AUTRICE

 

GIUSEPPINA CATTANEO

         

 

http://giusicopioni.altervista.org/   

 

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

 

Codice opera Siae 897344A

 

 

TITOLO

 

UN PROBLEMA GROSSO

 

COMMEDIA IN ATTO UNICO

 

 

 

Personaggi

 

RINA sorella di Gina

GINA

PINA amica delle due sorelle

LINO

DOTTORE

 

 

 

 

TRAMA

 

Nella sala d’attesa del medico condotto ci si incontra per parlare e confidarsi i propri mali. Ma quel “problema grosso” sembra il nocciolo della questione e tutti ne sono fortemente preoccupati.

 

 

 

SCENA I

Rina e Gina

 

Entrano in scena le due sorelle Rina e Gina e si siedono. Gina si siede distante dalla sorella.

 

RINA. Dove vai a sederti? Guarda che non ho la rogna sai? 

GINA. Io non sono un medico per dire se tu hai o non hai la rogna.

RINA. Vieni a sederti qui vicino, sterlochina.

GINA. (Si siede vicino a Rina facendole delle smorfie).

RINA. Fanne tante di smorfie perché ti abbellisce!

GINA. Sono sempre più bella di te di sicuro.

RINA. Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace.

GINA. (Al pubblico) ho una sorella fillosofìca. (A Rina) anche se quella frase la dicono solo quelle brutte come te.

RINA. (Al pubblico) ha parlato la regina Rana di Giordania. (A Gina) tu, ti sei mai vista allo specchio?  

GINA. Certo e tutto nel mio splendore. I miei occhi hanno ancora tutte le venti dottrine per ognuno.  

RINA. Invece la mia è una bellezza al naturale. Io, non ho tirato la pelle!

GINA. (Al pubblico) e come si vede bene che è naturale, fa paura!

RINA. Ti ho sentito, sai? Smetti di raccontare fesserie per favore.

GINA. (Al pubblico, ironica) bella e tanto gentile. (A Rina) io racconterei … fesserie?

RINA. Più che fesserie racconti. Dimmi allora chi di noi due si è sposata.

GINA. E questo che vuol dire?

RINA. Questo vuol dire che a qualcuno è piaciuta la mia faccia e non la tua!

GINA. Tu ringrazia il Signore che il tuo Gino ha visto te per prima, altrimenti non so come sarebbe andata a finire. (Al pubblico) due anni di fidanzamento e mi avrà fatto vedere il suo Gino due volte in tutto per la paura che glielo portassi via.  

RINA. Sempre con questa storia. Il Gino si è innamorato di me perché … perché … (non sa che dire).

GINA. Su, racconta che tutti vogliamo conoscere “il perché”. (Al pubblico) sempre che ci sia un perché.

RINA. Perché … ho tante qualità.

GINA. (Al pubblico) nascoste molto bene, a quanto sembra. E … per esempio?

RINA. Per esempio … (Fra sé) cos’è che mi diceva sempre? Ah si! (A Gina) al mio Gino piacevano … i miei globi delle orecchie!

GINA. (Ironica) accidenti che qualità grandiosa! E … poi?

RINA. E poi mi ha scelto anche per … per … (non sa che dire).

GINA. Per … ?                 

RINA. Per … (inizia a vergognarsi).

GINA. Allora? Ti vuoi sbrigare?!

RINA. (Sempre vergognandosi) mi ha scelto per … i miei polpacci.

GINA. (Ride) si, sono proprio belli i tuoi polpacci, sembrano due manici di pentole!

RINA. Hai finito di prendermi in giro?

GINA. (Smettendo e con fare ironico) scusa Rina, non ho fatto apposta. Comunque, io non mi sono sposata solo per il fatto che sono allergica agli anelli e anche perché … (viene interrotta).

RINA. (Al pubblico, ridendo) si, allergica agli anelli, questa è bella!

GINA. (Alzando il tono di voce) e perché di assassine in casa ne basta una!

RINA. (Smette all’istante di ridere) assassina … a me?

GINA. Non è forse morto il tuo Gino?

