcosa lei!
STEFANIA. (Pensa) beh, l’unica cosa che potrebbe
essere diversa è che il Foro Romano, nell’antichità, non era solo una semplice
piazza, ma assumeva le sembianze di un vero e proprio quartiere.
LUCA. Vedi
Stefania che ci sei arrivata da sola? Oppure tu mi leggi nel pensiero. Dico io,
tutti questi mesi a scriverci, sono serviti a qualcosa!
STEFANIA. Sicuramente
sono serviti. Ok, vada per il Foro Romano. Che dici di mettere in lista anche
Castel Sant’Angelo?
LUCA. Si,
perché no. I castelli sono sempre da visitare. Non vedo l’ora.
STEFANIA. Tu
sai vero a che sponda è collegato?
LUCA. Sponda?
STEFANIA. Certo.
La sponda sinistra del fiume Tevere o no?
LUCA. (Al pubblico) Ah, quella sponda! Scusa
Stefania, mi ero persa.
STEFANIA. E se
ti mostrassi il Circo Massimo?
LUCA. Molto
volentieri! Mi è sempre piaciuto andare al circo fin dalla tenera età.
STEFANIA. Bella
battuta Lucia! Sei sempre molto spiritosa come in tutto ciò che scrivi. Non
tutti sanno che è stato lì che è avvenuto il Ratto delle Sabine.
LUCA. Il Ratto
delle Sabine, lì? Oddio!
STEFANIA. E si.
E tutta colpa di Romolo.
LUCA. C’era da
immaginarselo che fosse colpa sua. (Volendo
cambiare discorso in fretta) visiteremo la Fontana di Trevi, vero?
STEFANIA. Oh
si. La Fontana di Trevi, la Basilica di San Pietro, la Cappella Sistina, il
Campidoglio. Mi piacerebbe anche portarti al Campo Dei Fiori.
LUCA. Si,
perché no. Mi piacerebbe ammirarlo.
STEFANIA. Ah,
ne hai sentito parlare anche tu? Che fine poveretto!
LUCA. (Al pubblico) ci risiamo. E si,
proprio una brutta fine.
STEFANIA. Chissà
cosa ti passa per la testa in quei momenti “caldi”.
LUCA. E si,
chissà cosa ti passa per la testa. Scusa Stefania, ma perché dici in quei
momenti “caldi”?
STEFANIA. Penso
che quando una persona, venga bruciata viva, siano momenti molto “caldi”. Che
fine quel Giordano Bruno.
LUCA. (Da tifoso di calcio) davvero? Bruno
Giordano è morto?
STEFANIA. Si e
nella sua Roma.
LUCA. Roma? Ma
non era della Lazio?
STEFANIA. Si,
ovvio. Ma precisamente a Roma.
LUCA. E no,
nella Roma non c’è mai stato!
STEFANIA. Come
no! La sua statua è a Roma in piazza Campo Dei Fiori!
LUCA. Pure una
statua?! Ma ne sei proprio sicura?
STEFANIA. Certo.
È da parecchio tempo che in quella piazza è eretta la statua del filosofo
Giordano Bruno.
LUCA.
Fi-lo-so-fo?
STEFANIA. Si,
il filosofo Giordano Bruno morto arso nel 1600. Lo avevi forse confuso con
qualcun altro?
LUCA. Io?
Assolutamente no! Pensavo solo che … non fosse successo a Roma.
STEFANIA. Roma
è tanto immensa e capisco che ricordarsi di tutto è difficile. (Guarda l’orologio) si è fatto molto
tardi. Forse dovremmo coricarci per essere in forma domani.
LUCA. (Al pubblico, preoccupato) ci siamo. Ok.
STEFANIA. Purtroppo
casa mia è praticamente tutta qua, di la (indica
a destra) c’è il cucinino, (indica al
fondo) il bagno e la mia stanza da letto, di là.
LUCA. Oh ma non
preoccuparti, il divano andrà benissimo per me.
STEFANIA. Il
divano? Assolutamente no! Non posso permettere che una mia amica dorma sul
divano in casa mia.
LUCA. Oh scusa,
hai ragione. Con un materasso potrei dormire bene anche per terra.
STEFANIA.
Materasso?!
LUCA. Va
benissimo anche per terra Stefania. E senza materasso.
STEFANIA. (Ride) sei sempre tanto spiritosa.
Figuriamoci che io ti faccio dormire su un materasso o addirittura per terra.
Si, ho solo una stanza da letto, ma con un letto matrimoniale però. Ti offro la
metà del letto.
LUCA. (Ha un piccolo mancamento) come? La metà
del tuo letto?
STEFANIA. (Preoccupata di averle offerto troppo poco) non ti va bene la metà?
Guarda che se vuoi … (viene interrotta).
