AUTRICE
GIUSEPPINA CATTANEO
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POSIZIONE
S.I.A.E. N° 193077
Codice opera Siae 931602A
TITOLO
UNA SOLUZIONE
QUASI PERFETTA
COMMEDIA BRILLANTE-COMICA
IN DUE ATTI
Personaggi
FRANCA
DARIO CASTELLO e l’evaso Ciro La Sberla
CARABINIERE
UFFICIALE GIUDIZIARIO
MARISA vicina
ROMOLA creditrice
TRAMA
Dario e Franca vivono al di sotto di ogni
possibilità a causa di un pericoloso vizio, il gioco. Dario cerca un lavoro al
quanto improbabile per pagare tutti i debiti, ma senza risultato. L’evasione di
un ricercato per quasi omicidio fornisce a Franca, la moglie, l’occasione per
intascare la ricompensa di un milione. Costringe Dario a fingersi l’evaso, data
la straordinaria somiglianza con lui, e lo consegna ai carabinieri. Purtroppo
le cose prendono una piega diversa e la storia avrà un finale imprevedibile.
ATTO PRIMO
A casa di Franca e Dario. In scena, un tavolo con due
sedie, un divano e una credenza.
SCENA I
Franca
FRANCA. (In scena) ecco quello che è rimasto della mia casa! Per il
momento. L’ufficiale del giudizio ... ma si chiama così? Ecco ... quello, si è
portato via tutto. E come vedete ormai c’è poco da portar via. Il divano ... (ricordando con piacere) questo è il
divano dove io e mio marito per la prima volta abbiamo fatto ... (ritornando seria, inveendo) mio marito!
Se ci sequestreranno il divano è solo a causa sua! Il tavolo ... (ricordando con piacere) questo è il
tavolo dove io e mio marito abbiamo fatto ... (ritornando seria, inveendo) e se, se lo portano via è sempre a
causa sua! Questa credenza ... (ricordando
con piacere) questa credenza io e mio marito ... no, su questa credenza no,
non abbiamo fatto ... (ritornando seria,
inveendo) e se sparirà sarà sempre e solo a causa di mio marito e dei suoi
vizi. Si, dei suoi vizi. Uno è il gioco del lotto e l’altro è il gioco alle
macchinette. Per fortuna ha smesso. E ti credo, non c’è rimasto più nulla con
cui pagare i prestiti per il gioco!
SCENA II
Franca e Ufficiale
UFFICIALE. (Entra dal fondo) buongiorno. Sono l’Ufficiale ... (viene interrotto).
FRANCA. (Al pubblico) ancora? Adesso mi sente. Adesso tirerò fuori le
unghie e mi farò sentire! (Con dolcezza e
facendo delle avance) oh ma che bell’Ufficio che è lei.
UFFICIALE. Signora, Ufficiale Giu ... (v.i.)
FRANCA. Oh ma che bell’Ufficiale
Gentiluomo che è lei.
UFFICIALE. Scusi, Ufficiale Giudiziario
e sono qui per i mobili.
FRANCA. Non qui per me?
UFFICIALE. Signora, io sono un
uomo sposato.
FRANCA. Appunto!
UFFICIALE. La prego di smettere perché
con me non attacca.
FRANCA. (Scocciata) e che cosa dovrei attaccare con lei? Io la potrei solo che
attaccare al chiodo.
UFFICIALE. Mi sta minacciando? Io
sto facendo il mio lavoro e basta.
FRANCA. (Si siede sul divano) e allora inizi dal divano.
UFFICIALE. Signora scenda per
favore.
FRANCA. Non ci penso nemmeno.
UFFICIALE. Le intimo di scendere o
prenderò provvedimenti.
FRANCA. Del tipo che estrae il
cartellino giallo o rosso?
UFFICIALE. Del tipo che chiamo le
forze armate.
FRANCA. E io chiamo le forzature
armatissime.
UFFICIALE. Signora si alzi o io
...
FRANCA. O io ... cosa? Da qui io
non mi alzerò mai! E lei non sposterà di un solo centimetro questo divano!
Dovrà usare la forza. Cascasse una meteora ma il divano non si sposta.
UFFICIALE. È normale che non
riesca a spostare il divano con il suo “dolce” peso!
FRANCA. (Alzandosi di colpo) come osa nominare il mio peso?!
UFFICIALE. (Si avvicina di corsa al divano per spingerlo) lei pesa come una
piuma e questo me lo porto ... (Si
interrompe).
FRANCA. (Con un balzo si rimette seduta sul divano. Blandendolo) stava
parlando di piuma?
UFFICIALE. Si, e sicuramente non
stavo parlando di lei. (Al pubblico)
inizierò dal tavolo. (Si avvicina al
tavolo).
FRANCA. (Con un balzo si siede sul tavolo) lei non porterà via nulla da
qua.
UFFICIALE. E invece io ci
riuscirò!
FRANCA. Signor Ufficiale
Gentiluomo, mi guardi?
UFFICIALE. Ufficiale Giudiziario!
E poi, perché dovrei guardarla?
FRANCA. (Volendolo distrarre) noto solo ora che lei ha una incredibile
somiglianza con Belen Delon.
UFFICIALE. Belen? Non so se, se ne
sia accorta ma io sono un uomo.
FRANCA. E Belen Delon che cosa
era? Un uomo come lei. (Al pubblico)
si fa per dire. O lei non conosce l’attore francese?
UFFICIALE. Ma quello si chiama
Alain Delon! E non Belen!
FRANCA. Alain, Belen, i nomi
stranieri si assomigliano tutti. E comunque lei gli assomiglia. Anzi, direi che
il suo profilo è persino migliore.
UFFICIALE. (Lasciandosi lusingare) lei dice?
FRANCA. Dico si.
UFFICIALE. E qual è il profilo
migliore?
FRANCA. Il suo.
UFFICIALE. Si, ho capito che il
mio è migliore, le chiedevo solo di dirmi se è quello destro o sinistro.
FRANCA. Quello più a ovest.
UFFICIALE. A ovest?
FRANCA. O a est?!
UFFICIALE. In che senso?
FRANCA. In tutti i sensi.
UFFICIALE. Non riesco a capire
quello che vuole dire.
FRANCA. Ah, nemmeno io.
UFFICIALE. (Ritornando in sé) senta signora, io non so cosa intendesse fare ma
le è andata male. Si tolga da qui che devo portar via il tavolo!
FRANCA. Prima di portarlo via deve
passare sul mio cadavere.
UFFICIALE. E così prima la dovrei
uccidere. Non è una cattiva idea.
FRANCA. (Decisa) si! (Ripensandoci)
no! Volevo dire che ... che ...
SCENA III
Franca, Ufficiale e Dario
DARIO. (Entrando
dal fondo) che sta succedendo qui?
FRANCA. Infatti, che sta
succedendo qui?
DARIO. Chi è lei?
UFFICIALE. Io sono l’Ufficiale Giudiziario
ed ho ordine di pignorarvi tutto.
FRANCA. Lei è proprio un pignolo e
si capisce al volo.
DARIO. E perché dovrei crederle? E
se stesse fingendo? Per me lei potrebbe essere anche ... un maniaco!
UFFICIALE. Io un maniaco?
FRANCA. Si, ha perfettamente
ragione mio marito. Lei potrebbe benissimo essere un maniaco della pulizia!
DARIO. E noi i maniaci non li
vogliamo in casa nostra.
FRANCA. Se vuole le procuro un
indirizzo dove può andare. Là, accolgono tutti, anche i maniaci.
UFFICIALE. Io non sono un maniaco!
Io sono solo ...
DARIO. Non mi dica che è un ladro!
Perché se così fosse ... (v.i.).
UFFICIALE. Io un ladro?
FRANCA. Si, lei è un ladro. Un
ladro di biciclette!