RINA. Certo che è morto! (Alzando gli occhi al cielo) “pace all’anima sua”. Certo che è morto, si, ma da solo però! Non ho fatto in tempo a picchiargli il martello in testa perché è morto prima.

GINA. Si, è morto di “crepacuore” perché ti ha visto col martello sopra la sua testa.  

RINA. (Guardando la porta d’entrata) non dire idiozie. Silenzio che arriva gente.

GINA. Davvero? E io invece … (viene interrotta).

RINA. Zitta altrimenti quel martello lo do in testa a te quando andiamo a casa.

 

SCENA II

Rina, Gina e Pina

 

PINA. (Entra e si siede distante dalle due sorelle). Ciao Rina. Gina.

GINA. E a me il “ciao” non lo dici?

RINA. (Dandole una gomitata) stai a guardare proprio tutto! Lascia correre un po’!

PINA. Io ho salutato te, sai!?

GINA. Ma se hai detto “ciao Rina”. Poi c’era il punto e poi dopo hai detto il mio nome.

PINA. Ma non sei tu la Rina?

GINA. No, io sono la Gina, (ironica) quella dopo il punto.

PINA. Oh scusa. Io ho detto “ciao Rina” pensando di salutare te.

RINA. E cosa vorresti dire, che io allora sarei quella dopo il punto?

GINA. Rina, stai a guardare proprio tutto! Lascia correre un po’!

PINA. (Dopo un attimo di silenzio) siete ammalate?

RINA. È lei (indica Gina) che è malata, io la sto solo accompagnando.

GINA. Si, io sono malata e lei ha i miei dolori.

RINA. Ma sei rincretinita? Pina, non darle retta, a volte non sa che dice.

PINA. A volte?

RINA. Scusami, hai ragione. È sempre così, non a volte!

GINA. Perché non è forse vero che senti dei dolori?

RINA. Per prima cosa, non sono molti e per seconda cosa, quei pochi dolori che ho sono i miei e non i tuoi. Sai benissimo che a me la roba degli altri non piace.

PINA. Rina, se vuoi i miei dolori, non te li faccio pagare, sai? Te li regalo!

GINA. (Al pubblico) avete visto come è di cuore?

RINA. No grazie, Pina. Anche se sono pochi, ne ho abbastanza anche dei miei.

GINA. E dei miei.

RINA. La vuoi smettere? Ha sempre voglia di dire scemenze!

PINA. Non avete voi il mal di schiena? Io ho una “lombardia cronica” che non vi dico.

GINA. Ma se lo hai appena detto!

RINA. Gina, è sufficiente guardarti? (A Pina) no Pina, per grazia non ho quella “lombardia lì e nemmeno il Piemonte. Però, io ho un altro disturbo che mi affatica a camminare! Ho le “vene vanitose”. Mi credi che tutte le vene delle mie gambe sono così? Tutte e tutte.

GINA. Si vede che hanno fatto il “passaparola”.

RINA. Tu dì ancora una parola che entri dal dottore da sola.

PINA. Ma la “lombardia cronica” non è ancora nulla. Ho un polso che mi fa vedere le stelle.

GINA. Anche di giorno?

RINA. (Guarda Gina e sospira. Poi a Pina) perchè ti fa male?

PINA. Ho la “sindone del tunnel carnale”.

GINA. La sindone? Come puoi averla tu se è a Torino?

RINA. Gina, stai tranquilla! (A Pina) chissà che male devi provare. A me invece, a volte, mi viene un mal di testa così forte, ma così forte che non riesco nemmeno a guardare la tv in camera.

GINA. Ma se non l’hai nemmeno la tv in camera!

RINA. Vuoi smettere? Tu inizia a preparare il librettoo del dottore che oramai toccherà a noi entrare. Pina, mia sorella (la indica) mi ha detto che ha “un problema grosso” e mi ha chiesto di accompagnarla dal dottore. (A Gina) Lo hai preso allora?

GINA. Che cosa?

RINA. Il libretto.

GINA. Certo Rina, per chi mi hai preso?