LUCA. (Impacciato) oh si va benissimo! (Al pubblico) oh, ma che dico? Cioè
no, non va bene. Cioè volevo dire che va bene, ma non va bene.
STEFANIA. (Titubante) scusa Lucia, mi è sfuggito
un piccolo particolare. Va bene la metà, oppure … (viene interrotta).
LUCA. Scusa tu,
non sono stato chiaro. Em … chiara. Ecco, io sarei
più che onorata di dormire con te. (Al
pubblico) oddio che ho detto! Cioè volevo dire che dormirei volentieri
nella tua metà. (Al pubblico) di male
in peggio. Il fatto è che … Stefania … io … non posso dormire … nella metà del
tuo letto.
STEFANIA. (Offesa) va bene. Scusa se te l’ho
offerto. Pensavo fossimo amiche, amiche vere anche se ci siamo frequentate via
mail. Praticamente so tutto di te e tu di me.
LUCA. (Volendo rimediare) certo che è così! Anzi
siamo più che amiche! È solo che … non so come dirtelo … devo rifiutare questa
tua “grande” gentilezza … per … te.
STEFANIA. Per
me? Non capisco.
LUCA. Ecco … il
fatto è che … di notte io … scalcio!
STEFANIA. Scalci?!
In che … senso?
LUCA. Nel senso
che, per motivi che ancora i medici non si sanno spiegare, io, di notte … scalcio.
Cioè, muovo costantemente le gambe da ogni parte. (Al pubblico) via mail ho mentito solo sul mio sesso, ora non riesco
più a smettere.
STEFANIA. Mi
dispiace? Ed è grave?
LUCA. Non
saprei. Sto facendo una serie di accertamenti e spero di giungere presto ad una
diagnosi per poi iniziare una terapia. Capisci ora che sarebbe pericoloso
dormire con te accanto?
STEFANIA. Alla
luce di questo, si.
LUCA. Il divano
andrà benissimo.
STEFANIA. (Al pubblico) povero mio divano! Vado a
prenderti le lenzuola. (Non al pubblico
questa volta) Povero divano!
LUCA. Povero?
STEFANIA. (Al pubblico) mi ha sentita! Si, povero …
divano … perché … è un divano che … vale poco. Ecco è un divano di poco valore,
ma che fa benissimo il suo dovere. (Al
pubblico) un occhio della testa mi è costato!
LUCA. (SUONO
DEL CELLULARE) scusa Stefania. (Risponde).
STEFANIA. Prego.
(Esce al fondo).
SCENA IV
Luca e Roberta
LUCA. Ciao
Roberta.
ROBERTA. (Al cellulare in un angolo del proscenio) ciao
papà.
LUCA. Perché mi
telefoni?
ROBERTA. Volevo
solo sapere come stavi e come ti stai trovando da … Giovanni.
LUCA. Bene.
Molto bene qui da … Giovanni.
ROBERTA. Ne sei
proprio sicuro?
LUCA. Eccome se
sono sicuro.
ROBERTA. Papà,
non mentirmi, ti prego. So tutto.
LUCA. (Al pubblico preoccupato) che saprà mai!
Tu non sai nulla perché non c’è nulla da sapere.
ROBERTA. Papà,
ti ho detto che so tutto e mi fai … ribrezzo.
LUCA. (Al pubblico) oddio sa che sono
travestito da donna. Roberta, non è come pensi. Io… (viene interrotto).
ROBERTA. Tu …
cosa? Ma non ti vergogni?
LUCA. Roberta,
ti prego lasciami spiegare. Non è come sembra.
ROBERTA. Non
c’è nulla da spiegare papà, è tutto chiaro come il sole: tu un uomo piacente e ancora
giovanile che se la intende con una di … ottant’anni. Hai perso la ragione?
LUCA. (Al pubblico) io, un uomo piacente?
Allora non sa che sono travestito!
ROBERTA. Papà,
mi stai ascoltando? Con tutte le donne più giovani che ti girano intorno, ti
devi trovare un’ottantenne?
LUCA. Ottantenne?
Ma si può sapere di cosa stai parlando?
SCENA V
Luca e Stefania
STEFANIA. (Entrando dal fondo) ecco il tutto. Oh
scusa, sei ancora al cellulare.
LUCA. (A Stefania) vieni, vieni pure. (A Roberta) Roberta, sta tranquilla, va
tutto bene. Quanto torno ti spiegherò tutto. Ciao.
STEFANIA. Tua
figlia Roberta vero?
LUCA. Si, mia
figlia.
STEFANIA. (Sta preparando il divano per la notte).
LUCA. Lascia
Stefania, lo sistemo io.
STEFANIA. Ma
no, figurati. Se nel frattempo ti vuoi cambiarti, fai pure.
LUCA. (Sconvolto) … qui?