DARIO. Qui nel quartiere
spariscono biciclette tutti i giorni e se scopro che il colpevole è qualcuno
che ho davanti ... (v.i.).
UFFICIALE. Io non sono un ladro e
tantomeno un ladro di biciclette!
FRANCA. A parole! Ma noi vogliamo
i fatti. Ora io vado a prendere la bici della mia vicina e lei la farà sparire.
UFFICIALE. Io non faccio sparire
niente. Vi ripeto che non sono un ladro!
FRANCA. Ma non può diventare ladro
per una volta? La prego rubi la bici alla mia vicina del piano di sopra che mi
sta antipatica da morire!
DARIO. Se non è un ladro, non
rimangono molte altre attività criminali.
UFFICIALE. Ma devo essere per
forza un criminale?
DARIO. Io sospetto di tutti quando
entrano in casa mia con la forza! Cara, è entrato in casa con la forza?
FRANCA. Si. Con un forzamento
esagerato.
DARIO. Cacciatore! Lei potrebbe
essere un cacciatore e io la sto ospitando in casa mia!
UFFICIALE. Lei si sbaglia ... io
non sono ...
FRANCA. Si, lei è un cacciatore di
dote!
DARIO. UFFICIALE. Di dote?
FRANCA. Si, di dote. Lei vuole la
mia dote! (Al pubblico) ma quale
dote! Non ho più nulla! Non so più cosa inventarmi per mandarlo via.
DARIO. Lei vuole la dote di mia
moglie? (Prendendo la sedia e
puntandogliela contro) io la spiezzo in due!
UFFICIALE. Io non voglio la dote
di nessuno. Io sono l’Ufficiale Giudiziario e devo pignorare i mobili al signor
Dario Castello in via Sauro 12.
FRANCA. Le ho già detto che dovrà
passare sul mio (si ferma) sul
cadavere di mio marito!
DARIO. Ferma, ferma. Dario
Castello in via ...?
UFFICIALE. Si, Dario Castello in via Sauro numero 12.
FRANCA. Sauro 12?
UFFICIALE. Si.
DARIO. Ah, ma allora ha sbagliato
indirizzo! Noi siamo al numero 5!
UFFICIALE. Come numero 5?
FRANCA. Eh si, noi siamo al numero
5. E perciò via da casa nostra!
DARIO. Via via, sciò!
UFFICIALE. Ma come ... ma lei non
si chiama Dario Castello?
DARIO. Si certo ma non abito al numero
12. In fondo alla mia via al numero 12 abita un altro Dario Castello. È venuto
ad abitare qui da poco.
FRANCA. E mi sa che se ne andrà
anche presto se gli porterà via i mobili!
UFFICIALE. Beh, scusate allora.
Anche se qualcosa mi dice che ci rivedremo presto.
FRANCA. Ci vedremo forse ad un
funerale. Il suo? Se ne vada.
DARIO. E in fretta!
UFFICIALE. (Esce).
FRANCA. E anche oggi siamo salvi (sedendosi).
DARIO. Per fortuna.
FRANCA. Si, fino al prossimo
creditore! Ma quanti sono questi debiti?
DARIO. Ecco ...
FRANCA. Non dirlo, non voglio
saperlo!
DARIO. Però ho smesso in tempo con
i miei vizi.
FRANCA. In tempo? In tempo vorrebbe
dire avere ancora un conto in banca e tutta la mobilia. E qualcosa da mangiare.
DARIO. Lo so, e mi dispiace. Il
gioco è una malattia quasi inguaribile. Ci vuole molta e molta volontà. (Dolcemente) e una moglie molto paziente
come te.
FRANCA. Eh si, la mia pazienza,
l’ho data tutta a te.
DARIO. Lavoro non ce n’è e non so
come fare per racimolare un po’ di soldi per pagare tutto e per vivere.
FRANCA. Caro, domani sai che ho un
colloquio di lavoro. Se mi va bene farò qualche ora e perciò potremmo
permetterci di mangiare. (Al pubblico)
per fortuna che intanto c’è la nostra vicina Marisa che ci aiuta. Quella
ragazza è un angelo.
DARIO. Quella ragazza è una
macellaia più che angelo. Ma un giorno la ripagheremo di tutto.
FRANCA. Si, quando saremo passati
a miglior vita e lei si sarà liberata di noi. (Sospira) mi ricordo ancora quando avevo dei glutini solidi (si tocca le cosce).
DARIO. E io una bella pancetta.
FRANCA. In frigorifero?
DARIO. No, addosso a me.
FRANCA. Ti ricordi quando avevamo cibo a volontà?
DARIO. E chi se lo ricorda? È
passato tanto di quel tempo.
FRANCA. Ti ricordi che per non
sprecare i venti yogurt scaduti che avevi comprato in offerta li abbiamo
mangiati in un giorno?
DARIO. Mi ricordo eccome, ho
trascorso tutta la serata in bagno.
FRANCA. Bei momenti quelli.
DARIO. Si, come quando abbiamo
preso i dieci antibiotici in un giorno perché il giorno dopo sarebbero scaduti.
Ti ricordi?
FRANCA. Eccome, poi mi hai portato
al Pronto Soccorso per una lavanda gastritica.
DARIO. Momenti indimenticabili.
FRANCA. Ti ricordi i viaggi che
abbiamo fatto?
DARIO. Ti ho portato dappertutto
quando ancora lavoravo ed ero senza vizi.
FRANCA. Abbiamo visitato l’India,
la Cina, il Messico, Cuba, la Spagna ...
DARIO. ... la Francia, la
Germania, la Svezia ...
FRANCA. Dario, vorrei che mi portassi
ancora via dall’Italia.
DARIO. Va bene cara, domani ti
porto a Seriate. (Paese confinante).
FRANCA. Sai qual è il guaio? Che
nel mondo esistono i soldi.
DARIO. Così si dice perché io non
me li ricordo più.
FRANCA. E per fortuna non abbiamo
figli, altrimenti altre bocche da sfamare.
DARIO. Io sono disposto a fare di
tutto, ma quando mi presento per un lavoro non mi prendono in considerazione
perché dicono che non ho esperienza.
FRANCA. Tu senza esperienza? Ma se
prima di me hai avuto quattro fidanzate? Più esperienza della tua non saprei.
DARIO. Non quella di esperienza ma
quella lavorativa.
SCENA IV
Franca, Dario e Marisa
MARISA. (Entrando dal fondo. Indossa un abito da macellaia e un coltello che
involontariamente punterà contro i due) avete sentito in tv dell’evaso che
è evaso?
FRANCA. No. Non abbiamo più la tv
noi.
MARISA. Scusate non me lo
ricordavo. Mettete sul canale 216 che c’è uno speciale.
DARIO. Non abbiamo la tv Marisa.
MARISA. Vero. A volte me lo
dimentico.
FRANCA. Non a volte, sempre.
DARIO. Scusa Marisa, non potresti
abbassare quel coltello?
FRANCA. Abbassare? Facciamo che lo
appoggi sul tavolo.
MARISA. Scusate, stavo tagliando
del filetto ... quando ho ... (v.i.).
DARIO. Hai sentito Franca? Ha
detto filetto.
FRANCA. Ho sentito, filetto. Ma
sento l’odore anche di bistecca, osso buco ... salame ...
MARISA. Dopo vi porto due bei
filetti, non preoccupatevi.
DARIO. Non possiamo fare subito?
FRANCA. Non possiamo fare ...
ieri?
MARISA. Appena chiudo il negozio
sono da voi con la carne. Stavo dicendo che c’è stata una evasione di un evaso.
DARIO. Se c’è stata evasione ovvio
che si tratti di un evaso.
MARISA. E dicono che sia
pericoloso.
FRANCA. L’importante è che non sia
successo nelle nostre zone.
DARIO. Infatti. Da dove hai detto che
è evaso?
MARISA. Dalla prigione di Seriate (paese confinante).
FRANCA. Non è vicino a noi allora.