RINA. Per una che va dal dottore sempre senza libretto.

GINA. E invece oggi l’ho con me.

RINA. (Al pubblico) sarebbe la prima volta che si ricorda. (A Gina) fammelo vedere?!

GINA. (Lo toglie dalla borsa) prendi!

RINA. (Lo prende e legge) IL DOTTOR ZIVAGO. E questo per te sarebbe … (viene interrotta).

GINA. Il libretto del dottore.

RINA. Dico io Gina, cosa hai in quel cervello! Il libretto del dottore … della mutua dovevi portare!

GINA. Ah, quello!

RINA. (Al pubblico) per fortuna che è l’unica sorella che ho.

GINA. Si ma, sono concentrata però!

RINA. Si proprio. Ora però smetti altrimenti ti concentro io qualcosa in quella testa piena di sassi. Vai, vai a casa a prendere il libretto.

PINA. Gina, ma davvero hai un problema grosso?

GINA. Si Pina, è proprio così.

PINA. Guarda che ti do il mio libretto allora. Non te lo faccio pagare sai?

 GINA. (Ironica) e a me non lo regali!? Scherzo Pina. Ti ringrazio, mi hai risparmiato una strada. (Pina glielo consegna).

RINA. Questa cosa non si può fare, è contro la legge.

GINA. (Al pubblico) ho una sorella che, oltre ad essere “fillosofìca”, è anche “avvocata nostra”. (A Rina) non a fare tanto la sapientona, perché a me non interessa.

RINA. A te forse non interessa, ma a me piacerebbe sapere se a Pina non interessa andare in prigione.

PINA. Io in prigione? Ci mancherebbe altro. (si riprende il libretto dalle mani di Gina).

GINA. Pina, non dar ascolto a mia sorella. Lei è sempre così capastrofica per tutto!

RINA. Pina, io da amica ti ho avvisato, poi vedi tu.

GINA. Accidenti che spaventona sei! Pina è un “Giuda” mia sorella, non crederle, dice tutto ciò solo per fare un dispetto a me. (Con voce gentilissima) dai Pinuccia, prestami il tuo libretto (sta per toglierglielo dalle mani).

PINA. (Ritrae il libretto e lo mette nelle borsetta) scusa Gina ma non te lo posso dare il mio libretto. Non perché ho paura di andare in prigione. Figuriamoci che io ho paura di andare in prigione che forse, tutto sommato, sarebbe molto meglio che stare qui con voi due.

RINA. (Seria) cosa intendi dire?

PINA. Niente! (Ride volendola convincere) volevo sola dire che a volte sarebbe meglio andare in prigione che andare dal dottore. È un modo di dire.

RINA. Solo tu hai certi modi di dire così contorti.

GINA. Allora Pina, me lo presti?

PINA. Davvero Gina, non posso perché … perché … ti dispiace se te lo dico domani il perché?

GINA. (La guarda male) insomma devo per forza andare a casa a prendere il mio.

RINA. E ti sta bene! Ora ti arrangi!

GINA. Per fortuna che ho la macchina, cinque minuti e sono subito a casa.

RINA. Non dirmi nulla che non mi interessa.

GINA. Vorresti dire che non mi accompagni?

RINA. Non ci penso proprio. Io di qui non mi muovo.

GINA. (Al pubblico) non vi auguro per nulla una sorella come la mia. (A Rina) allora Rina … io vado.

RINA. (Non la guarda).

GINA. (Si alza) Rina, sto andando …

RINA. (Non la guarda).

GINA. (Arriva alla porta d’uscita) Rina … sono sulla porta …

RINA. (Non la guarda).

GINA. (Da fuori scena) Rina … sono andata …

RINA. (Guarda in cielo) Dio sia lodato!

PINA. Rina, scusa se mi intrometto, ma Gina, è normale?

RINA. Pina, non dirmi nulla per favore che non solo da questo dottore dovrei portarla.

 

SCENA III

Rina, Gina e Pina

 

GINA. (Entrando di corsa).

RINA. Hai preso l’aereo?

GINA. Rina, devi venire a casa con me!