STEFANIA. Non
ti vergognerai spero?! Non siamo forse fra donne?
LUCA. Si certo,
ma sai io sono molto particolare e molto timido … timida.
STEFANIA. Ti ho
liberato un cassetto in camera mia in modo che tu possa mettere la tua
biancheria, se ti va. (Al pubblico)
violenza su me stessa ho fatto per questo!
LUCA. (Cercando di riprendersi) Stefania, tu
sei troppo ospitale con me. Io sto benissimo qui, e la mia biancheria starà
benissimo dove sta ora. Vai a riposare ora che domani dobbiamo essere in forma
per visitare Roma.
STEFANIA. Sei
proprio sicura che va bene così?
LUCA. Si
Stefania, grazie.
STEFANIA.
Allora io vado.
LUCA.
Buonanotte Stefania. A domani.
STEFANIA. (Uscendo dal fondo) buonanotte Lucia. A
domani.
LUCA. (Solo, si siede lasciandosi andare sul
divano) finalmente sola. Solo! Ci manca solo che impari a parlare al
femminile.
STEFANIA. (Rientra improvvisamente dal fondo).
LUCA. (Si alza si scatto).
STEFANIA. Volevo
informarti che il bagno è quello a sinistra.
LUCA. Va bene,
grazie.
STEFANIA.
Buonanotte. (Esce dal fondo).
LUCA. Buonanotte.
(Si siede piano piano col timore che
Stefania torni di nuovo. Si rialza e vede che Stefania non torna, allora si
siederà di nuovo sul divano). Ci mancava solo che mi vedesse col mio bel
pigiama … da uomo. Però non lo posso indossare. Se Stefania, torna per qualsiasi
motivo e mi trova conciato così? (Pensa)
sapete che faccio? Ora indosso il vestito per domani e proverò a dormire un
po’. Domani mattina poi cercherò di svegliarmi prima di lei, così mi troverà
già pronta. Pronto. (Apre la valigia).
Disgraziato il giorno in cui le ho mandato il copione!
SIPARIO
ATTO TERZO
A casa di
Stefania. Stefania e Luca rientrano da sinistra.
SCENA I
Stefania e Luca
STAFANIA. (Ride) È stata una giornata bellissima.
E lo devo a te Lucia.
LUCA. Mi stia prendendo
in giro?
STEFANIA. Oh no
assolutamente! Devo dire sinceramente che mi sono trovata molto bene con te. (Al pubblico) davvero, sapete?
LUCA. Avevi
forse dei dubbi?
STEFANIA. Assolutamente
no.
LUCA. Ne sei
proprio sicura?
STEFANIA. Beh …
magari … qualche sottile dubbio mi ha assalito prima di uscire di casa. (Si affretta) proprio sottile che poi è
svanito subito.
LUCA. Io invece
ero sicura che mi sarei trovata bene con te. E così è stato.
STEFANIA.
Davvero? A me sembra di non aver fatto nulla di speciale oggi.
LUCA. Vuol dire
che a me piace la tua normalità. Del resto capisco perfettamente che di
normalità in me, ne avrai trovata gran poco, oggi.
STEFANIA. Ma
no, che dici?! Sei stata simpaticissima invece!
LUCA. Penso che
tu sia troppo buona con me Stefania. Si, forse oggi sono stata troppo … esuberante. Ma sai,
a volte esce il ragazzo che c’è ancora in me.
STEFANIA.
Ragazzo?
LUCA. Ragazza,
volevo dire.
STEFANIA. (Ride) sai perché rido ora? Perché penso
alla Fontana di Trevi. Se non ti avessi fermata …
LUCA. Si, se
non mi avessi fermata, chissà cosa sarebbe successo. Non so che mi è preso, la
vista di tutte quelle monetine in acqua, mi ha annebbiato il cervello.
STEFANIA. Ho intuito
subito la tua intenzione, quando hai iniziato a togliere le scarpe e i calzini.
LUCA. Per
fortuna mi hai fermata. (Al pubblico)
non sono per nulla depilata! Come ti ho già spiegato la colpa è tutta di mia
figlia Roberta che colleziona monetine euro e so che per terminare la
collezione gliene mancano parecchie. Tu pensa Stefania che controlla di
continuo il mio portafoglio alla ricerca di monete. Capisci che quando ho visto
tutto quel ben di Dio in quella meravigliosa Fontana … (viene interrotto).
STEFANIA. Non
hai resistito. Tranquilla, ho capito perfettamente. Tu però nonostante me, non
ti sei lasciata scoraggiare e hai trovato lo stesso il modo per cercare le
monete.
LUCA. Si, ma ho
visto come ridevi per me.
STEFANIA. E
come non potevo! Eri così … simpatica e stavi facendo qualcosa di così …
inconsueto.