DARIO. Si, un chilometro! Meglio
chiudere finestre e porte a chiave.
FRANCA. Scusa Marisa se ti lascio,
vado a vedere se la lavatrice ha finito il lavaggio.
DARIO. Lavatrice? Abbiamo una
lavatrice? Ma non l’avevamo venduta?
FRANCA. (Mostra le mani) è questa la mia lavatrice!
MARISA. Franca se hai bisogno puoi
lavare i panni nella mia lavatrice.
FRANCA. Grazie, sei molto gentile
ma va bene così, fai già tanto per noi. (Esce
a sinistra).
DARIO. Se non ci fossi tu non so
come faremmo.
MARISA. (Starnutisce).
DARIO. Salute. Sei raffreddata
Marisa?
MARISA. No, ho solo il
raffreddore.
DARIO. Pensavo fossi raffreddata.
MARISA. No, sono solo gli
strascichi di un raffreddore che se ne sta andando.
DARIO. Se tu però mi avessi
ascoltato e installato l’antivirus come ti avevo suggerito, non lo avresti
preso.
MARISA. Dario, io e la tecnologia
siamo due cose opposte.
DARIO. Io invece ci vado a nozze.
Si, peccato che ci sia solo lo sposo, io!
MARISA. (Punta il coltello) lo so che non dovrei girare il coltello nella
piaga ma dovevi pensarci prima.
DARIO. Infatti, meglio non girarlo
anche perché quello che tieni in mano non è virtuale.
MARISA. Tengo talmente in mano tanto
tempo il coltello che è diventato parte di me.
DARIO. Da noi puoi venire anche
nuda. Comunque, hai ragione, ma devi sapere che quando la dipendenza ti prende
non è facile uscirne.
MARISA. Immagino. L’intenzione è sempre
di fermarsi in tempo, ma poi c’è la voglia di rivincita ti frega.
DARIO. Preferisco non pensare più
al passato anche perché non posso fare più niente per rimediare. Preferisco
pensare al presente.
MARISA. Così che si fa. Presente e
futuro.
DARIO. Facciamo solo presente
perché il futuro lo vedo scuro. Nel senso che non lo vedo per niente. Nessuno
mi offre un lavoro.
MARISA. La tua età poi non aiuta.
DARIO. Che bei complimenti di
prima mattina!
MARISA. Vedessi la sera!
DARIO. Meglio di no. E anche la
mia fama di giocatore incallito non mi aiuta. Ma è appunto per quello che
dovrebbero aiutarmi. Non so che fare.
MARISA. Io ti aiuto come posso ma
sai che ho le mani legate in macelleria.
DARIO. Tu fai anche troppo per
noi. E poi le istituzioni intervengono se le persone vanno a rubare! E per
giunta anche in chiesa!
MARISA. Sono tante le persone che
rubano in chiesa sai?
DARIO. Sto pensando seriamente di
fare il ladro. Che altro mi rimane? Marisa, mi aiuti in questa missione?
MARISA. Chiamala missione! Non
dirai sul serio?
DARIO. Certo che si. Però io non
ho idee in merito. Tu invece?
MARISA. Perché quello sguardo? Io
non ho mai rubato nulla.
DARIO. Sicura? Tutti hanno fatto
almeno una volta qualcosa di cui vergognarsi.
MARISA. Ecco ... ecco ... una volta
ho rubato una pannocchia in un campo.
DARIO. Gravissimo! Ma non sai che
non si ruba?!
MARISA. Detto da uno che vuol fare
il ladro di professione non è molto credibile.
DARIO. Ah, è vero. Che tipo di
ladro potrei essere io?
MARISA. Per me, un ladro imbranato.
DARIO. Di bene in meglio.
MARISA. ... impacciato volevo
dire.
DARIO. Meglio.
MARISA. (Al pubblico) impacciato e imbranato.
DARIO. E se cominciassi a rubare
nelle farmacie? Le farmacie sono piene di soldi, i farmaci vanno via come il
pane.
MARISA. Sono più i malati che i
morti, lo so. E in che farmacia andresti?
DARIO. Questa sotto casa.
MARISA. Sotto casa? Con tutte le
farmacie dove non potresti essere riconosciuto, proprio quella sotto casa?!
DARIO. Non ho mezzi di trasporto io,
cara la mia vicina. Tutti sequestrati.
MARINA. Ma non puoi andare sotto
casa, ti denuncerebbero subito!
DARIO. Vorrà dire che andrò nella
farmacia di Bagnatica (paese confinante)
e se qualcuno mi dovesse riconoscere, chiederò gentilmente di non denunciarmi.
MARISA. Dario, le farmacie non
sono per te. Io ti vedrei di più a rubare ... (pensa).
DARIO. ... in chiesa!
MARISA. In chiesa?
DARIO. Si in chiesa.
MARISA. Dappertutto ma in chiesa
no.
DARIO. E perché?
MARISA. In chiesa non ci sono che
monetine!
DARIO. Ma le monetine fanno soldi.
MARISA. Ruba in chiesa e tutti
sapranno che le hai rubate tu. Ogni qualvolta che qualcuno paga un conto con le
monetine gli si dice: “Sei andato a rubare in chiesa”?
DARIO. È vero!
MARISA. La professione di ladro
non fa per te Dario.
DARIO. E cosa posso fare allora? (Pensa) e se fossi io a riaprire la
legge Mago Merlino?
MARISA. Vorrai forse dire riaprire
le “case” di tolleranza che la legge Merlin ha chiuso.
DARIO. Esatto. Che dici? Per la
casa ... usiamo la mia.
MARISA. E ... il personale.
DARIO. (Pensa) eh si, serve del personale. (Affrettandosi) femminile! (Al
pubblico) io no!
MARISA. E chi ci metteresti? Tua
moglie?
DARIO. Mia moglie?
MARISA. Qualche donna dovrai pur
mettere.
DARIO. Con mia moglie la chiusura
è assicurata. Ci metterei ... tu!
MARISA. Io? Ma sei matto? Io
faccio la macellaia e scortico animali e non uomini ...
DARIO. Ma non devi scorticarli.
Devi ... devi ...
MARISA. Devo ...
DARIO. Dovresti ... dovresti ...
MARISA. Dovrei ... dovrei ...
DARIO. Le donne di solito ... con
gli uomini ...
MARISA. Si ...
DARIO. Gli uomini ... con le donne
...
MARISA. Si ...
DARIO. ... il sequestratore! Il
mio nuovo lavoro sarà quello di sequestrare qualcuno e di chiedere il riscatto!
MARISA. Con la crisi che c’è non
penso proprio che qualcuno abbia soldi per pagare.
DARIO. Tu non vorresti riavere tuo
padre se qualcuno lo rapisse?
MARISA. No. Pagherei io purché non
me lo riporti indietro.
DARIO. Tu sei un caso a parte. Se
rapissero mia moglie io pagherei il riscatto.
MARISA. Con quali soldi che non ne
hai?
DARIO. (Contento perché sarebbe la soluzione per liberarsi di sua moglie)
se li avessi pagherei, ma dato che non li ho, pace. Scherzo, io devo tutto a
mia moglie.
MARISA. E quanto cercheresti di
riscatto?
DARIO. Non so ... dieci ...?
MARISA. Di più!
DARIO. ... cinquanta ...?
MARISA. Di più!
DARIO. ... cento...?
MARISA. Si, cento potrebbe andare.
DARIO. Bene. Chiederò cento euro
di riscatto!
MARISA. Cento milioni di euro!
DARIO. Cento milioni! E come sono
fatti?
MARISA. Tu sequestra qualcuno e
poi lo saprai come sono fatti. Ma sai come si comporta un sequestratore?
DARIO. Certo! Fingiamo che io ti
abbia rapita. Donna! Io ti ho rapita. Hai sentito? Hai sentito?