RINA. Tu non capisci nulla! Credevo che fossi già partita! Vattene e non farmi perdere la pazienza per favore.

GINA. Va bene, allora. Dammi le chiavi.

RINA. Quale chiavi? Le hai anche tu le chiavi di casa (ironica) o hai dimenticato a casa anche quelle?

GINA. Mi servono le chiavi della “tua” macchina.

RINA. (Ride) della mia macchina? Cosa te ne fai delle chiavi della mia macchina che è a casa in garage, quando a te servono le chiavi della “tua” macchina?

GINA. (Ride anche lei) Rina, non ti ricordi che siamo venute dal dottore con la “tua” macchina?

RINA. (Seria) con la mia macchina?

GINA. Certo. Cosa mi avevi detto prima di partire? Ah si. (Scimmiottandola) “Io con te non salgo perché non mi fido e perciò andiamo con la mia macchina se ti va bene”.

PINA. È vero Rina?

RINA. Pina, sii gentile almeno tu.

GINA. Cosa vuoi fare allora? (Ironica) dai a me le chiavi della tua macchina?

RINA. (Non sa che fare).

GINA. Allora?

RINA. Non essere tanto spiritosa con me. La mia macchina, tu, non la guiderai mai! Mettitelo bene in quella testa di … di … 

PINA. Di segatura.

RINA. Di segatura. (A Pina) grazie Pina.

PINA. Ma figurati Rina, se non ci si aiuta fra amiche.

RINA. Devo andare per forza. Senti Pina, mi terresti il posto per piacere?

GINA. Certamente Rina, vai pur col cuore tranquillo che … (viene interrotta).

RINA. Pina, con il cuore tranquillo in compagnia di mia sorella?

PINA. Scusa Rina, a volte mi escono le parole di bocca senza pensare.

GINA. (Al pubblico) avete visto da quanta brava gente sono circondata? 

RINA. Allora Pina, me lo tieni il posto?

PINA. Ma si Rina. Prima di me ci sei tu.

GINA. Ed io.

RINA. Zitta Gina, zitta che non ne lasci cadere nemmeno una o anima del purgatorio. (Esce).

GINA. Rina come sei piena di complimenti oggi!

RINA. (Da fuori scena urlando) allora, arrivi!

GINA. Subitissimo Rinetta mia! (Esce).

PINA. (Al pubblico) che pace! Gina, non è normale e l’avete capito anche voi, però, secondo me anche Rina non è a posto del tutto. Come si può non ricordare di essere venuta qui da dottore con la propria macchina!

 

SCENA IV

Pina e il Dottore

 

DOTTORE. (Esce dall’ambulatorio) buongiorno signora Pina, entri pure.

PINA. Chi, io?

DOTTORE. Perché c’è forse qualcun altro qui dentro?

PINA. No, dentro qui no, ma fuori si però.

DOTTORE. Pina, so anch’io che fuori c’è tanta gente. Ma chi vuole farsi visitare da me deve entrare in questo mio studio.

PINA. Certo signor dottore. Ha proprio ragione.

DOTTORE. (Al pubblico) per fortuna ha capito subito. Entri allora signora Pina (le indica la porta dell’ambulatorio).

PINA. Non tocca a me signor dottore.

DOTTORE. (Al pubblico) ancora! O che vaneggia, oppure ha la febbre (le tocca la fronte).

PINA. No signor dottore, non ho la febbre, sono qui per i miei dolori e per mostrarle gli esami del sangue (glieli mostra).

DOTTORE. In sala d’attesa non posso guardarle gli esami. Venga dentro …

PINA. Non posso, prima di me c’è Gina e Rina.

DOTTORE. (Si guarda in giro) e dove sarebbero?! Lei le vede? Io non le vedo.

PINA. Non ci sono ora perché sono andate a casa a prendere il libretto della mutua che Gina ha dimenticato a casa. E dato che tocca a loro prima di me, non posso assolutamente rubare loro il posto ed entrare prima. Anche perché Gina deve avere “un problema grosso”.

DOTTORE. Grosso? Grosso … quanto?