LUCA. Beh,
effettivamente è stato inconsueto chiedere ai turisti di mostrarmi la moneta prima
che la gettassero nella Fontana. Sai che quasi tutti hanno acconsentito?
STEFANIA.
Infatti, non so come ci sei riuscita. (Al
pubblico) non certo ammirati dalla sua bellezza ovviamente.
LUCA. Non era
nulla di strano, chiedevo e cercavo di aiutarmi con qualche battuta spiritosa.
STEFANIA. Perché
quel tipo col cappello da cowboy si agitava tanto?
LUCA. Oh
quello! Mamma mia! Voleva invitarmi da lui per mostrarmi la sua collezione di
monete!
STEFANIA. (Ride meravigliata) non mi hai parlato
di una conquista!
LUCA. Si, una
conquista … lo hai visto? Dracula è più bello al suo confronto. (Toccandosi i polpacci) sento le gambe appesantite.
STEFANIA. Ti
credo! Quante volte avrai salito e sceso quei 135 gradini? 6 o forse 8 volte?
LUCA. 10 volte
in totale.
STEFANIA. Tu
non sei abituata, e ora stai male. È normale. Chissà perché lo hai fatto!
LUCA. Non so
fra quanti anni avrò occasione di rivedere ancora Roma e così pensavo di vivere
di “rendita” per il resto del tempo.
STEFANIA. Come
“non so fra quanti anni”? Tu puoi venirmi a trovare a Roma tutte le volte che
vuoi. (Al pubblico) è strano, vero
che io dica questo? Eppure è così. Mi sono ricreduta, mi piace il suo modo di
essere.
LUCA. Grazie
Stefania, sei molto gentile. Vedremo, vedremo. (Al pubblico) ora dovrei invitarla io a Bergamo, ma come faccio? Io
sono Luca e non Lucia!
STEFANIA. E al
Colosseo? (Ride) sei troppo … forte
Lucia.
LUCA. Forte?
STEFANIA. Si,
forte. È un modo di dire … affettuoso di una persona unica nel suo genere.
LUCA. (Al pubblico) non ho ben capito se era
un complimento oppure no. Forse volevi dire che sono un po’ … diversa. (Al pubblico) è un termine che mi si
addice perfettamente in questo momento.
STEFANIA. Assolutamente
“unica”. Nel senso buono sia ben chiaro. Ma dimmi, come ti è venuta quell’idea
così … originale?
LUCA. L’idea mi
è venuta quando ho visto una coppia di americani chiedere ad un uomo di far loro
una foto lasciando sullo sfondo il Colosseo. L’uomo non aveva capito e così mi
sono fatta avanti io.
STEFANIA.
Lasciandomi sola.
LUCA. Avevamo
già visitato il Colosseo in lungo e in largo e … (non sa che dire).
STEFANIA. … e
allora tu hai pensato di intraprendere una nuova attività “diventare la
fotografa ufficiale di tutti i turisti”.
LUCA. Il fatto
è che, non so come, ma in breve tempo, tutti, volevano “approfittare” della mia
disponibilità di fotografa.
STEFANIA. A me,
hai dato l’impressione invece di sentirti molto a tuo agio in questo ruolo.
Anzi, avevo l’impressione che ti divertissi pure.
LUCA. Tu non ti
sei divertita forse, guardandomi?
STEFANIA. Piangevo
dalle risate Lucia, eri troppo estroversa.
LUCA. Ti sei
accorta anche che a volte mi prendevo gioco di loro e mentre si posizionavano per essere fotografati
io inquadravo te?
STEFANIA. Certo
che me ne sono accorta. Spero tu abbia cancellato quelle foto!
LUCA. Nemmeno
per sogno!
STEFANIA. Cosa?
Mi stai dicendo che quando quei turisti controlleranno le loro foto, ci
troveranno me? (Ride) tu sei tutta
matta!
LUCA. E questo
non è ancora nulla. Quando mi imbattevo in coppie il cui marito appariva
scorbutico o antipatico con la moglie, sai che facevo?
STEFANIA.
Fingevi di fotografarli!
LUCA. No.
STEFANIA. Inquadravi
solo … dalle gambe in giù!
LUCA. No, anche
se una foto così l’ho scattata ad una gruppo sportivo. Mi piacevano perché indossavano scarpe tutte
uguali.
STEFANIA. Oh
si, ricordo il gruppo. Se ne saranno accorti.
LUCA. Non
penso. L’ho scattata mentre si sistemavano. Vuoi sapere allora cosa ho fatto a
quelle coppie?
STEFANIA. Si
dimmi.
LUCA. Sai che ho
fatto? Ho fotografato … solo lei e ho escluso totalmente lui.
STEFANIA. (Ride) davvero?
LUCA. Si e in
tutte le fotografie. Poi però, salutavo velocemente entrambi e mi defilavo.