MARISA. (Finge) no, non mi faccia del male! Le darò tutto quello che vuole!
DARIO. Marisa, non ho intenzioni
di farti del male. Non preoccuparti.
MARISA. Ma sto fingendo di essere
la rapita! Non ti sei accorto che sono entrata nella parte?
DARIO. Oh, scusa, non avevo visto
l’entrata da quella parte. Ma da questa.
MARISA. Nella parte della rapita!
Solo in questa parte. Vai avanti.
DARIO. (Cammina in avanti).
MARISA. Non camminare in avanti.
Prosegui nel fingere di avermi rapito.
DARIO. Oh scusa. Donna, ora chiamo
i tuoi parenti e chiedo il riscatto.
MARISA. Non può chiamarmi per
nome?
DARIO. Si certo. Marisa, ora
chiamo i tuoi parenti e chiedo il riscatto.
MARISA. Io mi chiamo Samantha!
DARIO. No, tu ti chiami Marisa. Sono
il tuo vicino da una vita, saprò come ti chiami.
MARISA. E io che sono la padrona
del nome pensi che non lo sappia?
DARIO. A quanto pare no, se pensi
di chiamarti Samantha. Marisa!
MARISA. Mi chiamo Samantha solo
per la parte della rapita!
DARIO. È vero che ti ho rapita! A volte penso che tu sia la
mia vicina.
MARISA. Chiama mio padre ora.
DARIO. (Urlando alla porta al fondo) signor Taddeo!
MARISA. Per finta! E al telefono!
Non devi chiedere il riscatto?
DARIO. Il riscatto al telefono, è
vero! (Fa per uscire).
MARISA. Ma dove vai?
DARIO. A telefonare dal bar a
fianco. Non ho il telefono.
MARISA. Per finta! Non stiamo
forse facendo delle prove?
DARIO. Giusto. Ora fingo di
prendere il telefono ... faccio il numero ... (infila il dito nel disco combinatore e ruota in senso orario fino ad
arrivare a fine corsa).
MARISA. Cosa stati facendo?
DARIO. Non vedi? Sto facendo il
numero.
MARISA. Ma tu stai usando il
telefono della Sip di una volta! Oggi tutti hanno un cordless.
DARIO. Io no! Io ho ancora un
vecchio telefono! Va bene? E poi non stiamo fingendo?
MARISA. Si, si.
DARIO. Non interrompermi per
favore. Ho fatto il numero e hanno risposto “pronto”.
MARISA. Rispondi mettendo un
fazzoletto sul telefono o riconosceranno la tua voce.
DARIO. Subito! (Prende un fazzoletto, poi gentilmente)
pronto, si buongiorno. Io mi chiamo Dario Castello e ... le devo dire che ... (viene interrotto).
MARISA. Non devi dire il tuo nome!
DARIO. No?
MARISA. No! Così poi sanno che sei
tu il sequestratore!
DARIO. Però non è educato non
presentarsi.
MARISA. Tu sei maleducato! Hai
appena sequestrato sua figlia! Devi essere rude e devi spaventarli!
DARIO. (Deciso e rude) si, è vero! Pronto! Io sono rude e devo
spaventarla! Sente la mia rudezza? E si è spaventato? Mi dica! Mi dica!
MARISA. (Stanca) Dario, non sei in grado di fare nemmeno il lavoro di
sequestratore.
DARIO. Perché?
MARISA. Perché non sei portato ad
essere una persona cattiva.
DARIO. Ma un lavoro normale
nessuno me lo vuol dare. Come posso saldare tutti i miei debiti se non lavoro?
MARISA. Qualcosa si troverà, non
disperarti. Meglio che torni in negozio prima che mio padre mi dia per
dispersa. (Esce al fondo).
SCENA V
Dario e Franca
FRANCA. (Rientra da sinistra).
DARIO. Non so fare proprio niente.
FRANCA. Come mai quella faccia?
DARIO. Con Franca avevamo
ipotizzato delle idee per qualche lavoretto, ma non sono tagliato.
FRANCA. Domani vado al colloquio e
vedrai che poi piano piano le cose si sistemeranno.
SCENA V
Dario, Franca e Carabiniere
CARABINIERE. (Entrando dal fondo) permesso. Scusate. Sto passando in tutte le
case ...
FRANCA. Ecco ci mancava anche la
prigione ora.
CARABINIERE. Sapete già tutto?
DARIO. Di questi tempi ci
aspettiamo di tutto.
FRANCA. (Rassegnata) uomo?
CARABINIERE. Uomo, uomo.
DARIO. Si sapeva (indicando a Dario).
CARABINIERE. Vi hanno già
avvertito?
FRANCA. No, ma come le ho detto
prima siamo pronti a tutto.
CARABINIERE. Vero. Al giorno
d’oggi non c’è da meravigliarsi di nulla.
DARIO. Ci legga almeno i nostri diritti.
CARABINIERE. Diritti? Di quali
diritti state parlando?
DARIO. I diritti del reato
contestato.
FRANCA. Il reato è sempre il
solito?
CARABINIERE. Si, sempre il solito
purtroppo, tentato omicidio e ora plurimo.
DARIO. FRANCA. Tentato omicidio
plurimo?
CARABINIERE. Si, ben due tentativi
di omicidi!
FRANCA. (A Dario) perché me li hai tenuti nascosto?
DARIO. Perché non lo sapevo
nemmeno io. Signor Carabiniere e quando sarebbe successo?
CARABINIERE. Tre anni fa. E due
giorni fa è fuggito dal carcere di massima sicurezza di Seriate. E stiamo consigliando
in tutte le case di stare attenti e in caso di avvistamento avvisateci subito.
È molto pericoloso.
FRANCA. (Meravigliata) non è mio marito?
CARABINIERE. Suo marito? Mi sta
prendendo in giro?
DARIO. (Al pubblico) non sta parlando di me! Evvai!
CARABINIERE. Sto parlando di Ciro
La Sberla, l’evaso.
FRANCA. (Ricordandosi) l’evaso di cui ci parlava Marina!
DARIO. Meno male. Sono ancora
libero. (Al pubblico) già mi vedevo a
pane e acqua. Ma almeno mangiavo!
CARABINIERE. Vi lascio questo
manifesto e se lo vedete chiamateci subito. Ha rubato una camicia bianca e un
paio di jeans.
FRANCA. (Prende il manifesto con la foto. La foto corrisponde a Dario ma
vestito, pettinato, e sbarbato, diverso dal Dario in scena ma è sempre lui. Legge)
“Pericoloso evaso ricercato. Ricompensa di un milione di euro per chi lo fa
arrestare”. Un mi ... mi ... milione?
DARIO. Un ... milione? E quanto è
un milione?
FRANCA. Tanti soldi. Tanti soldi,
tanti soldi, tanti soldi, tanti soldi ...
CARABINIERE. Signora, abbiamo
capito, pubblico compreso. Mi raccomando avvisate subito.
DARIO. Subitissimo! Anche se lo
dovessi vedere in tv che non ho, la chiamo.
FRANCA. Per un milione lo vado a
cercare io!
CARABINIERE. State attenti perché
è un essere pericolosissimo. (Esce a
fondo).
DARIO. Franca, ci pensi? Un
milione di euro!
FRANCA. Preferisco non pensarci o
mi vien voglia di uccidere qualcuno.
DARIO. Non guardare me che sono
già un morto ... di fame.
FRANCA. (Guardando la foto) eppure ... assomiglia a qualcuno.
DARIO. (Guardando la foto in mano a Franca) io non l’ho mai visto e devo
dire che ha una faccia da far paura. Mai vista una faccia così brutta.
FRANCA. (Sempre guardando la foto) eppure a me sembra di conoscerlo.
DARIO. Franca, e se andassi a
caccia di quel quasi assassino? Potrebbe essere benissimo da queste parti. Ci
vieni anche tu? In due ho meno paura. Intanto che aggredisce te, io ho il tempo
di scappare.