PINA. Non lo so signor dottore, non lo ha specificato.

DOTTORE. Lo saprò quando arriva. Entri lei intanto Pina.

PINA. No signor dottore, va contro i miei Principi. Però se io le mostrassi i miei esami qui in sala d’aspetto, pensa che i miei Principi sarebbero salvi?

DOTTORE. Cosa vuole che ne sappia dei suoi Principi, cioè prìncipi.

PINA. Facciamo così, io glieli mostro ma lei non dice nulla a Gina e a Rina. Cosa ne dice signor dottore?

DOTTORE. Io dico che lei non sta bene.

PINA. Per forza, altrimenti non sarei quì. Guardi, guardi come è elevato il mio polistirolo.

DOTTORE. Cosa ha detto? Mi faccia vedere. (Legge gli esami).

PINA. Qui, guardi. (Glielo indica) polistirolo, trecento.

DOTTORE. Colesterolo Pina. Colesterolo.

PINA. Quello che ho detto io. Cosa faccio per farlo abbassare?

DOTTORE. Pina, non c’è molto da fare, solo una bella dieta.

PINA. Una dieta? È da tanto tempo che sono a dieta!

DOTTORE. Lei mangia del condimento?

PINA. Certo signor dottore che lo mangio! Se le ho detto che sono a dieta, vuol dire che sono a dieta.

DOTTORE. (Sospira e alza gli occhi al cielo) cosa ha mangiato oggi?

PINA. Un piatto di lasagne.

DOTTORE. Un piatto di lasagne? E per lei questa sarebbe una dieta?

PINA. Altro che dieta signor dottore, prima ne mangiavo due di piatti!

DOTTORE. (Suono di telefono dall’ambulatorio) salvato per un pelo. Mi scusi (va a rispondere).

PINA. (Al pubblico) avete visto? Non credeva nemmeno lui come potevo avere il polistirolo così elevato con la dieta che sto seguendo!

 

SCENA V

Pina e Lino

 

LINO. (Entra) ciao Pina.

PINA. (Infastidita) Ciao Lino. (Al pubblico) come si sente che è arrivato. Voi lo sentite l’odore di vino che emana?

LINO. (Si guarda in giro) guarda che forse oggi vado a casa presto!

PINA. Se è per me puoi anche andartene a casa subito.

LINO. Pina, come mai sei sempre così indisposta con me? Cosa ti ho fatto?

PINA. Io “indisposta”? Sembrerà a te. (Al pubblico) non sopporto l’odore del vino.

LINO. Ti ho sentito sai? Che colpa ho io se mi piace il vino?! (Alludendo) con un po’ di vino, vedi le persone meglio di come sono.

PINA. Cosa vorresti dire, che io sono da guardare dopo aver bevuto del vino? Io da giovane sono stata una bella donna, anzi bellissima.

LINO. Ecco, brava, da giovane, perché ora …

PINA. Ora … cosa?!

LINO. Ora per vederti bella, dovrei così berne di vino!

PINA. (Silenziosa e arrabbiata).

LINO. Chi c’è dentro dal dottore?!

PINA. (Silenzio).

LINO. Sei diventata sorda? Chi c’è dal dottore?

PINA. (Arrabbiata) chiediglielo al tuo vino! Non c’è nessuno.

LINO. E cosa aspetti ad entrare allora.

PINA. Non posso, non tocca a me.

LINO. Vorresti allora dire che tocca a me? È proprio vero allora che “gli ultimi saranno i primi”.

PINA. Cosa dici, le regole sono sempre quelle. Tocca prima a Rina e a Gina.

LINO. (Si guarda in giro) sono in bagno, forse?

PINA. No. Sono a casa loro.

LINO. Sono a casa loro e magari non pensano nemmeno di andare dal dottore però tocca a loro? Sei sicura Pina di non aver bevuto anche tu?

PINA. Lino, Rina e Gina, stavano qui prima di andare.

LINO. Su questo non ci sono dubbi.