STEFANIA. Ecco
perché alcune volte ti perdevo di vista!
LUCA. Eh si, mi
allontanavo perché se si fossero accorti delle foto a metà …
STEFANIA. …
avresti potuto passare dei guai?
LUCA. Esatto.
Ti sei divertita al Colosseo?
STEFANIA.
Molto. Mi sembrava di essere a teatro, vedendoti.
LUCA. Lo devo
prendere come un complimento?!
STEFANIA.
Certo! Eri molto divertente!
LUCA. Beh, non
volevo ti annoiassi là sola a guardare e allora … a volte esageravo solo per strapparti
un sorriso.
STEFANIA. L’avevo
capito. E ci sei riuscita molto bene. (Ride).
LUCA. Che c’è
da ridere ora?
STEFANIA. Ricordo
al mercato di Porta Portese! (Ride).
LUCA. Ridi,
ridi pure tu. Ma io me la sono vista molto brutta.
STEFANIA. Io
rido ora, ma se penso a tutte la gente che ci avrà prese per pazze …
LUCA. E ne sei
tu responsabile.
STEFANIA. Come io?
LUCA. La causa
è tua, si. Sapevi che restando sola, sarei andata nel panico!
STEFANIA. Io ti
avrei lasciato sola? Sei tu che ti fermavi alle bancarelle e non mi avvisavi!
Io camminavo tranquillamente pensando tu fossi dietro di me.
LUCA. Come
potevo non fermarmi vedendo tante meravigliose attrazioni?
STEFANIA. Allora
non era a causa mia che restavi sola? (Al
pubblico. Ride) sapete come mi accorgevo che Lucia si era persa? Da come
urlava il mio nome in mezzo alla gente!
LUCA. Ti ho
sentita. Dimmi tu che altro potevo fare non trovandoti più in mezzo a quella
folla. Cercavo di calmarmi, mi guardavo in giro, facevo qualche passo avanti e
mi sembra di vedere la tua figura da dietro. Il sangue ricominciava a circolare
e correvo da te e nell’euforia di averti trovata, ti abbracciavo da dietro e ti
dicevo: “Stefania, non farlo più!”.
STEFANIA. (Ride) peccato però che non fossi io, ma
una donna che mi assomigliava!
LUCA. Due
schiaffi, mi ha dato la “donna”!
STEFANIA. Immagino.
LUCA. Ed è
andata così per altre due volte.
STEFANIA. In
che senso?
LUCA. Nel senso
che per altre due volte ho pensato fossi tu.
STEFANIA. Vuoi
dire che per altre due volte hai abbracciato altre donne pensando fossi io? Non
lo sapevo.
LUCA. Si, due
perfette sconosciute e … altri quattro schiaffi!
STEFANIA. (Ride) sei fantastica!
LUCA. Non so
cosa ci trovi di fantastico ad essere presa a schiaffi!
STEFANIA. E poi
mi hai trovata e mi hai abbracciata.
LUCA. E non ho
preso schiaffi.
STEFANIA. Si,
ma c’è mancato poco. Non si va in giro ad abbracciare la gente!
LUCA. Lo so, ma
la felicità nell’averti ritrovata non mi ha permesso di pensare.
STEFANIA. Per
non perderti di nuovo ti ho proposto di camminare tenendoci la mano ma tu non
hai voluto.
LUCA. (Al pubblico) a causa delle mie mani mascoline,
si sarebbe accorta dell’imbroglio. (A
Stefania) ho preferito evitarlo Stefania per non impedire ad entrambe di
muoversi liberamente. Ho scelto un’altra soluzione: un bella corda legata alla
vita di tutte e due.
STEFANIA.
Un’idea veramente ingegnosa! Già! Peccato però che in quei cinque metri di corda
fra di noi, si siano attorcigliate parecchie persone.
LUCA. In
effetti era un’invenzione che non avevo mai testato. Tutto sommato ha
funzionato: non ti ho più persa.
STEFANIA. Infatti.
È stata veramente una giornata molto piacevole Lucia, diversa da come le trascorro
di solito. Sono convinta che in tua compagnia non ci si annoi mai.
LUCA. Io sono
così e per me è la normalità.
STEFANIA. Vuoi
dire che sarei io l’insolita a pensare che ciò che fai sia … piacevole?
LUCA. In ognuno
di noi c’è della pazzia. Penso che ne serva un po’ per vivere, Stefania.
STEFANIA. (Al pubblico) io che pensavo mi portasse
via tempo! Si è fatto tardi Lucia, vuoi che ti lasci il bagno?
LUCA. Usalo
pure tu.
STEFANIA. Non
ci impiegherò molto. (Esce al fondo).