FRANCA. Eppure ... (Si ferma e guarda il marito. Guarda il
marito e guarda la foto).
DARIO. Cosa succede Franca?
FRANCA. (Si avvicina a Dario e si mette a fianco. Gli sposta i capelli e guarda
la foto).
DARIO. Mi dici quello che stai
facendo?
FRANCA. Dario, ho trovato come
intascare il milione di euro.
DARIO. Davvero? E come?
FRANCA. (Mostra la foto al pubblico) ho trovato il quasi assassino!
DARIO. (Contento) e dove si trova?
FRANCA. È qui accanto a me.
DARIO. Ma stai dando i numeri? Qui
non c’è nessuno!
FRANCA. Ma ci sei tu.
DARIO. Io non sono un quasi assassino!
FRANCA. Non sei un quasi assassino
ma io ti farò diventare come lui.
DARIO. Ma tu sei fuori!
FRANCA. No, io sono dentro e sento
profumo di milione.
DARIO. Perché so che non tocchiamo
un goccio da mesi o ti direi che sei ubriaca.
FRANCA. Guarda la foto. Se io ti
taglio la barba, ti pettino come lui, sei uguale spiaccicato.
DARIO. Tu sei matta da legare.
FRANCA. Allora, io ti sistemo come
lui, ti faccio indossare camicia bianca e jeans e nessuno noterà la differenza.
DARIO. Ma così poi io dovrei
andare in prigione.
FRANCA. Si, ma per poco. Io poi
troverò il modo di farti uscire. Nel frattempo avrò intascato il milione di
euro con cui potrò pagare tutti i “tuoi” debiti e con il resto potremo vivere
fino alla nostra morte.
DARIO. Ma io non voglio.
FRANCA. Si che tu vuoi.
DARIO. Ho detto che non voglio.
FRANCA. Ma io so che lo farai.
SIPARIO
ATTO SECONDO
A casa di Franca e Dario. In scena, sempre un tavolo con
due sedie, un divano e una credenza. Dario è vestito come l’evaso e sono due
gocce d’acqua.
SCENA I
Franca e Dario
DARIO. (Seduto. E’ identico alla foto che sta tenendo in mano, pettinatura e
abiti e il resto).
FRANCA. (Sta ultimando di sistemarlo come la foto) ancora un tocco e sei
preciso al quasi assassino.
DARIO. Peccato che io non abbia
ucciso nessuno.
FRANCA. Anche lui non è un
assassino.
DARIO. Ma potrei diventarlo!
FRANCA. E chi vorresti uccidere?
DARIO. Te!
FRANCA. Dario, forse non ti rendi
conto che con la taglia di un milione possiamo pagare tutti i debiti e vivere
senza pensieri.
DARIO. Non hai pensato ad una cosa
però.
FRANCA. E quale?
DARIO. A me! Io sarò in prigione a
vita!
FRANCA. Non devi preoccuparti, ho
pensato anche a questo.
DARIO. (Contento) bene! E come farai a farmi uscire?
FRANCA. Ho un piano: quando vengo
a trovarti ti metto una lima nel pane.
DARIO. E non se ne accorgerà
nessuno. Dai Franca!
FRANCA. Tu non ti devi preoccupare
perché se non funziona, ho il piano b.
DARIO. Ho paura di sapere quale
sia.
FRANCA. Quando vengo a trovarti,
ti porto di nascosto le lenzuola e tu poi, fai ad ognuno dei nodi e ti lascia
calare dalla finestra.
DARIO. E se non ci sono finestre?
FRANCA. Ho il piano c.
DARIO. Tienitelo per te.
SCENA II
Franca, Dario e Marisa
MARISA. (Entra dal fondo col suo solito coltello) Franca, ma ti sembra il
modo chiamarmi urlando per il terrazzo?
FRANCA. Scusa, ma avevo bisogno di
... un consiglio per ... (v.i.).
MARISA. Aiuto! L’evaso che ho
visto in tv!
FRANCA. Non è l’evaso Marisa.
MARISA. Aiuto! Aiuto!
DARIO. (Si alza e le va vicino cercando di calmarla) Marisa sono io,
Dario.
MARISA. (Fugge) aiuto mi vuole uccidere!
FRANCA. Marisa non fare la
sciocca. Questo è Dario e stiamo solo ...
MARISA. (Si accorge di avere il coltello) ma io ho un coltello! (Si ferma e si gira verso Dario) adesso
come la mettiamo?
FRANCA. Marisa, metti via quel
coltello.
MARISA. (Rincorre Dario col coltello) chi ha ora il coltello della parte
del manico?
DARIO. Marisa, non è come sembra.
MARISA. Dicono tutti così!
FRANCA. Marisa ho travestito Dario
come l’evaso!
MARISA. (Si ferma) è così?
DARIO. FRANCA. Si è così.
MARISA. (Pensando) lui è l’evaso dei tentati omicidi e tu la sua complice! (Li insegue tutti e due) ma con me non
la passate liscia.
SI RINCORRONO PER QUALCHE SECONDO E POI SI FERMANO TUTTI
STANCHI
FRANCA. (Ansante) Marisa, devi credermi, lui è Dario, mio marito. E io non
sono la complice di nessuno.
DARIO. Si, sono io, il tuo vicino
quello senza lavoro.
MARISA. Ma ora lo hai trovato il
lavoro, quello dell’assassino!
DARIO. Ma no Marisa, Franca ha
trovato un modo per fare soldi: farmi spacciare per l’evaso e così riscuotere
la taglia di un milione di euro.
MARISA. (Li guarda pensierosa) s.....i, voi
sareste capaci di far questo.
FRANCA. Siamo capacissimi perché
lo stiamo facendo.
MARISA. Continuo a non essere
convinta.
FRANCA. E per convincerti c’è solo
una cosa da fare, mostrarti il neo che Dario ha sulla spalla.
DARIO. Esatto. Nella foto, come
vedi non si vede nessun neo (per il
lettore: ovvio, c’è solo il viso!)
FRANCA. Ma tu sai che Dario ha
quel neo perché lo hai notato tu stessa quella volta che lo hai visto in
canottiera.
DARIO. Eccolo. (Mostra il neo).
MARISA. Mi avete convinta.
FRANCA. Grazie a Dio. E adesso,
abbassa quel coltellaccio! Cosa dici, assomiglia all’evaso?
MARISA. Eccome! Non ve ne ho dato
la prova?
FRANCA. Marisa, ci puoi aiutare?
DARIO. Si, aiutami a farla
desistere da questa pazza idea.
FRANCA. È un’idea geniale invece!
E vivremo felici e contenti per il resto della nostra vita.
DARIO. Vivrete voi! Perché io sarò
in prigione a marcire!
MARISA. Non preoccuparti Dario,
vedrai che ti tireremo fuori in qualche modo. Franca, in che posso esserti
d’aiuto?
FRANCA. Intanto che io lego mio
marito ...
DARIO. Legare?
FRANCA. Ovvio. Non vorrai che arrivino
i Carabinieri e che trovino l’evaso a chiacchierare tranquillamente?
DARIO. Eh no, chiacchierare no.
Potrei bere un caffè però.
FRANCA. Si, un evaso beve
tranquillamente un caffè e poi cerca di uccidermi.
DARIO. Devo ucciderti poi?
FRANCA. Dario, zitto un attimo.
Marisa, vai dai Carabinieri e racconta loro che in casa mia c’è l’evaso.
MARISA. Vado subito. Mi raccomando
siate credibili. (Esce al fondo).
FRANCA. Assolutamente. Vado a
prendere due corde così ti lego.
DARIO. Cosa mi tocca fare per
vivere. Morire! Sono sicuro che morirò di paura!
FRANCA. (Arriva con un nastro rosa o altro colore).
DARIO. Cosa è quello?
FRANCA. È la corda per legarti.