PINA. Volevo dire che sono andate a casa perché Gina ha dimenticato a casa il libretto della mutua. Ormai saranno qui a momenti. Io ho aspettato loro e non sono entrata perché rubare il posto è cosa che non si fa e anche perché Gina ha detto che ha “un problema grosso”.

LINO. “Un problema grosso”? Che tipo di problema?

PINA. Non lo so, non lo ha detto.

LINO. Se le cose stanno così, anche io aspetto loro.

 

SCENA V

Pina, Lino e dottore

 

DOTTORE. (Entra sentendo odore di vino) ti ho sentito arrivare da dentro sai Lino?!

LINO. Ho alzato la voce vero signor dottore?

DOTTORE. (Mette le dita sul naso) no Lino non è per quello. Entra Lino, intanto che aspettiamo le due sorelle, dato che Pina ha dei “prìncipi”.

LINO. Davvero? Chi avrebbe mai potuto pensare che tu avessi il sangue blu?

PINA. Il sangue blu? (Con paura) sono propri così brutti i miei esami del sangue signor dottore?

DOTTORE. Prìncipi e non Principi Lino! Pina, non ascoltarlo per favore. Allora Lino.

LINO. No signor dottore, se tocca prima a Rina e  Gina, io non posso entrare. Anche perché Gina deve avere “un problema grosso”.

DOTTORE. Chissà di che problema si tratta! (Pensa) vorrà dire che intanto che arrivano andrò a fare una telefonata. (Rientra nell’ambulatorio).

 

SCENA VI

Pina, Lino, Rina e Gina

 

(Nel frattempo Lino si appisola).

RINA. (Entrando con Gina) ciao Pina. Non si ricordava più … (si ferma) cos’è questo odore?

PINA. Indovina (indicando Lino).

RINA. Capisco. Stavo dicendo che quella stupidella di mia sorella non si ricordava dove aveva messo il libretto del dottore.

GINA. Non darle ascolto Pina. Appena arrivate a casa le ho detto subito di guardare dove tenevo i libri sui dottori, ma lei non mi ha voluto ascoltare.

PINA. (Meravigliata) hai dei libri di medicina, Gina?

GINA. Più o meno.

RINA. (Ironica) dai, raccontale i tuoi libri di “medicina”.

GINA. Allora: il Dottor Zivago lo hai già visto; poi ho il Dottor Kildare; il Dottor Jekill e Mister Haide; poi ho il Dottor Hause e ho anche Uccelli di rovo.

LINO. (Svegliandosi all’improvviso) uccelli? Dove sono che gli sparo subito! (Poi si riaddormenta subito. Le tre donne si spaventano).

PINA. Cosa ha a che fare “Uccelli di rovo” con i libri sui dottori?

LINO. (Svegliandosi all’improvviso) datemi un fucile che gli sparo! (Poi si riaddormenta subito).

GINA. Non sarà un libro sui dottori ma è molto meglio di una medicina!

 

SCENA VII

Pina, Lino, Rina, Gina e dottore

 

DOTTORE. (Entrando) finalmente siete arrivate! Su, entrate. (Suono di telefono) aspettate un attimo che vado a rispondere. (Le due si siedono).

RINA. Lo sai Pina, che quasi, quasi, dato che sono quì, mi faccio prescrivere qualche esame del sangue?

PINA. Io ho appena ritirato i miei e sono un po’ tutti sballati. Ho il polistirolo a trecento. Le piastrelle a cinquecento. Non parliamo dei linfucili che sono a cinquantacinque. I tricriceti a duecentoventi. Ti rendi conto? Per fortuna che le urine non vanno male: ho solo un po’ la spirulina che è un po’ fuori dai paràvetri.

GINA. Sono proprio brutti, Pina. Al tuo confronto credo di stare bene.

PINA. Che dolore senti tu Gina?

RINA. Infatti, che dolori senti che mi hai solo chiesto di accompagnarti dal dottore perché avevi “un problema grosso”.

GINA. Si proprio un problema grosso che non mi lascia dormire.

PINA. Sarà anche grosso Gina, ma dal tuo viso non traspare nulla. Guardate invece io che cera … è tutta colpa dei miei calcoli al fegato. E notare che non sono nemmeno capace di contare quasi.