LUCA. (Al pubblico) con Stefania mi trovo
molto bene. Tranquilli, non ne sono innamorato, non è il mio tipo, nonostante sia
molto affascinante. Mi piace chiacchierare con lei. (SUONO DI CAMPANELLO) chi
sarà? (Guardo dallo spioncino)
Roberta! È mia figlia Roberta! (Si allontana dalla porta) ma che ci fa
qui!? Non posso farla entrare. Non posso farmi vedere da lei conciato così!
(SUONO DI CAMPANELLO) come avrà fatto a sapere che sono qui e non da mio cugino
Giovanni … Il computer! Ha controllato le mie mail! Ora vado da lei e gliene
dico quattro! (Si avvicina alla porta)
no, non posso uscire … così! (SUONO DI CAMPANELLO) però se io le raccontassi
tutta la verità, forse mi crederebbe. (Pensa)
no, non mi crederebbe.
STEFANIA. (Entrando dal fondo) hanno suonato il
campanello più volte!
LUCA. (Impacciato) il campanello? Oh, il
campanello, certo. Era … era … avevano sbagliato porta.
STEFANIA. Per
più di una volta?
LUCA. Eh … si.
Sai … era … era un’ inglese che … non capiva
l’italiano. (SUONO DI CAMPANELLO) sarà di nuovo lei. Te l’ho detto che non
capisce nulla di italiano. Vai a sistemarti che questa volta mi faccio capire
molto bene. Insomma, non si può continuare a disturbare la gente a casa sua! (Si posiziona con le spalle alla porta).
STEFANIA. Non credi
sia il caso che le spieghi io dato che parlo l’inglese?
LUCA. (Al pubblico) non potevo dirle che era …
giapponese, accidenti! (A Stefania)
no Stefania, ci penso io, tu vai di là tranquilla.
STEFANIA. Ne
sei sicura?
LUCA. Certo, ci
penso io.
STEFANIA. Va
bene. (Esce al fondo).
LUCA. Roberta
non ha più suonato, spero che se ne sia andata. (Guarda dallo spioncino) finalmente se ne è andata! (Si avvicina al divano e si lascia andare
ma non appena lo sfiora risuona il CAMPANELLO ma questa volta a lungo) oh no!
STEFANIA. (Entrando dal fondo spedita in direzione
della porta) eh no! Ora mi sente quella maleducata!
LUCA. (Rincorrendola preoccupatissimo) no
Stefania, lascia che …
STEFANIA. (Apre la porta).
LUCA. (Completando la frase con voce flebile e
rassegnato) … ci pensi io.
SCENA II
Stefania, Luca e Roberta
ROBERTA. (Entrando) buongiorno lei mi deve …
STEFANIA. (Arrabbiata) allora? La vuole smettere
di … (Si ferma) ma lei … parla
italiano… (A Luca) parla italiano.
LUCA. (Cercando di nascondersi) avrà fatto …
un corso accelerato.
ROBERTA. Mi
deve scusare se la disturbo. Io mi chiamo Roberta e sto cercando mio padre che
ha una relazione con sua madre.
LUCA. (Al pubblico) povero me!
STEFANIA. (Meravigliata) prego? Mia madre … ha una
relazione con … tuo padre?! (Ride).
ROBERTA. Non penso
ci sia molto da ridere signora, ma da preoccuparsi invece. Certo, io avrei
dovuto tenere a freno mio padre, però anche lei ha le sue colpe non
controllando sua madre. Anche solo per l’età.
STEFANIA. Senta
signorina … come ha detto che si chiama?
ROBERTA. Mi
chiamo Roberta e vengo da Bergamo.
LUCA. (Al pubblico) ormai ho vita breve.
STEFANIA. Da
Bergamo? (A Lucia) come te Lucia.
LUCA. (Sempre nascondendosi come può, dice di si
con la testa).
ROBERTA. (Guardando Luca) anche lei da Bergamo?
LUCA. Si …
ROBERTA. Quale
località esattamente?
STEFANIA. Lucia
abita a Brusa.
LUCA. (Al pubblico) sono spacciato!
ROBERTA. Brusa?
Ma anch’io … abito a Brusa! Magari ci conosciamo. Come si chiama?
LUCA. (Non risponde).
STEFANIA. Non
rispondi Lucia? La mia amica si chiama Lucia Bellera.
LUCA. (Al pubblico) ecco la bomba.
ROBERTA. (Avvicinandosi a Luca) Bellera? Ma tu …
ma tu sei … tu sei …
LUCA. (Facendosi scoprire togliendosi la parrucca)
ebbene si Roberta, sono Luca, tuo padre.
STEFANIA. (Ha un mancamento) Lu … Lu … Luca …
ROBERTA. Papà …
che ci fai … vestito da … donna? Non dirmi che … (ha un mancamento).
STEFANIA. Un
uomo … Lucia … è un uomo … mi sono divertita con … un uomo!