Non ho trovato nulla. (Mette il nastro
intorno alle braccia e ai piedi e poi finisce il tutto con un fiocco). Cosa
dici?
DARIO. Dico che se me lo avessi
messo alla gola sembrerei uno scolaro.
FRANCA. Sei troppo pignolo.
Allora, quando arriverà il Carabiniere, ti devi agitare, sbraitare e urlare
contro me che ti ho catturato. Devi essere brutale. E poi fai spesso la faccia
come la foto.
DARIO. Ok. Ora provo. (Con voce debole) perché, perché mi ha messo
il nastro e messo i fiocchi? Lasciatemi andare! Voglio andare in chiesa.
FRANCA. Dario! Che stai dicendo?
Un quasi assassino non dice queste cose!
DARIO. Il fiocco però ce l’ho e io
vorrei davvero andare in chiesa a chiedere a Dio un aiuto.
FRANCA. Capisco, ma tu ora devi
comportarti come solo un quasi assassino farebbe. Altrimenti il Carabiniere non
ti crede.
DARIO. Ma io non sono sicuro di
volere questa cosa.
FRANCA. Io si invece! Urla!
DARIO. (Sempre con voce flebile al pubblico) aiutatemi voi.
SCENA III
Franca, Dario e Carabiniere
CARABINIERE. (Entra dal fondo con la pistola) è qui?
FRANCA. È arrivato. (A Dario) di qualcosa!
CARABINIERE. Ora non mi sfuggirai!
DARIO. Buongiorno. Mia moglie
vuole che io sia ... (v.i.).
FRANCA. (Urlando e buttandosi addosso a Dario) assassino! Lasciami!
DARIO. Che stai facendo? Io ... io
...
FRANCA. (Fingendo di liberarsi) disgraziato! Ha visto con che ferocia mi ha
preso!
CARABINIERE. Fermati delinquente!
DARIO. (Al pubblico) delinquente a me?
CARABINIERE. Zitto o ti faccio
secco.
FRANCA. Hai capito!? Zitto o ti fa
secco!
DARIO. (Piano a Franca) ma quello fa sul serio! Aiutami.
FRANCA. Zitto assassino che non
sei altro!
CARABINIERE. (Lo guarda meglio) ma ... siamo sicuri che sia lui? La foto ... (estrae la foto dalla tasca).
FRANCA. È lui spiccicato! (Piano a Dario) fai la faccia come nella
foto o sei un uomo morto subito.
DARIO. Ma io ...
FRANCA. (Con le mani gli prende il viso e lo “modella” come la foto. In modo
ridicolo ovvio. Piano a Dario) e guai a te se cambi smorfia. (Al Carabiniere) è lui! È lui! Guardi.
CARABINIERE. Delinquente! Ora ti
mando in carcere e ti faccio marcire là dentro.
DARIO. (Triste) la prego non dica così che mi fa... (v.i).
FRANCA. (Ad alta voce) silenzio tu! È inutile pregare adesso! Marcirai in
galera per il resto della tua vita!
CARABINIERE. (Prende le manette).
FRANCA. (Piano a Dario) non fare così. Ti tirerò fuori. Pensa al milione.
DARIO. Non riesco. Penso solo che
marcirò e puzzerò.
CARABINIERE. (Dopo avergli messo le manette) fermo e non fare scherzi! Ti sei
calmato un po’ a quanto vedo ...
FRANCA. (Finge che Dario le abbia fatto qualcosa) ha visto? Ha visto quello
che mi ha fatto? Altro che calmo questo!
CARABINIERE. Ti passerà la voglia
quando sarai dietro le sbarre. In piedi!
DARIO. Signor Carabiniere io ...
FRANCA. (Subito) in piedi!
CARABINIERE. In piedi ho detto! E
andiamo!
FRANCA. E smettila di fare il
timido che noi non ci caschiamo!
CARABINIERE. Mi dia le sue
generalità signora e in pochi giorni le sarà recapitato il milione di euro. E
tu sbrigati o ti gonfio la faccia.
FRANCA. (Scrive qualcosa su un biglietto e glielo consegna) eccole!
DARIO. (Si alza e fatica a camminare) Franca aiutami.
FRANCA. Vergognati! Vai a lavorare
che ti passerà la voglia!
CARABINIERE. Grazie signora, ha
fatto un favore a tutta la nazione.
FRANCA. Si figuri, è un dovere
verso la patria.
DARIO. E verso il marito nulla?
CARABINIERE. Ma cosa vuoi saperne tu!
Tu, le famiglie, le distruggi! Andiamo! E ringrazia Dio se non vieni linciato prima
di arrivare in caserma!
DARIO. Franca ... aiuto ...
FRANCA. (Le fa segno che andrà tutto bene) e non chiamarmi che sporchi il
mio nome. Mascalzone!
CARABINIERE. DARIO. (Escono).
FRANCA. E anche questa è fatta.
Fra qualche giorno avrò i soldi e finalmente riuscirò a pagare tutti i debiti.
Senza lui, che pace. Finalmente posso fare tutto quello che mi pare senza
averlo fra i piedi. Nessuno che ti guarda, nessuno che è triste perché non
trova lavoro. Oh, ma che bello vivere così. Quasi-quasi io lo lascio in
carcere! Eh si, stare sola è una piacere. (Si
siede sulla sedia, poi sul divano, poi sull’altra sedia). È proprio un
piacere stare sola ... però un po’ mi manca ... un po’ tanto ... mi manca
tantissimo!
SCENA IV
Franca e Marisa
MARISA. (Entra dal fondo) se l’è portato via?
FRANCA. Si, se ne sono andati
pochi minuti fa.
MARISA. E Dario ... era contento?
FRANCA. Come una Pasqua!
MARISA. Davvero?
FRANCA. Ma no! Come può essere
stato contento ad andare in prigione!
MARISA. E come pensi di farlo
uscire?
FRANCA. Col pensiero cara la mia
amica non si va da nessuna parte. Ci vogliono i fatti. Ma non so come fare
questi fatti.
MARISA. Qui bisogna escogitare
qualcosa di importante.
FRANCA. Sto pensando e ci sono
quasi.
MARISA. Potrei chiedere al
Brigadiere capo dei Carabinieri che è amico di mio padre che si può fare.
FRANCA. (Non l’ascolta e pensa) ho trovato. Dobbiamo fare in modo che
scadano i termini del processo e così tutto viene annullato e mio marito
tornerà libero!
MARISA. Sei sicura?
FRANCA. Eccome! Quante volte è
successo che per un cavallo si sono liberati i carcerati!
MARISA. Cavillo volevi dire.
FRANCA. Cavillo, cavallo, quegli
errori insomma.
MARISA. Chiedo al Brigadiere se si
può fare qualcosa del genere anche per Dario.
FRANCA. Cerca di girargli attorno
e fatti dire come si può sapere senza che lui sospetti nulla.
MARISA. Lascia fare a me. (Esce al fondo).
FRANCA. E speriamo che il cielo ci
aiuti! Il cielo, il mare, le montagne ...
SCENA V
Franca e Romola
ROMOLA. (Entra dal fondo. Irritata) dov’è?
FRANCA. Scusi, chi è lei?
ROMOLA. Io sono Romola di Roma e
... sto cercando ... (v.i.).
FRANCA. E per caso ha tirato ... il
“remo” in barca? (Ride).
ROMOLA. Non c’è molto da ridere
sa? Mi dica dov’è quell’imbroglione di Dario e io le eviterò la denuncia.
FRANCA. (Al pubblico) una creditrice! Spero sia l’ultima! Non si permetta
di insultare mio marito. Uomo onestissimo.
ROMOLA. Forse ora, ma fino a
qualche settimana fa era un poco di buono.
FRANCA. (Calma) ora è un uomo diverso e se pazienta qualche giorno le
salderà il suo debito.
ROMOLA. Sono stanca della solita
tiritera! Voglio i miei soldi!