RINA. Io invece sono brava nel contare. (Preoccupata, al pubblico) madonna mia chissà quanti calcoli ho io allora, senza saperlo! No, no, mi farò prescrivere anche una caligrafia al fegato.

GINA. Prepara il libretto della mutua allora. (Ironica) oppure lo hai dimenticato a casa?

RINA. Io non sono svampita come te, sai? (Lo toglie dalla borsetta e glielo porge).

GINA. (Legge) “LIBRETTO POSTALE”. Per fortuna che tu non sei svampita.

RINA. Cosa? Fammi vedere? (Lo guarda) ho sbagliato libretto.

PINA. (Al pubblico) è proprio vero che “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare”.

GINA. (Ironica) e no, tu non sei svampita, sei solo una smemoranda.

RINA. Ricorda che è la prima volta che sbaglio qualcosa, cipetta!

LINO. (Svegliandosi all’improvviso) cipetta? Dove sono gli uccelli che cipettano che gli sparo subito. (Poi si riaddormenta subito).

RINA. Dovrò andare a casa a prendere il libretto.

GINA. Rina  (viene interrotta).

RINA. Gina, non cominciare a criticarmi ora! Tu rimani qui che io vado a casa da sola.

GINA. Ho capito ma guarda che … (viene interrotta).

RINA. Ancora insisti?! Per una volta che sbaglio! Stai tranquilla che io non ti disturbo come tu hai fatto con me. Hai capito?

GINA. Senti Rina, volevo solo dirti che … (viene interrotta).

RINA. (Molto arrabbiata) dirmi, cosa!?

GINA. Rina, mi lasci parlare?

RINA. Per dire cosa!? L’unico mio errore e tu continui a farmelo pesare (Sta uscendo).

GINA. (Tutto d’un fiato) Rina, dove vai? Tu sei qui con la mia macchina!

RINA. (Ritornando) è vero!

GINA. Era solo questo che volevo dirti, ma tu non mi lasciavi parlare.

PINA. Come mai avete cambiato macchina al ritorno?

GINA. (Ironica) perché mia sorella Rina, era convinta che io avrei dimenticato a casa ancora qualcosa e così poi me ne sarei tornata a casa da sola con la mia macchina.

RINA. Stai zitta, stai zitta, che mi farai impazzire. Su, portami a casa così non ne parliamo più.

GINA. (Ironica e alzandosi) vuol dire che ora ti fidi della mia guida?

RINA. Nemmeno un pò.

GINA. (Si risiede) benissimo. Vai a casa a piedi allora.

RINA. Gina, volevo dire … che “un pò” mi fido, cosa avevi capito?

PINA. (Al pubblico) due oche queste sorelle.

LINO. (Svegliandosi all’improvviso) oche? Dove sono? Datemi un fucile che le bombardo.

PINA. (Le tre si spaventano come al solito) ci mancava anche questo oggi!

RINA. Andiamo Gina altrimenti si fa notte!

GINA. (Alzandosi) andiamo tormento! Andiamo!

RINA. (A Pina) Pina, mi raccomando, tienimi il posto.

PINA. Certo Gina, non preoccuparti, è tutto come prima. Vero Lino?

LINO. (Non risponde perché dorme ancora).

PINA. Perchè continuerà a dormire!? Che merlo di un uomo!

LINO. (Svegliandosi all’improvviso) merlo? Dov’è? Aspetta che prenda la mira …  

GINA-RINA. Noi andiamo. (Escono).

PINA. Andate, andate.

 

 

SCENA VIII

Pina, Lino e dottore

 

DOTTORE. (Entrando) entrate pure, ora sono libero … (si guarda in giro) dove sono andate di nuovo!

PINA. Questa volta è Rina che ha dimenticato a casa il libretto.

DOTTORE. Ho capito, ma io non posso aspettare tutti i comodi di quelle due … anatre selvatiche!

LINO. (Svegliandosi all’improvviso) anatre selvatiche? Ta-ta-ta-ta (fingendo di aver un fucile in mano).