LUCA. Ecco …
forse vi dovrei una spiegazione.
STEFANIA. Tu …
tu … tu mi hai mentito!
ROBERTA. (A Stefania) e sua madre, lo sa? La
chiami per favore. No, forse è meglio non chiamarla, ne morirebbe se sapesse
che questo … infame, viscido, bugiardo …
LUCA. Roberta.
Ti prego …
ROBERTA. …
meschino, falso … questo circuitore di donne anziane e indifese!
STEFANIA. Mia
madre? Ma io … non ho … (viene
interrotta).
SCENA III
Stefania, Luca, Roberta e
Roberto
ROBERTO. (Entrando da sinistra senza suonare) ciao
mamma, scusa se non ti ho avvisato ma … (vede
Lucia senza parrucca e Roberta). Che succede qui!?
STEFANIA. Sta
succedendo che … (viene interrotta).
ROBERTO. Mamma,
come hai potuto mentirmi? Mentire a me che sono il tuo unico figlio.
STEFANIA. Che
stai dicendo Roberto. Io non ho fatto nulla.
ROBERTO. Nulla
dici? Ho capito tutto benissimo invece. Mi hai fatto credere che la “tua amica
Lucia” fosse una donna, quando invece, come vedo è un uomo! Tu hai una
relazione con quest’individuo e me lo volevi tenere nascosto!
ROBERTA. Cosa?
Anche lei ha una relazione con mio padre?
STEFANIA.
Assolutamente no. Io non ho nessuna … (viene
interrotta).
ROBERTO. Mamma
zitta! (A Roberta) che vuol dire
“anche lei ha una relazione con mio padre”? Vuol dire che l’uomo con cui mia
madre ha una relazione ha un’altra relazione con un’altra persona? (A Stefania) e magari tu lo sapevi e ti
andava bene!?
STEFANIA.
Roberto, ti stai sbagliando io … (viene
interrotta).
ROBERTO. Io,
cosa? Mamma, mamma per favore taci. Taci ti prego. Non ferirmi più di ciò che
stai già facendo con il tuo comportamento da … da … lasciamo perdere. (A Roberta) e chi sarebbe l’altra persona
con cui quest’ignobile uomo ha una relazione?
ROBERTA. (A Luca) glielo dico io o glielo dici
tu, spudorato che non sei altro?
LUCA. (Non ha la forza di rispondere).
ROBERTA. Lo
farò io. Mio padre, oltre ad avere una relazione con tua madre, ha una
relazione anche con … tua nonna.
ROBERTO. (Meravigliato) mia … nonna?
ROBERTA. Si,
tua nonna. La madre di tua madre non è forse sua nonna?
ROBERTO. (Meravigliato) mia … nonna? (A Stefania) non capisco …
STEFANIA. Non capisco
nemmeno io. È da quando è arrivata che dice che in questa casa ci abita mia
mamma.
ROBERTA. Ed ha
ottant’anni.
LUCA. (Intervenendo deciso) fermi, fermi
tutti! Qui non ci sono altro che equivoci. Ora vi spiego tutto io.
ROBERTO. Spero
sia convincente.
ROBERTA. Lo
spero anch’io.
LUCA. Io sono
Luca Bellera e scrivo commedie. Ho conosciuto Roberta via mail a causa di una
commedia che mi ha chiesto di scrivere per lei. Per sbaglio, mi sono firmato
Lucia e non Luca e Stefania da lì, ha iniziato a pensare che fossi una donna.
ROBERTA. E tu
perché non le hai detto subito dell’errore?
LUCA. Perché
lei mi lusingava dicendomi che aveva letto le altre mie commedie e che solo una
donna poteva scrivere cose così sensibili. E io, da quel momento, non ho più
avuto il coraggio di dirle la verità per non deluderla e per non … perderla. (La guarda) Stefania, nonostante io sa
un uomo, ti assicuro che tutto quello che ti ho scritto è vero.
ROBERTA.
Stefania … è lei?!
ROBERTO. (A Luca) Tutto vero, tranne un piccolo
particolare e il più importante.
LUCA.
Importante per te, ma non per me. Ho sempre scritto a Stefania da uomo rivelando
solo ciò che sento dentro. Sono sempre stato me stesso. Sempre. E nonostante sia
un uomo abbiamo tanto in comune.
ROBERTA.
Scusate, io non ho capito però, se Stefania è lei e, come vedo, non ha
ottant’anni. Si può sapere chi è quest’altra Stefania di ottant’anni a cui inviavi
mail?
ROBERTO. Sono
molto curioso di saperlo anch’io.