FRANCA. Ha perfettamente ragione,
ma le chiedo di pazientare ancora pochi giorni e poi le salderà il tutto con
l’interesse.
ROMOLA. Io li voglio ora! Sono
stanca di aspettare!
FRANCA. (Al limite della sopportazione) senta signora, le ho chiesto di
pazientare. Dovrei ricevere dei soldi a breve e poi la pago.
ROMOLA. (Urlando) con le promesse non si va da nessuna parte! Li voglio
ora! Subito!
FRANCA. (Perdendo il controllo) senta signora dei miei stivali! Capisce
quello che le sto dicendo o è talmente scema che non ci arriva?
ROMOLA. Scema a me?
FRANCA. No, scema a sua sorella!
ROMOLA. Scema anche a mia sorella?
FRANCA. Ma si, scema anche lei!
ROMOLA. Ma io la denuncio!
FRANCA. Ma chi vuol denunciare!
ROMOLA. Lei! Lei che ha avuto il
coraggio di darmi della scema!
FRANCA. Non ci è voluto molto
coraggio sa?
ROMOLA. La smetta di offendermi.
FRANCA. Io non sto offendendo
nessuno, è lei che è un po’ tarda!
ROMOLA. (Arrabbiatissima) adesso ha superato ogni limite! Io vado a
denunciarla e ne pagherà le conseguenze!
FRANCA. Ma dove vuole andare?!
ROMOLA. Denuncia per insulti!
FRANCA. Figuriamoci che adesso
dire scema e tarda è un insulto.
ROMOLA. La vedremo! (Esce al fondo).
FRANCA. Vada, vada, le rideranno
in faccia! Ma guarda te che gente! Io le chiedevo di attendere qualche giorno in
modo che mi arrivasse la ricompensa per l’evaso “falso”, e lei invece ... (Ripensa a suo marito in carcere) chissà
come starà Dario. Poveretto. Spero di cuore che Marisa possa aiutarmi. (Esce a sinistra).
SCENA V
Marisa e evaso
MARISA. (Entra dal fondo) Franca, ho parlato col Brigadiere e mi ha
spiegato per filo ... ma dove sei? Dove sarà andata? Le volevo dire che il
Brigadiere mi ha spiegato per filo e per segno come un carcerato è riuscito a
farla franca a causa di un cavillo burocratico e lei non c’è. E anche noi
faremo la stessa cosa!
EVASO. (Entra dal fondo. Con voce brutale) silenzio e chiudi tutto!
MARISA. Ciao Dario! Sei libero! Ma
come hai fatto?
EVASO. Smetti di fare domande se
non vuoi che ti chiuda la bocca per sempre.
MARISA. Mamma mia come parli!
Un’ora in carcere e parli come un galeotto.
EVASO. Senti bamboccia, dammi
qualcosa da mettere sotto i denti che ho fame.
MARISA. Non ti permetto di
parlarmi a quel modo.
EVASO. E come dovrei parlarti?
MARISA. Come Dio comanda! Col mio
nome.
EVASO. (Ironico) le chiedo scusa madame.
MARISA. Eh, così va un po’ meglio.
EVASO. Senti principessa sul
pisello vai a cucinare qualcosa che ho fame!
MARISA. Principessa ... a me?
EVASO. Si, sul pisello. Sbrigati!
MARISA. Non ti riconosco più!
EVASO. Ma a te chi ti ha mai vista!
MARISA. Che coraggio dopo tutto
quello che ho fatto per te.
EVASO. Ma se non hai ancora
iniziato a fare niente!
MARISA. Bel ringraziamento.
EVASO. Preparami un bel filetto al
sangue.
MARISA. Pure! Te l’ho detto che il
filetto te lo porto per cena. E se vai avanti così non so se te lo porto. E da
quando ti piace al sangue?
EVASO. Il sangue mi fa impazzire.
MARISA. A me fa paura.
EVASO. Il sangue è la mia linfa di
vita.
MARISA. A me fa ribrezzo.
EVASO. Io non vedo l’ora di vedere
del sangue vivo. Ho fallito per due volte ma la terza non fallirò. (Si avvicina per soffocarla).
SCENA VI
Marisa, evaso e Franca
FRANCA. (Entra da sinistra) non riesco a smettere di pensare a come stia
Dario e a come aiutarlo a tornare a casa. Dario!
EVASO. Ecco, nel momento meno
opportuno! Succede sempre così! E questa è la terza volta.
FRANCA. Dario amore mio! (Cerca di abbracciarlo).
EVASO. (Si divincola) amore, amore! Ma chi ti conosce!
FRANCA. Sono io, tua moglie.
EVASO. Si, e io sono il Papa.
MARISA. Franca, non è più il Dario
che abbiamo lasciato. Il carcere lo ha cambiato.
EVASO. Il carcere mi dato quello
che mi mancava.
FRANCA. E cosa ti avrebbe dato? (A Marisa) sai che mi fa un po’ paura?
MARISA. A chi lo dici.
EVASO. Mi ha dato il coraggio di
finire quello che ho iniziato.
FRANCA. E cosa sarebbe?
MARISA. (Con timore) forse sarebbe meglio non fargli domande così
personali.
EVASO. Uccidere per il gusto di
farlo.
MARISA. Che ti dicevo?
FRANCA. (Con timore) Dario, sei sicuro di stare bene?
EVASO. Smettetela di chiamarmi
Dario! Io sono Ciro!
MARISA. FRANCA. Ciro?
EVASO. Ciro La Sberla!
MARISA. Marisa!
FRANCA. Franca!
MARISA. FRANCA. L’evaso! Quello
vero!
EVASO. Si sono io! E ora
preparatemi qualcosa da mangiare oppure ... (v.i.).
FRANCA. Si, si, tutto quello che
vuole! Le va bene una bistecca al sangue?
MARISA. No! Al sangue no! Meglio
qualcosa di dolce. Le va bene signor evaso?
EVASO. Ma si, partiamo dal dolce.
E che cosa mi prepari bella biondona? (O
mora se l’attrice è mora).
FRANCA. La torta di sangue!
MARISA. No! Meglio una torta pan
di spagna!
EVASO. La Spagna non mi è mai
piaciuta!
MARISA. Vero! La Spagna non piace
nemmeno a me. A te piace la Spagna, Franca?
FRANCA. No! Nemmeno a me piace la
Spagna. A nessuno qui piace la Spagna. Direi allora di fare una torta al
limone.
MARISA. Al limone è perfetta.
EVASO. Il limone stringe.
FRANCA. Vero! Il limone stringe!
Marisa, che ti salta in mente di fare una torta al limone?
MARISA. In verità sei tu che hai
deciso per la torta al limone.
FRANCA. Io? No, no, sei stata tu.
MARISA. Eh no cara, è stata tua
l’idea.
FRANCA. Mi dispiace dissenteria ma
sei stata tu che ... (v.i).
EVASO. Smettetela! Ora porterò a
termine quello che avevo iniziato e che non ho finito. E con due.
MARISA. (Tremando) proprio ora?
FRANCA. (Tremando) non può farlo in un altro momento?
EVASO. No! Ora io ... vi (v.i).
SCENA VII
Marisa, evaso, Franca e Carabiniere
CARABINIERE. (Entrando dal fondo) scusate se sono di nuovo da voi ma ho avuto
una ... ma che succede ... qui? Ma lui ... ma lui è ...
MARISA. Si, è l’evaso! Quello
vero!
CARBINIERE. Quello vero? Se è quello vero chi è quello
che è in ...
FRANCA. Lo arresti!
CARABINIERE. (Gli va incontro) fermo e mani in alto!
EVASO. (Si ferma e alza le mani) ma non finisce qui! Io evaderò di nuovo!
E vi darò la caccia!
CARABINIERE. Zitto e stai fermo! (Gli mette le manette. Al pubblico) io
non ci capisco molto ma qualcosa mi dice che sei tu l’evaso!