DOTTORE. (Spaventandosi) Lino che fai? Non vorrai farmi morire di crepacuore spero?!

LINO. (Rimanendo sveglio) cosa? Lei muore prima di visitare me? Ci mancherebbe altro!

DOTTORE. Solo per quello vero Gino? Dai, entra che ti visito. Non fatemi perdere del tempo prezioso!

LINO. No dottore, mi dispiace ma non posso, mia madre non vorrebbe.  

DOTTORE. Ma se tua madre è da tempo che è morta!

LINO. Si, ma i suoi insegnamenti mi hanno segnato!

DOTTORE. (Al pubblico) come mi piacerebbe segnargli qualcosa su quella testa!

LINO. Vedrà che arriveranno in fretta. Gina aveva sempre quel problema grosso.

DOTTORE. È proprio così grosso?

LINO. Si, grosso. Anche tanto.

PINA. Si, si, proprio grosso.

DOTTORE. (Rassegnato) quando arrivano fatele entrare subito. (Rientra nell’ambulatorio).

PINA. (Sente dei rumori. A Lino) devono essere arrivate.

 

 

SCENA IX

Pina, Lino, Rina, Gina e dottore

 

GINA. (Entrando) sono arrivata prima possibile.

RINA. E io sono arrivata per seconda.

LINO. Per forza, siete solo in due!

RINA. Pina, questa volta abbiamo preso tutte e due le macchine così se dovessimo andare a casa, siamo indipendenti.

LINO. Perché avete intenzione di tornare a casa di nuovo? Fortuna che la testa l’avete attaccata!

GINA. Spiritoso. Pina, ci mancherebbe che debba tornare ancora a casa col problema grosso che ho.

PINA. Ma si può sapere che “problema grosso “ hai?

RINA. Infatti, si può sapere che problema grosso hai, che mi hai chiesto di accompagnarti dal dottore perché avevi paura di entrare da sola a causa di questo tuo “problema grosso”?

LINO. Allora, si può sapere di questo problema grosso perchè se aspettiamo ancora un po’ passerà alla storia.

GINA. Ascoltatemi bene. Io, ho un foruncolo in una natica e non riesco a schiacciarmelo.

RINA. E tu mi hai fatto venire dal dottore … per un foruncolo (Si alza).

GINA. Rina, non è un foruncolo qualunque sai? Non lasciarmi entrare da sola! Lo sai che ho paura del dottore io!

RINA. Al diavolo i miei esami del sangue, io non entro con te dal dottore per “il tuo foruncolo”! (Esce).

LINO. E il tuo problema grosso sarebbe “un foruncolo in una natica”?

GINA. Lino, guarda che è un foruncolo grosso sai! Vuoi vederlo?

LINO. Per carità!

PINA. (Al pubblico) è possibile che si debba far perdere il tempo alla sorella e al dottore per… un foruncolo.

LINO. Pina, io me ne vado, di figure io non ne voglio fare col dottore.

PINA. Figure? Che figure avresti fatto col dottore, tu?

LINO. Ho detto più volte al dottore che Gina aveva un problema grosso.

GINA. Si, proprio grosso, bravo.  

LINO. Zitta tu. Pina io me ne vado. Vi saluto. (Esce).

GINA. (Silenzio. Guarda Pina).

PINA. (Guarda Gina e poi al pubblico preoccupata) e io che faccio ora? La Gina mi guarda! Non vorrei che lo chiedesse a me.  

GINA. Pina, non mi accompagneresti tu dentro dal dottore?

PINA. (Guarda l’orologio) madonna mia come si è fatto tardi! Mi dispiace ma non posso perché … devo andare … a messa! (Esce).

GINA. Come se a loro non crescessero mai … dei foruncoli!

DOTTORE. (Da fuori) è arrivata Gina?

GINA. Si, ma mia sorella non c’è.

DOTTORE. Entri solo lei allora.

GINA. Guardi signor dottore che ho un po’ di paura, ho “un problema grosso” .

 

 

 

SIPARIO