LUCA. Ecco
Roberta … non c’è nessun’altra Stefania. Ti ho detto che Stefania aveva
ottant’anni perché solo così mi avresti lasciato tranquillo. Ero sicuro che se
avessi saputo che era quasi mia coetanea, mi avresti assillato con mille
domande del tipo” ti piace? “sei innamorato” e via di
seguito. Come vedi Stefania è qui e non ha ottant’anni ma ha … quanti anni hai
Stefania?
STEFANIA. Ecco
… io … ecco Lucia (correggendosi subito)
Luca volevo dire. Ecco, io non ho cinquant’anni come ti ho scritto, ma … ma …
ne ho sessanta.
ROBERTO. Ah,
bene. Anche tu hai mentito allora.
STEFANIA. Si,
ma solo sull’età. Luca, nonostante io abbia sessant’anni, ti assicuro che tutto
quello che ti ho scritto è vero.
LUCA. Ti credo
Stefania. L’ho accertato in questi due giorni trascorsi con te. E tu, mi credi?
STEFANIA.
Anch’io ti credo Luca. L’ho accertato in questi due giorni trascorsi con te.
LUCA. Roberta,
dimmi una cosa. Come hai saputo che non ero dal cugino Giovanni ma qui?
ROBERTA. (Presa in castagna) ecco … io …
LUCA. Ti avevo
detto che non era corretto sbirciare le mie mail personali.
ROBERTA. Beh,
si … è che … (affrettandosi) e tu però
mi hai mentito dicendomi che andavi da Giovanni e invece non era vero.
LUCA. Se ti
avessi detto la verità, ti saresti precipitata qui.
ROBERTO. (Con ironia) cosa che non ha fatto a
quanto pare! Bene. Ora che le cose sono state chiarite … che si fa?
ROBERTA.
Infatti, che si fa ora?
LUCA. Io direi
di lasciare le cose come stanno. Mi trovo bene con Stefania e mi sono divertito
parecchio in questi due giorni trascorsi con lei qui a Roma e non vorrei
assolutamente rovinare la mia amicizia con lei … per così poco.
ROBERTO. A me
non sembra “così poco” anche se non sta a me decidere. Mamma.
STEFANIA. Anch’io
mi sono trovata molto bene con … Luca e anche a me dispiacerebbe rovinare la
nostra amicizia per così poco.
ROBERTA. “Dieci
anni in meno” non sembrano poco.
LUCA. Allora
non sei arrabbiata con me, Stefania? Vuoi dire che quando me ne tornerò a casa,
ci potremo ancora scambiare i nostri pensieri?
STEFANIA. Si
Luca. Scrivere a te e leggere le tue mail è la cosa più interessante che mi sia
mai capitata.
ROBERTO. Se le
cose stanno così non ci rimane che …
ROBERTA. …
accettare la vostra amicizia. (Sospira)
A me non rimane che andarmene, allora.
ROBERTO. Io non
ho nulla da fare e se vuoi ti accompagno dove credi.
ROBERTA. Grazie.
Dovrei andare alla stazione ferroviaria.
ROBERTO. Ti
accompagno allora.
ROBERTA. Ciao
papà.
LUCA. Ciao
Roberta.
ROBERTO. A
domani mamma.
STEFANIA. A
domani Roberto.
LUCA –
STAFANIA. (I due si sentono imbarazzati).
STEFANIA. Luca,
io ti consiglierei di toglierti tutto quel trucco.
LUCA. Sono così
… spaventoso?
STEFANIA. (Dice di si con la testa ridendo).
LUCA. (Si alza, poi si ferma) Stefania, ti
devo fare un’altra confessione.
STEFANIA. Oddio
ci risiamo. (Al pubblico) spero non
sia una cosa grave perché stasera non ce la farei a reggere un’altra notizia
come quella di prima.
LUCA. Ecco … (Deciso) Stefania, io non conosco …
Roma. Ti ho mentito per non sfigurare ai tuoi occhi ma io non conosco nemmeno
la mia provincia, figuriamoci Roma.
STEFANIA. (Sospira con sollievo) tutto qui? Pensi
che io non l’avessi capito? Mi divertivo molto da quanto eri simpatico mentre mi
spingevi a parlare di ciò che tu non conoscevi.
LUCA. Davvero?
E tu credi che io non mi sia accorto appena ti ho vista che non avevi
cinquant’anni?
STEFANIA. Però
non puoi dire che non ne dimostro di meno.
LUCA. Mah, non
saprei … lasciati guardare bene?
STEFANIA. Tu
non guarderai nulla se prima non ti togli quel trucco che ti fa sembrare … (nel frattempo lo spinge al fondo).
LUCA. Che
sembro?
STEFANIA. è meglio lasciare perdere!
LUCA. Immagino
tu abbia capito che io non scalcio di notte ed ho inventato questa scusa per
non dormire con te.
STEFANIA. Sono
contenta per te che non scalci, ma il divano rimarrà il tuo letto per sempre.
SIPARIO