MARISA. Ma lo sai che ci hai fatto
spaventare?
FRANCA. Disgraziato di un
quasi-assassino!
EVASO. Io fuggirò, vedrete!
CARABINIERE. Tu non sfuggirai più.
Finirai nel carcere di sicurezza!
MARISA. Si, lo metta in carcere
con la sicurezza!
FRANCA. Si ad Alcastrat!
CARABINIERE. Con voi due verrò a
fare i conti dopo. Dovete spiegarmi chi è quel tipo che è dentro ora. (Mentre esce al fondo con l’evaso).
FRANCA. Lo conosciamo
appena-appena. La taglia è sempre nostra comunque. (A Marisa) l’evaso era qui!
MARISA. Franca, l’abbiamo scampata
bella!
FRANCA. Si, mi ero già vista la al
cimitero con i fiori di plastica.
MARISA. Ma chi l’avrebbe detto che
quel delinquente potesse arrivare proprio qui?
FRANCA. È il destino. I soldi
della taglia non erano meritati e abbiamo dovuto meritarceli.
MARISA. E quasi ci lasciavamo la
pelle.
FRANCA. Non solo la pelle! Anche
il fegato, il cuore, i polmoni ...
MARISA. E le orecchie? Senza
quelle non puoi vivere.
FRANCA. Vero. E infatti quelle
devono stare sempre diritte.
MARISA. Cosa non si fa per vivere!
FRANCA. E cosa si fa per morire.
Il gioco d’azzardo rovina le persone e le famiglie e le fa morire!
MARISA. Ma tu non hai abbandonato
tuo marito e gli sei stata vicina.
FRANCA. Ma se è in galera!
MARISA. Intendevo col gioco
d’azzardo!
FRANCA. Ah, quello si! Quello si!
MARISA. Lo Stato prima ti aiuta ad
ammalarti e poi ti cura!
FRANCA. Esatto! È come quella mia
amica che era soggetta a vessazioni ed a emarginazioni sul lavoro da parte del
superiore e questi diceva in giro che era lei ad essere malata.
MARISA. E ti credo! Certe persone
malefiche andrebbero bandite dal mondo del lavoro.
FRANCA. Esatto! Quel lavoro che
mio marito non trova.
MARISA. Sai che sono ancora un
po’scossa?
FRANCA. Ce la siamo vista brutta.
Spero davvero di non dovermi più trovare in situazioni simili.
MARISA. Lo spero anch’io. Anche se
ora sarei preparata su come comportarmi.
FRANCA. Anch’io. Primo punto,
metterei in pratica le mosse di karate che ho imparato a dieci anni.
MARISA. Io invece lo prenderei a
calci negli stinchi. Gli stinchi sono il mio forte!
FRANCA. E se non bastassero le mie
mosse di karate, aggiungo le mosse di King Fu.
MARISA. In che senso “Fu”? Non ci
sono più ora?
FRANCA. King Fu è un disciplina di
difesa, non c’entra nulla con il “Fu”.
MARISA. Capisco. E se anche a me non
bastassero i calci, inizierei ad usare i pugni. Da giovane io era una boxer
provetta.
FRANCA. I boxer?
MARISA. Non i pantaloncini, la
pratica sportiva!
FRANCA. Capisco. E se non bastasse
... (v.i.).
SCENA VIII
Marisa, Franca e Dario
DARIO. (Entra dal fondo) sono libero!
MARISA. (Tremando) di nuovo lui! ti prego non farmi del male!
FRANCA. (Tremando) ma come avrà fatto ... ti daremo ciò che vorrai ma non
ucciderci!
DARIO. Ma cosa dite, sono io!
MARISA. (Piano a Franca) non credergli! Questo è fuggito e vuole farci la
pelle.
FRANCA. (Piano a Marisa) lo so, non sono stupida sai?
DARIO. Cara, non mi abbracci?
MARISA. Non ci pensa nemmeno.
FRANCA. Certo, non sono così
stupida. Così poi tu mi uccidi.
DARIO. Franca, come posso uccidere
mia moglie!
MARISA. Come tutti gli altri.
FRANCA. Tu sei Ciro La Sberla e a
me non mi freghi.
MARISA. Non capisco come tu sia
riuscito a scappare già!
DARIO. Non sono fuggito mi hanno
rilasciato. Sono Dario!
FRANCA. Guarda che con noi non
attacca sai?
MARISA. Dici di essere Dario? Davvero?
Ora ti voglio mettere alla prova. Dicci il colore dello smalto preferito di
Franca?
FRANCA. Sentiamo, sentiamo.
DARIO. Ecco ... (cerca di guardare le mani di Franca)
ecco ...
MARISA. Non è lui! Dario saprebbe
il colore dello smalto!
DARIO. Ma come faccio saperlo se
non glielo ho mai visto?
FRANCA. Non ce l’ho ma se dovessi
comprare uno smalto lo comprerei rosa. E tu avresti dovuto saperlo se fossi
stato mio marito.
MARISA. E poi, come si chiamava la
sua bis, bis, bis nonna?
FRANCA. Esatto. Come si chiamava
la mia bis, bis, bis nonna?
DARIO. Ma se non lo sai nemmeno tu
come si chiama!
FRANCA. Certo che lo so. Solo che
non me lo ricordo mai.
MARISA. E poi, in che anno Franca
ha preso la patente?
DARIO. Franca non ha la patente!
FRANCA. Ora non ce l’ho ma è mia
intenzione di prenderla l’anno prossimo con la taglia che c’era su di lei.
DARIO. Non su di me, ma sull’evaso
che ora è in galera al posto mio. E questa è la nostra taglia. (Mostra un assegno) un milione di euro.
FRANCA. È mio marito! Dario,
marito mio! Quanto ti amo!
DARIO. Anch’io tesoro.
FRANCA. Scusa se non ti ho
riconosciuto subito!
MARISA. Io non mi fiderei.
FRANCA. È lui Marisa, ti ricordi
il neo sulla spalla? Eccolo.
DARIO. (Mostra la spalla) ora che siamo ricchi non ci faremo mancare
nulla.
FRANCA. Si amore. Pagheremo gli
ultimi debiti e poi vivremo come nababbi.
DARIO. E magari mi metto in
proprio con un mio lavoro e assumo solo persone che non vengono assunte da
nessuno.
FRANCA. Bravo, un gesto nobile.
DARIO. Ma prima visiteremo tutto
il mondo e ti farò dimenticare tutti i guai che ho combinato.
SCENA VIII
Marisa, Franca, Dario, Carabiniere e Romola
CARABINIERE. ROMOLA. (Entrano dal fondo).
FRANCA. A me basta stare solo con
te e non dover più pensare a come farti uscire dalla galera.
ROMOLA. Eccola è lei! (Indicando Franca) è lei che mi ha
insultata. L’arresti!
FRANCA. Cosa vuole?
DARIO. Ma cosa sta succedendo?
MARISA. (Al pubblico) mi sa ma il giro del mondo dovrà essere rimandato.
CARABINIERE. La signora ha sporto
denuncia nei suoi confronti signora e perciò mi deve seguire in caserma. Ed era
per questo motivo la visita di prima.
FRANCA. MARISA. DARIO. In caserma?
ROMOLA. Si, in caserma. E pagherà
fino in fondo per gli insulti chi mi rivolto.
FRANCA. Ma che insulti?
ROMOLA. Ho le prove.
CARABINIERE. Signora lei è in
arresto. (Le mette le manette e la spinge
verso l’uscita in fondo e poi escono).
FRANCA. Ma voi non potete ...
MARISA. La mia amica non ha fatto
nulla! (Li segue uscendo).
DARIO. C’è sicuramente un
equivoco! Franca, pagherò la cauzione! Ti tirerò fuori io! (Li segue e poi esce al fondo).
SIPARIO